Mercoledì 4 marzo 2015 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 1-1 4 marzo 2015 - Coppa Italia - Semifinali, gara d'andata - inizio ore 20.45
LAZIO: Berisha, Basta, de Vrij, Mauricio, Radu, Cataldi, Biglia, Parolo, Candreva (72' Keita), Klose (82' Perea), Felipe Anderson. A disposizione: Marchetti, Strakosha, Novaretti, Braafheid, Cavanda, Ederson, Ledesma, Onazi, Oikonomidis. Allenatore: Pioli.
NAPOLI: Andujar, Mesto, Albiol, Britos (77' Koulibaly), Ghoulam, Inler, David Lopez, De Guzman (82' Hamsik), Gabbiadini (73' Callejon), Mertens, Higuain. A disposizione: Rafael, Colombo, Strinic, Jorginho, D. Zapata. Allenatore: Benitez.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta - BAT) - Assistenti Sigg. Nicoletti e Padovan - Quarto uomo Sig. Massa.
Marcatori: 33' Klose, 58' Gabbiadini.
Note: ammoniti Britos, Basta, Mesto, Gabbiadini, Albiol, Klose, Keita e Inler. Angoli 8-6. Recupero: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 30.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Klose porta avanti la Lazio, Gabbiadini rialza il Napoli. Combattuto pareggio sotto la pioggia che rimanda tutto al San Paolo. Assist di Felipe Anderson e Higuain. Palo di Klose, traversa di David Lopez".
Continua la "rosea": Ci si rivede tra un mese al San Paolo. Il Napoli mette fine alla striscia di 15 vittorie di fila in Coppa Italia della Lazio (comprese due ai rigori...) si prende un leggero vantaggio per rimettere piede all'Olimpico per la finale. Intanto la sfida proseguirà in campionato: per il terzo posto e, chissà, magari anche per provare l'assalto al secondo. Sullo stesso prato della sfida ad andamento lento tra le prime due, a 48 ore di distanza Pioli e Benitez se le danno di corsa e di tattica: le loro squadre stanno bene e si vede. Certo, il Napoli sembra partire con i postumi del cazzottone di Glik a Torino. Mai come stavolta il 4-2-3-1 di Benitez assomiglia a un 4-4-2, soprattutto in partenza, perché Gabbiadini parte molto vicino a Higuain e in non possesso disturba solo marginalmente Biglia. Un palo esterno di Klose da angolo e soprattutto un'incursione centrale di Parolo – stop tra le linee e destro appena alto – dopo un sinistro del Gabbia in mischia e una mancata deviazione di Higuain convincono Rafa a spostare in mezzo De Guzman. Perché lì la Lazio è in costante superiorità: Klose si abbassa e fa da sponda, Candreva e Felipe Anderson si accentrano, Parolo si inserisce e Cataldi assiste Biglia in regia. Il Gabbia a destra sparisce, De Guzman non aiuta e David Lopez si fa attrarre troppo spesso dai movimenti di Candreva: al centro si apre una voragine. Da lì, Parolo fa ripartire Felipe Anderson: quaranta metri palla al piede e poi FA7 la tocca con la misura giusta, il tempo giusto e la velocità giusta – insomma tutto perfetto – per Klose. Pioli dice che FA7 è giovane e deve ancora migliorare nelle scelte. Questa la fa da campione fatto e finito. Le sofferenze centrali si propagano all'esterno: a destra Gabbiadini non si vede mai, così il Napoli sollecita troppo a sinistra Mertens (abbiamo contato 4 sprint di fila in un minuto) e il belga poi fatica a rientrare. Così nel finale la Lazio potrebbe raddoppiare su cambio gioco di Candreva per Klose, murato da Andujar come subito dopo Felipe Anderson a porta vuota da Britos.
