Domenica 23 febbraio 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sassuolo 3-2 23 febbraio 2014 - Campionato di Serie A - XXV giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Berisha, Konko, Biava, Dias (56' Ciani), Radu, A. Gonzalez (93' Onazi), Ledesma, Mauri (65' Biglia), Candreva, Klose, Lulic. A disposizione: Marchetti, Strakosha, Novaretti, Cana, Cavanda, Kakuta, Felipe Anderson, Keita, Perea. Allenatore: Reja.
SASSUOLO: Pegolo, Mendes, Cannavaro, Ariaudo, Rosi, Chibsah (46' Ziegler, 75' Floro Flores), Magnanelli, Biondini, Longhi, Zaza (61' Berardi), Floccari. A disposizione: Pomini, Pucino, Antei, Bianco, Gazzola, Marrone, Missiroli, Sansone, Farias. Allenatore: Malesani.
Arbitro: Sig. Giacomelli (Trieste) - Assistenti Sigg. Longo e Musolino - Quarto uomo Sig. La Rocca - Assistenti di porta Sigg. Tagliavento e Maresca.
Marcatori: 37' Radu, 72' Floccari, 74' Klose, 79' Floro Flores, 83' Cannavaro (aut).
Note: ammonito al 3' Magnanelli per gioco scorretto, al 26' Radu e Rosi per comportamento non regolamentare, al 46' Zaza per proteste. Angoli: 4-4. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t. .
Spettatori: 40.000 circa con 17.000 paganti e 23.200 abbonati.
La Gazzetta dello Sport: "Cuore Lazio – Doppia vittoria. Battuti Sassuolo e contestazione".
Continua la "rosea": Gol ed errori. Emozioni e sofferenze. E una vittoria strappata con i denti nel finale. Ci sarebbero tutti gli ingredienti, per la Lazio, per festeggiare il ritorno al successo dopo due sconfitte consecutive. Perché la vittoria arriva e per come arriva, quando nessuno oramai ci crede più. E invece no, nessuna gioia. Solo fischi in mezzo a qualche timido applauso. Perché la serata con il Sassuolo va in archivio come quella della grande contestazione a Claudio Lotito. Che non viene interrotta neppure dai tre gol laziali. Clima surreale e pesante, dal quale sia pur a fatica la squadra di Reja riesce a isolarsi e a portare a casa una vittoria preziosissima. Lotito assiste impassibile in tribuna, accanto a lui il presidente della Lega Beretta, che nel momento del bisogno non fa mancare l’apporto al suo grande elettore. Serata amara per il presidente, ma alla fine c’è qualcun altro il cui umore è anche peggio. Alberto Malesani, la cui esperienza al Sassuolo è ora a forte rischio, col ritorno di Di Francesco sempre più probabile. Per il tecnico veneto (al quale comunque dovrebbe essere concessa una prova d’appello con il Parma) è la quarta sconfitta in quattro partite, il Sassuolo è invece al sesto k.o. consecutivo. Una serie nera che a pochi minuti dalla fine sembra potersi interrompere grazie agli acuti di Floccari (che, da buon ex, non esulta) e Floro Flores. Un 2-2 che replicherebbe quello dell’andata e che, tutto sommato, la squadra emiliana meriterebbe, soprattutto per i segnali di risveglio dati nella ripresa. Ma a stoppare l’uscita dal tunnel dei neroverdi provvede Radu. Non pago di aver sbloccato la gara con un missile dalla distanza, il terzino romeno propizia anche il gol del definitivo 3-2 con un cross velenoso che Cannavaro, per anticipare Candreva, devia nella propria porta. Il Sassuolo finisce col pagare soprattutto le amnesie difensive, come quella che in precedenza consente a Klose di riportare la Lazio in vantaggio dopo il primo pareggio emiliano.
