20 settembre 2016 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, V giornata - inizio ore 20.45
MILAN: Donnarumma, Calabria, Paletta, Romagnoli, De Sciglio, Kucka, Montolivo, Bonaventura (82' Honda), Suso (68' Locatelli), Bacca (88' Gomez), Niang. A disposizione: Gabriel, Plizzari, Ely, Vangioni, Abate, Sosa, Pasalic, Poli, Luiz Adriano, Lapadula. Allenatore: Montella.
LAZIO: Strakosha, Bastos (46' Keita), de Vrij, Radu, Basta, Parolo, Cataldi (77' Luis Alberto), Milinkovic-Savic, Lulic, Djordjevic (46' Felipe Anderson), Immobile. A disposizione: Marchetti, Vargic, Hoedt, Wallace, Patric, Lukaku, Murgia, Leitner, Lombardi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Posado e Di Fiore - Quarto uomo Sig. Vivenzi - Assistenti di porta Sigg. Celi e Aureliano.
Marcatori: 37' Bacca, 74' Niang (rig).
Note: serata fresca, terreno in discrete condizioni. Esordio in Serie A per Thomas Strakosha e Luis Alberto. Ammoniti 45+1' Bastos, 59' Cataldi, 62' Calabria, 73' Radu, 75' de Vrij. Angoli 3-8. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 26.464 (13.970 paganti e 12.494 abbonati). Incasso 469.417 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Milan a tutto Bacca. Il quinto centro del colombiano regala una notte al secondo posto. Contro la Lazio a San Siro Carlos sblocca una gara difficile chiusa da Niang su rigore. Bene i giovani di Montella".
Continua la "rosea": Il Milan si regala una notte da leoni. Batte la Lazio e sale al secondo posto in condominio con la Juve, a un punto dal Napoli capolista. Ventiquattro ore alla vecchia maniera, quando il rosso e il nero erano colori dominanti. Rammarico per la sconfitta a San Siro contro l'Udinese, con quei tre punti oggi il Milan sarebbe primo. Vietato concedersi sogni proibiti, ma una cosa la vittoria sulla Lazio l'ha detta: il Milan si è liberato del totem del "bel giuoco", sacro per Silvio Berlusconi, proprietario uscente, e non si vergogna di giocare come può. Se hai un centravanti fulminante alla Bacca, è giusto dedicarsi alla caccia del contropiede perfetto. Il colombiano è al quinto gol in cinque giornate, media degna dell'Higuain della stagione scorsa. Bacca, Icardi, Higuain, Milik: la Serie A riassapora il gusto dei grandi centravanti. Il Milan ha vinto, la Lazio ha fatto la partita. L'indicatore del vantaggio territoriale, ad esempio: 52 a 48 per i biancocelesti. O quello del baricentro medio: laziali mediamente più "alti" di quasi sei metri, 52,9 a 47,1. Simone Inzaghi ha dimostrato di avere idee e di saper smuovere le acque stagnanti della gara. E' stato tradito da errori individuali e da meccanismi ancora imperfetti. Il Milan ha trovato terreno fertile per le sue armi di squadra predatrice, acquattata nel fogliame e lesta ad azzannare la preda nei suoi momenti di distrazione. Montella è cambiato, si è discostato dall'allenatore che era a Roma e Firenze. Basta col possesso esasperato, stop al "guardiolismo".
Profondità e verticalizzazioni le nuove stelle comete montelliane. Non c'è da vergognarsi, chiamiamo le cose con il loro nome: la via italiana al gioco del calcio e con ampio uso di italiani, per giunta giovani. Gli azzurri Donnarumma, Romagnoli, Calabria e De Sciglio, più gli stranieri Suso e Niang: sei under 23 tra i titolari. Ottimo. A metà ripresa è entrato il diciottenne Locatelli. Cambio coraggioso, perché Montella ha affidato al ragazzo la cabina di regia e ha spedito per un po' Montolivo nell'insolito ruolo di trequartista, ruolo ricoperto dal capitano in gioventù. La linea verde comincia a dare frutti. Il Milan non vincerà lo scudetto, però lavora a un'ossatura giovane e italiana, aspettando che i cinesi comprino i due o tre campioni in grado di trascinare il gruppo oltre i propri limiti. Di base la Lazio si è disposta col 3-4-1-2, Milinkovic trequartista è stata la mossa che per i dieci minuti iniziali ha sorpreso il Milan. Montolivo "schiacciato" quasi su Paletta e Romagnoli, difficoltà enormi nel prendere le misure e patimenti sugli schemi laziali da rimesse laterali. Lazio con sistema ibrido: a volte 3-4 eccetera, a volte 4-3 etc. Basta era il pendolo, un po' terzino e un po' esterno di centrocampo a seconda delle circostanze. Proprio nei minuti in cui si ragionava sul camaleontismo inzaghiano è arrivato il vantaggio milanista, offerto dalla Lazio. La palla persa da Parolo rappresenta il macroerrore tecnico, sbaglio grossolano, ma su situazioni simili bisognerebbe avere il paracadute, protezioni preventive.