Nell'intervallo Benitez corregge. Di nuovo, non un vero e proprio cambio di sistema ma semplicemente una lieve variazione che cambia il tema della partita. Mertens non fa più l'ala ma mette i piedi leggermente dentro il campo. Questo riduce certe libertà di Candreva e Cataldi e permette al folletto belga di "vedere" gli spazi verso la porta avversaria. Gabbiadini riportato al centro rientra in partita. E dopo una traversa di Lopez da calcio d'angolo e una paratona di Berisha sull'ex doriano ecco il gol del pari: verticalizzazione di Mertens per Higuain, Berisha saltato e il Gabbia dà la benedizione su un tiro del Pipita che diventa assist. Il Napoli è salito di tono – Inler in mezzo si smazza il lavoro anche di David Lopez –, mentre scende inevitabilmente la Lazio: il gioco di Pioli è dispendioso, e più passano i minuti meno è facile accorciare i reparti. Di fatto, la Lazio non arriva quasi più dalle parti di Andujar, se non quando un'ennesima palla persa da David Lopez manda al tiro Klose, impegnato da lì in avanti solo in un botta e risposta (nel senso di botte) con Albiol. Le occasioni migliori arrivano dall'altra parte: Mertens lavora da mezzo sinistro e poi si allarga sulla fascia e manda in difficoltà Basta aiutato anche dalle proiezioni di Ghoulam (Mauricio spazza un suo sinistro), mentre alla mezzora è Radu a salvare su De Guzman innescato dal solito Mertens. L'ultimo sussulto è della Lazio – poco rinfrescata dagli ingressi di Keita e Perea – ma solo di volontà, mentre Inler costringe Berisha all'ultimo sforzo nel recupero. Non è finita: né qui né in campionato. Dovrebbero invece finirla quelli della curva Nord che inneggiano al Vesuvio. Loro di certo hanno perso.
Il Corriere dello Sport titola: "Urlo Klose ma è cuore Napoli. Felipe Anderson manda in rete il tedesco, nella ripresa Higuain offre a Gabbiadini l'assist per il gol del pareggio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Un tempo a testa, un gol a testa, una finale a portata di Lazio e Napoli. Se Klose, davvero infinito, vince il duello mondiale con Higuain, segnando il suo gol numero 300 in carriera, lasciando al Pipita "solo" un assist (per di più in odore di fuorigioco), dall'altra parte ci pensa il solito Gabbiadini, quinto centro azzurro, uno di quei giocatori in stato di grazia che stanno riempiendo le cronache dei nostri tornei. Quarantotto ore dopo l'involuto big match scudetto, l'Olimpico fradicio di pioggia ha riaperto per vedere quale erba fosse più verde, tra vicinissimi di classifica (forbice di due punti), impegnati ad arrivare in fondo al torneo che negli ultimi tre anni si sono passati di mano con cadenza alternata. E già che c'erano, proprio qui, Lazio e Napoli non si sono giocati solo l'accesso alla finale del trofeo di Lega, ma hanno provato a mandare un messaggio proprio alla Roma, che adesso, col freno tirato da mesi, vedono con chiarezza davanti a loro, su quel gradino sotto la Juve cannibale che vale la Champions sicura. E questa sfida inizialmente se la sono disputata con quello che in questo momento Pioli e Benitez hanno in mano: un Lazio in costante crescita e un Napoli volitivo e aggrappato al proprio ruolo di grande che in questa stagione vacilla ogni volta che servirebbe la lira per fare un soldo.
Soprattutto perché in fase difensiva almeno una distrazione fatale ci scappa sempre (nonostante la grande prova di Britos). Il gol di Klose che ha sbloccato il risultato (33') da questo punto di vista non è stata neppure la più grave perché la percussione fantastica di Felipe Anderson, il suo assit millimetrico per il taglio da manuale del bomber campione del mondo valgono più dell'incerta diagonale di Albiol. Prima il Napoli davanti a Andujar aveva ballato, concedendo a Klose un paio di stacchi aerei, il primo (8') frustrato dal palo. E Benitez si era salvato alla scadere in capo a un mischione in area, con il solito Klose lesto a bruciare Ghoulam, con respinta di Andujar prima e Britos sulla linea poi su tap in di Felipe Anderson. Un primo tempo insomma con molta più Lazio, interprete di un match non nelle sue corde abituali: baricentro più basso, squadra raccolta, pronta a ripartire, nonostante un Candreva non brillante. E il Napoli? Forse all'inizio aveva in testa il peso della sconfitta di Torino.
