19 marzo 2017 - Cagliari, stadio Sant'Elia - Campionato di Serie A, XXIX giornata - inizio ore 15.00
CAGLIARI: Rafael, Isla, Bruno Alves, Pisacane (86' Salamon), Murru, Dessena (9' Faragò), Tachtsidis, Padoin, Ionita, Joao Pedro, Sau (67' Farias). A disposizione: Colombo, Crosta, Gabriel, Miangue, Di Gennaro, Han. Allenatore: Rastelli.
LAZIO: Strakosha, Basta (80' Patric), de Vrij, Hoedt, Radu (66' Djordjevic), Parolo, Biglia, Lulic, Felipe Anderson, Immobile, Keita (71' Luis Alberto). A disposizione: Vargic, Adamonis, Wallace, Lukaku, Mohamed, Crecco, Murgia, Lombardi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. Vivenzi e Liberti - Quarto uomo Sig. Di Vuolo - Assistenti d'area Sigg. Massa e Serra.
Note: ammonito al 28' Faragò, al 26' Pisacane, all'81' de Vrij per gioco falloso, al 70' Biglia, al 71' Isla per proteste. Angoli 3-9. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 15.535 di cui 8.127 abbonati per un incasso totale di Euro 174.717,00.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, una frenata inattesa. Il Cagliari manca il colpaccio. Solo 0-0 contro i sardi che dalla quarta giornata incassavano sempre gol. Nella ripresa il match point lo ha Padoin, che si mangia una rete giĂ fatta".
Continua la "rosea": Il primo 0-0 del campionato di Cagliari e Lazio fa felice...l’Inter: i biancocelesti hanno fallito l’allungo sui nerazzurri crollando giusto quando c’era da sprintare. Tanto brillanti col Torino quanto mediocri ieri: il primo caldo, forse, o il braccino del tennista, magari. ChissĂ . Certo è che l’ex Pioli tira un sospirone: col pari di Torino temeva di ritrovarsi a meno quattro. Qui dove proprio l’Inter aveva maramaldeggiato (5Â1) appena due settimane fa, Rastelli è riuscito a bloccare l’ex compagno dei tempi di Piacenza. Un pari che è apparso una prodezza per una formazione che una sola volta (il 18 settembre, 3Â-0 all’Atalanta, quarta giornata) era riuscita a chiudere un match di campionato senza subire gol. Ecco il motivo degli applausi finali: la gente sarda è fiera di giocatori che onorano il torneo pur senza avere un obbiettivo da inseguire. Simone Inzaghi si gioca tutte le punte che ha, provando nel finale un ardito e pericoloso 4Â-2Â-4 pur di proseguire nel filotto di vittorie (quattro in un mese: Empoli, Udinese, Bologna e Toro con 8 reti all’attivo). Beh nemmeno questa mossa ha il potere di scuotere i suoi. Anzi così sbilanciati gli ospiti hanno rischiato di rimetterci pure il pareggio (82’) se Padoin non avesse sprecato da cinque metri quello che non si potrebbe sprecare a questi livelli.
