31 gennaio 2016 - Campionato di Serie A - XXII giornata - inizio ore 15.00
UDINESE: Karnezis, Wague, Danilo, Piris, Edenilson, Badu, Kuzmanovic (68' Bruno Fernandes), Guilherme (59' Lodi), Adnan, Thereau, Zapata (54' Heurtaux). A disposizione: Meret, Romo, Armero, Coppolaro, Felipe, Perica, Widmer, Kone, Di Natale. Allenatore: Colantuono.
LAZIO: Berisha, Basta, Bisevac (8' Mauricio), Hoedt, Konko, Milinkovic-Savic, Cataldi, Parolo (75' Klose), Candreva, Djordjevic (43' Matri), Keita. A disposizione: Marchetti, Guerrieri, Gentiletti, Patric, Felipe Anderson, Mauri, Onazi. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Celi (Bari) - Assistenti Sigg. Manganelli e Tegoni - Quarto uomo Sig. Padovan - Assistenti di porta Sigg. Russo e Di Paolo.
Note: espulso al 42' Danilo per doppia ammonizione e all'85' Matri per proteste. All'85' sono stati allontanati i due team manager Luigi Infurna (Udinese) e Maurizio Manzini (Lazio). Ammoniti: Thereau, Danilo, Djordjevic, Wague, Parolo, Cataldi, Milinkovic-Savic. Angoli 5-5. Recuperi: 3' p.t. 4' s.t.
Spettatori: paganti 3.397 e 10.214 abbonati per un incasso di Euro 46.996.
La Gazzetta dello Sport titola: "Udinese-Lazio che delusione. Niente gol, solo polemiche. Espulsi Danilo e Matri, rissa sfiorata tra i team manager. Punto utile per Colantuono".
Continua la "rosea": Parlare di partita bella è impossibile, si rischia il millantato credito. Può essere soltanto una partita utile per l'Udinese e deludente per la Lazio. Definita anche "gara maschia" da Stefano Colantuono, con un linguaggio calcistico che non concede discriminazioni, e sussurrata come "occasione mancata" da Stefano Pioli. Niente gol, un tiro in porta a squadra (mai di meno finora in assoluto, nel torneo in corso), tre reti giustamente annullate e troppo nervosismo: quattro espulsioni, altri sei ammoniti, due dirigenti di una certa età che sconfessano l'anglicismo del loro ruolo (li chiamano team manager) e si azzuffano nel tunnel, dopo l'allontanamento. Luigi Infurna dell'Udinese e Maurizio Manzini della Lazio sembra siano stati divisi da alcuni giocatori accorsi al regolamento di conti, nato da una protesta verso un raccattapalle. Ci penserà il giudice sportivo, se il quarto uomo ha visto. A Danilo e Matri penseranno invece anche i loro allenatori: il primo, reduce da squalifica, rientra e prende due gialli in 11', non finendo il primo tempo. L'attaccante invece esce per rosso diretto all'86', dopo aver insultato un assistente di Celi. Quando avrà scrostato il nervosismo, sarà l'Udinese a essere più felice per questo punto: detto della ripresa in inferiorità, anche il passato metteva paura. Tre sconfitte di fila, 10 gol incassati e due segnati, aria pesante per Colantuono. Nel primo tempo i suoi piacciono poco, poi visto che restano in meno prendono applausi alla fine per il riuscito arroccamento.
