1 novembre 2015 - Campionato di Serie A - XI giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Basta, Mauricio, Gentiletti, Lulic, Onazi (46' Cataldi), Biglia, Candreva (63' Kishna), Milinkovic (71' Matri), Felipe Anderson, Klose. A disposizione: Berisha, Guerrieri, Braafheid, Konko, Hoedt, Radu, Morrison, S. Mauri, Djordjevic. Allenatore: Pioli.
MILAN: Donnarumma, De Sciglio, Alex (52' Mexes), Romagnoli, Antonelli, Kucka, Montolivo, Bertolacci (80' Poli), Cerci (81' Honda), Bacca, Bonaventura. A disposizione: Diego Lopez, Abbiati, Calabria, Ely, Zapata, De Jong, J. Mauri, Niang, Luiz Adriano. Allenatore: Mihajlovic.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta - BAT) - Assistenti Sigg. Vuoto e Padovan - Quarto uomo Sig. La Rocca - Arbitri d'area Sigg. Orsato e Celi.
Marcatori: 25' Bertolacci, 53' Mexes, 80' Bacca, 85' Kishna.
Note: ammoniti Basta, Bonaventura, Gentiletti per gioco scorretto, Romagnoli per proteste. Angoli: 7-3. Recuperi: 1' p.t., 6' s.t.
Spettatori: 30.000 circa con 13.860 paganti e 14.160 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Fumata rossonera. È sbocciato a Roma il Milan di Sinisa! Lazio irriconoscibile. Segnano Bertolacci, Mexes e Bacca: squadra sempre corta e aggressiva. All'Olimpico Pioli aveva sempre vinto".
Continua la "rosea": Eccolo finalmente, il Milan di Sinisa Mihajlovic. Se n'erano avvistate tracce già nelle ultime giornate, ma più per i risultati che per il gioco. A Roma invece i rossoneri dimostrano di aver assimilato il calcio del tecnico serbo e ottengono il primo colpo grosso della stagione. Contro le grandi del campionato, infatti, finora il Diavolo le aveva sempre prese, di brutto e senza mai segnare. Stavolta invece comanda da squadra matura, senza le insicurezze da adolescente che ne avevano contraddistinto il cammino, nello stadio in cui non vinceva da sei anni e dove la Lazio aveva costruito la propria classifica (cinque vittorie su cinque prima di ieri, oltre 400' di imbattibilità). Campanello d'allarme per Pioli: la sua squadra, al secondo k.o. consecutivo, sembra già in riserva. Per Mihajlovic si chiude la settimana perfetta: tre successi in otto giorni, nessun altro ci è riuscito. E via con i conti su quanti punti i rossoneri abbiano rosicchiato a chi corre là davanti: un paio all'Inter e al Napoli, tre a Fiorentina e Roma, ben cinque al Sassuolo agganciato in classifica. Insomma, sembrano cambiati gli orizzonti.
Più che la ragioneria spicciola da classifica, tuttavia, ad alimentare l'idea che i rossoneri abbiano svoltato è l'interpretazione della gara, in pieno spirito-Mihajlovic. Sinisa non è e non sarà mai un inventore di gioco alla Guardiola: la cifra delle sue squadre è l'intensità, la capacità di chiudere gli spazi, aggredire gli avversari non concedendo campo, ripartire velocemente. Ed è, in sintesi, la partita giocata contro la Lazio. I rossoneri concedono volentieri il pallone all'avversario (62,5% a 37,5% il dato sul possesso palla nel primo tempo, 61 a 39 finale) ma senza abbassarsi troppo. La difesa resta una decina di metri sopra la linea dell'area, i centrocampisti fanno densità in mezzo, i due esterni aiutano. Così la Lazio non trova mai spazi per azionare la fantasia e le corse dei suoi trequartisti: costretta al lancio verticale, la squadra di Pioli cerca gli attaccanti biancocelesti sempre spalle alla porta, e questi vengono sempre inevitabilmente "mangiati" in anticipo dai difensori rossoneri o addirittura da Montolivo, straordinario intercettatore di palloni centrali. Poi, certo, gli episodi aiutano. Il primo gol milanista arriva da un tiro che tiro non è, quello di Cerci letto malissimo da Marchetti che Bertolacci, alla prima rete rossonera, battezza in rete. E il secondo dal primo pallone toccato da Mexes (un altro ex romanista, proprio alla vigilia del derby della Capitale...), entrato appena 68 secondi prima per Alex, crollato a terra in attimi di paura dopo un colpo alla testa preso inavvertitamente in una mischia nell'area rossonera.
