Lunedì 5 gennaio 2015 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sampdoria 3-0 Campionato di Serie A - XVII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Cana (46' Cavanda), Radu, Parolo, Biglia, Lulic (50' Onazi), Felipe Anderson, F. Djordjevic, Mauri (78' Candreva). A disposizione: Berisha, Strakosha, Pereirinha, Konko, Novaretti, Ledesma, Cataldi, Keita, Klose. Allenatore: Pioli.
SAMPDORIA: Viviano, Cacciatore, Gastaldello, Romagnoli, Regini, Rizzo (46' Wszolek), Palombo, Obiang (68' Bergessio), Soriano, Okaka, Eder (74' Duncan). A disposizione: Da Costa, Romero, Fornasier, De Silvestri, De Vitis, Krsticic, Marchionni, L. Djordjevic, Fedato, Sansone. Allenatore: Mihajlovic.
Arbitro: Sig. Calvarese (Teramo) - Assistenti Sigg. Meli e Galloni - Quarto uomo Sig. Di Liberatore - Assistenti di porta Sigg. Russo e Merchiori.
Marcatori: 38' Parolo, 41' Felipe Anderson, 66' F. Djordjevic.
Note: ammoniti Gastaldello, Cana, Soriano, Basta. Angoli: 12-1. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 31.322
La Gazzetta dello Sport titola: "Al Felipe Anderson show si diverte solo l'Euro-Lazio. Il brasiliano (gol e due assist) trascina la squadra di Pioli al terzo posto solitario e prepara un derby di lusso. Delude la Sampdoria, mai in partita".
Continua la "rosea": E al terzo gol, giunto al culmine di una fantastica percussione stile rugby, persino il muro di ghiaccio antiLotito eretto sulla Nord si è sciolto nel primo coro di osanna dedicato al nuovo idolo laziale: Felipe Anderson, lalalallala". Sembra Garrincha, Jair... Andando indietro con la memoria, questo protagonista principe dell'attuale scalata biancoceleste si inserisce di diritto nel solco dei grandissimi dribblomani del calcio brasiliano: tocco felpato, fantasia, agilità, visione di gioco. E soprattutto uno spunto nel breve che può bruciare chiunque. Soltanto se gli piazzi addosso un velocista da medaglia d'oro olimpica, puoi rimanertene tranquillo: Usain Bolt, altro che i vari Cacciatore o Regini o Gastaldello... Di solito difensori affidabili di un intero reparto uscito ieri sera dall'Olimpico col mal di testa. Anche se tutta la Samp si è espressa al di sotto del suo recente standard, la differenza netta l'ha fatta Anderson nei duelli, stravinti con tutti gli avversari (certo, pure i centrocampisti, vero Obiang?) che a turno hanno cercato di braccarlo.
Dopo la doppietta all'Inter prenatalizia, che fruttò solo un punto, ecco i due assist e la rete in questo spareggio per il terzo posto dominato dalla formazione di Pioli anche sullo 0-0, cioè nei primi 37' quando la Lazio ha palesato un unico problema: come assecondare al meglio l'estro del suo scatenato attaccante. Perché i compagni arrivavano sempre in ritardo sulle sue iniziative o non gli prestavano sponde per rifinire i triangoli. Finché al 38' il brasiliano ha risolto da solo l'impasse: dribbling secco e traversone basso per l'arrembante Parolo, che ha chiuso l'azione con un tocco inesorabile nel sette. Viva il dribbling, gente. Da notare che otto delle ultime nove reti laziali (sono sei i risultati utili consecutivi) sono arrivate o direttamente dal piede di Felipe (come la seconda di ieri) o con i suoi assist. Contro questa Lazio padrona (raddoppio 180 secondi dal gol rompighiaccio), la Samp dell'amatissimo ex Mihajlovic è incappata in uno stop senza attenuanti, eccezion fatta per la svista del guardalinee Galloni che sullo 0-0 (35') ha fermato Eder lanciato solo soletto verso la porta di Marchetti: il fuorigioco non c'era. C'era invece nella ripresa un rigore su Okaka, di Radu, che avrebbe potuto rimettere in partita i liguri. E lì né l'arbitro, né il collaboratore di linea, Meli, hanno preso la decisione corretta. Detto ciò, la Samp ha tirato in porta solo una volta, sullo 0-3 (!). Non ha mai contrastato efficacemente gli avversari in mezzo al campo, non ha mai trovato le sue tradizionali linee di manovra.