Invece sulla topica dell'azzurro, la Lazio si è scoperta indifesa. De Vrij, il difensore centrale in capo, era fuggito in avanti a caccia di chissà che cosa, Bastos e Radu, i due centrali di complemento, stavano larghi. Recuperato il pallone perso da Parolo, Kucka si è trovato davanti un corridoio vuoto come un ufficio a Ferragosto, spazio in cui si è fiondato Bacca. Una delle azioni più basiche ed efficaci del calcio: palla bassa e in verticale per la punta veloce, faccia a faccia col portiere. Un assegno circolare, se il correntista si chiama Bacca. Alla risalita dall'intervallo, Inzaghi ha immesso Keita e Felipe Anderson e ha riscritto il copione con un 3-5-2 spregiudicato. Si è estremizzato il concetto della Lazio "dominatrice", ma a tanta semina non ha fatto seguito adeguato raccolto, grosse imprecisioni sotto rete. Il Milan è sopravvissuto a un gol clamorosamente sbagliato da Niang, posseduto in quel momento dal fantasma dello Sciagurato Egidio (Calloni), e il francese si è rifatto su rigore, nato pure esso da una ripartenza. Non un grande Milan, ma un Milan più sensato di quello a cui ci eravamo abituati nelle ultime due stagioni. La risalita forse è cominciata.
Il Corriere dello Sport titola: "Che errori. Bacca-Niang, la Lazio va Ko. Biancocelesti poco incisivi in zona gol, una leggerezza di Parolo aiuta i rossoneri. Il colombiano capocannoniere. Montella batte Inzaghino con 8 italiani (molti baby) in campo".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Accanto alla Juventus, al secondo posto. Ai milanisti, anche se solo per una notte, sono venute le vertigini. Non erano lassù da tempo immemorabile. Ci sono tornati battendo la Lazio e rovesciando, con il gol di Bacca, una partita che fino a quel momento era nelle mani di Inzaghino. Niente vendetta di famiglia, Simone ha perso a San Siro e il sogno di vedere la Lazio in testa alla classifica è sfumato dopo mezz'ora fatta bene, per un errore di Parolo con successivo lampo di Bacca, a cui è meglio non concedere niente, figuriamoci mezzo campo libero. L'applauso a Montella va non solo per la vittoria, ma anche per le scelte: otto italiani schierati in campo di questi tempi è quasi un record, per di più con tanti ragazzini... Il gol regalato dalla Lazio al Milan ha cambiato la partita, l'ha letteralmente ribaltata. Prima giocava la Lazio, il Milan assisteva, abbastanza scombinato in campo, l'iniziativa era di Cataldi e dell'impreciso Lulic che beneficiavano di una chiara superiorità numerica a centrocampo, provocata dal movimento degli attaccanti laziali che si alternavano a Milinkovic nel controllo di Montolivo. Il Milan non aveva la possibilità di costruire gioco, non era pronto sulle respinte della difesa laziale, concedeva spazi che la Lazio però non ha saputo sfruttare come avrebbe potuto e dovuto.
