Sabato 10 maggio 2014 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 4-1 10 maggio 2014 - Campionato di Serie A - XXXVII giornata - inizio ore 20.45
INTER: Handanovic, Ranocchia, Samuel, Rolando, Jonathan (52' J. Zanetti), Hernanes, Kuzmanovic (72' Taider), Kovacic, Nagatomo, Palacio (64' Milito), Icardi. A disposizione: Castellazzi, Carrizo, Andreolli, Campagnaro, D'Ambrosio, Alvarez, Guarin, Botta. Allenatore: Mazzarri.
LAZIO: Berisha, Biava, Cana, Dias, A. Gonzalez (46' Ledesma), Onazi (68' Candreva), Biglia, Pereirinha, Felipe Anderson (82' Minala), Klose, Keita. A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Ciani, Elez, Novaretti, Mauri, Filippini, Pollace, Perea. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Marzaloni e Cariolato - Quarto uomo Sig. Liberti - Assistenti di porta Sigg. Bergonzi e De Marco.
Marcatori: 2' Biava, 7' Palacio, 34' Icardi, 37' Palacio, 79' Hernanes.
Note: ammoniti Palacio e Onazi per gioco scorretto. Chiusa la curva dell'Inter. Calci d'angolo: 3-8. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 64.718 di cui 33.989 paganti per un incasso di euro 1.987.271,80.
La Gazzetta dello Sport titola: "Javieuro, l’Inter fa festa".
Continua la "rosea": E’ stata la festa che l’Inter aveva nel cuore: lo svantaggio iniziale per apprezzare ancora di più la gioiosa goleada successiva (4-1). Il fortino ostile di San Siro, che i nerazzurri non espugnavano dal 9 marzo e in cui hanno segnato la miseria di 7 gol nelle 10 partite del 2014, si è trasformato nel castello delle favole: 4 gol con i 4 primi tiri in porta. La paura di perdere l’Europa, dopo il disgraziato derby, è diventata la quasi certezza del quinto posto e, addirittura la prospettiva di agguantare il quarto, visto che ora l’affannata Fiorentina dista un solo punto e non ha impegni scontati in agenda. Insomma, la cornice ideale per festeggiate l’ultima a San Siro del suo glorioso Capitano. Javier Zanetti è entrato al 7’ della ripresa. Al 10’ ha coperto la palla, ha fatto perno sulle sue cosce di marmo, ha eseguito un giro su se stesso, come fa un tram al capolinea, ed è ripartito in attacco. Come ha fatto all’Inter per quasi 20 anni, inarrestabile. Lo ricorderemo per sempre così: come una nave che salpa verso il mare aperto, con il petto in fuori e i capelli in ordine. La notte del vecchio Capitano è stata illuminata dal Bimbo, Mateo Kovacic: quasi un passaggio di consegne, un travaso di epoche. Il genietto croato è entrato nei quattro gol, due li ha letteralmente creati dal nulla, indovinando due corridoi in verticale di cui abbiamo scoperto l’esistenza solo quando Kovacic ci ha fatto correre la palla dentro. Non è vero che aveva bisogno di fare le aste alle elementari di Appiano. I talenti puri come Kovacic nascono pronti. Quello che non sanno, devono impararlo in campo e, mentre lo fanno, insegnano. Un delitto averlo tenuto in panca così tanto. Anche per questo, forse, Mazzarri è stato fischiato così tanto a inizia partita. Palacio, con una doppietta, è arrivato a 17 gol; Icardi a 9. Qualità e gol ci sono, se WM riuscirà finalmente ad assisterli con un impianto di gioco più coraggioso ed efficace, l’Inter smetterà di soffrire tanto.
