Domenica 23 marzo 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Milan 1-1 23 marzo 2014 - Campionato di Serie A - XXIX giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Berisha, Konko, Biava, Novaretti, Radu, A. Gonzalez (87' Mauri), Ledesma, Biglia (79' Onazi), Candreva, Perea (54' Lulic), Keita. A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Cana, Cavanda, Pereirinha, Felipe Anderson, Kakuta, Postiga. Allenatore: Reja.
MILAN: Amelia, De Sciglio (84' Bonera), Mexes, Rami, Constant, Essien, De Jong, Honda (54' Balotelli), Poli (76' Muntari), KakĂ , Pazzini. A disposizione: Coppola, Gabriel, Zapata, Zaccardo, Emanuelson, Birsa, Taarabt, Saponara, Robinho. Allenatora: Seedorf.
Arbitro: Sig. Rocchi (Firenze) - Assistenti Sigg. Barbirati e Marzaloni - Quarto uomo Sig. Tasso - Assistenti di porta Sigg. De Marco e Merchiori.
Marcatori: 43' Konko (aut), 61' A. Gonzalez.
Note: ammoniti Perea, Ledesma, Essien, Poli, Lulic. Angoli: 6-3. Recuperi: 2' p.t., 5 s.t..
Spettatori: 35.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Ossigeno per Seedorf".
Continua la "rosea": La sentenza Seedorf è rinviata. Di settantadue ore. A Firenze, dove nel frattempo hanno inquadrato il Napoli nel mirino, mercoledì sera. E’ lì che il Milan, sopravvissuto a un mediocre 1-1 con la Lazio nell’Olimpico della contestazione biancoceleste deciderà il futuro prossimo del proprio allenatore. L’autorete di Konko sul finire del primo tempo e il colpo di testa di Gonzalez al quarto d’ora della ripresa fissano il risultato di una partita prima orribile e poi appena decente. Risultato giusto, che solo l’ingresso in campo di Balotelli, peraltro quando il Milan era ancora in vantaggio, avrebbe potuto modificare. Il solo gesto tecnico da salvare della serata è infatti il suo tiro da fuori area, praticamente da fermo, che s’infrange sul palo alla destra di Berisha. Qualcosa di simile s’era visto sul finire di Milan-Bologna 1-0, venerdì 14 febbraio. Solo che quel pallone era terminato in porta, ed era stata scritta tutta un’altra storia. Questa, che era e resta soprattutto la storia di Seedorf, deve essere ancora scritta e la serata romana non aggiunge nulla a quanto già si sapeva.
L’impegno, quello sì. Difficile dire però se quale omaggio al commissario Galliani o piuttosto quale prova di attaccamento (?) al mister. Il resto, poca cosa. Da una difesa capace di prendere gol col doppio colpo di testa di Biglia e Gonzalez, due soldi di cacio, a una metà campo diligente ma nella quale non si accende mai la fiammella della qualità , a un reparto offensivo dove a forza di mischiare le carte ci si raccapezza solo ogni tanto. Poco fiato e poche idee. Primo corner del Milan, minuto 37’ del secondo tempo, primo e ultimo tiro nello specchio della porta, il palo di Balotelli, minuto 38’. Perché l’autogol di Konko arriva da un cross di Kakà , niente di più che un cross. Rispetto al catastrofico ko col Parma, quarto della serie, Seedorf cambia più di mezza squadra. Fuori Abbiati, squalificato, Abate e Montolivo, infortunati, Bonera, Emanuelson e soprattutto Balotelli per scelta tecnica. E’ la seconda panchina del Balo con Seedorf, ma la prima a Udine era servita per preservarlo (si fa per dire) per Madrid. Amelia, De Sciglio, Rami e Constant ridisegnano così la difesa in cui l’unico superstite è Mexes, ma cambierà poco, mentre confermata la cerniera dell’usato sicuro Essien-De Jong, è davanti che si fanno largo Honda, settore di destra, e Pazzini. E’ un 4-2-3-1 curioso e abbastanza inspiegabile nella sua versione offensiva, con Poli, l’unico capace di velocizzare la manovra con la corsa e con giocate di prima, che giostra quale vertice basso di un triangolo destrorso con Honda e Pazzini, mentre Kaka viene abbandonato dall’altra parte a se stesso e a interminabili conciliaboli con Seedorf che cominciano già dopo 10’. Il fronte offensivo sinistro del Milan è talmente non frequentato che infatti la prima volta che Kakà si profila da quelle parti ne esce fuori, sia pure fortunoso, il gol.