Il tecnico passa dal 3-5-2 al 4-3-2 per poi togliere una punta e non muoversi più dalla difesa a 5, giustificata dalla pressione sui lati dei rivali. Ma se 36 cross laziali non portano Karnezis agli straordinari, significa che al centro l'Udinese (con Heurtaux nella seconda parte) regge dignitosamente. E che i laziali non hanno tempi e precisione d'intervento. Per Pioli è il 7° risultato utile consecutivo, ma con 13 punti su 21: i pareggi pesano nella rincorsa all'Europa. Inoltre mercoledì contro il Napoli mancheranno Milinkovic, Cataldi e Matri squalificati, mentre Djordjevic e Bisevac sono usciti per infortunio. "Non è quello che volevamo" ammette l'allenatore. A un certo punto aggiunge Klose a Keita, Candreva e Matri, 4-2-1-3 invece del 4-1-4-1 d'avvio, mutabile in 4-3-3. Ma la Lazio, che in precedenza aveva colpito 22 volte su 29 nell'ultima mezz'ora, quasi viene atterrata da Thereau, nell'unica parata di Berisha. Matos e Hallfredsson hanno già firmato, Balic sembra in arrivo e l'Udinese può cambiare volto per evitare i pensieri. In questa partita Colantuono ripropone Guilherme e Zapata, però non hanno ancora l'energia necessaria dopo gli infortuni. Mentre il debutto di Kuzmanovic è più incoraggiante. Anche per l'inserimento del nuovo acquisto il pomeriggio a fil di nervi acquista un'utilità che la Lazio invece non riesce a trovare.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, vale mezza sconfitta. Djordjevic rotto, Klose mai pericoloso e rosso a Matri. Si salva Cataldi ma è poco".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Tre centravanti per non riuscire a segnare lo straccio di un gol e giocando l'intera ripresa in superiorità numerica per l'espulsione di Danilo. Djordjevic rotto, Matri cacciato quasi al novantesimo, Klose mai pericoloso nel'ultimo quarto d'ora. Tre fotografie della domenica della Lazio: Konko, da esodato a capitano, che spreca le uniche due vere occasioni della partita. L'infortunio di Bisevac, il serbo preso per sostituire de Vrij, dopo appena sette minuti. E poi i nervi saltati: rosso a Matri per gli insulti al guardalinee, i due team manager Infurna e Manzini che si inseguono e finiscono in rissa nel sottopassaggio a quattro minuti dal termine più recupero. Una brutta partita, finita proprio male. Per l'Udinese è stato un punto guadagnato, una mezza vittoria. Colantuono rischiava l'esonero dopo tre sconfitte consecutive e può essere soddisfatto, perché ha portato a casa un pareggio a cui non poteva credere nell'intervallo. Per la Lazio si può considerare una mezza sconfitta, l'ennesima occasione persa di una stagione mai decollata. Pioli aveva chiesto un'altra vittoria per trovare continuità e restare agganciati al sogno di una rimonta complicatissima verso l'Europa. Non è questo il modo per riuscire nell'impresa.
Troppo lenta e compassata la squadra biancoceleste, incapace di esprimere la svolta e di pescare la giocata giusta per risolvere una partita che si era messa in discesa. C'è poco da salvare a parte la prova brillante di Cataldi in regia. Un bel segnale. Ha giocato con personalità e con lucidità, ha sbagliato quasi niente nel palleggio, ci ha messo l'anima più di altri suoi coetanei. Prendete Keita: quinta di fila da titolare (mai successo), poteva e doveva spaccare il mondo, Pioli gli aveva concesso la fiducia reclamata a lungo lasciando Felipe in panchina, lo spagnolo invece non ha mai inciso ed è apparso a lungo fuori dalla partita. La Lazio non voleva sbagliare la partenza e anche ieri ha iniziato con un filo di apprensione. L'Udinese era stata pensata da Colantuono per giocare una partita fisica, fatta di duelli e di sportellate, appoggiandosi al ritorno di Duvan Zapata dal primo minuto davanti a Thereau e con due esterni (Edenilson a destra, Adnan a sinistra) altissimi, almeno per venti minuti. La Lazio ha subìto e contenuto, ha perso Bisevac per uno stiramento (altro piccolo record), ha concesso a Badu una palla-gol al decimo non sfruttata e poi si è assestata, sfruttando questa volta la fisicità di Hoedt e l'ingresso positivo di Mauricio. Ha preso lentamente in mano la partita. Dominava nel possesso palla senza creare pericoli, a parte quella palla tirata via da Wague davanti alla linea dopo l'intervento mancato di Djordjevic.