La Lazio ha pagato le assenze. E’ divampata come un falò con l’ingresso di Candreva nella ripresa, ma, in generale, alla festa dell’Inter, ha recitato la parte del mascarpone: troppo molle. Ha subito 18 gol nelle ultime 8 partite, roba che nel vangelo di Reja suona come una bestemmia. Già orfano dello squalificato Lulic, il tecnico ha rinunciato agli acciaccati Candreva e Mauri e ha tenuto in panca pure Ledesma. E’ stata la fase passiva ad ispirargli questa Lazio (4-3-1-2): Anderson, trequartista dietro alle due punte, disturba l’impostazione di Kuzmanovic, vice Cambiasso; Gonzalez e Pereirinha, larghi, vivono da terzini in attesa di Jonathan e Nagatomo. Ma Reja non fa in tempo a schierarsi per contenere che si ritrova in vantaggio. Come può l’Inter, dopo il derby che ha giocato, lasciare tutto solo un avversario in area su calcio d’angolo, dopo 2 minuti di gioco? Non dovrebbe avere la concentrazione a mille? Boh... Cana fa sponda e Biava spinge in rete. Ma di questi tempi la Lazio fa così: si ubriaca del vantaggio, perde la testa e ne prende 3. Era già successo con Torino e Verona. Si ripete. Anche qui ci sta una bella domanda: può una squadra che si gioca l’ultima speranza d’Europa farsi trovare sbilanciata 5 minuti dopo essere passata in vantaggio? Boh... Comunque non c’entrano solo le bollicine nella testa della Lazio. Il sorpasso nerazzurro è targato dalle due meravigliose autostrade che Kovacic spalanca a Palacio (7’) e Icardi (34’) con altrettanti pensieri in verticale, vietati alle persone normali. L’assistenza di Nagatomo per il 3-1 di Palacio (37’) annuncia che le protezioni di fascia di Reja sono state definitivamente travolte. E la difesa? Il disastroso Dias rischia l’arresto per vagabondaggio. Il solo Keita riesce a spendere la sua bella classe.
Illuminata da Kovacic e ripagata dalla concretezza argentina (Palacio, Icardi) l’Inter non ha bisogno di alzare il ritmo, le basta fare cose semplici e appoggiarsi alle debolezze altrui. Reja, nella ripresa, recupera l’esperienza di Ledesma e prova a specchiarsi: 3-5-2. Ma, soprattutto, entrano uno dopo l’altro Zanetti e Milito e San Siro può cominciare la festa di congedo a due gloriosi eroi del Triplete. La Lazio non è d’accordo? Ci pensa Handanovic a impedire che i teddy boy di Reja si avvicinino al tavolo delle bibite: cinque parate prodigiose prima del quarto gol di Hernanes (34’) e dell’apoteosi del Capitano. Javier Zanetti ha salutato il suo popolo contro la Lazio, la squadra del 5 maggio. Ha un senso, perché il Capitano è stato grande nella sconfitta, non solo nella vittoria. E’ stato un maestro di comportamenti. A questo calcio malato mancherà l’uomo, non meno del campione. Grazie di tutto, signor Zanetti.