Fatto salvo Mertens, subito capace di un gran duello con Basta sulla fascia contesa, il resto della squadra non riusciva a trovare il ritmo del gioco per esaltare i suoi due risolutori, Higuain e Gabbiadini, apparsi a tratti quasi gelosi di una certa zona dell'area avversaria, e capaci solo di un paio di conclusioni velleitarie. Pipita sempre più nervoso e cupissimo al rientro degli spogliatoi. Dove Benitez deve aver lavorato bene, visto che nella ripresa il Napoli ha preso subito le redini della partita, con un'autorevolezza da squadra titolare del trofeo. Quindici minuti arrembanti che hanno sorpreso la Lazio, anche lei evidentemente alle prese con i limiti di crescita che hanno pesato anche in campionato. E in capo a una serie di situazioni importanti (traversa colpita da David Lopez, al 5', miracolo di Berisha su Gabbiadini all'8') è arrivato il gol del pareggio. Bella intuizione di Mertens che coglie fuori posizione la difesa laziale, con Higuain prima tradito da un controllo che gli allarga la palla ma bravo a girare con forza disegnando una traiettoria assist per il più facile dei gol di Gabbiadini. Trovato il pari, il Napoli non smarrisce più il senso del match, continuando ad appoggiarsi su Mertens, sfiorando perfino il vantaggio con un tiro di Ghoulam, ribattuto sulla linea da Mauricio (23'). I cambi dei due tecnici non mutano l'inerzia del match. Tra un mese la parola decisiva la dirà il San Paolo.
Il Messaggero titola: "Lazio, troppo poco un tempo".
Prosegue il quotidiano romano: Un capolavoro d'ignavia della difesa biancoceleste ha complicato la strada verso la finale, quando la partita era nelle mani della Lazio. L'8 aprile servirà un'impresa al San Paolo per qualificarsi ma niente è compromesso proprio in virtù di quanto visto nelle 2 sfide disputate all'Olimpico tra formazioni che si equivalgono. I biancocelesti hanno offerto un primo tempo di alti contenuti tecnici, intenso e ricco di emozioni, meritando di chiuderlo sull'1-0. Applicazione, intensità, abnegazione tattica, capacità di interpretare al meglio la sfida su ogni zolla di terreno. Con Klose superstar, in grado di tenere in apprensione l'intero reparto arretrato partenopeo. Il tedesco ha dimostrato di avere l'argento vivo addosso a conferma di una freschezza atletica sorprendente e inossidabile che accomuna alla classe cristallina. Sempre nel vivo della manovra, bravo nel dettare il passaggio e nel cercare lo spazio in mezzo ai cerberi avversari. Sfortunato nella traversa, scheggiata di testa in apertura, algido e preciso nel piazzare la palla nell'angolo basso, finalizzando il sontuoso assist del funambolo Anderson, al culmine di un contropiede sviluppato da manuale. Roba da applausi a scena aperta.
Un vantaggio che ha illuso troppo presto la Lazio. Il Napoli, infatti, dopo un avvio accidioso, è stato costretto ad abbandonare le alchimie tattiche e uscire dal guscio, grazie ai guizzi di Higuain che ha avuto 2 solari occasioni nel mezzo di una difesa troppo ballerina e distratta. L'argentino ha mancato il bersaglio davanti a Berisha, errori che hanno pesato molto nell'economia dell'incontro, anche se l'attaccante ha poi rimediato con l'azione del pari. A tenere in vita il Napoli ci hanno pensato prima Andujar, uscendo con tempestività per ribattere un tiro ravvicinato di Klose, quindi Britos bravo a respingere, sulla riga, alla fine della prima frazione, combattuta e vibrante, una conclusione a botta sicura di Anderson che, però, non è riuscito ad alzare il pallone. Un momento che avrebbe potuto cambiare il destino della notte romana, momenti che comunque hanno fatto lievitare il tasso qualitativo della gara, giocata su ritmi apprezzabili. Il Napoli, volendo recuperare il risultato, prendeva al guinzaglio la ripresa, alzando il baricentro con con azioni incisive e continue, creando più di un'opportunità davanti al portiere.
