Away cup match played on 17 September 2015.
Kicked off at 9:05 PM

17 settembre 2015 - Europa League - Fase a gironi gruppo "G", gara 1 - inizio ore 21.05

DNIPRO: Boyko, Fedetskiy (61' Ruiz), Douglas, Gueye, Anderson Pico, Edmar (85' Bruno Gama), Fedorchuck (46' Danilo), Matheus, Rotan, Matos, Seleznyov. A disposizione: Shelikhov, Tomecak, Luchkevych, Cheberyachko. Allenatore: Markevych.

LAZIO: Marchetti, Konko, Hoedt, Gentiletti, Radu, Onazi, Parolo, Felipe Anderson, Milinkovic Savic (89' Mauri), Kishna (76' Candreva), Matri (76' Keita). A disposizione: Berisha, Basta, Lulic, Cataldi. Allenatore: Pioli.

Arbitro: Sig. Hunter (NIR) - Assistenti Sigg. Storey e Neeson (NIR) - Assistenti arbitrali aggiunti Sigg. Crangle e Smyth (NIR) - Quarto arbitro Sig. Bell (NIR) - Delegato UEFA Sig. Hershco (ISR).

Marcatori: 34' Milinkovic Savic, 93' Seleznyov.

Note: gara disputata a porte chiuse per squalifica comminata dall'Uefa. Ammoniti Matheus, Hoedt, Milinkovic Savic e Radu per gioco scorretto, Ruiz per proteste. Angoli 6-4. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.

Spettatori: gara disputata a porte chiuse.

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, una doccia ucraina. Il Dnipro l'aggancia al 94'. Avanti con Milinkovic Savic, Pioli manca il raddoppio in due occasioni. Poi una distrazione collettiva nel recupero spiana il pari di Seleznyov".

Continua la "rosea": Una distrazione, una sola, per tirare fuori dalla tasca una vittoria e buttarla via. Una quindicina di secondi dopo l'ultimo minuto di recupero, facendo male tutto quello che era stato fatto bene fino a quel momento: un pallone lasciato lavorare ad Anderson Pico sulla linea di fondo, un metro di libertà a Matos per crossare, un mondo di libertà a Seleznyov, fino a quel momento prigioniero delle sicurezze di Hoedt, per schiacciare di testa il pallone dell'1-1 e confermarsi una nostra maledizione (4 dei suoi 8 gol in Europa League contro squadre italiane). La vittoria della Lazio è svaporata così nel silenzio di uno stadio a porte chiuse, al minuto 94: non sarebbe bastata a rimarginare la ferita Bayer Leverkusen, ma poteva essere una vittoria molto pesante per condizionare subito il girone e vedere l'erba di questo torneo ancora più verde. Ma al di là del mezzo suicidio, e dei limiti di un Dnipro piuttosto deludente rispetto alla squadra finalista della passata edizione, e che per di più gioca in campionato da metà luglio, la Lazio non è dispiaciuta: solida, sicura, consapevole. Più compatta che pericolosa, e comunque studiata bene da Pioli al di là del suo turnover ragionato: il Napoli da affrontare domenica è un pensiero, ma l'Europa League non è una punizione per espiare il peccato dell'eliminazione nel playoff di Champions.