Questa prestazione in tono minore, che costa la seconda sconfitta della stagione, coincide con il nuovo schema, col trequartista, imposto dalla partenza di Gabbiadini. E' solo un caso? Lo vedremo nel prosieguo del torneo. Oggi intanto i blucerchiati rischiano il sorpasso di Genoa e Milan e l'aggancio da parte della Fiorentina. Mentre il Napoli, a Cesena, ha il dovere di rispondere subito all'allungo laziale. Che bella questa lotta per la terza piazza. La difesa del piazzamento Champions diventa il miglior approccio possibile al derby, con la Roma che a mezzogiorno rischia non poco a casa Stramaccioni. Ma siccome nel calcio non si può mai essere sicuri di niente, ecco che l'infortunio occorso a Cana a fine primo tempo getta nell'apprensione lo staff tecnico laziale, perché al momento c'è una grave carenza di difensori centrali. Quindi Pioli o si affida alla riserva Novaretti o deve fare come ieri nella ripresa: Radu in mezzo e Cavanda sulla fascia.
Il Corriere dello Sport titola: "Felipe incanta l'Olimpico. Magie, due assist, un gol. Il brasiliano travolge la Samp e fa volare la Lazio, sempre più salda al terzo posto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Sotto gli occhi di Bompard, il fedelissimo vice inviato da Garcia all'Olimpico a spiare la Lazio, Pioli s'è tuffato verso il suo primo derby con la Roma schiantando Mihajlovic, vecchio cuore biancoceleste, e aprendo il nuovo anno con un annuncio importante al campionato. E' terzo, dentro la corsa Champions a pieno titolo. Esame di maturità superato dopo i dubbi e le perplessità affiorate per la rimonta subìta a Natale con l'Inter di Mancini. Primo spareggio di gennaio vinto nella maniera più esaltante e con uno scarto meritatissimo. Poteva persino essere più ampio. La Samp sinora aveva perso una sola volta in sedici giornate (a fine ottobre con l'Inter di Mazzarri) e nessuno era riuscito a metterla sotto nel gioco. All'Olimpico non è esistita. La Lazio ha dominato per novanta minuti, ha dato spettacolo, questa volta senza cedimenti e gestendo bene il pallone anche nella ripresa. Pioli non ha avuto esitazioni nel rilanciare Biglia al rientro da un infortunio, ha tenuto fuori Klose e ha sganciato Candreva solo nell'ultimo quarto d'ora. Protagonista assoluto Felipe Anderson, amico di Neymar, la nuova stella della serie A, sulla strada per diventare un fuoriclasse. Un gol, due assist, dribbling e colpi da grandissimo. Uno show pazzesco. Atteso per un anno, ora irresistibile.
Tolto il calcio d'inizio in stile Zeman (tutti sulla linea di centrocampo, ma poi sono andati avanti solo in cinque) Mihajlovic ha impostato una partita d'attesa. Senza Gabbiadini, aveva una logica puntare sul 4-3-1-2 e il trequartista, anche se presto si è scoperto che Soriano aveva solo il compito di provare a disturbare Biglia. Alla resa dei conti la Samp ha prodotto poco e tentato di sorprendere in velocità e con i lanci in profondità la coppia formata da de Vrij e Cana. Nella prima occasione Okaka è stato fermato per un fuorigioco dubbio, nella seconda la chiamata del guardalinee Galloni su Eder lanciato a rete è stata corretta. La Lazio stava giocando la solita partita con pazienza, cercando l'imbucata per vie centrali o la sovrapposizione sulle corsie esterne con Basta e Radu. Una pressione costante, cresciuta ancora di più dopo il ventesimo: ha prodotto sino all'intervallo sette angoli a favore e tre occasioni nitide con Biglia (punizione parata da Viviano), de Vrij (sinistro ravvicinato) e Djordjevic, che di testa ha saltato il portiere blucerchiato ma poi si è fatto stoppare da Gastaldello, abilissimo a evitare il gol a porta vuota.