Proprio il serbo subito dopo è stato steso da Danilo con una randellata tremenda sulla caviglia. Espulso per doppia ammonizione e sarebbe stato da rosso diretto. Sull'azione sviluppata da quel calcio piazzato, Konko ha sparato sopra la traversa l'occasione più facile dei novanta minuti. Ridotta in dieci l'Udinese si è tirata indietro: 4-4-1 prima con Thereau a sinistra e poi Colantuono ha aggiunto Heurtaux in difesa e ha spostato il francese davanti al posto di Zapata. Cambi intelligenti con Lodi in regia (per aumentare la precisione nel palleggio) e con la corsa di Bruno Fernandes a centrocampo. Pioli aveva già perso due giocatori per infortunio ed è stato costretto ad attendere la mezz'ora per la terza sostituzione, quando ha inserito Klose per Parolo (già ammonito). Due gol annullati a Matri (il primo per fuorigioco, il secondo per una spinta su Heurtaux), il tiro volante di Konko sul traversone da destra di Matri, un tiro di Cataldi respinto da Wague, il tentativo costante di aggirare l'Udinese sulle fasce prima della baraonda finale. Un dato dovrebbe far riflettere: 65% di possesso palla, 36 cross, 17 tiri, solo 1 nello specchio. Tutto torna nel calcio: alla Lazio manca il centravanti.
Il Messaggero titola: "Lazio, un'altra occasione persa. A Udine gioca per quasi un tempo undici contro 10 ma non trova il gol. Evidenti ancora una volta i problemi in fase realizzativa: Europa più lontana".
Prosegue il quotidiano romano: Ecco l'ennesimo jolly che la Lazio butta via. Pioli alla vigilia era stato chiaro: "Non possiamo più permetterci di sbagliare". Niente dafare: i suoi ragazzi inciampano ancora sulla strada sempre più ripida che porta in Europa. Al triplice fischio è tanta l'amarezza per non aver approfittato dell'occasione ghiotta che si era presentata. Lo 0 a 0 contro l'Udinese è un punticino misero che non sposta nulla nella classifica, anzi. Una magra consolazione il fatto che sia il settimo risultato utile consecutivo. Nemmeno la porta rimasta inviolata in trasferta dopo otto mesi, non accadeva dal maggio scorso a Genova con la Samp, può far sorridere a pieno. E pensare che la Lazio ha giocato per praticamente un tempo con l'uomo in più. Sono mancati il gioco e la voglia di vincere. Il camminoora si complica sempre più. Il primo tempo scorre via incolore come il cielo che sovrasta Udine. Le due squadre fanno fatica a costruire e i minuti passano senza brividi. La Lazio gira il pallone con troppa lentezza e per portarlo in area avversaria ci impiega un tempo infinito. Quando invece ci riesce, Djordjevic non si fa trovare presente all'appuntamento. I biancocelesti cominciano con il solito handicap della partenza lenta ma l'Udinese non ne approfitta. I friulani in realtà un gol lo segnano ma Celi è bravissimo a vedere Edenilson in fuorigioco. Per far scaldare i tifosi serve un mezza rissa tra Djordjevic e Wague risolta dal direttore di gara con un doppio giallo.
L'arbitro poi è costretto a tirare fuori il rosso: Danilo interviene duro su Djordjevic e si becca la seconda ammonizione. L'Udinese resta in dieci e la Lazio per la terza gara di fila gioca con l'uomo in più, ma stavolta non ne approfitta. Nell'occasione Pioli deve cambiare anche l'attaccante che si fa male alla caviglia. Seconda sostituzione per i biancocelesti che dopo appena sette minuti perdono Bisevac per un guaio muscolare. Nonostante l'uomo in più la Lazio non riesce mai a trovare il guizzo giusto per colpire. Gli uomini di Pioli fanno girare molto la palla ma non riescono mai ad andare a dama. Le iniziative sono affidate tutte agli spunti di Candreva da un lato e Keita dall'altro. Bravi i friulani a tenere botta e tamponare sulle corsie con costanti raddoppi di marcatura. In fase di ripiegamento Colantuono abbassa gli esterni trasformando la difesa da tre a cinque alzando così un muro davanti a Karnezis. Il resto lo fa la scarsa vena realizzativa dei biancocelesti. Nemmeno quando Pioli butta dentro Klose per dare supporto a Matri la situazione cambia. Manca la fame, quella che ti fa arrivare prima sul pallone e non fallire le poche chance che riesci a creare. Regna troppo nervosismo, tanto che le proteste troppo accese di Matri, per un fallo ai suoi danni non fischiato, gli costano addirittura il rosso. Se la gara in campo non regala grandi emozioni ci pensano le due panchine.
