Lunedì 9 febbraio 2015 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 0-1 Campionato di Serie A - XXII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Cana, Radu, Cataldi, (29' Berisha), Biglia, Parolo, Candreva (46' Felipe Anderson), Klose, Mauri (81' Keita). A disposizione: Strakosha, Mauricio, Novaretti, Konko,Cavanda, Onazi, Ledesma, Ederson, Perea. Allenatore: Pioli.
GENOA: Perin, Roncaglia, De Maio, Izzo, Rincon, Bertolacci, Kucka, Edenilson, Iago Falque (75' Tambè), Perotti (78' Lestienne), Niang (71' Pavoletti). A disposizione: Lamanna, Sommariva, Ariaudo, Bergdich, Mandragora, Laxalt. Allenatore: Gasperini.
Arbitro: Sig. Gervasoni (Mantova) - Assistenti Sigg. Di Liberatore e Longo - Quarto uomo Sig. De Pinto - Assistenti di porta Sig. Russo e Abisso.
Marcatori: 30' Perotti (rig).
Note: espulso al 29' Marchetti per fallo su occasione da rete. Ammoniti: Mauri e Candreva per comportamento non regolamentare, Cana, de Vrij, Bertolacci, Roncaglia, De Maio e Pavoletti per gioco scorretti. Angoli: 4-1. Recuperi: 4' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 25.000 circa con 10.986 paganti e 17.369 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "Semaforo rosso, Niang blitz, Perotti gol: il Genoa rivede l'Europa. Gasp ride: il francese provoca il rigore trasformato dall'argentino. Espulso Marchetti, altro stop per i biancocelesti: addio terzo posto".
Continua la "rosea": Genoa, ancora Genoa e per la Lazio è notte fonda. La squadra di Gasperini sbanca l'Olimpico e coglie l'ottava vittoria consecutiva nei confronti di campionato con i romani. Una serie incredibile, iniziata dopo la famigerata vittoria dei biancocelesti per 4-2 nel maggio 2011, quella di Mauri e del calcioscommesse, per la cui inchiesta la Procura di Cremona proprio ieri ha chiuso le indagini. Parlare di maledizione è il minimo per la squadra di Lotito che, ormai, quando vede il rossoblù genoano, sa già in anticipo come finirà la partita. Il Genoa si riscatta nel segno dell'8. Perché otto sono le vittorie consecutive contro la Lazio. Ma anche perché, dopo sette partite senza successi, all'ottava partita la formazione di Gasperini torna alla vittoria. Un successo pienamente meritato, a differenza di quello dell'andata quando la Lazio dominò per gran parte della gara e poi a pochi minuti dal gong subì il gol-beffa di Pinilla. A Roma, invece, è il Genoa che fa la partita, anche se l'inizio è in salita, perché nei primi minuti la Lazio ha due palle-gol grandi così (palo di Biglia su punizione e miracolo di Perin su Candreva). Ma poi, passata la sfuriata iniziale dei padroni di casa, il centrocampo rossoblu sale in cattedra grazie ai muscoli di Kucka e all'inventiva di Bertolacci. Il Genoa toglie respiro ed iniziativa alla squadra di Pioli e prende in mano la partita. La prima avvisaglia, per Marchetti, arriva da una punizione di Niang. Il portiere sventa, ma nulla può alla mezzora quando lo stesso ex milanista, pregevolmente imbeccato da Bertolacci, gli si presenta tutto solo. Il portiere lo travolge e l'arbitro Gervasoni non può che decretare il rigore (che Perotti trasforma) e il cartellino rosso per Marchetti. La partita, che per la Lazio si era già messa in salita, a questo punto diventa una specie di monologo genoano. La squadra di Gasperini ha solo il torto di non chiuderla. Troppo timida nelle ripartenze e troppo imprecisa quando si presenta a tu per tu con Berisha (vero Iago Falque?).