Le qualità tecniche e la fantasia a certi livelli contano più dell'organizzazione tattica. E allora ci ha pensato Felipe Anderson a rompere l'equilibrio, trascinando la Lazio. In avvio era sembrato contratto. Alla prima giocata di successo, si è esaltato e non si è più fermato, seminando gli avversari. Era imprendibile, indemoniato, si scambiava spesso la posizione con Mauri, bravo nel cucire il gioco con i suoi tocchi ma troppo compassato. Il brasiliano ha costruito, prodotto accelerazioni importanti, sino a quando non è riuscito a griffare la partita da solo. Scivolato a sinistra, al 38' ha puntato Gastaldello e se l'è bevuto in dribbling, scaricando il pallone al centro dell'area. Parolo lo aveva seguito a rimorchio e di sinistro ha infilato Viviano sotto la traversa. La dimostrazione di quanto si possa fare la differenza con gli uno contro uno. L'ex gioiello del Santos, non contento, due minuti dopo ha firmato il raddoppio con una sventola dai venticinque metri impossibile da prendere. Un destro a effetto sul palo più lontano. Primo gol in serie A all'Olimpico, quarto con quattro assist nelle ultime quattro giornate di campionato.
Dopo l'intervallo Pioli è stato costretto a sostituire per infortunio Cana con Cavanda e Lulic con Onazi. Mihajlovic ha tolto Rizzo e inserito Wszolek passando al 4-2-3-1 per cercare ampiezza nella manovra. Il bosniaco, un attimo prima di uscire, da posizione defilata aveva sparato sopra la traversa e al sesto Romagnoli ha salvato a porta vuota sul sinistro di Djordjevic che aveva saltato in corsa Viviano. La Samp non c'era, la Lazio continuava a macinare gioco e occasioni, irresistibile in contropiede. Così è arrivato il terzo gol. Un altro capolavoro di Felipe Anderson, imprendibile in campo aperto. Settanta metri di corsa senza fermarsi. Ne ha saltati tre (Soriano, Gastaldello, Palombo) e poi ha appoggiato con Viviano in uscita a Djordjevic. Troppo facile. Gol del serbo con la firma di Felipe Anderson sotto. Fischi per Ferrero. Tutti a casa. Con un bel sorriso e pensando al derby. Garcia è avvertito.
Il Messaggero titola: "Lazio, befana Felipe".
Prosegue il quotidiano romano: Felipe Anderson, la Cometa nella notte dell'Olimpico. Il brasiliano ha illuminato una partita per lunghi tratti monotona, complicata dalla ragnatela doriana, resa difficile da un clamoroso errore di Djordjevic. A quel punto il giovane fantasista ha rubato la scena, tirando fuori dal guardaroba il meglio del look: prima il passaggio per il guizzo di Parolo, quindi il vocalizzo tecnico d'alta scuola con il quale ha indotto l'Olimpico all'applauso, prolungato e riconoscente. Una gemma lucente, proprio come la Cometa che guidava i Re Magi. E altrettanto acceccante è risultato, il bagliore con il quale ha disorientato la difesa blucerchiata, per poi offrire a Djordjevic la palla del comodo 3-0. Uno show che il pubblico ha apprezzato e sottolineato, tributandogli la meritata ovazione. Ha brillato di luce propria, ammansendo le velleità della Sampdoria e pilotando i compagni verso il terzo posto, in attesa della risposta del Napoli che giocherà a Cesena.
Questo è un calciatore che ha l'argento vivo addosso, che fa battere i cuori, che regala emozioni forti. Non il ragazzo spaesato, enucleato dal gioco ed egoista della scorsa stagione. Sta lievitando sia nella consapevolezza, che nella personalità, abbinando tecnica e velocità: un binomio che procura seri problemi alle difese avversarie. Sa creare superiorità numerica, immarcabile negli spazi larghi, e inventare giocate d'autore, come il tiro scagliato in occasione del raddoppio. Pioli gli ha lasciato ampia libertà di movimento, che ha sfruttato a dovere partendo da destra, svariando a sinistra, arretrando a prendere palla per ripartire con accelerate micidiali. Con la sua prestazione, praticamente perfetta, è riuscito a mascherare anche alcuni limiti di gioco della squadra. Perché, almeno fino al vantaggio, a parte un clamoroso regalo della difesa ospite, sprecato dall'attaccante serbo, i biancocelesti avevano costruito poco e male e Viviano era stato solo impegnato su cross lenti e scontati dalla trequarti. I lampi del brasiliano hanno rappresentato le note migliori della partita, comandata sempre dalla Lazio al cospetto di un avversario che ha badato troppo a difendersi, rinunciando ad attaccare, e che è deragliata in fretta dai binari della gara. Una Sampdoria sbiadita e irriconoscibile, incapace di costruire azioni e di impegnare Marchetti.