Il tecnico ha disegnato una squadra che ha chiuso il Dnipro dove di solito Markevych punta a farlo straripare, lo ha inaridito alla sorgente del suo gioco. Il centro di gravità ucraina è Rotan, le cui scelte determinano i movimenti del resto della squadra: il capitano fa l'elastico che accorcia o allunga la squadra, detta le incursioni di Matos e soprattutto Matheus che scivola presto a sinistra, ne favorisce i tagli avvicinandosi a Seleznyov, che senza più l'ombra di Kalinic è il riferimento offensivo indiscusso, ma vive una serata di difficoltà, chiuso nel bunker Hoedt-Gentiletti. È proprio sulle fasce, dove di solito schizza velenoso, che il Dnipro fatica a trovare sbocchi: perché Fedetskiy non è la solita freccia, ma soprattutto perché Pioli ha da Felipe Anderson e anche da Kishna l'aiuto necessario per evitare affanni a Konko e Radu. A costo di perdere qualcosa in fase offensiva, almeno finché Milinkovic non trova la sua dimensione, che non è quella del trequartista ma del centrocampista (centrale o interno) che ha fisico, ma anche tecnica, per colpire per vie centrali. La sua tendenza ad arretrate è istintiva, e così trasforma il 4-2-3-1 in un 4-3-3, ma la porta resta sempre una tentazione, come si vede al 34', quando su punizione il serbo sbuca dietro Douglas per andare a colpire di testa una punizione rasoiata da Kishna e interrompere l'imbattibilità interna del Dnipro, che durava da 553'.

La Lazio aveva già sfiorato il gol con Matri (16', paratona sul primo palo di Boyko), e con Felipe Anderson avrebbe sprecato poco dopo il contropiede del 2-0. Rimpianti che sarebbero diventati rimorsi solo molto dopo, a partita che sembrava già tramontata. Perché anche il secondo tempo era parso scivolare via tranquillo, nonostante la trazione anteriore seelta da MarKevych: Danilo nuovo trequartista con Rotan arretrato, Ruiz nuovo esterno offensivo con Matos sulla linea difensiva. L'unico brivido al 36' con una doppia parata di Marchetti su Pico Anderson e Edmar. Ma quella distrazione era in agguato, e aver fermato l'emorragia di tre sconfitte su tre lontano dall'Olimpico [Shanghai, Leverkusen, Verona) e la corsa del Dnipro (cinque vittorie nelle ultime cinque gare europee in casa, senza prendere un solo gol) resta una consolazione a metà: si, per alcune cose è una Lazio ancora imperfetta.

Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, beffa e rabbia pari a tempo scaduto. Avanti con Milinkovic, viene raggiunta oltre i minuti di recupero".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Rabbia, rimpianti e il solito sospetto arbitrale, perché il gol del pareggio non si puo prendere quando i tre minuti di recupero sono scaduti da tanti, troppi secondi (undici alla moviola televesiva), e il pallone continua a danzare dentro l'area di rigore. L'arbitro Hunter ha fatto finire l'azione, cominciata da un calcio d'angolo, e sul cross di Motos è arrivata l'inzuccata vincente di Seleznyov. La Lazio s'è fatta mettere sotto all'ultima azione di una partita che aveva dominato e che avrebbe dovuto chiudere in anticipo. E' mancato il gol del raddoppio e il risultato è stato in bilico sino alla fine, ma il Dnipro non è quasi mai stato pericoloso, fatta eccezione per un tiro ravvicinato di Pico Anderson respinto da Marchetti. Ingenuità, poca personalità e anche un arbitraggio discutibile, l'ennesimo in campo europeo. La Lazio di Reja prese un gol a Lisbona con lo Sporting un minuto dopo lo scadere del recupero del primo tempo, a Istanbul Petkovic si giocò l'ingresso in semifinale per un rigore e un'espulsione inventate dall'arbitro Collum. Qui farà discutere il recupero del recupero concesso dall'irlandese Hunter.