Anche negli episodi, comunque, si legge lo spartito di Miha. Cerci viene tenuto largo e così viene sollecitato nell'uno contro uno su Lulic, situazione che lo porta anche a colpire il palo sul finire di primo tempo; Bertolacci si inserisce con i tempi giusti perché non è troppo lontano dalla porta (peccato debba uscire per infortunio); Bonaventura si veste da creativo, parte da sinistra e stringe il campo per ideare di destro, come in occasione dello splendido taglio verticale che Bacca trasforma da campione quale è nel sesto gol personale e terzo del Milan. L'unico dubbio sul futuro prossimo rossonero è legato al tipo di partita giocata. Con la Lazio ci si può permettere di aspettare l'avversario nella propria metà campo, contro squadre di livello "inferiore" l'onere della partita toccherà per forza ai rossoneri. La svolta, dunque, avrà bisogno di ulteriori verifiche: intanto, il processo di crescita si vede. Non altrettanto si può dire della Lazio, in piena fase involutiva. Felipe Anderson sembra scarico, Candreva inceppato, Klose non la becca mai. E se mancano la velocità e la qualità degli uomini migliori, si fa dura. Solo nel finale Kishna dà un po' di vivacità a sinistra, quando la Lazio, con due punte perché c'è Matri vicino a Klose, riesce a sviluppare in ampiezza sulla trequarti: gol annullato appena prima dello 0-3 di Bacca, gol buono a sei dal novantesimo con copertura non brillantissima di Donnarumma sul primo palo (ma che personalità nelle uscite alte, il ragazzino!). Comunque tardi per pensare di scalfire ancora un Milan mai così concentrato e compatto.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, il primo ko fa malissimo. Dopo 8 vittorie consecutive all'Olimpico, Pioli cade. Vince il Milan e sorpassa i biancocelesti in classifica".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Inghiottita prima dal silenzio e poi dai fischi dell'Olimpico, la Lazio di Pioli è crollata sotto i colpi del Milan, incassando tre gol e la prima sconfitta stagionale in casa. Dopo Reja con l'Atalanta si è imposto un altro grande ex come Mihajlovic, che continua a scalare la classifica. Terza vittoria consecutiva, sorpasso e Sassuolo agganciato al quinto posto. Miglior prestazione del campionato e per la prima volta i rossoneri si trovano in zona Europa League. Con questo spirito e un equilibrio tattico ritrovato, potranno lottare per la Champions. La squadra gira intorno a Montolivo, la difesa è coperta, gli attaccanti sono pericolosi. Scivola sempre più giù la Lazio, spenta e in aperta crisi, non solo di risultati. Questa volta è mancata anche la prestazione. Peggio era andata solo con Chievo e Napoli. Difesa fragilissima, Klose inesistente e troppi giocatori in ritardo. Il crollo è sembrato di nervi e non solo fisico. La Lazio esce ridimensionata dalle ultime partite e domenica, dopo la trasferta in Norvegia, dovrà affrontare il derby. Pioli arriva malissimo alla sfida con Garcia. Non era la solita Lazio e si è visto subito. Poco ritmo, meno aggressività, un giro palla lento. Pioli ha confermato gli stessi titolari di Bergamo cambiando solo Matri con Klose.
