Domenica 18 agosto 2013 - Roma, stadio Olimpico - Juventus-Lazio 4-0 18 agosto 2013 - Supercoppa Italiana - inizio ore 21.00
JUVENTUS: Buffon, Barzagli (75' Caceres), Bonucci, Chiellini, Lichtsteiner (82' Ogbonna), Vidal, Pirlo, Marchisio (21' Pogba), Asamoah, Vucinic, Tevez. A disposizione: Storari, Marrone, De Ceglie, Isla, Padoin, Giovinco, Llorente, Quagliarella, Matri. Allenatore: Conte.
LAZIO: Marchetti, Cavanda, Biava, Dias, Radu (57' Ederson), Ledesma (57' Floccari), Candreva, Biglia, Hernanes (70' Onazi), Lulic, Klose. A disposizione: Bizzarri, Strakosha, Ciani, Cana, Novaretti, A. Gonzalez, Crecco, Kozak, Rozzi. Allenatore: Petkovic.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Di Liberatore e Cariolato - Quarto uomo Sig. Mazzoleni - Assistenti di porta Sigg. Banti e Damato.
Marcatori: 23' Pogba, 52' Chiellini, 54' Lichtsteiner, 56' Tevez.
Note: ammoniti Hernanes, Barzagli e Dias. Calci d'angolo: 4-2 per la Lazio. Recuperi: 2' p.t., 0' s.t.
Spettatori: 57.000 per un incasso lordo di euro 1.900.000.
La Gazzetta dello Sport titola: "Supercoppa, Juventus super: 4-0 alla Lazio con gol di Pogba, Chiellini, Lichtsteiner e Tevez. All'Olimpico di Roma dominano i campioni d'Italia: rete di Pogba, subentrato all'infortunato Marchisio, nel primo tempo. Poi nei primi 11' della ripresa i bianconeri segnano altre tre volte con Chiellini, Lichtsteiner e Tevez, al primo gol juventino".
Continua la "rosea": La Juventus americana è stata un’illusione estiva per i concorrenti. La squadra vera di Conte eccola qui, in Supercoppa, all'Olimpico contro la Lazio, appena il risultato conta. Pronta a sbranare l’avversario appena questi commette il minimo errore. Capita a inizio ripresa quando la difesa laziale commette una serie di leggerezze in ogni suo componente lasciando prima un contropiede con la squadra troppo scoperta su un angolo a proprio favore. Poi subendo uno sfondamento centrale infine presa a pallate, con Marchetti che prova a metterci una pezza, fino al tocco decisivo del 4-0 finale di Tevez. Da sottolineare che il contropiede lanciato da Pirlo è perfezionato da Lichtsteiner che nella posizione di centravanti trova puntuale Chellini, fino a qualche secondo prima a saltare nella propria area. Ed è ancora lo svizzero, un ex, a sfondare centralmente su delizioso tacco di Vucinic. Lazio bocciata nella sua maggiore forza finora riconosciuta: la solidità difensiva. Per Conte solo conferme dopo un’estate di dubbi. Fa bene il tecnico leccese a fidarsi dei suoi ragazzi, che lo ripagano conquistando il quarto trofeo in soli due anni solari, completando la seconda doppietta consecutiva, scudetto-Supercoppa. Nonostante l’infortunio di Marchisio, questa Juve mostra un Pogba sempre più maturo e decisivo e una squadra senza sbavature. E soprattutto una forza di gruppo granitica, con tutti a correre e aiutarsi anche quando i passaggi sono imprecisi. Persino Tevez si è sacrificato.