Errori che potrebbero anche costare caro perché la Lazio, pur in inferiorità numerica, qualcosa tenta comunque di combinare. E a metà ripresa va vicinissima al pareggio con Mauri che, lanciato da Klose, colpisce il palo a Perin battuto. Una perla isolata, però, perché prima e dopo i biancocelesti non vanno oltre qualche mischia in area. Troppo lenta la manovra (certo, l'uomo in meno pesa), troppo tardivo l'ingresso di Keita che, nel finale, insieme con Anderson (subentrato a Candreva dopo l'intervallo) un po' di apprensione alla retroguardia genoana la mette. La Lazio, però, è un'altra squadra rispetto a quella brillante che appena un paio di settimane fa aveva battuto il Milan per due volte nell'arco di 72 ore. Dopo il k.o. di Cesena, un'altra sconfitta, l'ottava in campionato, che mette fine ai sogni di Champions. E come sempre accade in questi casi, nei giocatori, stanchi e delusi, subentra pure il nervosismo. Alla fine, oltre al rosso per Marchetti, saranno quattro i gialli (cinque invece gli ammoniti genoani). C'è da dire che Gervasoni, fin troppo fiscale, non fa molto per evitare che il nervosismo serpeggi. Ma sulle decisioni importanti (il rigore, il gol annullato nel finale per fuorigioco a Lestienne) vede bene. Bravo, l'arbitro, anche a invitare verso al fine del primo tempo lo speaker dello stadio a interrompere i buu della curva nord laziale a Niang. Solito malcostume che, peraltro, non incide minimamente sulla prova dell'ex milanista che, alla fine, risulta il migliore in campo. Lui non c'era nelle precedenti sette vittorie di fila del Genoa sulla Lazio. Ma si è adeguato subito alla tradizione. Il suo movimento manda costantemente in confusione la retroguardia laziale. E non è un caso che il Genoa rallenta (e soffre pure un po') solo nel finale quando Gasperini lo toglie per coprirsi le spalle. Il tridente leggero, senza ariete funziona.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio KO rigore e veleni. Passa il Genoa, biancocelesti in 10 (espulso Marchetti) nove ammoniti, ma nel finale Mauri sfiora il pareggio".
Continua il quotidiano sportivo romano: La Lazio si è fermata, non solo perché il Genoa si è trasformato in un sortilegio. Otto sconfitte negli ultimi otto confronti diretti in campionato. La maledizione dura da quattro anni, ironia della sorte s'è consolidata nel giorno in cui la Procura di Cremona ha chiuso l'indagine per le scommesse su Lazio-Genoa del maggio 2011. Preziosi si rialza ogni volta in cui incontra Lotito. Gasperini non vinceva da due mesi (a Marassi con il Milan, era la quattordicesima), Pioli è sempre più lontano dal Napoli e dalla zona Champions. Seconda sconfitta di fila dopo il crollo inspiegabile di Cesena, l'impressione è che dovrà lottare anche per entrare in Europa League. Passi indietro nel gioco, diventato troppo prevedibile. Difesa ballerina (con De Vrij in ritardo di condizione) e troppo nervosismo, giustificato solo in parte dalla direzione di Gervasoni. L'episodio contestato è all'inizio della partita, sul resto si può discutere l'eccesso di protagonismo: ha generato nervosismo invece di controllare la partita (un rosso e nove cartellini gialli). Vittoria meritata per il Genoa, da salvare lo spirito della Lazio. In inferiorità numerica per un'ora, ha cercato il pareggio sino in fondo. Mauri ha colpito un palo, gli ingressi di Felipe Anderson e Keita non sono bastati. Discutibile la sostituzione di Cataldi dopo l'espulsione di Marchetti, Pioli ha perso il controllo del centrocampo.