Mihajlovic ha ripresentato gli stessi undici che avevano piegato il Chievo, ma si è disposto con molta più prudenza. Il piano era chiaro. Chiudere gli spazi alle ripartenze di Felipe e Candreva, i lanci di Montolivo per ribaltare l'azione. Cerci si lanciava partendo da lontano e creando difficoltà a Lulic, ancora più di quanto non fosse riuscito a D'Alessandro dell'Atalanta. La Lazio pagava anche l'inferiorità numerica a centrocampo. Mihajlovic ne aveva tre a cui si aggiungevano i ripiegamenti di Bonaventura, Pioli solo due Biglia e Onazi), perché Milinkovic si faceva trovare più avanzato di Klose e non disturbavaMontolivo, libero di manovrare. Mauricio e Gentiletti per due volte hanno recuperato su Cerci, ma la terzo tentativo l'ala cresciuta nella Roma ha creato i presupposti per portare in vantaggio il Milan: sulla sventagliata di Bonaventura, ha stoppato, puntato Lulic e caricato un sinistro pieno di veleno. Respinta centrale di Marchetti, Onazi era piantato a terra e Bertolacci ha segnato a porta vuota, infrangendo l'imbattibilità della Lazio all'Olimpico che in campionato durava da 432 minuti. L'ex romanista poco dopo è stato costretto a uscire per un infortunio muscolare, Mihajlovic ha inserito Poli e ha perso profondità a sinistra, ma di nuovo Cerci è andato vicino al raddoppio. Punizione lunga di Montolivo, stop in corsa e diagonale respinto dal palo. Poca Lazio, ma così dimessa e impotente, il 66% dei duelli a favore dei rossoneri, sempre primi sul pallone.
Dopo l'intervallo Pioli ha inserito Cataldi per Onazi, al sesto Mihajlovic ha perso Alex per uno scontro in area, lo ha sostituito per Mexes e il francese, al primo pallone, è andato subito in gol. Bacca ha guadagnato la punizione per un intervento scomposto di Mauricio. Calcio tagliatissimo di Bonaventura, il brasiliano non è rimasto il linea e ha tenuto in gioco l'ex romanista, uscita a vuoto di Marchetti, colpo di testa e gol. Pioli ha sganciato Kishna e Matri richiamando Candreva e Milinkovic. Donnarumma ha salvato in uscita su Lulic e poi ha deviato il diagonale di Felipe: Kishna quando ha toccato a porta vuota, era infuorigioco. Un minimo la Lazio si è accesa, ma si è allungata troppo sul campo e da un passaggio sbagliato dell'olandese è nato il terzo gol, firmato in contropiede da Bacca. Kishna ha avuto almeno la forza di reagire e ha trovato il gol della consolazione mentre l'Olimpico fischiava e contestava Lotito e tutta la Lazio.
Il Messaggero titola: "Lazio, il derby comincia male. La squadra di Pioli travolta dal Milan, gol degli ex romanisti Bertolacci e Mexes. Biancocelesti senza idee: Bacca chiude il conto, primo ko all'Olimpico".
Prosegue il quotidiano romano: La nona stavolta non è una dolce sinfonia ma un flop clamoroso. La Lazio si scopre vulnerabile anche all'Olimpico, dove finora non aveva mai perso. Niente record di Piola della stagione 1936/37 ma solo la certezza che così non si arriva da nessuna parte. Spartito poco logico e interpretato ancora peggio dalla squadra di Pioli che non ne azzecca una. E così anche il caldo rassicurante di casa diventa un gelo che lascia la Lazio senza alcuna difesa. Tutti i limiti palesati in trasferta sono venuti fuori anche tra le mura amiche. Lazio troppo fragile, troppo vulnerabile e senza mordente. Eppure il tecnico dei biancocelesti nella conferenza della vigilia era stato molto chiaro: "Voglio capire cosa dobbiamo fare da grandi". Un messaggio che i suoi giocatori in campo non sono stati in grado di recepire, offrendo uno dei peggiori spettacoli andati in scena all'Olimpico. Quella di ieri sera è stata una delle più brutte gare giocate dalla Lazio davanti al proprio pubblico, che non ha fatto altro che fischiare e imputare mancanza di coraggio, per usare un sinonimo, alla squadra. Il Milan gioca un calcio semplice e pulito. Un 4-3-3 con le linee strette, tanta densità a centrocampo e poi si affida alla velocità di Cerci e Bacca per tagliare la difesa della Lazio. Non a caso le azioni più pericolose, compreso il gol, nascono proprio dai piedi dell'ex romanista, bravo a sfruttare la serata confusa di Lulic. In realtà è tutta la Lazio a non entrare mai in partita. Biglia a centrocampo cerca di dirigere la baracca ma da solo non riesce a fare molto.
