29 settembre 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, VI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Acerbi, Radu, Marusic, Milinkovic (74' Parolo), Leiva, Luis Alberto, Lulic, Correa (52' Caicedo), Immobile (86' Adekanye). A disposizione: Proto, Vavro, Patric, Bastos, Lazzari, Lukaku, Jony, Cataldi, Berisha. Allenatore: S. Inzaghi.
GENOA: Radu, El Yamiq, Romero, Criscito, Ghiglione, Lerager (46' Pandev), Radovanovic, Cassata (69' Schone), Barreca (46' Pajac), Sanabria, Kouamè. A disposizione: Jandrei, Marchetti, Biraschi, Goldaniga, Zapata, Ankersen, Saponara, Favilli, Pinamonti. Allenatore: Andreazzoli.
Arbitro: Sig. Pairetto (Torino) - Assistenti Sigg. Ranghetti e Bottegoni - Quarto uomo Sig. Illuzzi - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Paganessi.
Marcatori: 7' Milinkovic, 40' Radu, 59' Caicedo, 78' Immobile.
Note: esordio in serie A per Bobby Adekanye. Ammonito al 29' El Yamiq ed al 73' Sanabria per gioco falloso, al 90' Caicedo per simulazione. Angoli 5-7. Recuperi: 1' p.t., 1' s.t.
Spettatori: 26.000, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Ciclone Lazio, k.o. Genoa. Ora Andreazzoli è nei guai. Immobile e Milinkovic super, rossoblù imbambolati. Preziosi ha contattato Gattuso e rinviato la decisione".
Continua la "rosea": Quando la Lazio si ricorda di segnare, vale il quarto posto. Quando il Genoa si dimentica di giocare, vale la zona retrocessione. Ieri la Lazio si è ricordata di segnare, il Genoa si è dimenticato di giocare e il risultato è stato un allenamento della squadra di Simone Inzaghi. Anzi no: a Formello, siamo sicuri, si lavora con maggiore intensità . Ieri i ritmi sono stati bassissimi e il caldo non è una scusa accettabile per il Genoa che vive una preoccupante involuzione e che all’Olimpico non ha nemmeno lottato contro una Lazio che è cresciuta nel corso della gara. Genoa nei guai. Proprio l’atteggiamento remissivo è l’aspetto forse peggiore di una disfatta che potrebbe costare la panchina ad Aurelio Andreazzoli. Preziosi si è preso un po’ di tempo per valutare la situazione, l’esonero non è ancora sicuro. Tra i candidati alla panchina il primo nome della lista è quello di Rino Gattuso, che però non sembrerebbe del tutto convinto di imbarcarsi in questa avventura. A prescindere dalla decisione che prenderà la società , una profonda riflessione è necessaria perché il Genoa, dopo un effervescente avvio di campionato, si è improvvisamente afflosciato e non dà segni di ripresa.
Andreazzoli, che con estremo garbo analizza sempre le cause delle sconfitte senza cercare alibi, non è ovviamente l’unico responsabile. L’apatia dei giocatori, ad esempio, è un problema che non dipende dall’allenatore. Sul conto di Andreazzoli, però, pesano i 13 gol subiti in 6 partite, l’evidente scollamento tattico (il Genoa sembra una squadra di calcio-balilla: ogni reparto separato dagli altri e gli spazi tra le linee che diventano agevole terra di conquista per gli avversari) e anche alcune scelte. Una per tutte: Lasse Schone pochi mesi fa segnava al Bernabeu e mancava per una manciata di secondi la finale di Champions. Possibile che debba restare in panchina per lasciare spazio a Lerager e Cassata? Pare che Andreazzoli l’avesse visto stanco. Ma se un giocatore è stanco non lo fai entrare sullo 0-3 di una partita ormai chiusa. I continui cambiamenti tra i titolari fanno pensare che il tecnico sia ancora alla ricerca della soluzione ideale per il Genoa che però adesso avrebbe bisogno di stabilità e di punti. Vedremo se Andreazzoli avrà il tempo per rimettere in piedi una squadra che in estate i tifosi avevano sognato decisamente più competitiva. Lazio, che giostra. Ieri il Genoa ha subito quasi a freddo il gol di Milinkovic e, dopo aver avuto la palla del pareggio (strepitoso Strakosha su testata di Romero), è rapidamente uscito dalla gara nonostante qualche combinazione tra Sanabria e Kouame facesse pensare a una reazione diversa.