D’altronde al quarto d’ora della ripresa persino il piede brasiliano di Felipe Anderson aveva fallito il gol eseguendo in modo prevedibile un rigore in movimento propiziato da una percussione di Radu innescato da Lulic in una delle rare manovre in velocità offerte da un match decisamente orribile, specie nella sua prima parte. Passaggetti laterali, movimenti scontati, nemmeno un accenno di pressing. E uno zero grande così alla voce tiri in porta. La Lazio avrebbe dovuto sfruttare il movimento di Keita che da sinistra si è spesso ritrovato alle spalle o al posto di Immobile, cercando di offrirsi come punto di appoggio. L’assenza di manovre veloci e di cross ha vanificato questo girovagare al punto che poi a metà ripresa, Keita verrà richiamato in panca da Simone Inzaghi per dare spazio a Luis Alberto. Mossa che ha sorpreso e non ha sortito effetti particolari. Al pari dell’inserimento di Djordjevic, avvenuto qualche minuto prima. L’innesto di Farias per Sau – che ha corso tanto ma non ha graffiato mai –, almeno qualche emozioncina l’ha procurata. Ma proprio ina-ina.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio si ferma sul piĂą bello. Occasione mancata a Cagliari, squadra senza energie. I rossoblĂą fanno paura nel finale".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: La Lazio si è fermata sul più bello e nella domenica in cui avrebbe potuto allungare il passo verso l’Europa, approfittando del pareggio dell’Inter a Torino. Occasione mancata per blindare il quarto posto e restare nella scia del Napoli, che invece ora è più lontano. Milan e Atalanta si sono riavvicinate, la zona Champions resta un miraggio, inutile illudersi. Alla resa dei conti il pareggio va bene, perché il Cagliari ha meritato, ha concesso poco e forse nell’ultimo quarto d’ora, credendoci ancora di più, avrebbe potuto mandare al tappeto la squadra di Inzaghi, stanca, svuotata di energie e sfilacciata, senza cambi in grado di risolvere. Padoin e Joao Pedro hanno avuto le due occasioni buone per prendersi la partita dopo settanta minuti solo in chiave difensiva. Dietro la lavagna il tridente formato da Felipe, Keita e Immobile, lasciato solo e mai servito dai due fantasisti, ma l’intera squadra non ha girato come al solito, non accompagnava l’azione, forse soffocata dal caldo e convinta prima o poi di spuntarla. Non si vince per diritto divino, bisogna sudarsela ogni volta e la Lazio non ha mai impresso il ritmo necessario per dominare. Soffriva i contrasti e l’aggressività del Cagliari, è mancata la cattiveria e il cinismo, negli ultimi venti si è allungata sul campo cominciando a soffrire le ripartenze dei rossoblù. Non è arrivata la quinta vittoria consecutiva e in coincidenza della sosta si è interrotta la serie. Rastelli non aveva Borriello e ha impostato la partita per bloccare l’avvio della manovra della Lazio. L’infortunio di Dessena, costretto a chiedere il cambio dopo sette minuti per uno stiramento, non ha alterato il tema tattico. E’ entrato Faragò al suo posto e si è diviso i compiti con Ionita.
A turno tamponavano Radu e Hoedt, perché quella è la zona preferita da Inzaghi per impostare l’azione. Il Cagliari era raccolto in pochi metri e pressava alto, Tachtsidis saliva, l’aiuto di Joao Pedro su Biglia e il maestrale a favore permettevano di tenere la Lazio sotto la linea della palla. La squadra biancoceleste per l’intero primo tempo ha avuto difficoltà enormi a costruire, il giro palla era lento, Felipe Anderson e Keita davano poca ampiezza e finivano nell’imbuto creato dal Cagliari. L’unica vera occasione è capitata a Hoedt, ma l’olandese di testa non ha centrato lo specchio. Immobile doveva rientrare per toccare la palla, non è mai stato innescato in profondità . Quel tema di gioco invece era ricercato con costanza da Bruno Alves con i suoi lanci lunghi. Il Cagliari non faceva male con le ripartenze perché Sau era sempre anticipato da de Vrij e Hoedt. Quando è entrato Farias, decisamente più sgusciante, è venuto fuori il Cagliari. La Lazio era stremata, nella ripresa e con il vento a favore aveva spinto di più, ma si era stancata alla ricerca vana del gol. Troppa fatica per avvicinarsi alla porta, Milinkovic avrebbe fatto comodo. Felipe Anderson ci ha provato di sinistro dalla lunga distanza e poi si è divorato l’occasione più limpida dopo l’incursione di Lulic e Radu: un rigore in movimento, il brasiliano ha calciato in modo fiacco e centrale, Rafael ha bloccato il pallone a terra intuendo il tiro. Mancava mezz’ora alla fine ma dopo quell’azione la Lazio si è spenta. Inzaghi ha richiamato Keita e poi Radu, Lulic è arretrato sulla linea dei difensori, sono entrati Djordjevic e Luis Alberto.