Peccato perché la Lazio sul campo aveva dimostrato di essere superiore al Dnipro, finalista nell'ultima edizione di Europa League. Sarebbe stato un bel colpo aprire il girone con un successo, sfruttando il vantaggio di giocare a porte chiuse. La Lazio ha cominciato con grande personalità la partita. Pioli ha sistemato Milinkovic nel ruolo di trequartista e il serbo, campione del mondo under 20, ha subito dimostrato perché è costato dieci milioni. Ha prospettive enormi, un fisico bestiale e adesso sta aggiungendo la rapidità e la scioltezza che non poteva avere venti giorni fa. E' una ruspa, un armadio difficile da spostare e si muove tanto, non è statioo. Pioli lo ha liberato da mansioni tattiche delicate e con la copertura di Onazi e Parolo ha disegnato un centrocampo pieno di muscoli. Non voleva concedere respiro al Dnipro, accettando la sfida sul piano dell'aggressività. La Lazio ha messo in campo una cilindrata superiore dal punto di vista fisico e dietro reggeva bene pur avendo come al solito la linea alta. Squadra corta, compatta. Bene, molto bene l'olandese Hoedt. Tempo giusti di uscita, interventi decisi, piede educato nel rilancio. La squadra biancoceleste girava intorno a Parolo, punto di riferimento tattico. Davanti Felipe Anderson e Kishna non riuscivano a ìngranare. La prima occasione è capitata a Matri, pescato nel corridoio giusto da Onazi. La specialità dell'ex milanista è lo scatto in profondità. Il suo tiro è stato toccato con la mano dal portiere ucraino Boyko e ha scheggíato il palo esterno.

Un altro oontropiede non è stato finalizzato perché Konko non è riuscito a crossare con precisione per Matri, che si era liberato sul primo palo. Nell'ultimo quarto d'ora Pioli ha ritoccato il modulo passando al 4-3-3. Onazi arretrato davanti a Hoedt e Gentiletti, Milinkovic sistemato sulla stessa linea di Parolo. Proprio il serbo ha portato in vantaggio la Lazio al 34'. Velenosissimo il calcio piazzato di Kishna, il serbo è spuntato dietro Douglas e ha corretto in rete di testa. Sul finire del primo tempo gli strani segnali dell'arbitro Hunter: fiscale con Hoedt, inventato il giallo per Milinkovic, mentre è stata risparmiata l'ammonizione a Fedetskiy. Seleznyov di testa aveva sprecato l'unica occasione costruita dal Dnipro. Dopo l'intervallo Pioli ha ripristinato il 4-2-3-1 di partenza con Milinkovic trequartista. Era la risposta a Markevich che aveva inserito Danilo arretrando Rotan al ruolo di playmaker. Partita a scacchi nei duelli di centrocampo. Matri ha fallito il raddoppio e il serbo ha costruito un'altra occasione d'oro su cui Kishna è arrivato in ritardo. Felipe aveva traslocato a sinistra, lasciando la fascia destra all'olandese, più rapido e disposto a seguire Pico Anderson, il terzino stranissimo ma efficace del Dnipro. Proprio lui, il brasiliano senza collo, ha ripreso un pallone ormai morto, quando la partita era finita, lo ha scaricato a Matos che ha crossato dall'altra parte pescando Seleznyov libero sul secondo palo. Colpo di testa e pareggio tra le proteste della Lazio.

Il Messaggero titola: "Lazio, beffa finale. Europa League, i biancocelesti spreconi in Ucraina, il Dnipro trova il pari al terzo minuto di recupero. Non basta la prima rete di Milinkovic-Savic, la difesa in blocco si distrae proprio sul più bello".

Prosegue il quotidiano romano: Un buon esordio per la Lazio europea. Ha giocato un bel match, dominato e gettato al vento una vittoria meritata. Nella dura trasferta in Ucraina contro il Dnipro, l'avversario più forte e finalista nella passata edizione, ha dimostrato tutto il suo valore. Davvero una partita importante, per atteggiamento e contenuti, che ha meritato consensi e applausi, tornata a casa con tanti rimpianti. Soprattutto nella prima frazione i biancocelesti hanno tenuto il campo con assoluta personalità, recuperando palla alta e pressando i rivali nella loro trequarti. E' stata quindi la squadra di Pioli a fare la gara, sfruttando l'ottima fase difensiva e alcune ripartenze veloci che hanno messo in difficoltà il centrocampo ucraino. La Lazio ha coperto bene le fasce, giocando con la necessaria aggressività e velocità, sempre pronta a far scattare le ripartenze negli ampi spazi. Pioli ha effettuato un turn over intelligente, dando spazio ad alcuni dei nuovi acquisti: Hoedt, Milinkovic e Kihsna che si sono dimostrati all'altezza della situazione. Difesa bloccata e attenta e centrocampo efficace, decisamente il reparto che ha fornito il rendimento migliore. Onazi, oltre ad aver garantito filtro, ha servito un invitante pallone profondo a Matri che ha trovato il portiere pronto alla deviazione sul palo: l'azione più veloce e bella dell'intero incontro. Parolo ha assicurato dinamismo, Anderson ha interpretato la doppia fase con generosità, facendo valere il tasso tecnico e la velocità per incunearsi tra le maglie un po' ferme del Dnipro. In questo modo tutta la formazione si è espressa senza timori, dando respiro alle manovre e concretezza all'intera prova.