Per più di 30 minuti, la squadra di Inzaghi ha messo in difficoltà il Milan che aveva un errore già in origine: su Cataldi non c'era controllo e davanti al giovane regista si aprivano svariate possibilità di gioco, dal lancio sulle fasce agli appoggi ai due interni. In quel periodo di supremazia, la Lazio ha avuto una buona occasione con Djordjevic e una doppia occasione con Milinkovic. E' mancata però la qualità dei due esterni: né Basta, né tanto meno Lulic sono riusciti a servire Immobile e Djordjevic. Forse era sufficiente uno fra Felipe Anderson e Keita per dare alla manovra un altro grado di pericolosità. E' stato un brutto errore a centrocampo di Parolo a dare il via all'azione del gol del Milan che si era fatto vedere in attacco solo qualche minuto prima. Il laziale ha regalato la palla a Kucka, tocco immediato per Bacca, con de Vrij fuori posizione: il colombiano ha attaccato a campo libero, il debuttante Strakosha è uscito e Bacca ha piazzato la palla nell'angolino. Un minuto dopo un altro errore di Lulic ha aperto di nuovo la strada al contropiede del Milan, ma in questo caso Strakosha ha respinto. E' bastato quel gol per mandare in tilt la Lazio (come carattere, mica va bene) e scatenare i rossoneri che nel recupero del primo tempo hanno avuto, nella stessa azione, due clamorose possibilità di raddoppiare, la prima con un autogol di tacco di Bastos evitato d'istinto da Strakosha, la seconda con Bonaventura murato da Basta, mentre il portiere era ancora in terra. Bastos aveva preso una botta a inizio partita e Inzaghi l'ha tolto perché aveva in mente di ribaltare la squadra. Dentro, in coppia, Felipe Anderson e Keita, fuori Bastos e lo spento Djordjevic: Basta è arretrato a fare il terzo difensore, Felipe sulla fascia destra, Keita al centro accanto a Immobile.
Non è cambiato il modulo, così che Felipe Anderson doveva occuparsi dell'intera fascia, troppo per lui. L'ha cambiato invece Montella, inserendo Locatelli al posto di Suso, portando Niang a destra, Bonaventura in attacco a sinistra e Montolivo più avanti per controllare Cataldi. Il 4-2-3-1 milanista ha funzionato. In mezzo ai cambi, Niang aveva sbagliato un gol incredibile, per farsi però perdonare con la rete su rigore con cui ha chiuso la partita, rigore provocato da un tocco di mano in scivolata di Radu sul cross del francese. Inzaghi ha fatto debuttare Luis Alberto come trequartista davanti a due mediani e finalmente ha allargato Keita sulla fascia sinistra e alzato Felipe Anderson su quella destra. La partita, però, se n'era già andata, portandosi dietro i rimpianti laziali del primo tempo.
Il Messaggero titola: "Lazio, il Milan resta tabù. Bacca e Niang su rigore mandano ko la squadra di Inzaghi. Errori decisivi di Parolo e Radu, Montella aggancia la Juve. Stavolta neanche Keita risolleva i biancocelesti, che hanno giocato con poca personalità. Buono il debutto di Strakosha".
Prosegue il quotidiano romano: Il tabù resta, così come l'amaro in bocca. La Lazio perde 2-0 con il Milan facendo un passo indietro rispetto alla bella vittoria contro il Pescara. Troppi gli errori biancocelesti che spalancano la via al successo del Milan, abile a chiudere la gara con un gol per tempo. Inzaghi non sfrutta la chance dimostrandosi timoroso e in confusione nelle scelte. Nel primo tempo schiera un undici troppo difensivo rinunciando all'estro di Anderson e Keita. Tardivo l'ingresso nella ripresa. Il Milan ha ormai preso coraggio dopo il buio iniziale e porta a casa tre punti fondamentali per la corsa all'Europa. La Lazio si dimostra creatura fragile e poco matura. La strada da fare è davvero tanta. L'assenza di Marchetti messo ko da un guaio muscolare al polpaccio, spinge il tecnico laziale ad essere più guardingo per proteggere il debuttante Strakosha tra i pali. Forse troppo. E così la linea a tre diventa spesso a cinque. Quando il Milan attacca Basta e Lulic si schiacciano in difesa. I biancocelesti iniziano in modo più arrembante, cercano spesso l'inserimento di Immobile, il più attivo lì davanti. Purtroppo però i centrocampisti peccano d'imprecisione. Gli uomini di Montella non sono da meno e i primi minuti sono tra i più brutti visti a San Siro. I pochi tifosi presenti non mancano di sottolinearlo con sonori fischi.
