3 aprile 2019 – Ferrara, stadio Paolo Mazza - Campionato di Serie A, XXX giornata - inizio ore 21.00
SPAL: Viviano, Regini (30' Felipe), Cionek, Vicari, Fares, Lazzari, Missiroli, Murgia (71' Schiattarella), Kurtic, Floccari (76' Paloschi), Petagna. A disposizione: Gomis, Fulignati, Poluzzi, Bonifazi, Dickmann, Valoti, Valdifiori, Jankovic, Antenucci. Allenatore: Semplici.
LAZIO: Strakosha, Patric (90' Parolo), Acerbi, Bastos, Marusic, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto, Lulic (77' Durmisi), Correa (61' Caicedo), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Wallace, Luiz Felipe, Romulo, Berisha, Badelj, Jordao, Cataldi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. Villa e Di Vuolo - Quarto uomo Sig. Giua - V.A.R. Sig. Orsato - A.V.A.R. Sig. Mondin.
Marcatori: 89' Petagna (rig).
Note: ammonito al 57' Milinkovic ed al 90'+5' Parolo per proteste, al 64' Immobile, all'82' Lazzari ed al 90'+3' Durmisi per gioco falloso, al 90'+3' Paloschi ed al 90'+3' Strakosha per comportamento non regolamentare. Angoli 2-7. Recuperi: 3' p.t., 6' s.t.
Spettatori: 13.465, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Spal, un sorriso con Var. La Lazio si mangia le mani. Il rigore di Petagna assegnato dopo che Cionek aveva negato di aver subito fallo. Inzaghi si allontana dalla zona Champions".
Continua la "rosea": Botta e risposta. L'Empoli cerca di avvicinarsi, la Spal la ricaccia indietro al termine di una partita coraggiosa. La squadra di Semplici, espulso poco prima della stoccata vincente, ha dovuto aspettare fino al 44’ del secondo tempo per conquistare contro la Lazio i tre punti che la faranno viaggiare un po’ più tranquilla sabato verso Cagliari. Il successo è arrivato soltanto su rigore, segnato con freddezza da Petagna, ma è stato meritato: il duello dei portieri è stato vinto da Strakosha, che ha avuto molto più lavoro da sbrigare del collega Viviano, e il superiore possesso palla della Lazio significa poco o nulla. Perché è stata una partita cruciverba, il calcio orizzontale degli uomini di Inzaghi contro quello verticale della Spal, guidata da un Floccari gigante e da Manuel Lazzari tornato a buoni livelli dopo la partita opaca di Frosinone. E se domenica scorsa la Spal si era imposta con una partita timida e confusa nel finale, contro la Lazio in casa propria ha offerto cento minuti coraggiosi.
Chissà, forse è stata proprio la sconfitta del Napoli sul campo dell’Empoli a mettere le ali ai piedi dei ferraresi. Da settembre la Spal non riusciva a vincere due partite consecutive in casa, ed è evidente che deve avere un conto aperto contro le squadre del Lazio: nove punti di seguito, contro Roma in casa prima della sosta, poi Frosinone, quindi la Lazio all’ultimo respiro. La strada della salvezza sembrava imboccata già 15 giorni fa, ma la situazione in coda è magmatica e questo successo è importante anche perché la squadra di Semplici dovrà presentarsi alla Sardegna Arena senza Lazzari, squalificato. È magmatica anche la corsa all’Europa, e la Lazio può rimproverarsi di non aver approfittato del passo falso del Milan. Ma la Spal sembra veramente giocare più leggera e con una consapevolezza notevole: aspetta e riparte, ai lati ha due frecce come Lazzari e Fares, Petagna non si sottrae al lavoro di sacrificio, Floccari pare un ragazzo e non un 37enne. Contro la Lazio, Semplici ha fatto poco turnover (soltanto due cambi rispetto a domenica) e ha messo in campo idee chiare: trame lineari che passano per l’appunto più dai lati che dal centro, Missiroli a gestire, pressione continua sui portatori di palla della Lazio.
