24 febbraio 2022 – Roma, stadio Olimpico - Europa League – Play-off, ritorno - inizio ore 18.45
LAZIO: Strakosha, Marusic, Luiz Felipe, Patric, Radu (54' Hysaj), Milinkovic, Leiva (54' Cataldi), Luis Alberto, Felipe Anderson, Immobile, Pedro (71' Moro). A disposizione: Reina, Furlanetto, Acerbi, Kamenovic, Akpa Akpro, Andrè Anderson, Basic, Romero, J. Cabral. Allenatore: Sarri
PORTO: Diogo Costa, Bruno Costa, Mbemba, Pepe, Zaidu; Otavio, Uribe, Vitinha (78' Grujic), Pepe (69' Joao Mario), Taremi (79' Evanilson), Toni Martinez (56' Galeno). A disposizione: Marchesin, Fabio Cardoso, Marcano, Francisco Conceicao, Ruben Semedo, Eustaquio, Vieira, Borges. Allenatore: Conceicao
Arbitro: Sig. Aytekin (Germania) - Assistenti Sigg. Dietz e Petersen - Quarto uomo Sig. Dankert - V.A.R. Sig. Hernandez- A.V.A.R. Sig. Dingert – Delegato UEFA Sig. Supraha (Croazia) - Osservatore arbitro Sig. Mikulski (Polonia)
Marcatori: 19' Immobile, 31' Taremi (rig.), 68' Uribe, 90'+4' Cataldi.
Note: ammonito al 4' Radu, 45'+2' Zaidu, al 76' Cataldi, al 77' Luis Alberto, al 79' Otavio. Angoli . Recuperi: 5' p.t., 6' s.t.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio molto più sarriana. Ma agli ottavi va il Porto. Il gol di Immobile illude, il 2-2 qualifica Conceicao. Biancocelesti a testa alta, però resta solo il campionato".
Continua la "rosea": Lazio eliminata, ma Lazio promossa. La squadra di Sarri non ribalta la sconfitta dell’andata (2-1), ne evita un’altra solo nel recupero e saluta l’Europa League. Lo fa però al termine di due prestazioni in cui gioca alla pari con il più quotato Porto, mettendolo in grande difficoltà e uscendo dalla competizione a testa alta. Un doppio confronto, dunque, che al di là dell’amarezza per l’esito negativo, restituisce l’immagine di una Lazio più quadrata, più matura e anche più sarriana.
Porto più esperto. Passa il Porto, dunque. E lo fa con pieno merito, al netto delle buone prestazioni fornite dalla Lazio. Come a Oporto, la squadra di Conceicao (acclamato alla fine dalla curva laziale) alla lunga fa prevalere la maggiore esperienza e l’abitudine ad affrontare in Europa partite del genere. Bravi i portoghesi a capire quando arriva il momento in cui si decide la gara. In Portogallo era accaduto a inizio ripresa, con la Lazio che era tornata in campo un po’ svagata. All’Olimpico succede invece a metà del secondo tempo. I padroni di casa rallentano in attesa dell’assalto finale ed è lì che il Porto si prende campo e partita nel giro di pochi minuti, nel corso dei quali crea tre occasioni e alla terza va in gol con una pregevole combinazione Taremi-Uribe. Rispetto all’andata la squadra portoghese è sul pezzo sin dall’inizio. Fa un pressing molto più intenso, riduce gli spazi di manovra ai biancocelesti, ma - come al Do Dragao - mostra una linea difensiva troppo statica (problema strutturale, non di atteggiamento). Ed è lì che la Lazio si infila per fare male. Ci riesce con Immobile per tre volte a metà del primo tempo. Il primo e il terzo gol sono giustamente annullati per la posizione di fuorigioco dell’attaccante biancoceleste. Ma il secondo è buonissimo e consente alla Lazio di portarsi momentaneamente avanti e a Ciro di raggiungere il suo ex tecnico, Simone Inzaghi, in vetta alla classifica dei marcatori laziali nelle Coppe europee: venti gol ciascuno.
Finalmente sarriana. La Lazio gioca sul velluto. Fraseggi stretti, ritmi alti. Dà l’impressione di essere diventata veramente sarriana, grazie anche alla sincronia di Luis Alberto e Milinkovic e al lavoro sulle fasce di Anderson e Pedro (quest’ultimo recuperato a tempo di record). Ma contro certe squadre, che danno del tu alla Champions figurarsi all’Europa League, mai fidarsi. La sliding door della partita c’è poco dopo la mezzora. Taremi finisce a terra dopo un contatto con Milinkovic. L’arbitro tedesco Aytekin dice che non c’è nulla e ammonisce il giocatore del Porto per simulazione. Viene però richiamato al Var e decreta il rigore tra le proteste laziali. Il 4-2-3-1 di Conceicao è molto più compatto rispetto all’andata e permette ai portoghesi di tenere botta e ripartire. Il secondo tempo è così più equilibrato, fino al gol del sorpasso di Uribe. Una volta sotto, la Lazio però non si arrende (e anche questa è un’inversione di tendenza). Nell’ultimo quarto d’ora si butta nella metà campo avversaria e crea 4-5 palle gol (compresi due pali). Peccato che il due a due, di Cataldi, arrivi solo al quinto dei sette minuti di recupero.