Candreva e Anderson che dovrebbero dare quella scossa in più sono bloccati costantemente dal raddoppio di marcatura dei rossoneri. Il brasiliano poi continua a giocare col piedino e le sue discese fanno poco più del solletico alla difesa di Mihajlovic. Onazi non ha piedi per impostare e nel traffico di centrocampo trova sempre il semaforo rosso. Milinkovic lotta di fisico ma i duelli sono quasi sempre vinti dai milanisti. Per superare il muro rossonero la Lazio è costretta sempre a lanciare da dietro, Klose davanti sgomita ma da solo non può sobbarcarsi tutto il peso dell'attacco. I palloni lunghi sono poi sempre preda della retroguardia del Milan che non fa altro che aspettare e sfruttare gli errori grossolani dei biancocelesti. La situazione comincia a diventare preoccupante perché quello che è sembrato lampante è che la Lazio non abbia assolutamente i mezzi per reagire quando va in svantaggio, ma soprattutto stavolta non ha mostrato un briciolo di voglia di vincere dal primo minuto. La sensazione, fin dall'inizio, è stata quella di vedere una squadra che interpretava la gara a soggetto, senza troppe idee e intimorita fin da subito dal gioco stretto del Milan. Nessuno è stato in grado d'inventare qualcosa di diverso o che si discostasse leggermente dal solito compitino che ormai da troppo tempo si limitano a fare. Se si vuole arrivare a competere per le posizioni di vertice della classifica non si può crollare davanti ad ogni grande che si affronta. Quest'anno non ha mai vinto ancora nessuno scontro diretto. E preoccupano i numeri di questa situazione. Quello col Milan è il quinto ko subìto in campionato in 11 giornate ma soprattutto è il diciottesimo gol incassato. Le tre reti permettono al Milan di centrare il terzo successo di fila e di superare in classifica proprio i biancocelesti.
Non comincia il migliore dei modi, dunque, la settimana del derby. Ma a far ancora più paura è che, nella sconfitta, sono stati decisivi tre ex giallorossi. Prima marcatura in questo campionato per Bertolacci assistito da uno scatenato Cerci. Il raddoppio porta la firma di Mexes, uno che di derby ne ha giocati diversi e quando affronta la Lazio ha sempre il dente più avvelenato degli altri. Al di là della cabala e di ogni scaramanzia questo tipo di atteggiamento dovrà essere immediatamente corretto se non si vuole naufragare anche sotto i colpi della Roma.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E adesso è crollato pure Fort Olimpico. La Lazio altalenante di questa prima parte di stagione perde anche la sua unica certezza: il rendimento interno. Il 3-1 subito dal Milan interrompe la serie di vittorie in casa dei biancocelesti (erano state 8 su 8 partite giocate tra campionato e coppe) e fa scivolare la squadra verso metà classifica, fuori dalla zona Europa. La settimana iniziata con la vittoria sul Toro si chiude con un k.o. che porta il gruppo biancoceleste sull'orlo di una nuova crisi dopo quella di metà settembre. Sotto accusa ancora una volta una difesa che continua a fare acqua: con le tre incassate ieri sono diventate 27 le reti subite in 17 partite ufficiali disputate (e sono 18 al passivo in 11 di campionato). Stefano Pioli aveva chiesto una prova d'orgoglio dopo la sconfitta-beffa di Bergamo, era convinto che la reazione ci sarebbe stata, invece si ritrova a dover commentare un'altra battuta d'arresto: "Sono deluso, è stata la nostra partita peggiore all'Olimpico. Il Milan ci è stato superiore, ci ha chiuso gli spazi ed ha meritato di vincere. Noi siamo stati in difficoltà sin dall'inizio, abbiamo giocato sotto ritmo, non riuscendo a dare ampiezza alla manovra. E poi abbiamo preso gol nei momenti topici della gara. E su ciascuna delle tre reti incassate abbiamo commesso errori evitabili. E' una brutta sconfitta. Il momento è delicato, dobbiamo assolutamente ripartire".
Anche perché la prossima partita di campionato non è una partita come le altre. "Arriviamo al derby non nelle migliori condizioni, ma sapremo reagire e ci faremo trovare pronti. Lì sarà un'altra storia. Prima c'è il Rosenborg, partita importante anche quella, ma è chiaro che la sfida con la Roma è prioritaria. Fare una grande prestazione nel derby significherebbe ridare positività a tutto l'ambiente, ricreare quell'entusiasmo che adesso non c'è". E magari porre le basi per tornare a vedere la Lazio brillante della scorsa stagione. "Dobbiamo lavorare di più, fare meglio di quanto fatto finora. L'impegno dei ragazzi non è mai venuto meno, neppure contro il Milan. Però lo spirito deve essere diverso. A volte serve avere anche più cattiveria. Ripeto, dobbiamo reagire, ma sono sicuro che saremo capaci di farlo".