Peccato perché la Lazio le occasioni le costruisce pure ma poi la mira, prima di Cataldi, poi di Parolo e Lulic è da dimenticare. Milinkovic nonostante la febbre è il migliore dei suoi con inserimenti e sponde. Djordjevic vaga senza una meta fissa. Quando sembrava che i biancocelesti stessero gestendo ecco il gol del Milan. Gravissimo l'errore di [Parolo Marco|Parolo]], in complicità con de Vrij, che consente la ripartenza lampo dei rossoneri. Bacca non perdona. Subito dopo i ragazzi di Montella hanno l'occasione per il bis ma prima è fortunato Strakosha su una mezza papera poi Bastos rischia l'autorete e sulla ribattuta di Bonaventura salva tutto Basta mettendoci un piede. Nella ripresa Inzaghi sconfessa le sue scelte iniziali e manda dentro Keita e Anderson. I due gemelli diversi provano a dare una scossa con le loro giocate, il risultato però non cambia. Poteva starci il rigore sul senegalese. Massa lascia correre. Fischia invece quello per il mani in area di Radu. Niang segna e chiude la gara al minuto 28. Il francese poco prima si era divorato un gol enorme da solo sulla linea di porta. Alla fine le luci a San Siro sono solo per i rossoneri che vivranno una notte da secondi in classifica.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La partita è scivolata via tra i rimpianti. A San Siro, sponda rossonera, non si passa. La Lazio dovrà aspettare un altro anno per riprovarci. Simone Inzaghi era convinto di strangolare il Milan, aveva preparato una partenza sprint, la squadra biancoceleste è stata padrona del campo per mezz'ora. Davanti è mancato il guizzo e dietro Strakosha ha preso gol alla prima disattenzione di una difesa sino a quel momento perfetta. de Vrij è uscito palla al piede, si è aggiunto agli attaccanti lasciando Radu e Bastos dopo aver scaricato su Basta, passaggio a Parolo, pallone perso e contropiede di Bacca. Quell'azione ha rovesciato la serata biancoceleste. "Nel primo tempo si è vista un'ottima Lazio. Abbiamo giocato da squadra e meritavamo noi il vantaggio. Poi abbiamo preso un gol come non succede mai. De Vrij è uscito palla al piede e Parolo è scivolato. Un gol troppo ingenuo per una partita così. Abbiamo provato a recuperarla. Ma siamo stati meno squadra. Non siamo stati altrettanto organizzati, cercando di risolverla in modo individuale" ha raccontato Simone. Dispiaciuto perché questa volta avvertiva aria di colpaccio. "E' stata una grande chance persa, venire qui ed essere padroni del campo non è facile. Le squadre di Montella dominano nel possesso palla, questa volta invece ce l'avevamo noi la palla". Inzaghi ha confermato il 3-5-2 con Basta sulla fascia destra, fuori Felipe e Keita ancora in panchina. I due talenti sono entrati nella ripresa.
"Keita e Felipe sono due ottimi giocatori, rappresentano un valore aggiunto. Penso che le scelte iniziali fossero giuste, si è vista un'ottima Lazio sino al gol di Bacca. La partita era stata preparata nel migliore dei modi. Il Milan non ha fatto un'azione corale, siamo stati bravi a pressarli. Nel nostro momento migliore è arrivato un gol rocambolesco. La squadra ha dimostrato personalità in una partita molto importante". Le occasioni migliori nei primi minuti sono capitate al serbo, difeso da Inzaghi. "Djordjevic? Non ho nessun rimpianto sulla formazione schierata. Abbiamo creato diverse occasioni e dovevamo passare in vantaggio". Simone ha confermato lo stesso assetto anche con Keita e Felipe nella ripresa. "Perché il primo tempo era stato ottimo, senza concedere nulla al Milan, non gli avevamo permesso di giocare. Anche inserendo Keita e Felipe non era giusto cambiare. Quando prendi un gol in queste partite, di solito perdi. C'è grande rammarico, perché era una partita importantissima e l'abbiamo giocata a viso aperto". I rimpianti sono legati a quel balordo. Errore di Parolo e sortita di de Vrij pagata a prezzo carissimo. "Una volta scaricata la palla, forse si doveva fermare. Erano rimasti in due più Cataldi dietro, de Vrij ha avuto un eccesso di generosità, ha lasciato quella palla. Pazienza. Però ha giocato una buona partita. Il rigore si può dare o non dare, è grave il gol preso in quella maniera in una partita così importante". E' stata una botta pesantissima. "Si è sentito il contraccolpo, alla fine del primo tempo abbiamo rischiato di prendere il secondo gol. Negli spogliatoi durante l'intervallo i giocatori erano delusi per aver preso un gol che capita raramente".