Il 4-2-4 ha finito per allungare le distanze tra i reparti e ha tolto i riferimenti sulle corsie esterne, ma più che la disposizione tattica ha colpito l’inconsistenza delle alternative. Il centravanti serbo dietro a Immobile non ha inciso, ancora peggio il fantasma spagnolo, preso in estate per sostituire Candreva. Da un fantasista ti aspetteresti almeno la giocata: in 23 minuti più 4 di recupero Luis Alberto, come altre volte, ha fatto scena muta. Inzaghi così alla fine ha dovuto ringraziare de Vrij e Hoedt, messi sotto pressione, se la Lazio ha retto. Biglia aveva mollato, la squadra era spaccata in due tronconi. I rossoblù sbucavano da ogni angolo. Lulic ha rincorso e salvato su Farias (intervento regolare), Joao Pedro ha sparato alto, Padoin di sinistro non ha inquadrato lo specchio. Strakosha non è dovuto intervenire, ma gli applausi del vecchio Sant’Elia erano solo per il Cagliari.
Il Messaggero titola: "La Lazio frena sul più bello. I biancocelesti pareggiano a Cagliari e perdono punti in chiave Europa. La prestazione è insufficiente, male la fase offensiva con poche occasioni".
Prosegue il quotidiano romano: Il maestrale e il sole quasi estivo di Cagliari assopiscono la Lazio, che al Sant’Elia non va oltre lo 0-0 contro i rossoblù. Un risultato che in casa Lazio mancava da 51 gare. Il quarto posto non era attaccabile, visto il 2-2 dell’Inter di sabato contro il Torino, ma l’obiettivo era quello di scavare un solco molto più profondo. Solo due i punti che ora separano i biancocelesti dalla coppia nerazzurra. L’Atalanta, battendo il Pescara ha agganciato la squadra di Pioli. I ragazzi di Inzaghi sono apparsi meno fluidi del solito e con le idee confuse soprattutto in avanti. Ancora una volta la Lazio ha recitato un vecchio copione che in stagione ha mandato in scena già altre volte. E così il punto di Cagliari fa masticare molto amaro, pesanti i due punti lasciati. Gli ennesimi di questo campionato. L’occasione era fondamentale ed i biancocelesti dovevano sfruttarla in altro modo. Spinge subito forte sull’acceleratore la Lazio, che sfrutta la velocità dei suoi esterni per mettere in difficoltà il Cagliari. Il tridente pesante di Inzaghi lotta su ogni pallone, creando scompiglio nella difesa rossoblù. A centrocampo l’assenza di Milinkovic (squalificato) si sente, ma il lavoro del serbo se lo dividono in egual misura Parolo e Biglia. Lulic invece si butta più spesso in avanti, giocando quasi da attaccante aggiunto in fase di possesso palla. In mediana non c’è quasi partita, anche perché il tecnico Rastelli deve sostituire subito Dessena che va ko dopo appena 8 minuti.
In difesa Hoedt e de Vrij fanno gli straordinari per arginare la velocità di Sau e Joao Pedro che sgusciano via più volte e con facilità , imbeccati da lanci lunghi. I biancocelesti sulla sinistra trovano sempre terreno fertile per occasioni: Isla e il subentrato Faragò vanno in affanno con Keita, Lulic e Radu, che si propone spesso davanti. Ma al tanto gioco creato dalla Lazio non corrispondono poi altrettanti tiri, Inzaghi si sbraccia dalla panchina di continuo perché vorrebbe più cattiveria e meno passaggi davanti alla porta. E non è un caso che il primo tempo si chiuda sullo zero a zero con una Lazio mai veramente pericolosa davanti a Rafael. Ma va detto che il Cagliari ha giocato quasi tutto nella sua metà campo. Il discorso di Inzaghi nello spogliatoio fa subito effetto perché prima Keita a giro e poi Anderson con un sinistro da applausi da fuori area fanno venire i brividi ai tifosi cagliaritani. Immobile svaria, come sempre, su tutto il fronte offensivo cercando spazi che sembrano impossibili da trovare tra le fitte maglie della difesa sarda. Spesso il bomber napoletano si lamenta perché i compagni tentennano sempre quell’attimo di troppo nel servirlo quando vede lo spiraglio. Ed i rimproveri di tutti arrivano soprattutto ad Anderson perché il brasiliano calcia con il suo solito piedino un rigore in movimento.
