13 febbraio 2017 - Roma, Stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXIV giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Strakosha, Basta, de Vrij, Hoedt, Radu (86' Patric), Parolo, Biglia, Milinkovic-Savic, Felipe Anderson (86' Lombardi), Immobile, Keita (64' Lulic). A disposizione: Vargic, Wallace, Bastos, Lukaku, Murgia, Mohamed, Crecco, Djordjevic, Tounkara. Allenatore: S. Inzaghi.
MILAN: Donnarumma, Abate, Zapata, Gomez, Vangioni, Poli (77' Mati Fernandez), Locatelli (52' Sosa), Pasalic, Suso, Deulofeu, Ocampos (62' Lapadula). A disposizione: Storari, Plizzari, Zucchetti, El Hilali, Honda, Bertolacci, Bacca. Allenatore: Montella.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta - BAT) - Assistenti Sigg. Barbirati e Posado - Quarto uomo Sig. Manganelli - Assistenti d'area Sigg. Mazzoleni e Di Bello.
Marcatori: 45'+1' Biglia (rig), 85' Suso.
Note: ammonito al 24' Vangioni, all'81' Mati Fernandez, all'88' Milinkovic-Savic per gioco falloso, al 62' Radu per proteste. Angoli 5-8. Recuperi 1' p.t. e 4' s.t.
Spettatori: 20.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "La coda del Diavolo. Lazio, show e sprechi. E Suso salva il Milan un’altra volta alla fine. I rossoneri conquistano un punto insperato, Inzaghi si morde le mani: si fa sorpassare da Inter e Atalanta".
Continua la "rosea": Mai dire mai col Milan. Nel finale delle partite di Montella, ormai vietato avere dubbi, può succedere di tutto. A Bologna era stato Deulofeu a inventarsi un’azione incredibile, in nove contro undici, prendendosi tre punti da non crederci. Ma è quasi più paradossale il pari contro la Lazio, con un Milan messo alle corde per oltre un’ora, sottoposto a diluvio di tiri, oltre venti, verso Donnarumma o nei suoi dintorni. Un dominio totale, accompagnato però dall’incapacità di andare oltre un gol (e perdipiù su rigore di Biglia). Situazione pagata carissima, soprattutto contro questo Milan tornato all’antica nel momento cruciale. Fallito infatti l’esperimento del falso nove, anche perché lo spagnolo non ha un pallone giocabile né se lo crea, e una volta ristabilito il centravanti (Lapadula) e inserito un regista vero (Sosa per Locatelli), ecco la rinascita. In quel quarto d’ora finale nel quale i rossoneri hanno già realizzato 8 reti su 34. Ieri il protagonista è stato Suso, con un’intuizione straordinaria.
L’1Â-1 non è giusto per quello che s’è visto, ma la colpa è tutta della Lazio. Poteva fare sei gol, si ritrova con un punticino che la retrocede dal quarto al sesto posto, dietro a Inter e Atalanta. Mentre il Milan resta lì, in attesa. E visto che sopravvive sempre oltre l’immaginabile... Ma l’ha scampata bella ancora una volta. E la lezione forse servirĂ per evitare in futuro esperimenti come Deulofeu centravanti. Non è lo spagnolo il Mertens di Montella. Soprattutto il Milan non è il Napoli che si permette un palleggio a ritmi folli, muovendo gli attaccanti su tutto il fronte senza dare punti di riferimento. Il gioco del Milan è molto piĂą sofferto, anzi contro la Lazio agile e veloce era un semplice limitare i danni. Non trovando mai la contromossa. La chiave era Felipe Anderson che, partendo da destra, abbastanza basso, di solito su invito di Hoedt, puntava Vangioni senza dargli scampo: che fosse cross, tiro o apertura laterale, era comunque una situazione di pericolo costante. Anche perchĂ© dall’altro fronte arrivavano Keita (con un po’ di sufficienza) e Immobile (piĂą convinto), oltre a Parolo e Milinkovic spesso in area milanista ad amplificare i pericoli. La risposta del Milan? Un abbozzo di manovra che si esauriva sulla trequarti, oppure un lancio sul quale Deulofeu era "prigioniero" della morsa de VrijÂ-Hoedt.