Il primo grande pericolo è stato in pratica anche l’ultimo, con Immobile che si è infilato fra Regini e Cionek ma ha perso l’attimo. E ha perso l’attimo tutta la Lazio, anche se erano passati soltanto sette minuti: la squadra di Inzaghi continua con il suo calcio manovrato, la Spal non la lascia respirare. Nella fase d’attacco della Lazio manca fluidità, e il solo Correa cerca di dare una scossa ai compagni. Milinkovic crea poco, Immobile si vede e non si vede (perlopiù non si vede). All’inizio del secondo tempo la Lazio accelera e nella difesa elastica della Spal si apre qualche smagliatura. Viviano è bravo su Leiva che tira da pochi metri, poi nel finale c’è ancora tanta Spal: al 41’ Fares impegna Strakosha, tre minuti più tardi Patric tocca Cionek, che piomba a terra. Reazione curiosa: il difensore, temendo di essere ammonito per simulazione, fa segno di no con la mano, ma l’arbitro Guida va al Var e concede il rigore. Petagna non sbaglia e manda i suoi tifosi a fare sonni d’oro, mentre per quelli della Lazio il sogno Champions si allontana.
? Il Corriere dello Sport titola: "Il Var dice Spal. Lazio, che botta. A 1' dalla fine invertita la decisione dell'arbitro per il tocco di Patric su Cionek. Il rigore di Petagna premia i padroni di casa e frena la corsa di Inzaghi e i suoi. Lo 0-0 sembrava cosa fatta, poi l’episodio decisivo visto al monitor".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Quando il pallone pesa, si alzano le aspettative e diventano partite decisive, la Lazio si ferma: è come se non riuscisse a crescere, a crederci, a superare se stessa. Dentro un campionato impronosticabile e ancora aperto per la Champions, ha perso un’occasione pazzesca: poteva accorciare sul Milan e staccare la Roma. Sotto gli occhi di Lotito, è stata piegata a Ferrara e non ha sfruttato la scia del colpo piazzato a San Siro con l’Inter, di nuovo lontana. A volte, quando non si riesce a vincere, basterebbe accontentarsi del pareggio. Ha deciso, a un soffio dal novantesimo, il rigore concesso dal Var per l’intervento scomposto di Patric su Cionek e trasformato da Petagna. Sia chiaro, è un successo limpido e meritatissimo per la Spal. Ha voluto e cercato più della Lazio di vincere, ha giocato meglio nel primo tempo e con più intelligenza nella ripresa, quando si è difesa benissimo e ha trovato il momento giusto per colpire. Feroce, concreta, affamata. Altri tre passi verso la salvezza, Semplici ha risposto al successo dell’Empoli realizzando un capolavoro tattico. E’ una delusione pesante per Inzaghi, che proprio ieri toccava il traguardo dei tre anni sulla panchina della Lazio. Si aspettava una festa, è diventato un incubo. Tutti sotto tono, leziosi, poco risoluti. Totalmente in crisi Immobile, ora stanno cominciando a mancare i suoi gol.
La vera Lazio si è intravista solo nei primi minuti di palleggio o almeno sino a quando i padroni di casa non hanno capito che potevano spingere, sfruttando una differenza evidente di corsa, di contrasto, di freschezza. La prima e unica occasione è capitata a Immobile al 7'. Cionek sorpreso e Ciro, murato da Viviano, ha confermato di attraversare un periodo critico. Forse la scarsa fiducia del ct Mancini lo sta condizionando, ha perso sicurezza e cattiveria sotto porta. Il 70% di possesso non bastava per trovare varchi, tutta la Lazio era decisamente sotto al livello esibito a San Siro, troppo lenta nel giro palla. Inzaghi si era accorto che in pochi avevano recuperato lo sforzo prodotto con l’Inter, ma in questi casi si prova a sfruttare l’entusiasmo e si cerca di non spezzare l’incantesimo, così ne ha cambiati solo due nel blocco dei titolari (Marusic e Patric per Romulo e Luiz Felipe) recuperando Correa. Anche Semplici rispetto a Frosinone ne aveva confermati nove su undici ma alla mezz’ora ha perso Regini, una delle due uniche novità con Floccari. Proprio l’ex attaccante della Lazio, 37 anni, volava con il cambio di passo di un ragazzino e s’inseriva in combinazione con Murgia e Lazzari, ben più veloce di Lulic. Malissimo Marusic, sovrastato da Fares e in questo caso si potrebbe chiedere a Simone perché non insistere con Romulo.