Dal Corriere dello Sport:
Non c'è più la Lazio, annegata nella depressione. Non ha più lo spirito, l'entusiasmo e la voglia di correre, indispensabili per sostenere un certo tipo di calcio. Questo ha spiegato Pioli, sgonfio in fondo alla notte dell'Olimpico come non si era quasi mai visto. "Somo deluso della prestazione. Non è stata una bella partita, siamo stati in difficoltà. Ha vinto con merito il Milan. Ho fiducia nei miei giocatori, sanno ricompattarsi, se lo sapremo fare potremo ripartire. Ci aspetta una partita determinante per il nostro futuro per ritrovare l'ambiente e quella positività che stiamo perdendo" ha raccontato pensando subito alla sfida con la Roma. "Non vale doppio. Vale molto di più. E' un momento delicato e avremo l'occasione per dimostrare che non siamo questi e neppure i polli usciti sconfitti con l'Atalanta". E' stato questo il momento in cui gli occhi di Pioli si sono accesi. E ha dato una notizia: "Con tutto il rispetto dell'Europa League e pur sapendo che la partita ci può dare la qualificazione, la nostra priorità è il derby. Da martedì penserò prima alla formazione per la Roma e poi a quella per affrontare il Rosenborg". Molti dei titolari previsti nel derby resteranno a casa, evitando la trasferta in Norvegia. A proposito di spirito ed entusiasmo, Pioli ha specificato: "Quando parlo di atteggiamento non farei confusione con impegno e generosità. Quello non è mancato, ma è vero che sono stati persi tanti duelli, siamo andati sotto, si poteva gestire meglio la partita, il tempo per rimediare c'era. Non era facile reagire, ma dovevamo fare di più". Dal punto di vista tattico non ci sono state sorprese. "Sapevamo che il Milan ci avrebbe aspettato, ma ci siamo mossi poco". Forse servirebbe il ritorno al 4-3-3.
"Non credo sia stato un problema di sistema, però Milinkovic si è alzato troppo e abbiamo giocato quasi con due punte. E' mancata ampiezza alla manovra e dietro sarebbe servito un giro palla più veloce. Questa è stata una delle poche partite in cui non siamo stati pericolosi. Possono capitare partite come queste. Lo spirito deve essere un altro, anche se mi pesa dirlo. Il Milan era più forte, è stato superiore. Non lo abbiamo subito tanto, ma gli sono state sufficienti alcune fiammate per segnare tre gol e prendere un palo". La stagione è stata tormentata dall'inizio. "Non essere mai stati in grado di avere la formazione migliore ha rallentato la nostra crescita. Non avendo trovato continuità di risultati, non siamo riusciti a ricreare entusiasmo e positività che servono per un calcio più propositivo e aggressivo. I risultati l'anno scorso sono arrivati per la qualità dei giocatori e per il lavoro fatto. Dobbiamo cercare in tutti i modi di riproporre quel tipo di voglia di fare le partite. I risultati danno la forza e l'entusiasmo che in questo momento sta mancando nell'ambiente". Carenze caratteriali. "In alcune situazioni dovremmo reagire di più. La non continuità di prestazioni e di risultati ci ha fatto crescere meno di quanto pensavo, non ci ha dato autostima e l'entusiasmo che abbiamo perso quest'anno, non ci sta dando quella convinzione che mi aspettavo e che dovevamo avere". Poi un altro chiarimento. "Quando parlo di entusiasmo mi riferisco a tutto. Se manca l'entusiasmo, però, è solo responsabilità nostra perché abbiamo mancato la Champions. Ci sono altre situazioni che non posso giudicare, niente da dire ai tifosi, devo pensare a lavorare meglio, così vedrete che torneranno allo stadio". Ora meglio non pensare alla classifica, quella è solo una conseguenza. "Non siamo lontani, ma vogliamo dare di più. Questa è una sconfitta pesante, ora si vede la voglia di tirarsi fuori".