Inzaghi, in panchina, si tappa la bocca. Anzi ridisegna la squadra mandando dentro Djordjevic e Luis Alberto e schierandosi con il 4-2-4. Ma i biancocelesti commettono troppi errori in fase d’impostazione regalando palloni sanguinosi e devono ringraziare solo la scarsa vena degli attaccanti del Cagliari, se Strakosha conserva la porta inviolata. Stavolta ad Inzaghi non è riuscito il miracolo dalla panchina. Anzi. Gli innesti di Djordjevic e Luis Alberto non hanno praticamente dato nulla in più alla squadra nel momento più importante del match. I biancocelesti sono apparsi stanchi e con poche idee. La corsa all’Europa è sempre apertissima, ma servirà ritrovare le energie perché i bonus sono finiti.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ha corso tanto la Lazio in questa stagione, quasi sempre spinta al limite e preparando una partita a settimana. Inzaghi non era contento, ma ha metabolizzato in fretta la delusione per il pareggio del Sant’Elia, guardando avanti con il conforto della classifica, ancora sorridente. Mica facile trovare il gol decisivo ogni volta. Partite così possono finire male. "Avevamo abituato tutti meglio, non siamo stati la solita Lazio, è mancata lucidità nell’ultimo passaggio. Il vento disturbava, il campo era secco, la palla non scivolava, ma le stesse condizioni climatiche valevano per il Cagliari. Sono state sbagliate spesso le ultime scelte per rifinire l’azione, abbiamo sommato gli angoli, ne ho contati una decina. Dovevamo fare meglio, probabilmente potevamo vincere con il colpo di testa di Hoedt e l’occasione clamorosa di Felipe, ma il Cagliari ha fatto la partita giusta, s’è meritato il punto". Si è parlato a lungo dei suoi cambi dopo la partita, ma una volta di più s’è capito perché Inzaghi non avesse dato molte altre chances a Luis Alberto e Djordjevic. "L’allenatore si aspettava di più da tutta la squadra, ho cercato di darle una mano per vincere, non sempre si riesce a vincere, di solito creiamo più occasioni. Potevamo vincerla lo stesso, ma altre partite così sono state perse. Se non si riesce a trovare il gol, a volte bisogna accontentarsi di un pareggio". Simone era deluso, così ha cercato di premere sugli aspetti favorevoli, spostando il discorso.
"Non sono contento, volevo vincere e proseguire la striscia, tenendo il margine sulle altre. Si chiude però un periodo positivo, nelle ultime 9 partite ufficiali ne abbiamo vinte 7 e pareggiate 2. Ora cercheremo di recuperare le energie durante la sosta, dovremo farci trovare pronti con il Sassuolo e nel derby di Coppa Italia". La classifica si è accorciata. "Ora qualcuno si è avvicinato, ma noi dobbiamo continuare così. C’è un finale di stagione intenso". Non ha discusso il carattere della Lazio. "Siamo la squadra che ha vinto più contrasti in campionato, il temperamento non manca. Poi contano anche gli avversari, il Cagliari ha giocato una partita tosta e gagliarda, si è difeso bene, nello stesso tempo erano temibili con le ripartenze, siamo stati bravi e attenti a non concederne". Gli ultimi venti minuti lo hanno fatto tremare. "Ci portiamo a casa questo punto, eravamo venuti per prenderne tre, ma non può sempre andare bene, a volte bisogna rispettare l’avversario". La panchina corta è un evidente limite di questa Lazio. "Milinkovic è un giocatore importante, ma abbiamo vinto tante partite senza altri giocatori, potevamo farcela. Sergej è imprescindibile in partite come queste, contro squadre chiuse, perché ci permette di alzare il pallone". Forse ci si aspettava di più da Keita, di nuovo titolare. "A inizio stagione pensavo dovesse fare meglio in zona gol, adesso sta crescendo in fase realizzativa: è del ’95, ha ampi margini di miglioramento e sono contento di allenarlo".