Squadre annunciate, con l’eccezione di Cavanda che prende il posto di Konko indisponibile all’ultimo momento. Ma la svolta, casuale, arriva dopo meno di 20’. In un contrasto di gioco duro, ma corretto, con Radu a centrocampo, Marchisio subisce una distorsione al ginocchio e deve uscire. Conte impreca, ma non ha molto tempo per farlo, perché al secondo pallone toccato il francese Pogba segna. Comincia tutto da un calcio piazzato: dai 25 metri si aspetta la "maledetta" di Pirlo, che invece lancia lo schema. Rasoterra per Lichtsteiner che da destra crossa basso, la difesa laziale respinge corto e Pogba è abile e lesto a girarsi di sinistro e battere Marchetti. E’ l’episodio che spacca la partita, che non riesce a decollare nel primo tempo. La Juve è la solita per grinta e aggressività , ma movimenti e fraseggi sono inizialmente imprecisi. La Lazio è un po' troppo attendista e non funzionano i troppi traversoni lunghi, quando invece andrebbero serviti sulla corsa gli esterni, perché Candreva ha un passo superiore ad Asamoah che soffre visibilmente. E così di occasioni ce ne sono poche. La prima la crea quel furbetto di Tevez, battendo veloce una punizione a centrocampo con Vucinic che scatta bene sulla profondità ma poi tira alto. La Lazio dopo lo svantaggio riesce a sfondare una volta con Candreva a destra, ma il suo cross teso trova in ritardo gli attaccanti. E quando, poco dopo la mezz’ora, Radu scaglia un gran sinistro diretto nel fatidico 7, Buffon vola e nel fumetto sembra di leggere: "Caro Marchetti, non è ancora tempo che io abdichi".
Gli occhi sono puntati soprattutto su Tevez, ancora un po' imballato sullo spunto, ma dal tocco fine e non lo scopriamo certo noi. Gioca stretto con Vucinic, lasciandogli la profondità e facendo il lavoro più duro di andare incontro al portatore di palla. Ancora la sua stella non brilla, ma l’assist-punizione per Vucinic e il calcio piazzato da cui scaturisce il primo gol sono opera sua. Poi firma pure il quarto gol. Di più non si può chiedere adesso. Comincia a lavorare per la squadra e Conte non può che essere felice di questo. E’ la domanda che sorge spontanea nei primi, terribili, undici minuti della ripresa. Difesa in bambola, centrali che non chiudono, riflessi lenti e la Juve azzanna senza pietà con una forza di gruppo, visto che le terze linee sono protagoniste anche in fase offensiva. La micidiale tripletta che chiude il conto fa diventare passerella l’ultima mezz’ora abbondante. Petkovic prova a ridare fiducia ai suoi (non sarà semplice assorbire questa scoppola) e inserisce Floccari, Ederson e Onazi, ma cambia poco, piuttosto è la Juve che non infierisce e concede qualcosina. Ma quando Klose riesce a involarsi verso Buffon, questi decide con la sua classe che il tedesco ai bianconeri non deve proprio segnare. Si ricomincia com’era finita. Con la Juve a festeggiare e tutti gli altri a inseguire.
Sempre dal quotidiano sportivo milanese:
Ufficiale, la Signora ha ancora appetito. Ma non quel languorino da Ambrogio dei cioccolatini, fame vera, da lupi, da afferrare gli spaghetti con le mani. La Juve si è sbranata la Supercoppa italiana: 4-0 all’ambiziosa Lazio. Un trionfo in casa d’altri. Una mostruosa dimostrazione di forza e di voglia che intimidisce chi si accuccia ai blocchi di partenza del campionato. La Juve è Bolt. La lancetta dei minuti non ha ancora fatto il primo giro e arriva il primo segnale. Un lancio lungo sta sfilando sul fondo. Radu, pressato da Vidal, protegge la palla. Il cileno, l’uomo scudetto, il più celebrato, quindi a rischio di inappetenza, non molla, gira attorno al laziale e riesce a tenere viva la palla. Al primo minuto. Questo vuole Conte. L’America è lontana. E infatti nelle motivazioni e nei tackle si riconosce subito la vera Juve che pretende il pallino e non aspetta. Tatticamente è tutto come prima. Tevez è la sola novità . Guardatelo già al 3’. Guadagna una punizione, ruba il tempo a tutti e la batte mentre la Lazio ronfa: Vucinic è solo davanti a Marchetti e spara alto. Di questi colpi da "bandito" aveva bisogno la Juve, troppo tenera davanti fino a ieri.