E' stata vera Lazio solo nei primi dieci minuti, quando si è avventata con furore e determinazione sulla preda. Pioli voleva mettere subito sotto pressione il Genoa e l'episodio chiave si è consumato dopo un minuto e quindici secondi. Klose è andato in pressing su De Maio e ha vinto il contrasto, Candreva ha recuperato il pallone e si è lanciato verso Perin. Gervasoni ha fermato il gioco assegnando un calcio di punizione (inesistente) al Genoa e di fatto annullando un probabilissimo gol. L'Olimpico ha inveito e sul campo è subito calata una cappa di nervosismo capace di condizionare la partita. I contrasti erano duri, spigolosi. Sui nervi la squadra biancoceleste ha continuato ad attaccare, ha sfondato nelle uniche due occasioni in cui è riuscita a verticalizzare il gioco, senza trovare il gol, perché Perin si è superato sulla punizione di Biglia e sul diagonale ravvicinato di Candreva. Superata la burrasca, il Genoa è riemerso. Gasp aveva indovinato le mosse difensive. Perotti finto centravanti per disturbare Biglia e poi la catena degli esterni (a sinistra Niang ed Edenilson, a destra Perotti e Rincon) per accorciare su Radu e Basta. Il risultato? La Lazio non riusciva ad avviare l'azione e distendersi, era controllata a specchio dal Genoa, che contrastava sulla linea di centrocampo. Impossibile passare anche perché il calcio di Pioli ha un limite evidente: toglie agli esterni offensivi (soprattutto Candreva, a sinistra non c'è nessuno) l'ampiezza nel ricevere palla e puntare l'uomo per creare la superiorità numerica. Ci vuole movimento, tanto movimento per smarcarsi e dettare il passaggio. Ma il dinamismo e le coperture del Genoa ieri sera funzionavano benissimo.
La partita si è riequilibrata, la Lazio insisteva nel giro-palla, spesso rifugiandosi nel retropassaggio verso la linea difensiva, mentre il Genoa cominciava a cercare gli spazi per ripartire, conoscendo benissimo i difetti dei biancocelesti. Così è arrivato il gol. De Vrij e Cana sono stati ingannati dal lancio in profondità di Bertolacci, Niang era tenuto in gioco da Radu. Marchetti è uscito a valanga e ha steso l'ex rossonero. Inevitabile il cartellino rosso (nonostante il tiro fosse finito fuori) e il rigore, trasformato da Perotti. Pioli è stato costretto a inserire Berisha e ha tolto Cataldi, passando al 4-4-1 con Klose davanti. La squadra biancoceleste da nervosa è diventata isterica, nell'ultimo quarto d'ora sono fioccate le ammonizioni con Gervasoni contestatissimo dall'Olimpico e la minaccia di una sospensione dopo gli ululati razzisti nei confronti di Niang. Dopo l'intervallo Pioli ha sostituito Candreva e ha rilanciato il brasiliano, che non giocava dal derby con la Roma. La partita era in pugno al Genoa che ha continuato a controllare e ha cercato a lungo il raddoppio per chiudere il conto. Iago Falque, lanciato da Niang, ha angolato troppo il suo tiro e ha sparato fuori. Due minuti dopo ha sprecato un'altra occasione, stoppato da Berisha. La Lazio cercava di tenere il campo, di combattere, trasformando qualche pallone sporco in occasioni per segnare, la più limpida al 22': sulla spizzata di Klose, Mauri è arrivato in corsa e ha tirato dal limite. Sinistro respinto dal palo. Il finale è stato tutto della Lazio, che si è gettata in avanti con ardore e coraggio, sputando l'anima e trovando (solo negli ultimi minuti) le invenzioni di Keita, sganciato troppo tardi da Pioli.
Il Messaggero titola: "Lazio, la Champions resta un miraggio".