Nella ripresa, Seedorf col Milan in vantaggio decide comunque di metterci mano: dentro Balotelli per Honda ma alle spalle di Pazzini, con Poli dirottato a sinistra e Kaka a destra, e poi Kakà in mezzo e Balotelli a destra, dove dopo l’1-1 combinerà le cose migliori mostrando a Seedorf che forse la strada del binomio con Pazzini vale la pena di essere percorsa. Sensazioni, sia ben chiaro. E non certezze. Capitolo Lazio. Non è facile giocare con mezzo stadio che ha altro cui pensare che non sostenere la propria squadra. Lotito è una vittima predestinata, Seedorf, che nientemeno che 7 anni fa disse la frase sbagliata sull’omicidio Sandri tentando poi invano di rettificare il tiro, è oggetto di buuuu corali che si saranno sentiti fino a San Pietro. E’ chiaro che il secondo diventa un pretesto per colpire il primo, così da far guadagnare alla Lazio una probabile chiusura della curva per domenica col Parma. In questo contesto, e con di fronte un Milan a lungo paralizzato, la Lazio balbetta calcio. Klose ha dato forfait all’ultimo momento e Perea ne fa rimpiangere le mosse felpate nell’altrui area. Il 4-3-3 di Reja è destinato a poggiare sugli estri di Candreva e Keita. Il secondo si accende ma invano all’inizio, il primo lo fa in grande stile nella ripresa, quando Reja toglie l’inutile Perea, sposta Keita centravanti e allarga la Lazio con Lulic sulla corsia di sinistra. Le maglie difensive del Milan si tendono troppo, ed è lì in mezzo che Biglia e Gonzalez confezionano l’1-1 sul cross di Candreva. E poi ti domandi perché a Madrid con l’Atletico è finita 4-1.
Il Corriere dello Sport titola: "Gonzalez-gol un piccolo pari. Il Milan va in vantaggio grazie a un’autorete di Konko. L’uruguaiano fa 1-1, poi incredibile palo di Supermario".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Dalla centrifuga della vigilia (tra ultimatum e messa a tutela di Seedorf in casa milanista e scontri di trincea in quella laziale) e da quella dell’Olimpico, ribollente di una rabbia senza uscita, esce alla fine un pari che non si capisce bene a chi serva. La Lazio riagguanta un Milan trovatosi in vantaggio grazie a un autogol di Konko, su tiro-cross di Kakà , alla fine del primo tempo, con una testata di Gonzalez nella ripresa che di certo scalda appena un po’ il proprio stadio, senza ricucire fratture insanabili, restando a -5 da Inter e Parma. Per parte sua il professor Seedorf si gusta un brodino tiepido, che comunque lascia il suo Milan nell’acqua alta, a -42 dalla Juve, a 11 dalla zona Europa League, dodicesimo in classifica, scavalcato anche dalla Samp. Ha forzato anche il gioco, Seedorf, che sull’1-0 a proprio favore ha inserito Balotelli accanto a Pazzini, cercando di chiudere il conto, subendo invece il pareggio laziale. E’ pur vero che Mario, contestato a un certo punto dai suoi stessi compagni per un’azione sbagliata, ha colpito un palo clamoroso. Ma anche la Lazio nel finale ha buttato via alcune ripartenze.
Prima, l’unico momento in cui la Nord è sembrata perdersi serena nella magia di una traiettoria amica è stato durante il volo dell’aquila Olimpia, prima del via. Poi per un tempo è stato un unico coro, persistente, alternato di insulti battenti, prima a Seedorf poi a Lotito, soffermatisi poi sul solo presidente biancoceleste, apostrofato senza pietà . Come sia possibile giocare in un clima simile resta a noi misterioso. Soffocata dalla critica, la Lazio, e dalla paura, il Milan: in queste condizioni il pallone si è mosso con difficoltà , in un ritmo sofferto. Come se non bastasse Reja, già privo di Marchetti, si è ritrovato all’ultimo senza Dias dietro e senza Klose davanti, entrambi bloccati dal mal di schiena. Il tecnico si è affidato così a un tridente offensivo basato sulla coppia laziale futuribile, Perea in mezzo, più Keita a sinistra, completati da Candreva a destra. Non è che il Milan, per parte sua, sia sembrato all’inizio in grado di sfruttare il campo "favorevole". Troppa la tensione sui rossoneri, reduci da 4 ko consecutivi, Champions compresa, alle prese con la crisi Seedorf, per saltare sopra la Lazio boicottata. L’allenatore dei rossoneri ha riproposto un assetto assai meno ambizioso delle sue intenzioni iniziali, compiendo la scelta che molti si aspettavano: Balotelli escluso, in panchina, fiducia a Pazzini, con alle spalle Poli, cercando qualità in Honda e Kakà e forza e contrasto in Essien e De Jong.