Vidal e Tevez. Il vecchio e il nuovo. Una squadra vincente si rafforza così: rinnovandosi nella continuità . Il gol del vantaggio lo conferma. Minuto 24’: punizione. Pirlo naturalmente sulla palla. Ne ha imbucate 5 nel campionato scorso, tutti attendono la sua parabola. Invece allarga a sorpresa per Lichtsteiner che centra basso e manda in gol Pogba. Uno schema forse perfezionato a Trigoria. Notate due cose. Il primo gol in campionato della Juve di Conte, due anni fa, al Parma, arrivò da un lancio di Pirlo per Lichtsteiner. Sulla tangenziale bresciano-svizzera Conte ha costruito tantissimo. Ecco una variazione sul tema. Seconda cosa: Pogba era entrato tre minuti prima per l’infortunio di Marchisio, immettendo la sua miscela esplosiva di tecnica e potenza. Il francese non era titolare nella stagione scorsa, dovrà esserlo quest’anno, per forza. Ci risiamo: rinnovamento nella continuità , con la fame di sempre. Il potere della Juve è tutto qui.
E la Lazio? La Lazio si è attrezzata per non specchiarsi nella Juve e attaccarne i punti deboli. In mezzo non c’è una linea a 5: Hernanes è staccato avanti per pressare Pirlo; Biglia e Ledesma staccati dietro per disegnare il 4-2-3-1 e tentare uno scherzo da Bayern alla signora, scatenando Candreva e Lulic sulle bande. L’idea è buona e giusta perché Candreva conferma gran gamba. Il problema è che i rifornimenti ai due esterni sono sporadici e quasi mai tempestivi, soprattutto perché Biglia e Ledesma si pestano i piedi. Due play nel pollaio. Il neoacquisto si muove molto (forse troppo): a volte ruba la prima impostazione a Ledesma, che dà segni d’insofferenza, più spesso si alza a comporre una sorta di 4-1-4-1. Poco ordine, poca costruzione. Petkovic dovrà riaprire il cantiere, probabilmente sfoltire la mediana e recuperare una seconda punta, perché abbandonare Klose in quel modo è uno spreco insostenibile. Lo ha fatto nel secondo tempo inserendo Floccari, ma la partita era già morta.
Dopo averla controllata nel primo tempo, la Juve l’ha uccisa con un’accelerazione tremenda, affondando nel burro: 3 gol in 5 minuti. Ogni gol racconta qualcosa. Minuto 7: Chiellini respinge un pallone nella sua area e va a segnare un centinaio di metri più in là , in coda a una splendida azione Pirlo-Vidal-Lichtsteiner. Se il "vecchio" Chiello ha ancora la voglia e la forza di farsi queste cavalcate... Minuto 9: gol transoceanico di Lichtsteiner. La rabbia con cui lo cerca e con cui lo festeggia è la conferma definitiva: sì, la Signora ha ancora fame. Minuto 11: Tevez. La maglia numero 10 della Juve ha ripreso a fare gol. L’Apache ha giocato con grande intensità e con la cattiveria che mancava. Deve sveltire la giocata al limite, perché qui non gli concedono i secondi di cui godeva in Premier, ma l’intesa che sta crescendo con Vucinic, sintonia di eletti, è una promessa di felicità per il popolo bianconero. La sesta Supercoppa italiana della Juve pareggia il record del Milan. Per Conte, lo scorso anno in castigo a Pechino, è il quarto titolo, goduto in campo. Lotito non voleva fare l’"agnello" sacrificale. Gli è toccato. A naso, toccherà a molti.
Il Corriere dello Sport titola: "E’ trionfo Juve. Allarme Lazio".