E neanche la mezza idea di Montella, cioè alzare Poli per schermare Biglia, disegnando un 4Â-2Â-3Â-1 in fase di non possesso, limitava le soluzioni della Lazio. Però i gol bisogna anche farli. E qui la Lazio non c’è: un po’ sfortunata quando il tiro non centra lo specchio, abbastanza colpevole se la palla va verso Donnarumma. Che di paratissime vere ne compie un paio, soprattutto l’intervento da due metri su Hoedt. La palla degli attaccanti è centrale, debole, mai cattiva. Ci sarebbe in realtĂ un primo rigore su Immobile al 21’, ma poi Damato non può non fischiare l’intervento in coppia di Donnarumma e Gomez ancora sul centravanti. Biglia non perdona, anche se per poco Gigio non ci arriva. E l’1Â-0 nel recupero del primo tempo potrebbe rendere piatto l’elettroencefalogramma di una squadra reduce da 3 sconfitte di fila nel calendario (Bologna era un recupero). Ricapitoliamo. Con quello di ieri di Suso, il Milan ha segnato 4 degli ultimi 8 gol negli ultimi 5’. Mentre la Lazio ha subito 14 dei 28 gol in questo campionato nell’ultima mezz’ora. Due situazioni che si sono incrociate in uno scenario tattico teoricamente favorevolissimo per la Lazio: che può abbassarsi, lasciare manovra vana al Milan e ripartire in contropiede.
Ma gli errori di mira continuano. Mentre Montella azzecca i cambi. Prima Sosa per Locatelli, che insiste nello schermare la difesa ma non si prende piĂą responsabilitĂ oltre il centrocampo. E poi Lapadula per lo spento Ocampos, con spostamento di Deulofeu dove "deu" vuole: sulla fascia. Il Milan si ritrova, la Lazio forse è stanca, e Sosa diventa padrone del centrocampo. Mentre Suso fa quello che faceva a inizio stagione: dribbling, tagli verso il centro, cross. E il gol, su iniziativa di Sosa, e con azione splendida in area. E così è 1Â-1, incredibile ma vero.
Il Corriere dello Sport titola: "Milan salvo. Lazio beffata ma che spreco. I biancocelesti dominano, creano tante occasioni, passano con un rigore di Biglia. All’85’ il jolly di Suso".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Mai pensare che il Milan sia finito. Come ha fatto il Bologna e come ha fatto la Lazio ieri sera, avversarie fin troppo compiacenti di una squadra che non finisce mai. Gol e vittoria al 90' in nove contro il Bologna; gol e pareggio all’Olimpico con una formazione senza sei titolari. Ieri il Milan ha rischiato tanto, l’ha sorretto quel gigante di Donnarumma, ma soprattutto l’ha salvato un’incredibile serie di errori degli attaccanti della Lazio, uno spreco mai visto, sia nel primo tempo quando la squadra di Inzaghi aveva il gioco in mano, che nel secondo quando aveva praterie per i suoi continui attacchi in contropiede. Il Milan di occasioni vere ne ha create pochissime e ha segnato con un capolavoro di Suso che dal niente ha inventato un gol straordinario. Sul piano del gioco, la partita è stata quasi tutta della Lazio, ma proprio questo ha appesantito le sue colpe. Ha buttato via una partita che non poteva e non doveva buttare via: Atalanta e Inter sono ancora avanti, il Milan non si è staccato, la Fiorentina di un solo punto.