Sarebbe però servito alla Lazio un gol per sbloccarla subito. "E' mancata un po’ di cattiveria, di incisività, ci sono stati il tiro di Djordjevic e quello di Milinkovic, abbiamo fatto sei o sette cross, 15-16 tiri a San Siro non sono pochi. Il centrocampo mi è piaciuto. Numeri importanti che però non mi danno nulla". Marchetti infortunato, Inzaghi ha fatto debuttare Strakosha e non ha voluto ufficializzare la retrocessione di Vargic a terzo. "Avevo due portieri, è stata una scelta. Ho preferito Strakosha perché lo conosco, parla la lingua italiana, è con noi da tanto tempo, ho pensato soprattutto a questo aspetto e ho scelto per lui".
Un gol di Bacca, lanciato in contropiede. E il raddoppio di Niang su rigore. Impossibile resistere per Thomas Strakosha nella notte dell'esordio in serie A. L'albanese è stato il migliore della Lazio. Ha evitato il terzo gol del Milan due volte, ha dimostrato personalità e sicurezza nel tenere la porta e nel giocare la palla con i piedi, forse appena un po' timido quando si trattava di uscire, ma è stato ampiamente promosso. Di più non si poteva pretendere e chissà che non gli tocchi parare anche domenica con l'Empoli all'Olimpico. "Sono contento per il debutto, ma conta il risultato e certamente non posso essere felice. Ringrazio mister e società che hanno creduto in me. Partita dalle tante emozioni ma quando perdi non ti rimane nulla di buono. Bisogna continuare a lavorare e guardare avanti. Abbiamo un mister che ha tanta voglia, abbiamo sbagliato tanto, ma siamo una grande squadra. Ho parlato con la mia famiglia prima della partita, erano veramente felici. Mio padre era più stressato rispetto a quando giocava lui. Sono contento di questo debutto, ma deluso del risultato".
Dopo Biglia, si è fermato anche Marchetti per un problema al polpaccio. Simone Inzaghi lo ha perso nella rifinitura svolta lunedì a Formello, quando il portiere azzurro ha avvertito una fitta. Ieri mattina non stava ancora bene. L'indiscrezione è rimbalzata nelle prime ore del pomeriggio ed è stata confermata in serata a San Siro nonostante la Lazio avesse inserito [[Marchetti Federico|Marchetti] nella distinta delle formazioni ufficiali. Federico ha provato in una palestra accanto agli spogliatoi della squadra biancoceleste, ma alle otto neppure è sbucato in campo per il riscaldamento. Così tra i pali è stato promosso Thomas Strakosha, 21 anni compiuti a marzo, al debutto in serie A dopo una stagione in prestito alla Salernitana (12 presenze in B) e la gavetta nella Primavera (41 presenze). L'albanese è stato preferito a Ivan Vargic, preso con sei mesi di anticipo (a gennaio) dal Rijeka ma considerato non ancora pronto: durante il ritiro di Auronzo erano emerse le prime perplessità relative al croato, di fatto retrocesso al ruolo di terzo portiere. Berisha voleva giocare, non accettava più il ruolo di vice, ha spinto per andare via ed è stato ceduto all’Atalanta il 31 agosto. La Lazio non lo ha sostituito e nello stesso giorno ha bloccato la possibile cessione di Strakosha in Championship al Cardiff, che gli stava offrendo un ricco triennale.
Thomas è nato ad Atene e ha la doppia nazionalità greco-albanese. Figlio d'arte, il padre Fotaq è stato per diversi anni il portiere dell'Albania e alla fine della carriera si era trasferito in Grecia come preparatore dei portieri del Panionios. "Esordire a San Siro non capita spesso. Lui negli ultimi anni è cresciuto tantissimo e ha meritato questa occasione" ha spiegato il ds Tare prima della partita ai microfoni di Mediaset Premium. Classe '95, Strakosha è il portiere dell'Under 21 dell'Albania (13 presenze) e all'ultimo giro di convocazioni, era inizio settembre, il ct De Biasi lo ha chiamato per la prima volta con la nazionale maggiore per le qualificazioni mondiali. E' il terzo esordiente sganciato da Inzaghi dopo Lombardi (titolare con l'Atalanta alla prima giornata) e Murgia, entrato nel finale di partita con il Pescara. Curiosamente ha debuttato sullo stesso campo dove esordì nel 1987 tra i pali della Roma un giovanissimo Angelo Peruzzi (Tancredi era stato colpito da un petardo). Chissà non sia un segnale. Certo si accontenterebbe di un decimo della carriera del club manager della Lazio.