Nelle fasi di maggior pressione è mancato l’assist. "Volevamo vincere, non siamo stati lucidi come in altre circostanze, sbagliando l’ultimo passaggio. Il Cagliari si è difeso bene, erano belli stretti". L’azione non è quasi mai iniziata nel modo giusto. "Onore al Cagliari, ci ha reso la partita difficile, ci ha aspettato e ha cercato le ripartenze. Dovevamo essere più lucidi, quando iniziavamo l’azione non cambiavamo mai gioco. Il pareggio è stato un risultato giusto. Ci rallenta ma dobbiamo accontentarci e proseguire, lavorando così. Faccio i complimenti ai miei ragazzi per questa prima parte di campionato, ora ci aspetterà un finale intenso". La stagione non si è chiusa al Sant’Elia e la Lazio è quarta, come nessuno poteva immaginare l’estate scorsa. Basterà ricaricare le pile e rimettersi a correre. Il bello viene adesso.
Se si vogliono centrare traguardi ambiziosi, non bisogna avere paura di pensare in grande. Il cruccio di Marco Parolo, allora, non è tanto aver sprecato la chance di guadagnare due punti sull’Inter di Pioli, grazie all’assist lanciato sabato ai biancocelesti dal Torino, piuttosto la sensazione di aver compromesso con lo zero a zero di Cagliari, che pure è il settimo risultato utile di fila in campionato, quel progetto, mai urlato ma nemmeno nascosto, di giocarsela sino in fondo anche per la Champions. Per provarci, per non farsi torturare dai rimorsi in caso di passi falsi della concorrenza. "Il sogno Champions era possibile solo vincendo sempre", commenta il centrocampista biancoceleste lasciando il terreno del Sant’Elia. Un rammarico che prende il sopravvento e che fa suonare le sue parole - era possibile - quasi come un addio alla Champions. In realtà il suo riferimento, mettendo tra parentesi il posticipo tra Roma e Sassuolo che si sarebbe giocato da lì a poco meno di quattro ore, era essenzialmente al Napoli e allo scontro diretto da giocare tra due giornate di campionato, domenica 9 aprile. Un appuntamento al quale, evidentemente, Parolo e gli altri volevano arrivare ad una distanza tale da potersi giocare la carta del sorpasso. Ora la squadra di Sarri di punti di vantaggio sulla Lazio ne ha sei, però subito dopo la sosta dovrà fare i conti con la Juve.
Parolo spiega così il mancato blitz in Sardegna: "Cagliari è un campo difficile. La palla scorreva piano, non siamo riusciti a fare il nostro gioco. E’ importante fare punti, ma potevamo sicuramente fare qualcosa in più però non eravamo nelle condizioni migliori. Il sogno Champions era possibile solo vincendo sempre. Ora dobbiamo continuare sulla nostra strada e vedremo dove arriveremo. La sosta fa sempre bene, è giusto staccare un po’ la testa dal campionato. Poi bisognerà tornare pronti per sfidare il Sassuolo". Lo spagnolo - alla quattordicesima presenza stagionale - è entrato nel finale al posto di Basta, in un momento in cui la Lazio poteva ancora vincere la partita, accettando di correre qualche rischio. Anche nelle sue parole, affidate a Lazio Style, il tono è quello del rimpianto: "Era una grande opportunità , non siamo riusciti a coglierla. Dovevamo fare un po’ di più. Ora dobbiamo rialzare la testa. Il Cagliari si è chiuso molto bene, abbiamo cercato comunque la profondità ma la circolazione di palla non è stata delle migliori. E’ un peccato non aver trovato i tre punti ma la nostra forza è sempre stata l’unione, anche nei momenti più difficili. Dobbiamo arrivare al meglio alla partita con il Sassuolo". Già : la sosta, il Sassuolo, il Napoli. Bisogna ripartire.