L'articolo prosegue: Eravamo rimasti alla Juve e dalla Juve ricominciamo. Quattro gol alla Lazio all’Olimpico, è suo il primo trofeo della stagione, suo per manifesta superiorità tecnica, tattica, atletica e soprattutto per mentalità . La squadra campione d'Italia ha distrutto la Lazio nei primi 12' della ripresa, quando tutto era diventato facile, fin troppo, ma ha vinto la Supercoppa nel primo tempo, quando lo scenario era ben diverso, quando occorreva preoccuparsi anche dell’avversario, non solo del proprio gioco. In quei 45 minuti, come gioco, la Juve non ha fatto niente di più della Lazio. Si è avvicinata cautamente alla porta di Marchetti, insidiato da lontano solo da Vucinic. Ma la caratteristica principale della squadra di Conte, nota da un paio di anni in Italia, è stata ribadita proprio in quel primo tempo: la Juve vince le partite pari, quelle che vanno piegate con la forza che una squadra ha dentro.
Questi quattro gol, più che sufficienti per conquistare il trofeo, il quarto dell’èra-Conte, hanno reso entusiasmante la partita ma hanno avuto soprattutto il potere di trasmettere al resto della Serie A il messaggio più temuto: la Juve ha ancora fame, ha rabbia, ha voglia, la Juve non si ferma, non si accontenta. Non aveva mai vinto in questa calda estate, quando l’ha fatto si è ricordata chi è e cosa vuole. Resta, sull’altro fronte, una brutta immagine della Lazio, sbagliata all’inizio da Petkovic e troppo arrendevole quando la Juve ha fatto la faccia cattiva. O non si è accorta cosa stava succedendo in campo o non ha avuto la forza di ribellarsi. In ogni caso, è un problema.
Nella svolta ha inciso (in positivo) anche l’infortunio di Marchisio, uscito al 21' per un problema al ginocchio. Al suo posto è entrato Pogba che ha aspettato un centinaio di secondi prima di lasciare il suo marchio sulla Supercoppa. L’azione del gol juventino ha messo in risalto la pessima disposizione della difesa laziale (già pizzicata qualche minuto prima) su punizione. Vista anche la natura dei gol incassati nella ripresa, su questo dissolversi difensivo Petkovic dovrà riflettere, presto e bene. Palla a 30 metri per un intervento (che non è sembrato falloso) di Dias su Tevez, quando Pirlo si è avvicinato per batterla gli occhi di Marchetti si sono sgranati, c’era apprensione per la "maledetta", invece Pirlo ha solo benedetto il pallone che ha toccato a destra per Lichtsteiner, abbandonato dai laziali al limite dell’area, cross, rimpallo di Radu, sinistro di Pogba, Juve in vantaggio.
Mentre Marchisio stava giocando una partita assai bloccata di fronte a Biglia, il francesino è entrato e ha cominciato a strappare, con l’esuberanza e l’arroganza dei suoi vent’anni ha creato difficoltà sul piano dinamico al centrocampo laziale. Centrocampo a cui stava mancando l’apporto di Hernanes che Petkovic aveva addossato a Pirlo. Un costruttore che doveva demolire un altro costruttore. Pirlo non lo ha sofferto più di tanto, mentre il brasiliano ha patito questo compito, tanto da non entrare mai in partita. Ne era fuori per una ragione tattica (quindi senza responsabilità ), ma anche tecnica (e qui le sue colpe erano evidenti). In ogni caso, tre registi (Ledesma e Biglia, oltre a Hernanes) in mezzo al campo erano troppi per dare velocità alla manovra della Lazio e per rientrare più rapidamente in possesso della palla.
La Lazio frullava sulle fasce, ma Candreva e Lulic concludevano spesso sbagliando misura gli attacchi sugli esterni. Preso il gol, la Lazio ha avanzato di una ventina di metri e la Juve ha aspettato con calma, cercando di far partire Tevez e Vucinic. Nella ripresa Petkovic ha spostato Hernanes dalla marcatura di Pirlo ma è stato come se tutta la Lazio si fosse spostata dalla partita, anzi, dall’Olimpico. Non c’era più. In 12' la Juve l’ha demolita, sbriciolata, annientata. Ha preso il 2-0 con un contropiede iniziato da un angolo a suo favore, contropiede lanciato da Pirlo, rifinito da Lichtsteiner e concluso da Chiellini; due minuti dopo ha incassato il terzo gol ancora in contropiede e ancora con Lichtsteiner protagonista stavolta decisivo (ma dov’era finito Lulic?) su assist di tacco di Vucinic; è stata definitivamente sepolta da Tevez nonostante la doppia prodezza di Marchetti. Petkovic aveva preparato i cambi sul 3-0 (comunque già tardi), ma Ederson e Floccari sono entrati solo sul 4-0, quando non c’era più tempo per riaccendere la luce.