La copertina, ovviamente, l'ha meritata Milinkovic-Savic che, da oggetto sconosciuto e poco impiegato, ha vissuto la sua serata di gloria. Il centrocampista serbo è stato bravo nello sfruttare un cross su punizione per girare di testa la palla del vantaggio, siglando la prima rete con la nuova maglia. Quasi una liberazione per l'acquisto più costoso del mercato, che sta cercando di trovare una dimensione importante e sempre maggiore spazio all'interno della formazione titolare. Un gol pesante sia per il cammino europeo della Lazio, che a livello personale, dopo qualche delusione iniziale. Nella ripresa l'attesa reazione ucraina non arrivava, peccato solo per il gol quando anche il recupero era terminato. La Lazio è apparsa applicata, decisa nei contrasti, determinata a inseguire il successo mentre gli avversari, troppo nervosi, stentano nell'organizzare le azioni. In definitiva è ancora la squadra ospite a controllare le operazioni senza correre pericoli veri. La sfida è accesa e combattuta ma poco spettacolare con la Lazio che dimostrava di essere superiore tecnicamente al deludente Dnipro. Ben più minacciosi i biancocelesti con le ripartenze anche se non venivano finalizzate, perché mancava l'ultimo tocco per arrivare al tiro. Si badava al sodo, a tenere in pugno le redini dell'incontro, a gestire le situazioni lasciando ai rivali solo le briciole. Una Lazio concreta che, però, quando i minuti di recupero erano scaduti, subiva il gol-beffa del Dnipro in mezzo a una difesa piantata.

Il sito web Uefa.com commenta così la gara:

Pareggio beffa per la S.S. Lazio. Nella prima giornata del Gruppo G di UEFA Europa League, la squadra di Stefano Pioli va in vantaggio sul campo del FC Dnipro Dnipropetrovsk, finalista della scorsa edizione, ma è ripresa in pieno recupero: al primo gol in Biancoceleste del giovane serbo Sergej Milinkovic-Savic risponde Yevhen Seleznyov. In una Dnipro Arena senza tifosi a causa delle porte chiuse, la Lazio ha giocato un'ottima partita senza timori reverenziali e ai punti avrebbe probabilmente meritato di vincere. I Biancocelesti sono andati vicinissimi al primo successo esterno stagionale, contro un'avversaria reduce da quattro vittorie di fila e che in casa, in Europa, vinceva ininterrottamente da cinque partite [in cui non aveva mai subito reti. Pioli schiera i Biancocelesti con il 4-2-3-1, con Federico Marchetti confermato tra i pali e Alessandro Matri terminale offensivo, davanti al terzetto composto da Felipe Anderson, Milinkovic-Savic e Ricardo Kishna. Modulo speculare per i padroni di casa, che davanti si affidano Seleznyov supportato da Matheus, Ruslan Rotan e Léo Matos.