La formazione doriana è uscita ridimensionata dalla sfida-Champions, perché ha trovato una squadra compatta e, soprattutto, un calciatore che ha saputo fare la differenza nei momenti cruciali. Però ha stupito la mancanza di una reazione vera da parte degli uomini di Mihajlovic: dopo l'uno-due, nello spazio di appena 3 minuti, non si è mai rialzata fornendo una prova puramente calligrafica. La Lazio, al contrario, magari volendo fare le prove generali per il derby, ha continuato ad attaccare senza pensare di aver chiuso già la pratica con largo anticipo. Tre gol segnati, nessuno subito, terzo posto in classifica: i biancocelesti si presenteranno al grande appuntamento di domenica in condizioni smaglianti. E con un Anderson così non è proibito sognare.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il nuovo anno e la notte della Befana. Ci sono un sacco di dolcetti per la Lazio: è il momento della festa e della serenità. Niente carbone, perché stavolta di cattivi non ce ne sono. Il successo sulla Samp certifica tutto: terzo posto sempre più saldo perché con un ostacolo diretto superato, gol e spettacolo con margini di miglioramento ancora palpabilissimi, gioia e cori sugli spalti come nei momenti più belli. Serve di più? Ce n'è: nella settimana che porta al derby il mondo biancoceleste fa il pieno di energie di buoni propositi per il 2015. Mica male. "Eh no – conferma Pioli – soprattutto perché ora non arriva una partita ma "la" partita. Ho capito fin dal primo giorno in cui sono arrivato cosa significa il derby. Per fortuna riusciamo ad arrivarci con convinzione e serenità. Sapevamo che contro la Samp sarebbe servita una grande prestazione proprio in ottica del prossimo appuntamento, è andata bene". Complimenti e strette di mano. La Curva Nord non sente il freddo perché è scaldata dai cori e dalle bandiere che sventolano. La Lazio sta cominciando a capire cosa è in grado di poter portare a casa in questa stagione. "Non posso che fare i complimenti ai miei – continua il tecnico biancoceleste – ci hanno messo tanta qualità e lo hanno fatto con costanza. Contro l'Inter avevamo commesso l'errore di provare ad aspettarli dopo il vantaggio di due gol. Ora sappiamo di aver sbagliato e non lo faremo più. Con la Samp è arrivata un'altra vittoria nel secondo tempo, come a Parma e contro l'Atalanta. Mi sembra che adesso stiamo capendo come gestire i tempi di gioco per tutti i 95 minuti dell'intera partita. Sono contento soprattutto di questo".
La Lazio cresce, non c'è ombra di dubbio. Ovvio che in una serata così l'allenatore sia soddisfatto e riesca a vedere tutto il buono del lavoro svolto. L'analisi parte dai singoli, Felipe Anderson su tutti: "Per lui come per tanti altri la scorsa stagione è stata difficile. Aveva bisogno di ritrovare fiducia e continuità di rendimento". Pioli allarga subito il discorso a tutto il gruppo: "Ho una rosa di livello e piena di ragazzi che ci mettono voglia e disponibilità. Così è meglio anche per loro, perché avendo tante soluzioni se si giocano il posto restano tutti sempre attenti e concentrati. La competizione interna fa bene a tutti. E sono convinto che possiamo crescere ancora, pur sapendo che con la Samp abbiamo mostrato una delle nostre migliori versioni". Djordjevic? "Lavora sempre tanto per la squadra anche se a volte può risultare impreciso. E comunque per giocare con tre giocatori d'attacco serve sacrificio, il dazio da pagare quando si corre tanto è che si rischi di non essere sempre lucidissimi". Intorno c'è aria di festa, Pioli la sente: "Ringrazio i tifosi, li avevo invitati a starci vicino e non hanno tradito". Un paio di note stonate: "Lulic e Cana si sono fatti male, ora vedremo come potranno arrivare al derby. Lulic ha preso un colpo al ginocchio, mentre Cana soffre di dolori alla schiena. Vediamo, spero di poterli avere a disposizione tra una settimana". Il saluto con una convinzione tattica, che per un allenatore è sempre oro colato: "Il 4-2-3-1? Ora godiamoci questi equilibri e andiamo avanti con la voglia che abbiamo messo finora".