Ma al di là delle scelte, Lazio-Milan ha vivacchiato su piccoli colpi d’incontro (più un paio da giallo, il peggiore quello di Perea su Rami), con i padroni di casa (?!) che hanno cercato a destra il binario giusto, con poca fortuna data la condizione involuta di Candreva, mentre il Diavolo è rimasto accucciato, a difesa di Amelia, con il solo Kakà che prima ha discusso con Seedorf sul dafarsi, e poi ha cercato di organizzare la fase offensiva dei suoi, muovendosi su tutto il fronte d’attacco, più vicino a Pazzini rispetto a Poli. Quando sembrava tutto pronto per il riposo, il match ha avuto due fiammate, ma solo una decisiva. Prima la Lazio si è illusa di un vantaggio con Novaretti (40'), bravo a bruciare tutti di testa su cross di Radu, però senza esito per la posizione di fuorigioco attivo di Biava. Tre minuti ed è stato il Milan a passare in vantaggio, con Kakà lesto a sfruttare un’uscita sbagliata degli avversari, e, ricevuta la palla da Pazzini, puntato Gonzalez, lo ha bruciato, calciando in mezzo, e trovando la complicità determinante di Konko, che con un tocco maldestro ha messo la palla tra palo e Berisha. Brutto colpo per Reja. Che non ha cambiato niente, però in avvio di ripresa, aspettando la mossa di Seedorf. Come detto, il milanista ha tolto Honda (impalpabile ancora una volta) per Balotelli (13'): dal 4-2-3-1 al 4-3-1-2. La Lazio ha risposto con Lulic per il tenero Perea. E ha avuto ragione. Perché a destra Candreva in questa fase ha ritrovato gamba e profondità : da un suo cross tagliato è nato il pari di Gonzalez, con un assist volante di Biglia, e tutta la difesa rossonera fuori tempo. E’ il momento peggiore per il Milan, che rischia il naufragio (sempre su percussioni di Candreva) e trova il tempo di litigare con Balotelli, capace comunque di un guizzo dei suoi (37'), che non ha fortuna (palo); come il forcing finale della Lazio, vanificato ancora da Candreva e Onazi.
Il Messaggero titola: "Lazio, un punto è poco".
Prosegue il quotidiano romano: Nella serata delle contestazioni finisce con un pareggio che non cambia gli orizzonti delle squadre. La Lazio conferma le difficoltà a vincere in casa (nelle ultime cinque, ha battuto solo il Sassuolo) e resta a meno 5 dall’Europa, il Milan mette fine alla serie di sconfitte, salva la panchina a Seedorf, ma non esce dalla crisi di fondo. I tifosi biancocelesti prendono di mira sia il presidente Lotito che il tecnico olandese e lo fanno in maniera colorita e continua per tutta la prima parte. La partita, intanto, vivacchia senza sussulti per lunghi tratti. Reja deve rinunciare a Klose e Dias, Seedorf rivoluziona metà formazione: fuori Emanuelson, Zapata, Muntari, Taarabt, Balotelli, dentro Mexes, Constant, Essien, Poli, Pazzini. Un Milan riveduto e corretto per interrompere l’incredibile sequela negativa. Sul piano della manovra, però, la squadra stenta incredibilmente a costruire perché mancano qualità e movimento. Raramente, negli ultimi decenni, il centrocampo dei rossoneri è apparso così scadente, senza interpreti in grado di far lievitare il tasso tecnico.
La Lazio prova a fare la partita ma non è aggressiva e gioca sotto ritmo, favorendo la tattica difensiva degli ospiti. Candreva e Keita sono gli unici che provano a fare qualche accelerazione sulle corsie esterne ma, quando scodellano palla nel cuore dell’area, manca il centravanti che finalizzi, perché Perea, sempre enucleato dalla manovra, si fa notare soltanto per un fallaccio su Rami sul quale rischia il rosso. Spettacolo deprimente, senza squilli, con due formazioni che appaiono senza idee, timorose nel gestire il pallone e che badano più a coprire che a offendere. La Lazio non incide quando prova ad affondare, il Milan aspetta di ripartire negli spazi: il canovaccio tattico non cambia. La sfida si ravviva nel finale di primo tempo, con due episodi che lasciano il segno sul risultato. Novaretti (41’) segna di testa ma il guardalinee sbandiera il fuorigioco di Biava, che appare passivo. Nell’azione successiva il Milan passa in vantaggio con una buona dose di fortuna: Kakà lascia sul posto Gonzalez e sul tiro-cross del brasiliano c’è la deviazione di spalla di Konko che prende in controtempo Berisha e finisce in rete.