Nei minuti iniziali Marchetti è costretto a una spericolata uscita di piede, ma ben presto la Lazio assume il comando delle operazioni. Kishna ci prova con il sinistro al volo, ma la mira del 20enne olandese è imprecisa; clamorosa l'occasione che capita qualche minuto dopo a Matri, liberato da una splendida verticalizzazione di Ogenyi Onazi: l'attaccante calcia sul primo palo, ma Denys Boyko si supera e devia il pallone sul palo. Al 34', comunque, la squadra di Pioli sblocca con merito il risultato. Sulla punizione di Kishna, Milinkovic-Savic sovrasta di testa il difensore brasiliano Douglas e mette alle spalle del portiere avversario. La squadra di Myron Markevych prova a imbastire una timida reazione, ma prima Matheus colpisce male di sinistro e manda a lato, poi Seleznyov stacca bene ma non riesce ad angolare il pallone che Marchetti blocca senza problemi. Nella ripresa il Dnipro cambia e Danilo prende il posto di Valeriy Fedorchuk. Ma è ancora la Lazio a rendersi pericolosa, con una tambureggiante azione dello scatenato Milinkovic-Savic, dopo che Edmar Halovskyi aveva sfiorato l'autorete. La squadra ucraina con il trascorrere dei minuti sale di livello, anche se fatica a creare pericoli: così il tecnico decide un nuovo cambio, ancora più offensivo, gettando nella mischia il costaricano John Jairo Ruiz per Artem Fedetskyi.

I Biancocelesti, sornioni, non disdegnano le sortite offensive. Matri, servito dalla spizzata di Milinkovic-Savic, prova il pallonetto, ma il senegalese Papa Gueye riesce a spazzar via. Pioli decide i primi avvicendamenti, affidandosi ad Antonio Candreva e Keita al posto di Kishna e Matri; c'è lavoro anche per Marchetti, che si oppone di piede ad Anderson Pico prima di esibirsi in una parata plastica su Edmar. Sembra fatta per il successo, il primo in trasferta, della Lazio, ma la beffa è dietro l'angolo e si materializza al 94': Seleznyov, da due passi, non può sbagliare di testa e insacca l'1-1. Pareggio anche nell'altra sfida, quella tra AS Saint-Étienne e Rosenborg BK: un risultato che mitiga un po' l'amarezza dei ragazzi di Pioli.

Tratte da Il Messaggero, alcune dichiarazioni post-gara:

Una beffa atroce. Una dura lezione. La Lazio domina, spreca e alla fine subisce il gol oltre lo scadere dal Dnipro. Pioli non ci sta e non riesce a nascondere tutta la sua amarezza per una partita che aveva praticamente in pugno: "Un vero peccato perché i ragazzi hanno giocato benissimo, ma le partite vanno chiuse prima perché poi può succedere quello che è accaduto a noi". Il tecnico è deluso, ma allo stesso tempo non può non essere soddisfatto per l'ottima prestazione corale della sua squadra. "C'è rammarico - sottolinea ancora una volta il tecnico laziale -, ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo affrontato la finalista della scorsa edizione e i ragazzi hanno sfoderato una bella prestazione di squadra. Dobbiamo crescere in maturità e determinazione perché gare del genere vanno chiuse prima, ma ci servirà da lezione per il nostro cammino". La delusione è cocente, ma è altrettanto vero che la rete degli ucraini è dubbia e soprattutto oltre il tempo regolamentare. Pioli abbozza una protesta: "Il regolamento parla chiaro: quando loro hanno battuto l'angolo il quarto uomo mi aveva detto che mancava poco. Poi l'azione si è allungata e ci abbiamo rimesso, pazienza". La Lazio ha giocato bene e a chi gli chiede se l'Europa League sia la dimensione giusta per i biancocelesti, Pioli risponde quasi piccato: "Questa è la competizione che ci siamo conquistati, che ci siamo creati e che ci siamo meritati. Certo se potessi vorrei rigiocare |la gara col Bayer senza tutte quelle assenze importanti". Tra le note positive Milinkovic-Savic: "E' un ragazzo che ha qualità, ha voglia di lavorare e crescere, farà molto bene e diventerà un giocatore importante per la Lazio".

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