Continua il quotidiano romano: Ci vorrebbe un esorcista per battere il Genoa. Il Grifone è proprio una maledizione per la Lazio, che ha subito l'ottava sconfitta consecutiva. Così gli spettri, che allignavano sugli spalti, si sono concretizzati al 27' quando Marchetti ha atterrato goffamente Niang lanciato in gol, nel cuore di una difesa imbalsamata: rigore e rosso al portiere. E la partita, già complicata, diventava un Everest per la squadra di Pioli, apparsa subito in serata opaca, senza smalto e con poche idee a centrocampo. Per far posto a Berisha il tecnico sacrificava il giovane Cataldi. La squadra, però, accusava il colpo e non riusciva a organizzare la manovra: Biglia sbagliava una quantità di palloni, Mauri non si accendeva mai, Candreva era falloso e troppo enucleato dal gioco. Mancava il movimento senza palla, l'elemento che dettasse il passaggio e questo rendeva facile il pressing ospite, sempre feroce, portato su ogni zona del campo. Una Lazio statica, innervosita e priva di quella determinazione necessaria per rimettere in piedi una gara sempre più difficile. Il Genoa, ordinato e aggressivo, poteva sfruttare con agio la superiorità numerica e avere costantemente l'uomo in più in mezzo al campo. Il problema principale dei biancocelesti era nella fase d'impostazione, sicuramente migliorata nella ripresa quando Biglia ritrovava un po' di lucidità e quando l'ingresso di Anderson garantiva maggiore velocità.
Purtroppo non c'è stata la coralità del gioco, affidata troppo alle individualità, all'improvvisazione. Non è mancato comunque il cuore, però non è bastato anche perché la fortuna ha dato una mano Genoa sul palo di Mauri. Tutto sommato la squadra ha interpretato una buona ripresa, per impegno, abnegazione e volontà. Pioli, negli ultimi 10 minuti, ha giocato anche la carta Keita ma la Lazio era oramai deragliata da tempo dai binari della sfida. I rossoblu si sono compattati nella loro metà campo, sempre più aggressivi sul portatore di palla, a difesa del vantaggio. La prova dei singoli è stata troppo sotto tono e sono venute meno le giocate, mentre la difesa è apparsa ancora imbarazzante, per la lentezza negli anticipi, tanto che il Genoa ha costruito altre due occasioni nitide. I recuperi importanti non hanno fatto lievitare il tasso qualitativo e lo stesso Anderson, pur esibendo un paio di spunti di spessore tecnico, non è riuscito a cambiare il destino della serata. La Lazio, non rinforzata dal mercato, è costretta ad abbandonare definitivamente i sogni di Champions League, scivolando malinconicamente al sesto posto. Pioli dovrà cambiare qualcosa per rivitalizzare la squadra.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Nervoso. Come difficilmente lo avevamo visto in passato. Pioli in panchina non si è fermato un attimo. A fine primo tempo, poi, ha preso la strada dell'arbitro Gervasoni, lo ha aspettato sul suo percorso ed è entrato con lui ribadendo con energia che aveva visto qualcosa di strano nella conduzione. Nella ripresa il tecnico della Lazio ha continuato a farsi sentire, tanto che Gervasoni a un certo punto gli è andato incontro di corsa con aria minacciosa: il messaggio dell'arbitro è stato chiaro, basta così o alla prossima la mando via. "Così non va, e mi spiace dirlo – racconta Pioli a fine partita – ma ho visto cose strane nella direzione e questo mi preoccupa. Non parlo di episodi singoli perché quello non lo faccio mai e perché penso che gli episodi ci siano per tutti, ma stavolta non sono affatto convinto dell'intera gestione della partita. Mi è sembrata indirizzata solo in un senso, anche