Finalmente tu. Corri, ragazzo, corri. Corri sotto la Nord in delirio, corri per tutto il campo, corri in lungo e in largo, corri verso la Champions, corri verso il derby: "Segnare nel derby è il sogno di qualunque giocatore, il mio non è diverso. E' una partita che ho sempre sognato di giocare, quando guardavo le partite della Lazio in tv avevo una voglia immensa di andare sotto la Curva, mi auguro di esultare tanto lì...". Corri, dribbla, salta tutti, fai ciò che sai fare. Corrono tutti con te, cantano il tuo nome, li senti? Quanto ti abbiamo aspettato, quanto ci abbiamo sperato. Non è l'amico di Neymar, è Felipe Anderson, a Mihajlovic è sembrato Ronaldo, CR7. C'è un nuovo fenomeno e quando fa se stesso non c'è partita. E' lui. Sì, è lui. E' il campione timido, quello che non si sbloccava, quello che aveva l'ombra come avversario, la sua ombra. Quello che sapeva d'essere forte, ma non riusciva ad esserlo. Felipe Anderson oggi è tutto perché può tutto. E' nel cuore e negli occhi di un popolo intero. E' forza pura, è talento puro, è scintilla pura. Il Brasile, a caccia di nuovi fenomeni, presto lo chiamerà: "Sappiamo di essere una grande squadra, lavoriamo tranquillamente, sappiamo quali sono le nostre qualità, sappiamo che possiamo arrivare terzi, dobbiamo mantenere questa posizione sino alla fine! Noi e i tifosi teniamo molto al derby, contiamo sulla loro forza per vincere domenica".
Ha scalato l'Olimpo, si è preso l'Olimpico. Ha capito come si fa in Italia. Ha capito come si gioca in serie A. Prima impressionava solo in allenamento, oggi sembra allenarsi in partita. Dribbling, velocità, assist, gol. E' disarmante la facilità con cui riesce finalmente a giocare, è disarmante la facilità con cui sequestra gli avversari, li supera, li brucia accelerando, ne sanno qualcosa Soriano, Obiang e Palombo, saltati come birilli nell'azione del 3-0. Sono grandi i suoi numeri: cinque gol nelle ultime cinque partite, quattro assist. Felipe Anderson ha messo lo zampino in otto degli ultimi nove gol segnati dalla Lazio in campionato. Ma come ha fatto? Ma come s'è trasformato? "Lavorando in questo modo è naturale che esca fuori il mio talento". E' esploso, adesso è seta e roccia, questo gli mancava. Gli mancava il carattere, l'ha rafforzato. Gli mancava fiducia, l'ha trovata, gliel'ha data Pioli: "Le qualità le abbiamo da quando è iniziato il campionato, adesso stiamo riuscendo a vincere bene, dobbiamo continuare così". Quando è arrivato tutti gli hanno chiesto di fare il fenomeno, non ci riusciva. Oggi lo sta facendo. Quando è arrivato era infortunato, la Lazio ha sempre creduto in lui: "Ho sempre avuto la possibilità di andare in un'altra squadra per giocare, ma la Lazio ha creduto in me. Quando arrivi infortunato in un calcio diverso è difficile, ma i miei compagni, l'allenatore, la mia famiglia e Dio mi hanno aiutato. Quest'anno, giocando con continuità, sto dimostrando le mie qualità, devo continuare in questo modo per dare di più alla Lazio". Con un Felipe Anderson così il terzo posto è possibilissimo: "Sono contento perché sto giocando bene e con continuità. Volevo essere importante, ci sto riuscendo. Come ha sempre detto il mister, vogliamo e dobbiamo pensare partita dopo partita, il nostro obiettivo è il terzo posto, adesso riposeremo e penseremo alla prossima gara".
Ha regalato un assist d'oro a Djordjevic e Filip l'ha trasformato in gol, in scioltezza. Felipe è un nuovo profeta: "Nell'intervallo ho detto a Djordjevic che gli avrei regalato un assist, è successo". Djordjevic ha festeggiato svelando la nuova esultanza. Aveva lanciato il concorso sui social coinvolgendo i tifosi: "Felice per questa grande vittoria! E grazie a @ErMancio99 per avermi consigliato l'esultanza social "corri sotto la Curva e abbracciala"", ha scritto Filip. Che bello correre insieme.