La vittoria della squadra di Reja, invece, arriva grazie al cuore più che al gioco. Ma in una serata così era difficile chiedere di più. Una serata surreale che inizia già un paio d’ore prima del fischio d’inizio di Giacomelli. Gli ultrà della Lazio (5 mila circa) si radunano vicino all’Olimpico e raggiungono le tribune tra cori antiLotito e copiosi lanci di petardi. È solo l’antipasto di quanto accadrà poi dentro lo stadio. Dove i 40 mila spettatori (10 mila in più della media stagionale della Lazio per partite di questo livello) si disinteressano del match per gridare tutta la loro rabbia contro Lotito. Reo, secondo loro, di aver distrutto la Lazio. Alcuni cori sono anche goliardici, altri decisamente meno (come il "Lotito devi morire" ripetuto più volte). Ci sono anche attimi di tensione in tribuna autorità dove il protagonista della serata, Lotito appunto, siede come se niente fosse. Succede soprattutto nei momenti (inizio e fine gara, inizio e fine intervallo) in cui il presidente entra ed esce dalla sua postazione. La situazione non degenera solo perché il cordone di protezione è robusto (la scorta del patron è stata rinforzata per l’occasione). Il clima di grande ostilità non risparmia neppure la squadra. Che viene incitata solo a tratti e che, anzi, viene fischiata in alcuni suoi elementi-chiave. Come il capitano Mauri, come lo stesso tecnico Reja. Un clima da tutti contro tutti, insomma. Così non si potrà andare avanti a lungo.
Il Corriere dello Sport titola: "Clima surreale, Reja si rialza. Lazio raggiunta due volte: alla fine è 3-2. La squadra in campo sblocca grazie a una magia di Radu, ma poi soffre: intorno c’è la contestazione compatta al presidente. La rete dell’ex Floccari, poi Klose, Floro Flores. E in extremis l’autogol di Cannavaro scacciacrisi".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Erano in quarantamila, l’assoluta maggioranza convogliata all’Olimpico per contestare Lotito e chiedergli di liberare la Lazio. La partita era un pretesto e tutti hanno cominciato davvero a guardarla, senza smettere di intonare i cori che erano di tutto lo stadio e non solo della Curva Nord, intorno alla mezz’ora. C’è voluta una spinta dell’ex romanista Rosi a Radu per sintonizzare il popolo biancoceleste sul campo e qualche altro minuto prima che il sinistro da trenta metri del difensore romeno riportasse il calcio al centro dei riflettori. Dopo un primo tempo da paura, è venuta fuori una ripresa scoppiettante e quasi incredibile per la sequenza di gol. Ha vinto 3-2 la Lazio, tirando fuori il cuore, l’orgoglio e forse anche il veleno, trasmesso dai tifosi contro la società e tradotto in energia positiva dai giocatori. Gol di Klose e un cross di Radu baciato dalla fortuna, toccato da Paolo Cannavaro, per stendere il Sassuolo. Non è bastata la doppia rimonta firmata da Floccari e Floro Flores per evitare la sesta sconfitta consecutiva, ma la squadra di Malesani è viva e sta cominciando a riprendere forma dopo la rivoluzione di gennaio. Salvezza ancora possibile. Reja, invece, è in corsa per l’Europa League.
Nella notte del dissenso, sono state significative e devono far riflettere le sue scelte. Il friulano, dopo la doppia sconfitta con Catania e Ludogorets, s’è affidato ai fedelissimi, agli uomini di maggiore esperienza e che mai lo avevano tradito. A parte il portiere Berisha, da Biava e Dias a Klose, passando per Gonzalez e Ledesma, erano gli stessi dieci giocatori che formavano la sua squadra titolare sino a due anni fa prima di lasciare il timone a Petkovic. Mancava Hernanes, ceduto all’Inter. Tutti gli ultimi acquisti (compreso Biglia) e i giovani più promettenti (Keita e Onazi) in panchina, a dimostrazione che molte operazioni nelle ultime due stagioni non sono state indovinate o non hanno ancora prodotto risultati. La vecchia guardia non ha tradito neppure stavolta: considerando il clima, in un’atmosfera surreale che non capita neppure in trasferta, la squadra di Reja è riuscita a calarsi nella partita con la giusta concentrazione, dimostrando tigna e spirito combattivo.
Il Sassuolo di Malesani era tutto raccolto davanti alla propria area. Sono serviti alcuni minuti di rodaggio ai biancocelesti per prendere confidenza nel giro-palla. Ma era complicato fare breccia. Il 4-3-3 di Reja è sembrato quasi subito diventare il 4-1-4-1 impiegato da Petkovic nella passata stagione con una linea di centrocampo alta e votata al pressing. Ledesma playmaker basso a protezione dei quattro incursori a ridosso di Klose. Candreva e Lulic esterni, Gonzalez e Mauri interni. La prima occasione è capitata all’uruguaiano, ma il suo destro dal limite è finito altissimo. Poi è stato Ledesma a trovare il varco giusto pennellando un lancio lunghissimo per Lulic. Klose è arrivato puntuale all’appuntamento con il cross del bosniaco, ma il suo sinistro è stato rimpallato da Ariaudo. Non riuscendo a sfondare, la Lazio ha alzato il ritmo e ha cercato profondità con la spinta dei terzini. Soprattutto Radu saliva senza trovare resistenza e al 36’, controllato a vista (troppo) da Rosi, ha scaricato un sinistro violentissimo. Una sventola dai trenta metri che ha scheggiato il palo prima di gonfiare la rete.