Il Corriere dello Sport titola: "Festa Zanetti, crollo Lazio. Javier saluta, Reja dice addio all’Europa. L’Inter ipoteca il ritorno nelle Coppe. Biava illude, poi doppio Palacio, Icardi e Hernanes completano la festa nerazzurra".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Nella notte del tributo a Zanetti, hanno fatto festa i sessantamila di San Siro e l’Inter di Mazzarri, ormai sicuro dell’ingresso in Europa League. La Lazio è affondata, troppo fragile e inconsistente nei momenti che contano, costretta a convivere con una serie impressionante di infortuni, con l’età avanzata dei suoi giocatori più affidabili e con i limiti enormi di una difesa da rifondare. Poca personalità, perché ancora una volta, la squadra di Reja non ha saputo mantenere il gol di vantaggio e s’è rovesciata in attacco nella ripresa, quando il risultato era compromesso e la partita s’era trasformata in un’amichevole. Non è bastato ai biancocelesti l’assalto per riaprirla e in fondo è arrivato persino il poker di Hernanes, il grande ex, al suo primo gol a San Siro. Lo stadio era in estasi per Zanetti, il capitano al tramonto dopo 857 presenze, raggiunto in campo persino da un invasore solitario. Thohir e Moratti sono scesi in panchina per festeggiare, Lotito dovrà meditare, perché saranno i vecchi campioni del ‘74 di Maestrelli a riempire domani l’Olimpico. Addio all’Europa, nel modo peggiore. Botta e risposta. Eppure la Lazio era passata subito in vantaggio. Angolo conquistato da Felipe Anderson e battuto corto da Biglia. Il cross di Pereirinha ha sorvolato l’area e ha trovato Cana. Tutta la difesa dell’Inter s’è fatta sorprendere dal colpo di testa dell’albanese, Biava ha anticipato Handanovic e ha depositato in rete. La squadra di Reja è incapace di congelare il gioco, mantenere il possesso del pallone e gestire il risultato. Il pareggio è arrivato in cinque minuti grazie a un’invenzione di Kovacic, abilissimo con il cambio di passo a lasciare sul posto Gonzalez. Troppo slabbrata la Lazio. Il croato ha infilato il corridoio con un passaggio filtrante. Palacio, lasciato da Dias solo, ha appena sfiorato il pallone per metterlo in rete.
Senza terzini (Radu e Konko infortunati), squalificato Lulic, con Candreva e Mauri in condizioni precarie, Reja è stato costretto a stravolgere l’assetto tattico e ha scelto il 3-4-1-2, escludendo anche Ledesma a beneficio di Onazi e Biglia. Voleva una linea mediana più rapida. Tre i duelli chiave, tutti a vantaggio dell’Inter, con una robusta differenza: Felipe Anderson non riusciva a pressare Kuzmanovic, Dias (al rientro dopo tre mesi) era in marcatura a uomo e quasi sempre in affanno su Palacio, Gonzalez non ha mai visto Nagatomo. Non solo. Ma Hernanes ha sfoderato un’aggressività inusuale e spesso prevaleva nei contrasti con Biglia. E Onazi faticava tantissimo nell’interdizione su Kovacic. Così era impossibile resistere, anche perché a differenza del derby con il Milan la squadra di Mazzarri, almeno per venti minuti, è riuscita a mantenere ritmi alti e una buona intensità: i nerazzurri arrivavano per primi sul pallone, trovavano la profondità con il centrocampo della Lazio sprofondato nella voragine. Prima della mezz’ora, appena l’Inter ha rallentato, Keita ha costruito quasi da solo due azioni per il raddoppio. Talento e un briciolo di egoismo, ma ci è andato vicino. Nella prima occasione Handanovic ha respinto, nella seconda il cross dello spagnolo ha attraversato la linea di porta senza che Klose o altri intervenissero. Un’illusione perché è bastato spingere sul gas ai nerazzurri per chiudere il discorso. Un altro lampo di Kovacevic, senza Biglia a contrastare, ha spalancato la porta a Icardi: piatto in diagonale e 2-1. Reja s’è infuriato: zero filtro in mediana, assurdo prendere un gol a difesa schierata, colossale distrazione di Dias. Altri quattro minuti ed è arrivato il terzo gol. Lancio di Rolando, Gonzalez infilato da Nagatomo, sul cross Cana era in vantaggio ma Palacio gli è sbucato davanti e ha toccato in rete.
All’intervallo Mazzarri si sentiva già al sicuro e allora ha mandato a scaldarsi Zanetti, invocato dai sessantamila di San Siro. L’argentino ha sostituito Jonathan, nel clima festaiolo è entrato anche Milito mentre Reja aveva tolto Gonzalez per inserire Ledesma e poi ha sganciato Candreva per tentare l’impossibile. Handanovic ha respinto su Biava, Keita ci ha provato tre volte senza successo. Alla fine è arrivato il timbro di Hernanes per la gioia di Thohir e la delusione dei tifosi della Lazio, che ora chiedono a Lotito davvero la svolta.