Tratte dal quotidiano sportivo romano, alcune dichiarazioni post-gara:
Quattro fischioni e poteva andare peggio. E’ stata asfaltata la Lazio, troppo spocchiosa e arrogante, senza lo spirito giusto per giocare alla pari con la Juve, ma anche piena di equivoci tattici. Una resa indecorosa. La notte del 26 maggio e della Coppa Italia alzata davanti alla Roma resterà irripetibile e indimenticabile, ma adesso bisognerà guardare avanti e rimettersi a lavorare duramente, lasciando le feste ai tifosi e forse compiendo qualche scelta dolorosa. Petkovic ha chiesto scusa ai tifosi e si è assunto le proprie responsabilità . "E’ stato inguardabile, intollerabile. E vergognoso come abbiamo mollato. Tra i colpevoli mi ci metto io in prima fila: non si può perdere così, non deve più accadere". La Lazio è crollata dopo un primo tempo equilibrato e in cui aveva costruito pochissimo, evidenziando le difficoltà conosciute negli ultimi trenta metri. "Siamo crollati dopo il secondo gol. Era evitabile. Lo abbiamo preso in contropiede con un angolo a favore. Dovevamo stare meglio in campo. Ho visto un atteggiamento un po’ naif. Incassato il raddoppio, c’è stato un calo psicologico, Cinque minuti di black out e sono arrivati di conseguenza gli altri due gol" l’analisi iniziale di Petkovic, pronto a difendere Radu e Lulic. Sulla fascia sinistra ha imperversato Lichtsteiner, facendo la differenza.
L’ex laziale ha segnato e servito assist, è entrato in tutti e quattro i gol della Juventus. "E’ vero, ma i guai sono nati dopo il 2-0. Sino a quel momento la Juve non aveva costruito molto ed era passata in vantaggio grazie a una punizione dubbia. Devo dire, però, che poi non c’è stata più partita. Per i bianconeri si tratta di una vittoria strameritata". Ci sarà molto da analizzare. E può darsi che l’euforia contagiosa dell’ambiente per il derby di Coppa Italia abbia illuso la Lazio. Petkovic non s’è nascosto davanti ai microfoni della Rai. "Sicuramente dobbiamo tornare al più presto con i piedi per terra. Abbiamo vinto una finale, ora ne abbiamo persa un’altra. Forse eravamo troppo sicuri di poter fare risultati pur non essendo al 100 per cento con un’ottima Juventus". L’estate scorsa era riuscito a ricompattare la Lazio dopo alcuni rovesci nel precampionato, trovando il compromesso tra le proprie idee e le abitudini della squadra plasmata da Reja nelle due stagioni precedenti. Ieri sera è come se avesse azzerato e cancellato tutte le certezze accumulate in un anno di lavoro e culminate con il trionfo in Coppa Italia. "Abbiamo fatto degli errori, a partire da me. Ne parleremo, ci guarderemo in faccia, cercheremo di correggere e di ripartire subito. A volte è meglio perdere 4-0 una partita piuttosto che perderne tante con un solo gol di scarto".
Due gol nelle ultime cinque partite, le solite difficoltà a trovare profondità e gioco negli ultimi trenta metri, l’equivoco tattico di un centrocampo compassato e senza muscoli. Gli è stato chiesto come mai Floccari sia entrato a risultato compromesso e il tecnico bosniaco ha spiegato. "Era una partita equilibrata, che poteva essere cambiata da un episodio. Ci scusiamo con i tifosi, che si aspettavano un’altra partita, e cerchiamo di girare subito pagina". A Formello chiederà alla Lazio di reagire con vigore, domenica scatta il campionato e all’Olimpico si presenterà l’Udinese, che per tre anni di fila in classifica è arrivata davanti ai biancocelesti. Petkovic non ha avuto dubbi. "Con l’Udinese si vedrà un’altra Lazio". Ci mancherebbe.