Una decina di minuti dopo l’intervallo la Lazio ha perso Dias per infortunio, sostituito da Ciani. Malesani aveva già messo Ziegler per Chibsah e ha tolto Zaza per inserire Berardi accanto all’ex laziale Floccari. Proprio il bomber del Sassuolo ha sfiorato il pareggio con una mezza rovesciata di sinistro, il pallone è rimbalzato davanti a Berisha e ha sorvolato la traversa. Reja ha richiamato Mauri per Biglia nel tentativo di migliorare il possesso del pallone. La partita, invece, era scivolata tutta dalla parte del Sassuolo, che stava spingendo alla ricerca del pareggio. Aveva perso sicurezza, era in evidente debito d’ossigeno la Lazio e Ledesma, sino a quel momento tra i migliori, ha sbagliato passaggio, regalando il pallone a Berardi. Apertura per Mignanelli, veloce il tocco nel cuore dell’area, ancora più rapido Floccari ad anticipare Ciani. Sono passati appena due minuti e con la forza della disperazione Gonzalez ha rubato una palla a centrocampo e ha pescato nel corridoio Klose. Il tedesco s’è involato e di sinistro ha battuto Pegolo in uscita: sesto gol in campionato a distanza di un mese e mezzo dall’ultimo. Non c’è stato il tempo di respirare, perché la partita è diventata un flipper, un’azione da una parte e una dall’altra. E il fallo di Biava su Berardi al limite è stato capitalizzato al massimo da Floro Flores, appena entrato. Tiro a giro sotto l’incrocio dei pali, irraggiungibile per Berisha. Clamoroso, perché anche all’andata aveva firmato la rimonta su punizione, beffando Marchetti sull’altro palo. Questa volta, però, il napoletano doveva fare i conti con lo stellone di Radu: appoggio di Lulic, cross di Radu, Candreva non ci è arrivato, Paolo Cannavaro ha messo dentro la propria rete. Gol della liberazione per Reja e per l’Olimpico, non per Lotito, contestatissimo.
Il Messaggero titola: "Calato il tris finisce in festa".
La Nord è una sinfonia di colori, uno squarcio di Hollywood, per la notte della grande contestazione, con una scenografia degna degli appuntamenti importanti. Tutti in piedi quando, nella tribuna autorità, arriva Claudio Lotito accolto da bordate di fischi e insulti, che piovono da tutti i settori dello stadio, e da centinaia di flashes, prima che si alzi forte il coro contro quello che la stragrande maggioranza del popolo laziale, definisce il "tiranno, ladro dei sogni". Sono oltre quarantamila, per una serata che passerà alla storia come la protesta più massiccia e clamorosa ai danni di un presidente biancoceleste. Il pubblico, però, non si limita a insultare Lotito ma incita anche la squadra che incontra difficoltà nell’organizzare la manovra e produrre occasioni. Il Sassuolo, centrocampo folto e aggressivo, copre bene il terreno di gioco e la Lazio fatica a trovare spazi. Soprattutto per vie centrali. In attacco Klose appare più reattivo del solito, però gioca spesso lontano dall’area. Meglio sulle fasce, grazie alla spinta di Konko e del confusionario Candreva a destra e di Radu e Lulic a sinistra. Il rumeno non viene tenuto bloccato e può finalmente affondare la corsa con profitto. Al 36’ Radu ruba la scena: servito da Ledesma lascia partire un potente sinistro che tocca il palo e finisce in rete. Una gemma che accende ancora di più la notte dell’Olimpico. Una rete casuale, frutto di un vocalizzo tecnico, non di un’azione corale perché il tasso qualitativo della Lazio è comunque modesto e l’impalpabile Mauri non riesce mai a farlo decollare. Corre a vuoto e, galleggiando tra le linee, non diventa né attaccante aggiunto, né centrocampista. Imbarazzante, fuori condizione.