le proteste dei nostri tifosi secondo me lo testimoniano. Chiederò alla mia società di intervenire nelle sedi opportune perché così si influenza il lavoro di tutti e si incide anche sulla credibilità dell'intero sistema". In tutto ciò c'è il terzo ko nelle ultime quattro partite di campionato, il secondo consecutivo dopo quello arrivato a Cesena. Pioli cerca di non fare drammi: "Perché sono convinto che stavolta ci abbiamo messo spirito di volontà e determinazione. A Cesena non c'era stata la prestazione, con il Genoa invece abbiamo giocato e ce l'abbiamo messa tutta. Avevamo preparato un tipo di partita che stavamo facendo fino al rigore e alla conseguente espulsione di Marchetti che ci ha lasciati in dieci. In quella circostanza ci avremmo dovuto mettere maggiore attenzione, ma poi abbiamo anche continuato a provarci anche se chiaramente le difficoltà erano aumentate". Certo che l'episodio decisivo ha contribuito molto sull'andamento della partita: "Che per me era molto equilibrata, con il Genoa che restava molto attento e chiuso dietro. Ci dispiace perché abbiamo dato tutto". Sono i risultati, in questo momento, a mettere alle corde la Lazio: "Lo sappiamo – conferma Pioli – come sappiamo di non essere più nella posizione che vogliamo occupare sino alla fine. Però siamo consapevoli di avere ancora quei valori che dieci giorni fa ci avevano portato ad essere indicati tra le squadre migliori. E penso che se avessimo fatto gol ora si parlerebbe di un grande gruppo". Come si riparte? "E' il momento di compattarci e ricordarci di quanto di buono fatto finora. Non siamo felici ma lo spirito deve essere positivo perché le qualità ci sono e lo abbiamo già dimostrato". Ha fatto discutere la decisione di togliere Candreva. "Perché non volevo togliere giocatori più offensivi – dice il tecnico – e continuare a trovare la profondità. Mauri ha caratteristiche ideali per andare in aiuto a Klose e l'ho lasciato in campo, per noi è un giocatore importante. Infatti anche nel secondo tempo abbiamo dimostrato di avere la forza per attaccare il Genoa, con un po' più di fortuna avremmo potuto pareggiare. Candreva ha qualità, forse poteva fare di più, ma fin quando eravamo in undici anche lui non stava andando male".
La rabbia di tutti contro Gervasoni. La rabbia di Lotito trasformata in una battuta apparentemente velata, lanciata in zona mista, davanti ai media, aggiustata in corsa per evitare polemiche ufficiali: "Avete portato il passamontagna?". Tutti a chiedersi il perché. E il presidente ha aggiunto: "Fa freddo... o fa caldo?". Le parole di Lotito, al di là dell'ironia, possono essere interpretate facilmente. La direzione di Gervasoni non gli è andata giù, l'ha fatto capire a modo suo. Lotito ricopre anche un ruolo istituzionale, ha preferito non parlare pubblicamente, la sua ironia è valsa più di mille parole. La rabbia di Lotito e la rabbia di Marchetti per il rigore fischiato, per l'espulsione. E' uscito dal campo e gli è stata diagnosticata "un'infrazione della nona costola dell'emitorace di sinistra", s'è fatto male nel contrasto con Niang. Marchetti, durante la partita, è stato trasportato in Paideia, è stato sottoposto a radiografia. Era una furia dopo l'espulsione, ha detto all'arbitro "ma sei matto?", il labiale era chiarissimo, le immagini non mentono. Marchetti è uscito di corsa, s'è infilato nel tunnel dell'Olimpico, si sarebbe sfogato nello spogliatoio, avrebbe preso a calci una porta. Il portiere non ci sarà a Udine perché sarà squalificato a causa del rosso ed è comunque infortunato, forse rientrerà con il Palermo il 22 febbraio.