La difesa laziale mostrava la corda andando in difficoltà ogni qualvolta Higuain entrava in possesso di palla. I problemi più importanti la squadra di Pioli li manifestava a centrocampo, dove emergeva la forza fisica di Inler e Lopez Silva e dove veniva a mancare il pressing iniziale sui difensori avversari al momento di impostare la manovra. Il Napoli, portando spesso almeno 8-9 uomini sotto la linea della palla, leggeva bene la fase di non possesso riuscendo a recuperarla molto alto. La vivace reazione degli azzurri portava al meritato pareggio, confezionato da Higuain e firmato da Gabbiadini nel cuore di una difesa imbalsamata. Una rete dal valore specifico immenso, perché metteva gli ospiti nella condizione di poter gestire tatticamente l'incontro e perché garantirà loro un indubbio vantaggio per affrontare il ritorno. Anderson, sempre raddoppiato o addirittura triplicato, spariva presto di scena, Candreva non aveva il passo giusto, Keita regalava soltanto uno squillo, Cataldi andava in affanno nella marcatura. Insomma, non era più la squadra compatta e tonica del primo tempo e stentava a riprendere in mano le redini del gioco. Klose, il migliore, picchiato senza pudore dai difensori (3 gialli sul tedesco... ma ci stava anche un rosso) aveva un acuto da campione con Andujar ancora reattivo. Il pareggio risultava amaro da accettare, per il pubblico di fede laziale, ma lasciava aperto il discorso qualificazione alla gara di ritorno di questa sfida infinita tra Pioli e Benitez. Da segnalare alcuni cori offensivi, contro la città di Napoli, che si sono alzati dalla Curva nella ripresa.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Il gol del Napoli non ci voleva, è un graffio, è una macchia, è un neo, sarà un handicap nel ritorno in programma al San Paolo l'8 aprile. Pioli non se ne cura: "Il risultato in questo momento favorisce il nostro avversario, ma al ritorno la partita può essere aperta. Siamo soddisfatti per la prestazione, abbiamo avuto l'occasione per raddoppiare. Quando affronti una grande squadra devi sfruttare al meglio le occasioni. A Napoli dovremo fare gol, ne abbiamo le potenzialità per riuscirci, è il nostro modo di interpretare le gare, abbiamo le possibilità per giocarcela". La conquista della finale è una questione di percentuali a oggi, il resto si capirà nel match di ritorno. Il gol del Napoli pesa nell'ottica dei 180 minuti, ma la Lazio lotterà sino alla fine: "Volevamo uscire dalla partita con qualche vantaggio in più, speravamo in un risultato migliore. Non è ciò che volevamo, l'obiettivo era andare a Napoli con possibilità maggiori. Abbiamo le qualità per provarci, abbiamo il gol nel sangue". Un super primo tempo, una ripresa difficile, un altro gol beccato ad inizio secondo tempo (un vecchio vizio). E' stata una Lazio bella a metà, Pioli si può comunque godere una squadra matura, con una identità precisa. Una squadra capace di adattarsi anche agli avversari. Non è solo una Lazio fine a se stessa: "Abbiamo sofferto? Credo solo sulle palle inattive, il Napoli ha preso più campo nel secondo tempo, ma questo ci stava. C'è rammarico, non dovevamo uscire alti, dovevamo stare più attenti nell'azione del gol subito, la linea difensiva si è aperta troppo. La squadra ha giocato, ci ha creduto sino alla fine, l'ultimo passaggio di Parolo, per due centimetri, non ha permesso a Cataldi di colpire".
Lazio e Napoli si sfidano anche per la Champions: "Ce la siamo giocata così come accaduto in campionato. Il Napoli è costruito per il terzo posto e anche di più, noi siamo all'inizio del cammino. Proveremo a fare più punti possibili, vogliamo l'Europa, ci sarà da spingere, non sarà facile". Felipe Anderson è sempre più una stella: "Credo possa migliorare tanto, può essere ancora più lucido nelle scelte e continuo nei 90 minuti. Sul futuro? In questo momento non ci interessa ciò che sarà, stiamo lavorando sul presente, per centrare il nostro obiettivo. Del mio futuro con la società si parlerà solo quando sarà concluso il campionato". Pioli è stato un vero dodicesimo uomo, è uscito dal campo inzuppato. E' partito col completo d'ordinanza, nonostante la pioggia battente ha indossato soltanto un piumino. Pioli ha guidato la truppa stando in piedi davanti alla panchina, ieri era particolarmente agguerrito, è anche entrato in contatto con De Guzman dopo il fallo di Albiol su Klose. De Guzman gli ha messo le mani addosso, l'allenatore della Lazio l'ha pregato (con modi decisi) di smetterla. E' tutto rimandato al ritorno.