Il Sassuolo, ultimo in classifica, lotta con i denti su ogni pallone e prova a ripartire. Rumina calcio fino alla trequarti ma non riesce a essere incisivo, nonostante Malesani giochi con 2 punte di ruolo. Ma Floccari e Zaza sono troppo evanescenti per impensierire Biava e Dias. Fino a metà della ripresa l’incontro scivola via senza sussulti con la Lazio che dimostra di controllare senza affanno le velleitarie azioni emiliane. Si gioca soprattutto a centrocampo, in un contesto tecnico decisamente anonimo. I biancocelesti si limitano a gestire il possesso palla, con pazienza e attenzione, aspettando di poter liberare un uomo in zona tiro. Reja non vuole rischiare. E allora toglie Mauri e manda in campo Biglia in modo da potenziare il centrocampo, senza concedere spazio al giovane Keita che potrebbe supportare l’isolato Klose al quale né Candreva, né Lulic riescono a garantire la necessaria assistenza. I biancocelesti non brillano nemmeno contro la Cenerentola del campionato, confermando le ultime difficoltà. Malesani gioca la carta Berardi e l’attaccante sfiora il pareggio con una girata volante che tocca terra e finisce sulla traversa. E’ il preludio al pareggio che arriva dopo appena un minuto: Ledesma sbaglia un facile disimpegno e Floccari, anticipando l’imbalsamato Ciani, firma l’1-1: per l’ex è il primo gol stagionale! Gli ospiti non hanno neppure il tempo di esultare che la Lazio torna in vantaggio, grazie a Gonzalez che ruba palla e serve profondo Klose, bravo a fulminare Pegolo. Dopo un periodo noioso la gara decolla anche perché il Malesani gioca il tutto per tutto, inserendo la terza punta. E Floro Flores, al primo pallone che tocca, calciando una magistrale punizione, coglie il secondo pareggio. Non c’è tregua, saltati schemi e tatticismi, la sfida diventa una sarabanda e, su un cross di Radu, Cannavaro tocca nella propria porta per il definitivo 3-2. Ora l’Europa è 4 punti.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Anche lui era finito nella macchina della critica. Prima del match il suo nome era stato fischiato. Edy Reja aveva chiesto ai tifosi "veri" di sostenere la squadra e semmai di fischiare solo a fine partita. La Nord non ha apprezzato questa distinzione e si è comportata di conseguenza. A fine partita però il successo ha disteso gli animi. Almeno quello dell’allenatore goriziano. "Non era facile giocare in queste condizioni – racconta Reja – quando sono entrato negli spogliatoi ha visto i ragazzi a capo chino anche perché venivamo da due prestazioni non brillanti". Alla fine però è arrivata la vittoria che era l’obiettivo da raggiungere con ogni mezzo: "Sono contento perché ha visto esultare i tifosi ai nostri gol e sono stati vicini alla squadra, ma auspicherei un maggiore accordo tra tifosi, società e squadra". La contestazione tuttavia non sembra esaurirsi e allora come fare? "Ci metteremo i tappi nelle orecchie. Andremo avanti così, facendo quadrato". Berisha resta saldo tra i pali e dimostra di avere qualità importanti. Ma all’orizzonte non sembra aprirsi un caso sui portieri. Almeno a sentire Reja, non c’è nessun problema Marchetti. "Federico non è al top, ma quando mi dirà di essere tornato al top giocherà di nuovo lui". Adesso c’è da pensare al ritorno di Europa League. Dove Reja vorrebbe affidarsi ancora a Klose, ma sarebbe la quarta partita consecutiva per il quasi trentaseienne tedesco. "Non è un calciatore gracilino, si allena bene e se non accuserà problemi in questi giorni, a Sofia sarà in campo". Intanto la vittoria ha riportato serenità: "Sono molto soddisfatto, abbiamo sempre reagito a ogni gol preso, questa è la via giusta. Nella ripresa ho avvertito un calo, non riuscivamo a tenere palla, sembrava ci scottasse tra i piedi". Reja è soddisfatto: "Meno male abbiamo avuto una reazione. Oggi non era facile rimontare e vincere questa gara. I ragazzi sono stati straordinari lottando fino all’ultimo".