Il Messaggero titola: "La Lazio consegna l’Europa all’Inter".
Prosegue il quotidiano romano: Gli addii di San Siro sono 2: quello di Zanetti al calcio e quello della Lazio all’Europa. A festeggiare sono soltanto i nerazzurri che consolidano il quinto posto e salutano l’impagabile capitano con una serata magica, per suggestioni e colori. I biancocelesti certificano la deludente stagione con un’altra pesante sconfitta: altro che partita della vita! Per l’ultima occasione Reja decide di ridisegnare l’assetto tattico, optando per la difesa a 3, con Gonzalez e Pereirinha sulle corsie esterne, e con Anderson trequartista. Fuori Ledesma, Mauri e Candreva. A parte il vantaggio iniziale di Biava, su azione da calcio d’angolo, lo schieramento mostra subito la corda fino ad assumere i contorni di un autentico suicidio. Troppe le situazioni che fanno acqua e che rendono fragile la squadra, soprattutto nella fase di non possesso. Nagatomo, sulla sinistra, è un treno che Gonzalez vede solo sfrecciare e il giapponese diventa una spina nel fianco della retroguardia biancoceleste. Attacca lo spazio senza soluzione di continuità, procurando sempre superiorità numerica. Si avverte forte l’assenza di Ledesma, manca il filtro perché Onazi non riesce a opporsi all’incedere e alla classe dell’ispirato Kovacic, decisivo nelle prime due reti nerazzurre con giocate di assoluto nitore tecnico. Anderson porta troppo la palla, non inventa e non crea e, quando deve contrastare, lascia voragini nel cuore del centrocampo, Biglia stenta a tenere il passo di Hernanes. I centrocampisti vengono saltati con eccessiva facilità, la Lazio lascia campo agli avversari, si schiaccia e soffre ogni troppo. Davanti a Berisha i 3 centrali vedono le streghe contro Palacio e Icardi. Non li prendono mai. Ogni azione è un pericolo e allora il portiere albanese deve subire 3 gol mentre in attacco la squadra produce solo un’occasione di Keita che, invece di servire il libero Klose, preferisce concludere direttamente, impegnando Handanovic.
Senza equilibri tattici, con le solite amnesie difensive e con Klose che sembra un fantasma la Lazio è in balìa dei nerazzurri deragliando presto dalla sfida. Archiviata una prima frazione da incubi Reja decide di rivisitare l’assetto: toglie Gonzalez, inserisce Ledesma e sposta Anderson sulle piste di Nagatomo. Il giapponese, però, pianta le tende nella metà campo nerazzurra e costringe il brasiliano a limitare le sortite offensive. La squadra appare più compatta, l’Inter abbassa i ritmi, per sfruttare il doppio vantaggio, e l’incontro scade di tono. Assordante il boato con il quale San Siro, tutto in piedi tranne la Curva vuota, saluta (5’ della ripresa) l’ingresso di Javier Zanetti per l’ultima gara dell’argentino nello stadio dei trionfi. Viste le condizioni del capitano, è un peccato che abbia deciso di smettere. E’ sempre Keita il più pericoloso, grazie ai guizzi, ai dribbling e alla velocità, però il ragazzotto non non sempre viene supportato dai compagni. Ritrovato qualche equilibrio in più e, con l’ingresso di Candreva, la formazione biancoceleste prova a mettere paura ad Handanovic: con Biava, Biglia e con lo stesso Keita. Anderson esce dal torpore con 2 perentorie conclusioni dal limite che trovano Handanovic pronto e reattivo. La Lazio cresce e meriterebbe il gol perché l’Inter bada solo a contenere, senza ripartire. Alla fine arriva anche il poker, che viene servito da Hernanes, primo gol a San Siro, che batte Berisha con un preciso e mortifero diagonale di sinistro, a conclusione di un’altra splendida percussione di Kovacic. Il Profeta non festeggia con la solita capriola e merita l’applauso anche dei suoi ex tifosi. Un tempo regalato all’Inter, con una formazione improbabile, una ripresa giocata alla pari ma quando ormai la serata è segnata. Errori e rimpianti che costellano sempre le partite della Lazio.