La rabbia di Parolo, il suo sfogo: "L'arbitraggio ha un po' condizionato la partita. Il fallo di Klose forse è dubbio, abbiamo avuto tre ammoniti in pochi minuti, si trattava anche dei nostri centrali difensivi. La gara è stata condizionata dai gialli e dall'episodio del rigore, loro si chiudevano e ripartivano in contropiede, noi ci abbiamo provato. E' stata una partita aggressiva, molte volte non siamo riusciti a ripartire per i molti falli subiti". Parolo non ha visto tutto nero: "Ricordo il palo di Mauri, se avessimo segnato tutti avrebbero parlato di una Lazio con un grande cuore. Non siamo dei fenomeni, i nostri obiettivi sono ancora lì davanti. Ora dobbiamo inseguire gli altri, quella contro il Genoa è stata una partita strana, non siamo riusciti a capitalizzare le azioni create, poi è arrivato l'episodio del rigore. Abbiamo provato a ribaltare il risultato giocando in modo aggressivo, ma non ci siamo riusciti. Dobbiamo rimboccarci le maniche, in quattro partite abbiamo vinto solo una volta". C'è da pensare a Udine, ma c'è da riflettere. La Lazio è in calo, i problemi sono evidenti: "Dobbiamo andare ad Udine e fare punti, è ciò che conta. Non dobbiamo pensare all'arbitro, ora dobbiamo mantenere lo spirito che ci contraddistingue. A mio avviso l'unica partita sbagliata è stata quella di Cesena". La Champions? E' lontanissima. Parlarne troppo è stato un errore, c'è da badare al sodo: "Ci credono quelli dietro, perché non dovremmo crederci anche noi? Possiamo ancora giocarcela, vedremo ad aprile. Vogliamo credere nell'Europa, prima centreremo l'Europa League e poi, piano piano, potremmo pensare al colpo grosso". L'Europa League, è questo l'obiettivo più vicino, più concreto, più reale. Parolo ha analizzato più volte il match col Genoa, il succo è sempre stato lo stesso: "Bisognava fare meglio, abbiamo tenuto botta sino alla fine. Il Genoa è una squadra temibile, bisogna ripartire subito. La Champions è raggiungibile, ora siamo più lontani, ci vogliamo credere perché il campionato è ancora lungo. Non dobbiamo mollare mai, i risultati arriveranno. Nulla è perduto, dobbiamo tornare a vincere".
Da Il Messaggero:
E' una furia Stefano Pioli al triplice fischio finale. Davanti a telecamere e taccuini abbandona il solito aplomb inglese che lo contraddistingue, per indossare i panni di uno scatenato avvocato difensore. E' pesante l'arringa difensiva del tecnico di Parma: "Non mi soffermerò mai sul singolo episodio, tutti possono sbagliare una decisione. Stasera però siamo stati sfortunati, questo mi preoccupa, ho visto una direzione arbitrale per cui sembrava che la nostra maglia fosse quella da colpire. Così non va bene! Noi ci assumiamo le nostre responsabilità, ci faremo un esame di coscienza. Però è vero pure che i risultati possono essere condizionati da altri fattori, e questo non va bene. Noi prepariamo le partite al meglio, poi chiaro che se certi episodi si ripetono, il dubbio c'è...". E' pacato nei modi ma le sue parole sono dei macigni: "Sono molto preoccupato. Io non voglio essere favorito, voglio il giusto, voglio che ci sia correttezza ma ciò che è successo oggi mai in carriera mi era capitato. Una direzione a senso unico, l'arbitro non vedeva l'ora di punire i miei giocatori, di ammonirli, di fischiarci contro. La società intervenga". Quello che a Pioli proprio non è andato giù è stato l'atteggiamento utilizzato dall'arbitro durante tutta la gara. Indisponente Gervasoni, che gli ha fatto saltare i nervi soprattutto nel primo tempo, tanto che il tecnico all'intervallo lo ha aspettato e è corso a dirgliene quattro prima di infilarsi nel tunnel degli spogliatoi: "Quello tra me e l'arbitro rimane un colloquio personale, ma non è difficile capire quello che gli ho detto". Gli episodi "dubbi" sono ormai troppi a sfavore dei biancocelesti e Pioli è sbottato. Ora spetterà alla società farsi sentire nelle sedi opportune per difendere la Lazio.