Il centrocampo rossoblù è crollato molto in fretta e le colpe del Genoa vanno mescolate con i meriti della Lazio che ha fatto emergere l’enorme divario tecnico trovando corridoi invitanti per le punte e organizzando tante belle combinazioni sulla trequarti, in particolare con un ispirato e continuo Milinkovic. Così Radu ha battuto Radu (e non è un gioco di parole) con un sinistro bellissimo e Immobile ha asfaltato gli immobili (nemmeno questo è un gioco di parole) difensori avversari. Caicedo ha trovato il primo gol stagionale e Ciro ha chiuso la settimana della polemica segnando e correndo ad abbracciare l’allenatore con cui ha un rapporto speciale. Inzaghi ha costruito una squadra moderna che gioca un bellissimo calcio senza dare punti di riferimento agli avversari. Per compiere l’ultimo e definitivo salto di qualità la Lazio deve chiudere le partite che sta dominando (come a Ferrara, dove ha lasciato tre punti importantissimi) e vincere qualche scontro diretto nei momenti decisivi della stagione. La bellezza non basta, per stare lassù. E Simone, che con la Lazio vinse un incredibile scudetto, lo sa benissimo.
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio show. Poker e baci. Genoa al tappeto. Inzaghi torna al suo calcio e fa pace con Ciro. Quattro reti, che spettacolo all’Olimpico".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Baci e abbracci. Inzaghi ha risistemato la vera-vecchia Lazio al centro del villaggio, in festa dopo il sigillo e la pace celebrata sul campo con Ciro Immobile, il figliol prodigo. Vera Lazio perché non è tornato solo il bomber, ma il turnover alla rovescia rispetto a San Siro ha riconsegnato i titolarissimi (da Radu a Leiva e Lulic senza toglierne uno tra Luis Alberto, Milinkovic e Correa) all’undici di partenza. Chissà perché alla vecchia Lazio, senza un nuovo acquisto, non era stato concesso l’onore di misurarsi con l’Inter di Conte. Ieri ha servito il poker e strappato gli applausi convinti dell’Olimpico dando il probabile colpo di grazia ad Andreazzoli. Rischia l’esonero, a meno che il Milan non si trasformi nell’ultima spiaggia. Preziosi ha già contattato Gattuso, riflette e aspetta una risposta. Il Genoa, troppo morbido e fragile, non ha resistito alla grandinata. Quattro gol, più uno cancellato dal Var, diverse altre occasioni, novanta minuti di calcio bellissimo e intelligente. La logica e il buon senso portano risultati. Si è vista una Lazio moderna per la capacità di interpretare le fasi della partita. Ha imposto il gioco, lo ha congelato facendo girare palla, ha colpito con micidiali ripartenze, ha rispettato le proprie caratteristiche e la vocazione a rovesciarsi in attacco sfruttando gli spazi piuttosto che consegnarsi con il pressing alto. E’ tornata al suo calcio.
Era strano che un tecnico pragmatico come Inzaghi insistesse su concetti di gioco e ritmi insostenibili per una squadra dall’età media vicina ai 30 anni, rinunciando al pieno di qualità dei suoi top player e scoprendo una difesa da tenere abbottonata e vulnerabile sui cross, come hanno dimostrato il Genoa e le occasioni fallite da Sanabria. Var. Le statistiche confermano la differenza di certi giocatori. Immobile (5 gol e 2 assist) ha partecipato a 7 reti sulle 11 totali realizzate sinora dalla Lazio. Nessuno ha servito più assist di Luis Alberto (4) e Milinkovic è il più giovane centrocampista a vantare almeno 23 gol in Serie A. Ieri il serbo si è sbloccato, favorito dal Var e dall’arbitro Pairetto che non sono intervenuti per sanzionare il fallo su Lerager. Sergej ha sfilato la palla dai piedi del danese e poi è andato a concludere l’azione sfruttando l’appoggio di Immobile. Mazzoleni, davanti al monitor, è intervenuto più tardi per cancellare il raddoppio di Luis Alberto a capo di un contropiede irresistibile e rifinito da Ciro. Il centravanti azzurro ha dimostrato una carica straordinaria e si è messo al servizio della squadra, giocando più per gli altri che per concludere. Ci ha pensato Radu, imbeccato dal fantasista spagnolo, a raddoppiare con un sinistro all’incrocio. Non segnava da tre anni in Serie A.