Il gioco a tratti ha continuato a latitare. Reja si difende: "Il Sassuolo aveva otto uomini dietro la palla. Bisogna considerare poi che noi davanti non siamo certo dei fulmini eccetto Candreva e Lulic nei cambi di passo". La vecchia guardia ha risposto presente, cominciando da Radu: "Con Stefan ho un rapporto speciale fatto di rispetto e considerazione". Il limite del romeno? Lo rivela lo stesso Reja: "Dovrebbe tirare le punizioni, ci crede poco, spero in qualche sua altra stecca". Tutti i senatori in campo dal primo minuto: "Oggi ha giocato chi è con me da tanti anni. Spettava a loro tirarci fuori da questa situazione e lo hanno fatto alla grande". La vecchia guardia ha risposto presente, il clima lo richiedeva. Ora però andranno dosate le forze. Anche i giovani dovranno essere presi in considerazione. "Non ho ragazzi di vent’anni – spiega Reja piuttosto divertito – devo dosare la mia rosa". E far salire di condizione alcuni elementi fondamentali, cominciando da Mauri. "Gli serve recuperare il ritmo gara per attaccare gli spazi, al momento non ha il passo brillante che mi ricordavo". I giovani dunque torneranno d’attualità. Reja li cova. "Devo mettere dentro i giovanotti che possono darci una mano da qui alla fine". Inutile dire che i riflettori sono puntati sulla stella Keita, anche ieri osannato dalla Curva. Per lui però l’allenatore biancoceleste spende parole agrodolci: "Faccia vedere le sue qualità quando viene messo dentro".
S’è caricato nell’inferno, nella contestazione, è un vero duro, a lui la protesta ha fatto l’effetto contrario: "Non ho sentito fischi o altro anche quando il Sassuolo ha pareggiato. I tifosi sono stati vicini alla squadra, siamo riusciti sempre ad andare avanti. E’ bello giocare con tanta gente allo stadio, con 40.000 persone". S’è caricato a molla Radu, tanto da segnare un gol parabolico, tanto da provocare il 3-2 della vittoria: "E’ stato il gol più bello della mia carriera (il primo della sequenza, ndr) anche perché ne ho fatti pochi. E ho detto a Candreva che il gol finale era mio, lui mi diceva il contrario (risata, ndr) , fare una doppietta è davvero tanta roba!". Radu s’è preso la doppietta, era incontenibile ieri, in realtà è stato un autogol di Cannavaro, neppure un gol di Candreva. Ma quel pallone è partito dai piedi del romeno: "La vittoria è stata dei tifosi, sono stati loro il 12esimo uomo in campo. Ora speriamo di qualificarci in Europa League, anche se non è semplice. Abbiamo sofferto un po’, abbiamo ottenuto la vittoria, speriamo di essere più tranquilli in futuro". Il pubblico presente all’Olimpico non è che abbia tifato così tanto, colto dalla gioia Radu ha esagerato un po’. Stefan ha abbracciato Marchetti, ha festeggiato con lui perché "è il mio compagno di camera, semplicemente".
Radu è uno dei vice capitani della Lazio, Mauri è quello di ruolo e ha ammesso le difficoltà ambientali: "I fischi a fine gara? Non so a chi fossero rivolti. Non fanno piacere, è stata una serata un po’ particolare, ma noi siamo dei professionisti e dobbiamo pensare a quello che succede in campo, dobbiamo isolarci dall’ambiente esterno. Sono molti gli aspetti da migliorare, ma era fondamentale centrare il risultato. Inizio a stare bene fisicamente, non avverto più la fatica, mi manca ancora un po’ di ritmo partita e il cambio passo nei primi metri, migliorerò". La squadra sente i tifosi vicini nonostante la distanza con la società: "Una pace tra i tifosi e la dirigenza? Non lo so, ma loro sono dalla nostra parte, ci aiutano sempre". Mauri ha lanciato la sfida europea: "In ottica Europa League dobbiamo alzare un po’ il ritmo, nel primo tempo col Sassuolo abbiamo tenuto il possesso palla, ma dalla trequarti in avanti eravamo lenti, loro si chiudevano e abbiamo creato poco, se non qualche tiro da fuori".
Gonzalez, un altro uomo chiave. Ha servito a Klose l’assist del gol: "Abbiamo dimostrato di saper lottare, di saper reagire riuscendo a portare i tre punti a casa. Dobbiamo migliorare, di certo più che fare una partita bella dovevamo vincerla. Si sapeva da tempo che ci sarebbe stata questa contestazione, è stata una partita strana perché sugli spalti si pensava più a questo che alla sfida. Ma noi dobbiamo concentrarci solo sulla gara e cercare in tutti i modi di accontentare i tifosi. Ci siamo riusciti". Klose è tornato superstar e goleador, una gioia per tutti. Il Tata gli ha reso onore e gloria: "Per noi è molto importante quello che fa Miro, è un giocatore con tanta esperienza, il suo ritorno al gol è un bel segnale. Speriamo di girare pagina, arrivavamo da due sconfitte. Vogliamo raddrizzare la situazione in Bulgaria, sono forti, vogliamo vincere e possiamo farlo. Ho fiducia". E’ una promessa.