Dopo l'espulsione dell'attaccante biancoceleste, Celi manda fuori anche i due team manager. Mentre il laziale Manzini imbocca il tunnel dell'uscita viene raggiunto dal collega friulano, i due vengono quasi alle mani, le due panchine corrono in soccorso. Attimi di tensione. Lo stesso direttore di gara è costretto a fermare la partita per qualche secondo per chiedere informazioni al quarto uomo. Tutto però si risolve in fretta. La corsa verso l'Europa si fa così sempre più in salita. Mercoledì all'Olimpico arriva il Napoli e ancora una volta Pioli sarà costretto ad inventare la formazione. I veri problemi sono a centrocampo perché senza Biglia e con Cataldi squalificato manca il regista. Con ogni probabilità toccherà ad Onazi. Lo scorso anno il suo impiego proprio contro il Napoli regalò alla Lazio i preliminari di Champions, e alle volte un pizzico di scaramanzia non guasta mai.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Passo falso o ulteriore tappa nel processo di crescita iniziato a metà dicembre? Il dibattito è aperto in casa Lazio dopo lo 0-0 di Udine. Un pareggio che muove la classifica e che allunga a sette la striscia di partite senza sconfitte della squadra di Pioli in campionato. Ma, per come si erano messe le cose dopo l'espulsione di Danilo poco prima dell'intervallo, è netto il timore di aver perso un'altra occasione importante per scalare ulteriori posizioni in classifica. "Sì, forse si è trattato di un piccolo passo indietro - ammette Stefano Pioli -, ma se riuscissimo sempre ad alternare una vittoria e un pareggio non sarebbe male per la nostra classifica. Certo, per recuperare posizioni in campionato dobbiamo andare più veloci". In effetti a Udine si è avuta la sensazione che la squadra a un certo punto non avesse il sacro furore di andare a prendersi i tre punti. "Ci serviva più ritmo nel secondo tempo per sfruttare la superiorità numerica - riconosce il tecnico -. Ci è mancato il guizzo finale, la zampata vincente. Peccato non aver segnato, sarebbe stato importante per la classifica, la prestazione comunque è stata positiva, ci è mancato poco per vincere. Il risultato alla fine è positivo, ma non è quello che volevamo". Tuttavia Pioli non se la sente di mettere sotto processo la sua squadra. "Era una partita difficile, noi l'abbiamo interpretata bene, abbiamo fatto tanto gioco e chiuso l'avversario nella sua metà campo, è mancato solo il gol. Forse nella ripresa sarebbe servita più intensità, ma loro erano in nove nella loro area, dovevamo buttare dentro uno dei tanti cross fatti. Abbiamo fatto un totale di 13 conclusioni verso la porta avversaria, purtroppo non sono bastate".
Il tecnico commenta anche il concitato finale: "Matri doveva essere più attento, non protestare con l'assistente, ma il fallo che non gli è stato fischiato c'era. Poi sulla rissa finale dico solo che un loro dirigente si è comportato in maniera scorretta. E i dirigenti dovrebbero dare il buon esempio...". Anche la squadra è divisa tra la soddisfazione di aver comunque centrato un buon risultato e il rammarico per i due punti buttati. "È un peccato non vincere dopo aver dominato la gara, meritavamo i tre punti", sostiene Abdoulay Konko. "Io purtroppo ho sbagliato un gol, vuol dire che sarà per la prossima volta, ma ho lavorato tanto per la squadra". Ancora una volta la Lazio non è riuscita a fare breccia contro una squadra che si è chiusa molto bene. "Sì, è vero quando gli avversari pensano solo a difendersi andiamo in difficoltà - sempre Konko -, è successo pure con il Carpi, dobbiamo migliorare sotto questo punto di vista. Spero che i compagni prendano esempio da chi dà sempre il 100 per 100 per questa maglia, speriamo di rimetterci sulla strada giusta e fare più punti possibile da qui in avanti".