Reja, deluso della prova offerta dall’impalpabile Perea, decide di cambiare assetto offensivo: toglie il colombiano, sposta Keita a fare la punta centrale e inserisce Lulic sulla fascia sinistra. La mossa si rivela indovinata perché Lulic garantisce una flebo di energia alla squadra, impugna subito la gara agitandola con veloci incursioni. Finalmente l’incontro decolla, la Lazio appare rivitalizzata, copre meglio il campo e attacca con maggiore convinzione, meritando il pareggio: cross di Candreva, palla che sfiora Biglia e finisce nella zona di Gonzalez pronto a deviare di testa nella porta dell’incolpevole Amelia. Seedorf, rinnegando le convinzioni, decide di giocare con due attaccanti di ruolo, così toglie Honda per affiancare Balotelli a Pazzini. Il Milan, con un centrocampo tutto muscolare: De Jong, Essien, Muntari, che rileva Poli quando l’allenatore olandese decide di accontentarsi del pareggio, non ha né il fosforo, né i piedi buoni per impostare qualche trama di livello e si affida a sporadici spunti personali. L’incontro comunque si accende sul piano fisico e diventa più intensa, Gonzalez divora una buona occasione, indugiando troppo al momento di tirare, emulato da Pazzini, che alza davanti a Berisha un tocco sotto misura. Balotelli protagonista al 38’ con un diagonale, forte e radente, che si stampa sul palo ma l’ultimo sussulto è di Onazi che calcia alto un prezioso invito di Keita. La sfida tra le deluse conferma il trend di una stagione nella quale c’è davvero poco da salvare.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La notte dei rimpianti. Il gol annullato a Novaretti, l’autorete di Konko, la rimonta di Gonzalez, il raddoppio fallito nel finale da Onazi e Candreva. Il pareggio non può accontentare Reja, perché la Lazio ha mancato l’occasione per accorciare le distanze da Parma e Inter. La rincorsa all’Europa League resta complicatissima. "La prestazione l’abbiamo fatta. Meritavamo miglior sorte. Siamo in ritardo, il Parma aveva pareggiato, dovevamo approfittarne. Abbiamo cercato di vincerla, purtroppo non siamo stati capaci di finalizzare" ha spiegato il friulano, sottolineando lo scarso peso in attacco. Ieri mattina, dopo la rifinitura, ha perso Klose, bloccato dal mal di schiena. La Lazio ha cercato di aggirare la difesa del Milan. "Ci sono state ottime sovrapposizioni, ma non siamo arrivati a concludere. Klose è venuto meno, è il nostro terminale offensivo, ha stazza. Perea è bravo, ma ancora giovanotto. Ho provato nella ripresa accentrando Keita, bravo ma senza peso. E non è il suo ruolo. Mi tengo la prestazione. Ottima. Mi soddisfa perché da tempo ci stiamo esprimendo bene" ha aggiunto Reja. Meglio la ripresa. La partita era iniziata sotto ritmo, forse condizionata anche dal clima dell’Olimpico. La Curva Nord non aiuta, semmai il contrario. Il friulano ha glissato. "Forse è iniziata così perché sia noi che il Milan eravamo titubanti, troppo timorosi, nonostante noi venissimo dalla vittoria di Cagliari. Nella ripresa abbiamo alzato il ritmo e cambiato marcia, creando diverse volte i presupposti per il raddoppio. La Lazio avrebbe meritato di vincere. Abbiamo costruito più opportunità dei rossoneri".