Petkovic strigliato, subito a rapporto da Lotito e Tare. E’ successo a fine partita, il summit s’è consumato negli spogliatoi. Se il confronto è stato duro? Il giusto. La sconfitta è stata pesante, l’atteggiamento della squadra non è piaciuto, certe scelte tecniche non sono state digerite. Hernanes in marcatura su Pirlo, Gonzalez e Onazi inizialmente in panchina, sono questi alcuni dei capi d’accusa mossi dai dirigenti al tecnico. Lotito e Tare s’aspettavano una Lazio diversa, più quadrata, più solida, con più certezze in campo, quantomeno le stesse assorbite l’anno scorso, non si sono viste. Petkovic non è stato assolto, non era possibile farlo. La squadra non è stata giustificata, ci mancherebbe. Ma il primo incontro Lotito e Tare l’hanno voluto con l’allenatore per mettere in chiaro certi punti, per responsabilizzarlo, per evitare che in futuro si ripetano certi equivoci. Non ci sono crisi in atto, ma presidente e direttore sportivo si sono confrontati in modo schietto con Vlado, non a caso s’è presentato in conferenza in ritardo, dopo mezzanotte (in un primo momento l’incontro con la stampa sembrava annullato).
Lotito e Tare credono nelle scelte fatte ad inizio stagione, hanno grandi ambizioni, non faranno sconti. C’è fiducia nell’allenatore bosniaco, c’è stima per quanto ha fatto l’anno scorso nonostante il calo registrato in campionato. Sono state compiute delle scelte di mercato, è arrivato Biglia, la Lazio coi tre registi può essere una tentazione, ma la perdita di mediani di forza del calibro di Gonzalez e Onazi già in passato era stata pagata a caro prezzo. Lotito e Tare erano dubbiosi sull’atteggiamento tattico scelto nelle ultime uscite (i tre registi appunto), s’aspettano una svolta immediata. Petkovic strigliato, i giocatori in silenzio a parte Ledesma. Chiedono scusa e chiedono pazienza attraverso il caposquadra (con Mauri squalificato la fascia tocca all’argentino). Hanno la faccia a terra, i laziali: "Non impazziamo e non abbattiamoci", è l’invito di Cristian. L’hanno fatta grossa, si sono fatti umiliare dalla Juve, c’è modo e modo di perdere. Ledesma sa che l’ambiente è facilmente infiammabile, sa che la Lazio è ingiustificabile: "La sconfitta è brutta, pesante, non ci sono scuse, non ci sono alibi mentali o fisici, non c’entra il fatto che s’è giocata la prima gara ufficiale. E’ chiaro, c’è da lavorare, dobbiamo capire dove c’è da migliorare, ma non dobbiamo impazzire, non dobbiamo fare il gioco dei buoni e dei cattivi. A maggio abbiamo vinto tutti insieme, stavolta abbiamo perso tutti insieme. Sono stati commessi errori di squadra, non individuali".
Ledesma non ha cercato scuse, non ha chiesto clemenza, ma ha ripetuto il concetto più volte. La squadra ha capito d’aver sbagliato, d’essersi macchiata di errori gravi, ha promesso una reazione d’orgoglio immediata: "Pensiamo subito al campionato, all’esordio contro l’Udinese, dobbiamo rimanere tranquilli nonostante la caduta". Ecco cos’è mancato nel secondo tempo: "Siamo stati lunghi, nel primo tempo ci eravamo espressi in modo diverso, avevamo risposto colpo su colpo, era quella la gara da fare per tutti i 90 minuti". La squadra inizialmente aveva retto: "Nel primo tempo i nostri centrali difensivi sono stati eccezionali, hanno giocato uno contro uno e hanno retto. Nel secondo tempo abbiamo pagato un black-out e la partita è finita. Dovevamo essere più ordinati e quadrati, non ci siamo riusciti. Lichtsteiner affondava? Sulle fasce abbiamo sofferto perché non abbiamo fatto quadrato. Nel primo tempo sì e abbiamo dimostrato di potercela giocare".