La Lazio ha avuto dieci minuti di difficoltà . Si muoveva lenta, incapace di sottrarsi dalla pressione del Milan. Montella aveva pensato di avanzare Poli nella posizione del trequartista ma per appiccicarlo a Biglia, come un mediano marcatore: avendo già il falso nueve (Deulofeu), giocava anche col falso diez. E in effetti, in quell’avvio di partita l’idea sembrava buona. Anche perché, nel frattempo, mancava alla Lazio la qualità massiccia di Milinkovic (che sparirà completamente dalla scena) e soprattutto la precisione nei passaggi, con l’azione in uscita. Intorno al 10', la partita è cambiata e l’ha giocata solo la Lazio. Parolo ha cominciato a sovrastare Pasalic, Biglia si è liberato del controllo di Poli e ha preso a guidare la manovra con personalità , Felipe Anderson ha iniziato ad attaccare con velocità e insistenza sulla destra costringendo Vangioni a non superare la linea di centrocampo. Tutto questo era impastato con le qualità migliori del calcio di Inzaghi: la velocità , gli attacchi sui corridoi laterali, il controllo del campo. Dall’altra parte, la resistenza era sempre meno robusta. I due esterni, Suso e Ocampos, aiutavano poco nella fase di recupero palla, Deulofeu messo in mezzo all’attacco non aveva spazio e soprattutto non aveva palloni giocabili, e dietro ora faticavano davvero.
Tutti tranne Donnarumma che, vestito di un rosso fiammante, sembrava l’orso delle giostre: i laziali gli tiravano sempre addosso e quando invece hanno trovato un angolino (Biglia e Hoedt, da due passi), con una manona e col corpaccione il ragazzino-ragazzone c’è arrivato lo stesso. Il problema del Milan era in buona parte nell’infermeria e nel comunicato della Lega: fra infortunati e squalificati sei titolari erano fuori, solo 10 giocatori in panchina con 3 ragazzi della Primavera. La Lazio non saprà approfittarne e sarà una colpa grave. Nel primo tempo, la squadra di Inzaghi è arrivata alla conclusione per la bellezza di 16 volte, la metà nello specchio della porta e solo l’ultima alle spalle di Donnarumma. E’ successo su rigore, proprio al 45', per un intervento di Gomez su Immobile, dopo un guizzo di Felipe Anderson. Donnarumma era uscito travolgendo tutto e tutti, ha pensato che Mazzoleni (l’arbitro d’area) e Damato avessero deciso per il rigore per il suo fallo e si è imbufalito con Mazzoleni.
Come nel primo tempo era stata troppo morbida in zona-gol e imprecisa in uscita, così nella ripresa la Lazio ha sbagliato troppe volte il contropiede, con Immobile quasi sempre, ma anche con Keita. Erano errori decisivi nelle scelte finali, l’ultimo passaggio o la conclusione. Il Milan, con la sua lenta costruzione di gioco, si è spaccato in due e ha aperto uno spazio infinito che i velocisti della Lazio non riuscivano a sfruttare in nessun modo. Montella ha fatto i cambi giusti, prima Sosa per Locatelli, troppo anonimo nella gestione del gioco, poi Lapadula per Ocampos, mai davvero in partita. Deulofeu è tornato a sinistra. Il Milan teneva palla, ma non incideva, fino all’attimo di Suso. Non si era mai visto per tutto il primo tempo e assai poco nella ripresa, quando Milinkovic ha perso palla e Sosa gliel’ha messa sul sinistro a uncino. Ma era un passaggio normale, al limite dell’area, Suso si è avvitato sul pallone, ha saltato Biglia col primo spunto, poi ha infilato Radu, preso sul tempo Hoedt e infilato la palla sul palo lontano. Un capolavoro che valeva il pari.
Il Messaggero titola: "Lazio, distrazione fatale. I biancocelesti fermati dal Milan dopo aver dominato la gara e sprecato troppe occasioni per chiudere il conto. Vantaggio di Biglia su calcio di rigore, gol del pari di Suso nel finale con una giocata di altissima classe".