Non era il vero Candreva. Il ginocchio sinistro gli fa ancora male. Quel colpo ricevuto correndo sotto la Curva Nord per festeggiare il gol con il Palermo l'ha pagato con una settimana di stop e ancora qualche fastidio da eliminare. A Reggio Emilia era entrato soltanto nel finale, ieri sera Pioli l'ha sostituito con Keita a venti minuti dal termine. Il centrocampista azzurro è stato il primo a sbucare in zona mista per il giro delle interviste. Era dispiaciuto, come tutta la Lazio. Un fantastico primo tempo, una ripresa con il fiato corto. E' stato impossibile evitare il pareggio del Napoli. "C'è rammarico, siamo dispiaciuti, perché nel primo tempo avevamo messo sotto il Napoli. Peccato, non siamo riusciti a concretizzare diverse occasioni. Potevamo raddoppiare e rientrare negli spogliatoi all'intervallo con un altro tipo di vantaggio" ha raccontato il fantasista cresciuto a Tor de Cenci. "Nel secondo tempo siamo calati, ci sono state delle disattezioni, abbiamo rischiato di più. Ci dispiace, avremmo dovuto chiudere il conto nel primo tempo. Certo il pareggio, considerando come si sono sviluppati i novanta minuti, penso sia stato giusto. Nel confronto diretto in campionato avevamo subìto un gol con un solo tiro in porta concesso al Napoli. Ogni partita è una storia diversa. Potrebbe essere differente anche al ritorno".
Lazio delusa, ma non rassegnata. E ancora convinta di poter centrare l'obiettivo della finale di Coppa Italia. Ora servirà un'impresa al San Paolo l'8 aprile. La squadra di Pioli dovrà vincere in trasferta o pareggiare almeno 2-2. Un altro 1-1 porterebbe Lazio e Napoli ai tempi supplementari. Il discorso qualificazione è ancora aperto, così ha assicurato Candreva. "Questa era soltanto la partita d'andata, il risultato ci penalizza un pochino. Dovremo andare a Napoli e cercare di ribaltare la partita". La partita ha testimoniato il grande equilibrio tra le due squadre. "Abbiamo dimostrato di potercela giocare alla pari con tutte. Soltanto la Juve ci ha messo sotto in modo pesante. Poi ci sono state partite, come è successo con Cesena fuori e Genoa in casa, che abbiamo sbagliato noi. Ripeto, siamo un pochino penalizzati da questo risultato, ma possiamo andare a Napoli tra un mese e centrare la qualificazione. Al San Paolo non sarà facile, ma possiamo farcela. Non è finita". La pioggia non ha aiutato il palleggio e il contropiede della Lazio. "Il campo era pesante, ma abbiamo retto bene". Champions. Il pensiero di Candreva è volato subito al posticipo di lunedì con la Fiorentina. Un altro spareggio in chiave europea, fondamentale per la classifica e la corsa Champions. "Ora ricarichiamo le pile e ci concentriamo sulla Fiorentina. Devono rimanere dietro di noi". Diciamo la verità. Tutti a Formello sognano di raggiungere il Napoli in campionato e dare l'assalto al terzo posto. Candreva ha confermato. "Terzo posto o Coppa Italia? Io preferirei andare in Champions". Spera di ristabilirsi in modo definitivo. "Non mi sono piaciuto. Posso e devo dare di più, non sto bene fisicamente. Dopo l'infortunio con il Palermo sono ancora sofferente, non è un alibi, avverto dolore e stringo i denti. Cercherò di tornare presto in condizione". La Lazio e Pioli ne hanno bisogno.