La squadra biancoceleste si è trasformata dopo l’intervallo. La chiave tattica negli inserimenti dei centrocampisti e nella velocità d’esecuzione al cross. "Sulla fascia destra, dove Kakà si accentrava, avevamo libertà per spingere, ma nel primo tempo non c’è stata la convinzione giusta per mettere il pallone nel mezzo. E poi non si accompagnava con i due centrocampisti. Restavamo al limite dell’area di rigore del Milan. Si poteva fare di più. Forse esisteva il timore di sbilanciarsi. Sotto di un gol, nella ripresa è venuta fuori la vera Lazio". Con l’ingresso di Lulic, Reja ha aggiunto sostanza e ha preso il controllo della partita. Davanti mancava qualcosa. Edy ha provato spostando in area di rigore il talento cresciuto nella Cantera del Barcellona. "Keita è più un attaccante esterno, si accentra e va alla conclusione di destro oppure va sul fondo per il cross di sinistro, gli è venuto bene anche nel primo tempo. In mezzo si perde. E’ più adatto ad attaccare sulle zone laterali" Vince soprattutto in trasferta la Lazio di Reja. In casa solo un successo con il Sassuolo, tre pareggi e una sconfitta. "Non so se la squadra fatica a costruire, mi sembra non abbia fatto fatica con il Milan. Queste partite, però, si vincono con freddezza in zona conclusiva. In altre occasioni sapete quale clima abbiamo trovato all’Olimpico. Nel primo tempo sembrava di stare a teatro, non si sentiva partecipazione alla partita e neppure critiche. Era un’atmosfera irreale. Nella ripresa mi ha fatto piacere che la gente abbia apprezzato la reazione della Lazio e applaudito. E’ stato un bel segnale. Spero che la gente ora stia più vicino alla squadra". E’ tornato ad approfondire il tema dell’attacco. "Centralmente diventa difficile bucare, abbiamo ottime caratteristiche sulle zone laterali. Proviamo queste soluzioni. Dico di partecipare ai centrocampisti con gli inserimenti. Qualche volta ci riesce. Dove lo pesco il centravanti? Abbiamo Klose e Perea. C’è Postiga, ma lavora con noi solo da una settimana ed era affaticato dagli ultimi giorni di lavoro pesante. Da domenica prossima spero di poterlo impiegare". Dietro promosso Novaretti. "E’ un ottimo giocatore. Ha stazza fisica e piedi buoni. Aveva fatto anche gol. Sarebbe stata un’iniezione di fiducia. Il gol? Non l’ho visto, ma Biava era in fuorigioco. Fosse andato dentro quel pallone..."
Una beffa, così l’ha definita Ledesma, anima e leader di questa Lazio, abbandonata dalla Curva Nord e costretta a rincorrere l’Europa League in un clima ostile e avvilente, quasi l’Olimpico rifiutasse la festa per dare peso e sostanza alla contestazione. Le partite in casa si trasformano in una ripida salita e in un affanno continuo, ogni svarione viene sottolineato dal "guarda che hai fatto", come se tutti aspettassero un errore dei giocatori sul campo per accusare la società . Sarà un caso, ma l’episodio chiave è arrivato verso la fine di un primo tempo che sarebbe stato il caso di toccare ferro e ogni genere di amuleto. "La beffa è stato il gol del Milan. Un cross che non diceva niente e senza alcun pericolo è andato in porta" ha raccontato Ledesma. La vera partita c’è stata nella ripresa. "Abbiamo reagito alla grande. Ci sono state azioni che partivano da una fascia e si chiudevano dall’altro lato del campo. Peccato per il risultato. La reazione è arrivata dopo lo svantaggio. Quel ritmo e la stessa aggressività sarebbe servita dal fischio di inizio." Si complica la rimonta in classifica. "Guardiamo avanti. Visto come va il campionato, per nessuno è facile. Quando abbiamo perso con l’Atalanta sembrava la fine del mondo, invece anche l’Inter è uscita sconfitta. Bisogna guardare avanti. Nonostante il pareggio con il Milan, crediamo ancora nella qualificazione all’Europa League". Non è entrato nel merito della contestazione. Ledesma è concentrato sul campo. "Non siamo dalla parte della società , né da quella dei tifosi. Noi scendiamo in campo e proviamo a fare il nostro lavoro nel migliore dei modi. Il nostro unico obiettivo è di arrivare in Europa League e così riportare i tifosi allo stadio". Mercoledì servirà un’impresa a Marassi. "Partita difficile. Il Genoa si è tirato fuori da una brutta situazione e gioca con tranquillità . E’ una squadra tosta, esperta".
Capitolo Candreva. Determinante la spinta del centrocampista azzurro sulla fascia destra. "Siamo stati puniti al primo episodio, poi abbiamo reagito benissimo e c’è stata tanta sfortuna nel secondo tempo. Meritavamo di vincere. E’ difficile centrare la qualificazione in Europa League, ma restiamo in corsa e lotteremo sino alla fine per centrare l’obiettivo. Peccato, una vittoria ci avrebbe permesso di dare uno scossone al campionato". Sul tema della contestazione, Antonio ha assunto la stessa linea di Ledesma. Diplomazia misurata. "Il clima non influisce sulle prestazioni, anche se sappiamo che giocare in queste condizioni non è ottimale, perché abbiamo una tifoseria calda che può darci una spinta. Dobbiamo restare concentrati sul campo". C’è da chiedersi perché la Lazio ha cominciato la partita con il freno tirato. "Nei primi venti minuti non abbiamo osato, forse eravamo poco convinti. Tante occasioni non sono state sfruttate al meglio, ma abbiamo fatto la partita".