Prosegue il quotidiano romano: Bella ma terribilmente troppo sciupona. E così la Lazio butta via una partita dominata in lungo ed in largo. Il pareggio per 1-1 con il Milan sa di sconfitta, perché non si può arrivare al tiro 11 volte e segnare solo su rigore divorandosi le altre. Il male che affligge la Lazio da inizio campionato non poteva certo svanire nell’ultima serata, ma la sconfitta contro il Chievo maturata proprio all’Olimpico doveva aver insegnato qualcosa. E invece, niente. I biancocelesti ci ricascano, incapaci di chiudere una partita in cui hanno chiuso per quasi tutti i 90 minuti il Milan in un angolo. I rossoneri sono stati bravi ad incassare e hanno reagito al momento opportuno, graziati anche dal piedino di Anderson e compagni. E così Inzaghi si ritrova tra le mani un punticino piccolo, piccolo che lascia la Lazio al sesto posto dietro Inter e Atalanta, staccata di un punto. Per il Milan - in piena emergenze - un’altra prova di cuore.
Ci ha riflettuto tutta la notte. Alla fine a spuntarla è stato Keita. Seconda panchina consecutiva, dopo quella di Pescara, per Lulic. Inzaghi ha puntato tutto sull’imprevedibilità del talento senegalese, visto che Montella ha praticamente dovuto inventare la difesa. E’ proprio Balde, in avvio, a spaventare i rossoneri con un bel tiro da fuori area respinto alla bell’e meglio da Donnarumma che poco dopo si supera su un bolide dal limite di Biglia. A proposito di portieri, pronti via e Inzaghi deve rinunciare a Marchetti che nel riscaldamento, durante un’uscita alta, ha accusato un problema al ginocchio. Il portiere è stato subito sottoposto ad accertamenti. E così è toccato di nuovo a Strakosha che aveva fatto il suo debutto stagionale proprio contro il Milan a San Siro. Anche in quell’occasione Marchetti si era arreso pochi istanti prima del match per un guaio al polpaccio. La Lazio parte subito forte premendo molto sulle corsie esterne dove Keita ed Anderson hanno vita facile con Abate e Vangioni. Immobile sfiora il gol di testa poi reclama per un rigore. Ciro finisce a terra per una spinta di Gomez, Damato e l’assistente di porta Mazzoleni lasciano correre. L’impressione è che avesse ragione l’attaccante laziale.
Il problema dei biancocelesti, però, è sempre lo stesso: costruiscono tanto ma fanno una fatica enorme a fare gol. Più che altro stupisce la poca cattiveria con la quale vanno al tiro. Alle volte sono dei passaggi a Donnarumma più che conclusioni in porta. Il Milan punta più a difendersi che ad attaccare, non a caso ha il baricentro molto basso. I rossoneri giocano tutto sulle ripartenze, sfruttando gli errori d’impostazione dei ragazzi di Inzaghi. Serve un guizzo di Immobile che, all’ultimo minuto della prima frazione, s’incunea in area e viene spinto da Gomez col portiere rossonero in uscita. Damato assegna giustamente il penalty che viene trasformato da Biglia con una sassata. Esultanza con abbraccio collettivo, eccezion fatta per Keita. Forse brucia ancora il rimbrotto in panchina di Pescara. La ripresa si riapre con lo stesso spartito del primo tempo: Lazio che spinge sulle fasce e Milan che incassa i colpi. I biancocelesti faticano a dare il colpo del ko, Inzaghi in panchina è incontenibile, si sbraccia e urla in continuazione.