Poker. Andreazzoli dopo l’intervallo ha richiamato Barreca trovando nuova spinta a sinistra con Pajac e ha inserito Pandev per Lerager virando sul 3-4-1-2. Strana la rinuncia iniziale a Schone e Pinamonti. Sanabria si è divorato la palla-gol per riaprire la partita. Dentro il primo tempo da applausi della Lazio erano entrate anche le parate di Strakosha. Pesantissima la prima sul colpo di testa di Romero. L’albanese si sta trasformando in uno specialista dei rilanci da contropiede. Così ha pescato a lunga distanza Lulic, la palla è finita sul destro di Milinkovic, migliore in campo per completezza di repertorio. Il serbo ha randellato, segnato e rifinito. Imbucata per Caicedo, abilissimo a dribblare il portiere prima di toccare in rete. L’ecuadoriano aveva appena sostituito Correa, dolorante. Alla fine, inevitabile, il poker calato da Immobile sfruttando il lancio di Luiz Felipe, novello Beckenbauer, uscito in slalom dalla difesa. Baci e abbracci con Inzaghi. Meglio di così non si poteva chiudere una settimana da incubo.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Dopo la rabbia è scoppiata la "passione". Immobile e Inzaghi, è stata una commedia sentimentale. E’ arrivato il "the end": "Mi dispiace che sia successa quella cosa con Inzaghi. Lui per me è come un fratello maggiore. Sono stato vero sia nel gesto delle scuse imminenti, le meritavano lui, i compagni, la gente, sia nell’abbraccio. Sono incomprensioni che posso succedere. Da quando sono a Roma Inzaghi mi ha sempre aiutato. E’ stata messa la parola fine". Giubilo, pace, gioia all’Olimpico. Ha commosso anche i più duri la scenetta dell’abbraccio che Immobile ha dato ad Inzaghi, è stato il rovescio della lite. Ciro si è involato, sentitamente, senza obblighi, verso Simone e ha allargato le braccia facendosi perdonare (ancora di più) la disobbedienza. Simone l’ha accolto a sé facendosi perdonare l’esclusione di San Siro, il suo abbraccio era un volerlo avvolgere e proteggere. E’ bella la foto: Ciro con la testa sul petto di Simone. Ha cancellato gli sbuffi di livore della domenica di Lazio-Parma. Immobile sputava fuoco a bordo campo mentre raggiungeva la panchina, in una settimana è tornato tutto come prima. E la lite è stata fatta passare a metà tra la barzelletta e l’indignazione simulata, quando è stata una vera lite. Ciro ha detto: "Capita...". Simone ha detto: "Se ne è parlato troppo".
Moine e mossette, lusinghe da ubriacatura. Immobile è un delirio di emozioni, non può stare in panchina. Ha partecipato a sette degli 11 gol segnati dalla Lazio in campionato (cinque reti e due assist), ha raggiunto Berardi e Zapata in vetta alla classifica marcatori, è lanciatissimo verso i 100 gol biancocelesti (è a quota 91). Ciro ha ritrovato il ritmo dei bei tempi, la continuità che ora dev’essere trovata dalla Lazio, squadra da sempre contraddizione vivente: "Facciamo grandi partite, ma anche grandi cavolate. Il bello è che quando abbiamo voglia di giocare la gente si diverte", ha detto il bomber napoletano con schiettezza. Ha festeggiato la vittoria con il Genoa, non ha smesso di rimpiangere la sconfitta di Milano: "C’è rammarico, avevamo giocato bene contro una grande squadra candidata per lo scudetto. Purtroppo a volte bisogna avere qualcosina in più, ma piano piano stiamo assimilando ciò che serve. Bisogna essere più continui nei risultati, il nostro difetto è anche la discontinuità all’interno della partita". Immobile è convinto che la Lazio sia antipatica a molti: "Diamo fastidio quando stiamo lassù. La squadra c’è, bisogna migliorare sotto l’aspetto mentale". L’assist per Milinkovic, il gol finale. Immobile, tra rabbia e poesie, è rimasto a secco solo contro Roma (anche per il palo) e Inter (anche per aver giocato in corsa). Ha segnato contro Samp (due volte), Spal, Parma e Genoa. Non si poteva chiedere di più, forse. Il cambio di ieri, deciso nel finale, ha scatenato la standing ovation dell’Olimpico. Tutti in piedi per Ciro, abbracciato da tutto lo stadio.