Arbitraggio a parte però la squadra di Pioli incassa il secondo ko consecutivo, è la terza sconfitta del girone di ritorno, addirittura l'ottavo stop su 22 giornate di campionato. Troppi per una squadra che vuole puntare alla Champions. A Cesena c'è stato un vero e proprio crollo, ieri invece qualcosina in più si è visto e il tecnico non manca di sottolinearlo: "I risultati non sono dalla nostra parte in questo momento, ma abbiamo sbagliato solo a Cesena, non stasera, e la squadra ha dimostrato anche in passato di avere i valori giusti – sottolinea il tecnico della Lazio -. Non ci siamo mai illusi nei momenti positivi e sicuramente sappiamo che adesso è il momento di compattarci e credere in quello che facciamo. Il risultato ci penalizza, non esco da questa partita felice ma ho la consapevolezza che questa squadra ha dei valori. Non è un momento felice ma fino a 10 giorni sembravamo la squadra più bella d'Italia assieme alla Juve". Insomma secondo l'allenatore biancoceleste non è tutto da buttare nel ko rimediato ieri: "In campo stavamo bene, il Genoa era molto bravo a pressare e ripartire, non si può pensare di comandare sempre il gioco. Dobbiamo fare un mea culpa per la situazione del rigore, dovevamo difendere meglio e abbiamo pagato l'errore a caro prezzo". La squadra esce però dall'Olimpico ridimensionata. Il terzo posto ormai è appannaggio del Napoli e la Lazio in classifica si è vista scavalcare anche da Sampdoria e Fiorentina.
E' mancato il gruppo, è vero, ma soprattutto sono mancati i singoli che più volte hanno fatto la differenza. Biglia ha girato al minimo non verticalizzando mai e non velocizzando come sa la manovra risultanto uno dei peggiori in campo insieme a Candreva. L'esterno azzurro, sotto gli occhi del Ct Conte, è incappato in una delle più brute serate della sua stagione. Non è più decisivo come ad inizio anno. L'ultimo gol lo ha segnato nel girone d'andata contro il Sassuolo e l'ultimo assist lo ha fornito ad Empoli. Pioli però fa scudo e non butta la croce addosso a nessuno: "Antonio è un grande giocatore, credo che possa fare di più e credo che possa incidere di più, anche se fino alla parità numerica era bene in partita, ha dialogato bene sulla fascia, ha creato situazioni pericolose. Tutti possiamo fare di più, anche lui".
Nota: all'indomani della gara, il Presidente della Lazio Claudio Lotito spiega quanto affermato nel post-partita. Estratto dalla Gazzetta dello Sport online del 10 febbraio 2015:
Lazio, Lotito: "Gli arbitri ce l'hanno con me. Voglio il sorteggio integrale". Il presidente continua la polemica dopo la sconfitta col Genoa: "I passamontagna? Mi riferivo solo al freddo. Ma gli arbitraggi nelle nostre partite sono sotto gli occhi di tutti. E la maggioranza dei presidenti di A ritengono imprescindibile il sorteggio integrale".
Dopo la partita persa contro il Genoa, Stefano Pioli aveva perso la pazienza, lamentandosi della direzione di Gervasoni. E l'ha persa pure il presidente della Lazio, Claudio Lotito: gli arbitri sono finiti nel mirino di entrambi, soprattutto del patron che, nonostante la nomina di consigliere federale (e non solo, visto l'appoggio a Tavecchio durante la campagna elettorale), ha usato parole durissime. "Voglio il sorteggio integrale", ha detto Lotito, che già ieri si era sfogato durante l'intervallo con il designatore di Serie B, Stefano Farina. "Gli arbitri ce l'hanno con me, eppure da consigliere federale ho fatto tanto per la loro associazione. È chiaro che da qualche tempo io e la Lazio siamo penalizzati, ora voglio il sorteggio integrale", il senso delle parole di Lotito. Uscendo dallo stadio, dopo la sconfitta col Genoa, Lotito ha aggiunto: "Preparate i passamontagna...". Frase poi spiegata oggi all'Ansa: "Ho parlato di passamontagna perché faceva un freddo incredibile tanto è vero che sono ammalato e sto prendendo un antibiotico. Quanto agli arbitraggi nelle partite della Lazio, sono sotto gli occhi di tutti e ieri ne ha parlato diffusamente il nostro tecnico Pioli. Il sorteggio integrale? Ho solo riferito il pensiero della stragrande maggioranza di noi presidenti di Serie A. Nell'ultimo consiglio di Lega di venerdì scorso, Preziosi e molti altri lo hanno ribadito come necessità imprescindibile, unita all'utilizzo della tecnologia, ai fini della certezza del giudicato e per evitare qualsiasi esercizio di dietrologia ex post".