Il tecnico biancoceleste sa bene che i rossoneri sono duri a morire (la gara vinta in nove contro il Bologna, docet) ed è per questo che vorrebbe chiudere prima la gara, ma impossibile curare in una sera il male che affligge la Lazio da inizio campionato: mancanza di cinismo. Il tecnico biancoceleste toglie Keita e mette Lulic per avere maggiore copertura dietro visto che i rossoneri hanno inserito Lapadula alzano il baricentro. Il bosniaco rischia subito un rigore con un spinta al limite su Abate. L’episodio scuote la Lazio che ricomincia a macinare gioco e a divorarsi occasioni su occasioni facendo spazientire i 35 mila dell’Olimpico. Alla fine sfidar troppo la sorte porta male e così è Suso a trovare il giusto angolo che vale il pari. Ancora una volta mastica amaro la Lazio che deve arrabbiarsi solo con se stessa.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E’ dura così. Fa male perché la Lazio aveva stradominato la partita, sarebbe bastato il secondo gol per chiuderla. Persino Montella, entrando in sala stampa, lo ha ammesso mentre incrociava Inzaghi: "Simone, con te ho sempre fortuna". Sorriso amaro del tecnico della Lazio, che aveva tirato su i suoi giocatori nello spogliatoio. "Gli ho fatto i complimenti, sono orgoglioso della mia squadra" sospira e ripete più volte. E’ una delusione profonda questo pareggio, consente a Inter e Atalanta il sorpasso al quarto posto, toglie entusiasmo e frena la rincorsa. Le prime tre hanno fatto il vuoto. La Lazio non riesce più a superare se stessa e i suoi limiti. "E’ un rimpianto o una colpa il pareggio? Non lo so, poco conta. Io dico che avremmo meritato di vincere. Ho fatto i complimenti alla squadra, da allenatore è stato un piacere vederli giocare così. Eravamo con la partita in mano, se tiriamo 23 volte in porta non si può segnare solo su rigore. Gli attaccanti hanno lavorato bene, sapevamo che c’era Donnarumma. Se fai queste prestazioni, le partite bisogna vincerle". Si è esaltato il portiere del Milan. Gli attaccanti della Lazio, come altre volte, sono stati pochi incisivi. Inzaghi lo ha sottolineato con garbo, cercando di trasmettere fiducia in prospettiva. "Donnarumma si è superato, noi siamo stati imprecisi. Se guardo avanti, sono fiducioso e l’ho già detto alla squadra. Continuando così ne pareggeremo poche. Resto ottimista perché veniamo da ottime prestazioni, le altre corrono, ma noi siamo in continua crescita. Il problema è che, per quanto creiamo, concretizziamo poco".
Sotto porta un eccesso di frenesia e forse troppa accademia. Sono state cercate soluzioni difficili. "Un pochettino di convinzione e di determinazione in più non guasterebbe. Alcune occasioni sono sfumate per un centimetro, mi dispiace perché eravamo in controllo, non ricordo un tiro del Milan parato da Strakosha se non quello di Ocampos nel primo tempo nato da uno stop sbagliato di Basta. Poi siamo arrivati alla giocata di Suso". Clamoroso il raddoppio fallito da Immobile. "Eravamo a pochi minuti dalla fine, Ciro non era lucido, avrebbe potuto fare un’altra scelta, non so se quella palla sarebbe arrivata a Felipe. Difficile contare le occasioni fallite, non solo quella. Dovremo fare mea culpa, ci prendiamo il pareggio e ci servirà da lezione". Il pareggio di Suso è stato una beffa. L’analisi di Inzaghi si è concentrata sulla parte conclusiva dell’azione. "Avremmo dovuto e potuto fare meglio, forse i miei difensori avevano paura del contatto e hanno rallentato un attimo. Dispiace per i ragazzi, avevano giocato un’ottima partita. Suso lo avevamo annullato, eravamo stati bravi sino a quel momento. A volte succede, il calcio è questo". L’azione, però, era nata da una palla persa e non rinviata davanti alla panchina del Milan. "Devo rivedere le immagini, poi analizzeremo bene. Sì, forse quella palla bisognava buttarla via, non doveva fermarsi lì, a cinque minuti dalla fine eravamo in vantaggio di un solo gol e serviva più determinazione. Ora però dovremo metterci alle spalle questo pareggio che ci delude".
Inzaghi ha respinto in tv la tesi dei mancati rinforzi in attacco e di una panchina non adeguata. "Io sono contento della rosa che alleno, i ragazzi stanno dando tanto, sono disponibili, ho giocatori che possono ricoprire più ruoli. C’è rammarico. Giocando così ci potremo togliere soddisfazioni". Ora si metterà a inseguire. "Tutte corrono. Ci mancano punti. L’obiettivo è tornare in Europa, la Lazio ci deve stare, dovremo accelerare, le altre non mollano. Poi abbiamo le semifinali di Coppa Italia. Vista la Lazio delle ultime uscite dico che c’è un futuro roseo".