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Niente Europa, niente maturità, niente di niente: "La squadra non ha dimostrato maturità, speriamo di averne in futuro". Niente alibi, non cerca scuse Lorik Cana. Mancanza di maturità e di concentrazione, inapacità varie, una in particolare. La Lazio non riesce più a conservare i vantaggi, li spreca. E’ finita male, la difesa è stata disastrosa. Anzi, tutta la fase difensiva. Il centrale albanese è stato diretto nell’analisi, certe scelte tattiche secondo lui sono state controproducenti, a Reja fischieranno le orecchie...: "Se la fase difensiva è stata un tallone d’Achille? Sì, sono d’accordo. I giocatori in campo sono gli stessi che funzionavano nei mesi scorsi partendo dietro la linea della palla, magari non era un bel calcio da vedere, ma era fruttuoso in termini di punti. Per fare di più ci siamo scoperti troppo sfaldando le basi della squadra e prendendo troppe volte il contropiede a causa del posizionamento sbagliato". Niente Europa per la Lazio, non si può essere felici: "Una stagione senza Europa non può essere positiva per una società come la Lazio, tante situazioni non hanno aiutato la squadra, ma non ci nascondiamo dietro certi alibi. Sono stati presi tanti giovani, rappresentano una prospettiva fantastica per il futuro della società". L’Europa è sfumata, la stagione s’è rivelata deludente, non è bastata la rincorsa finale per centrare il traguardo: "La partenza è stata difficile, alcuni di noi hanno spinto all’inizio, altri hanno trovato la forma in corsa, ma era troppo tardi per raggiungere l’Europa. Ora abbiamo l’ultima partita, dobbiamo chiudere bene all’Olimpico per iniziare nel migliore dei modi dopo i Mondiali". E’ stata la solita Lazio, una squadra capace di rivitalizzarsi e di perdersi, di rialzarsi e ricadere, di riaccendere speranze e di spegnerle.
E’ successo anche a S. Siro, è una storia nota: "E’ stata una partita un po’ strana quella con l’Inter, siamo andati in vantaggio velocemente e poi abbiamo accusato i colpi. Non siamo abbastanza maturi e concentrati per tenere il risultato per almeno 10-15 minuti. Abbiamo lasciato troppo spazio all’Inter, non siamo stati attenti, loro sono bravi a saltare l’uomo, hanno pareggiato alla prima opportunità, sono state perse le basi dell’organizzazione e della copertura. Ci hanno bucato due volte in tre minuti, è un po’ difficile da digerire". A S. Siro è stata una notte stregata, ma non è stata colpa della sfortuna. I limiti della Lazio sono stati evidenti, andranno cancellati. L’Inter ha fatto la festa ai biancocelesti e l’addio di Zanetti non c’entra nulla: "Un clima del genere può essere positivo o negativo, può condizionare la concentrazione, ma è stato bello giocare in un stadio così pieno. Si è respirata una bella atmosfera, peccato che non sia andata come volevamo". La Lazio ha sofferto l’intraprendenza di Kovacic, l’ha ammesso anche Cana: "Kovacic ci ha creato molti problemi, attaccava il centrocampo e puntava la linea difensiva, se gli lasci 30-40 metri ti punisce, ha un passo fantastico, ma è pur vero che tutto ciò è stato permesso anche dalla mancanza di compattezza della Lazio".