Dalla Gazzetta dello Sport:
"Abbiamo mollato dopo il secondo gol, mi dispiace per i nostri tifosi, per l'ambiente, ci scusiamo, ma ora voltiamo pagina e cominciamo una nuova storia". Così il tecnico della Lazio, Vladimir Petkovic dopo la netta sconfitta (4-0) incassata in Supercoppa, all'Olimpico, contro la Juventus. "Potevamo evitare il 2-0, su un angolo a nostro favore abbiamo preso il gol, siamo stati un po' naif e abbiamo subito il raddoppio, poi c'è stato un calo psicologico, un black-out e sono arrivati gli altri due gol". La Lazio ha sofferto le discese di Lichtsteiner. "Sì ma dopo il 2-0, fino al 2-0 non avevano creato molto, sul loro primo gol potevamo evitare, se c'era, il fallo - continua Petkovic -, la Juve è stata più furba, ha meritato questa vittoria e quindi complimenti ai bianconeri". Una doccia fredda per la Lazio dopo un'estate vissuta in festa per il trionfo in Coppa Italia. "Abbiamo cercato di tornare subito con i piedi per terra, adesso dobbiamo subito riprenderci. Forse eravamo troppo sicuri di poter fare risultato contro questa Juve anche senza il 100% delle nostre forze, non è stato così". Tanta amarezza ma nessun dramma. "Dobbiamo fare un esame di coscienza, iniziando da me, bisogna riconoscere i propri errori, guardarsi in faccia, discutere e ricominciare da zero, il nostro cammino inizia da oggi, dopo sconfitte del genere bisogna reagire e noi sicuramente arriveremo pronti per la partita di campionato contro l'Udinese. Mi dispiace per i nostri tifosi, per l'ambiente, ci scusiamo, ma adesso voltiamo pagina e cominciamo una nuova storia. Con l'Udinese e poi con la Juve a Torino, si vedrà un'altra Lazio".
Errori, blackout, scuse ai tifosi, pronti a ricominciare. Vladimir Petkovic usa un termine inusuale, "naif", per spiegare la pesante sconfitta. Il tecnico punta tutto sul disastroso avvio di ripresa: "Abbiamo mollato dopo il secondo gol, che era evitabile. C’è stato un atteggiamento naif, non quello giusto che avevamo preparato prima della partita, cui è seguito un blackout dopo il 2-0. Fino a quel momento, la Juventus non aveva creato chissà cosa. Era andata in vantaggio in seguito a un calcio di punizione per un fallo evitabile, se c’era, è stata più furba. Poi, il nostro calo è stato decisivo. Forse ci siamo mostrati anche un po’ troppo sicuri contro una Juve che si può comunque battere anche se non si è al 100%". Troppa euforia dopo la vittoria in Coppa Italia? Necessità di tornare coi piedi per terra? Petkovic non ha dubbi: "Abbiamo cercato di non esaltarci dopo aver vinto la Coppa Italia, cercheremo di non buttarci giù dopo aver perso la Supercoppa. Dobbiamo fare un esame di coscienza, tutti quanti, io per primo, perché abbiamo commesso troppi errori, c’è bisogno di guardarsi in faccia, discutere e ripartire da zero, reagire e rimettersi in carreggiata". Resta un 4-0 difficile da digerire. Petkovic prova a consolarsi. "Meglio perdere una sola partita in questo modo che tante per 1-0". Restano comunque i dubbi sulle mosse tattiche del tecnico laziale, come l’ingresso di Floccari solo sul 4-0. Petkovic prova a difendere le sue scelte, ma l’impresa è obiettivamente difficile. "La partita era equilibrata, poteva essere decisa anche da un episodio. Stavo aspettando il momento giusto per inserire Floccari, ma c’è stato il blackout e a quel punto tutto era compromesso. Chiedo scusa ai nostri tifosi, voltiamo pagina. Contro l’Udinese e contro la stessa Juve in campionato, sarà un’altra Lazio, lo assicuro".