Resta. Così è anche se non vi pare. Lotito l’ha confermato e l’ha ribadito a più riprese, il ds Tare lo ha ripetuto ieri a microfoni accesi nella pancia di San Siro, Reja s’è aggiunto e non ci sarebbe stato bisogno pur essendo finita male la stagione. Era durissima riacciuffare l’Europa League, la Lazio ha rincorso e s’è squagliata durante la volata, sopraffatta dagli infortuni, dalla stanchezza, dalla carta d’identità. E’ una squadra da rifondare e le strategie sono chiare. Da tempo società e tecnico stanno lavorando per trovare quattro o cinque rinforzi veri. Ci sono degli accordi tra Lotito e Reja come ha sottolineato Tare. "Ma basta, mi chiedete ancora se resto? Certo. Quali sono gli accordi? Si parla con la società per programmare, per visionare e scegliere certi giocatori, non ci sono altre cose. Cercheremo di trovare giocatori adeguati per formare una squadra competitiva". Pochi minuti prima, in diretta televisiva, Edy aveva ripetuto che non si accontenterà dei baby promossi in prima squadra. Aspetta rinforzi di spessore. "I giovani possono fare qualche partita, vanno inseriti gradualmente, bisogna avere una squadra competitiva, a Roma non puoi mettere solo i giovani. Servono qualità, spessore e personalità. Keita sta dimostrando queste doti e ha trovato spazio, poi servono anche pedine collaudate. Giocare a Roma non è semplice, le critiche sono sempre pronte, ogni errore viene sottolineato, bisogna avere una quadratura forte di squadra".
Addio Europa. La rincorsa è finita tra tanti rimpianti. "Ormai abbiamo abbandonato le speranze di entrare in Europa League. Pazienza. Tra squalifiche e infortuni, abbiamo dovuto provarci in emergenza". Altri quattro gol al passivo nonostante un avvio promettente. "Dovevamo chiuderci di più dopo essere passati in vantaggio, non ho visto l’interdizione giusta, troppi contrasti persi, non sono soddisfatto. Quattro tiri in porta e quattro gol, l’Inter ha sfruttato in modo mirabile le occasioni". La Lazio ha attaccato senza raccogliere. "Noi da centrocampo in su abbiamo fatto una buona prestazione, abbiamo creato con Keita, che forse in un’occasione avrebbe potuto dare la palla a Pereirinha, in quel momento potevamo passare in vantaggio. Nella ripresa abbiamo tirato diverse volte, Handanovic ha piazzato alcune parate. Credo che il risultato sia stato troppo pesante per quello che abbiamo fatto vedere". Difesa groviera. Un disastro dietro, Reja s’è infuriato. "Qualche difficoltà l’abbiamo, gli interisti hanno segnato con palle filtranti, i tre centrali dovevano stare fermi, come uno va fuori l’altro non chiude e lasciamo aperti i corridoi. Con Radu mi sarei schierato con la difesa a quattro, invece si è fatto male giovedì e sono stato costretto a mettere la difesa a tre. Non avevo i terzini. A tre bisognava provare di più, non abbiamo avuto neppure il tempo. Ma certi palloni non dovevano passare. Abbiamo subito tre gol identici". Poco filtro. "A centrocampo non c’era nessuno in posizione, bisogna avere la possibilità di intercettare il pallone e non lasciare il vuoto alle spalle. Mi aspettavo più interdizione, sana cattiveria, con tre difensori centrali non possiamo beccare tre gol uguali. L’Inter ha voluto vincere più di noi. Le forze sono diverse" ha ammesso Reja, che forse si sarà pentito di aver lasciato fuori Ledesma. Ha provato a spiegare il motivo. "L’Inter aveva un centrocampo con due come Hernanes e Kovacic che sono macchinosi. Eppure arrivavano sempre prima loro sul pallone, nonostante noi fossimo più rapidi. Volevo maggiore interdizione e rapidità con Onazi e Biglia. Ledesma fuori è stata una scelta. Mauri si era stirato. Ho provato con Felipe Anderson trequartista, pensavo potesse creare qualche difficoltà a Kuzmanovic".