La Spal aveva una strategia precisa, impediva la costruzione a Patric, Acerbi e Leiva, costantemente sotto pressione. Bastos era lasciato libero di ricevere palla. L’angolano è fortissimo nel corpo a corpo, molto meno nell’impostazione. Questa non era la sua partita e non bastava che Luis Alberto si abbassasse per costruire. Lo spagnolo era braccato da Murgia. Così è venuto fuori un brutto primo tempo, sono serviti due interventi niente male di Strakosha sui tiri velenosi di Floccari e Fares. La differenza all'intervallo illuminata dalle statistiche: 27-12 nei duelli e 10-4 nei cross a favore della Spal, 14 palle perse dalla Lazio. Ne avrebbe dovuti cambiare nove-dieci, ma non si poteva. Così Inzaghi ha tentato di scuotere la squadra e modificare assetto nella ripresa, invertendo i due interni di centrocampo. Milinkovic è scivolato sul centro-sinistra per togliere a Luis Alberto la pressione di Murgia, dopo un quarto d’ora ha richiamato Correa (scarico) per inserire Caicedo. La Lazio ha alzato il baricentro, ma stavano passando i minuti, crescevano l’ansia e la frenesia. Viviano ha murato Leiva, Marusic ha sprecato da buona occasione la palla scodellata da Milinkovic. Semplici ha inserito forze fresche (Schiattarella per Murgia, Paloschi al posto di Floccari), Inzaghi ha cercato un altro sprint con Durmisi per Lulic. La Spal si era chiusa bene, ripartiva meno, ma stava concedendo poco e stava preparando, con molta più cattiveria, l'agguato nel finale. Strakosha su Fares, sugli sviluppi dell’angolo palla persa e Patric in ritardo su Cionek. Il Var ha corretto Guida e concesso il rigore, trasformato da Petagna. Festa Spal, tonfo Lazio. No, la Champions non si può perdere così.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E' una dannazione. Non ci sono scusanti, neppure parziali. La Lazio è capace di tutto, nel bene e nel male. E’ stata guastata e sprecata la vittoria di Milano. Inzaghi s’è rovinato l’anniversario dei tre anni da allenatore laziale e la classif?ica. Una vittoria, ieri, l’avrebbe resa bellissima. Simone ha fatto una ramanzina ai suoi, non imparano mai dagli errori e dai danni che provocano, molti se li autoinf?liggono: "Non dovevamo perdere e non dovevamo subire quel rigore. Nello spogliatoio, però, i ragazzi mi hanno detto che non c’era. Forse ce n’era uno su Leiva, prima che tirasse e che Viviano parasse. E’ una beffa tornare a casa così. Abbiamo sprecato una chance importante. Bisogna essere maturi, quando non si può vincere non si deve perdere! Ma il percorso non si ferma, prepariamo la partita col Sassuolo. Il discorso Champions è ancora aperto". Inzaghi ha provato a tenere i nervi a freno, ha difeso la prestazione (indifendibile) della Lazio, se l’è presa con chi ha sprecato le palle gol, le poche avute: "Se Immobile avesse segnato avremmo visto un’altra partita. Una squadra matura e importante come la nostra non può sprecare quelle tre occasioni nitide, devi sfruttarle e vincere la partita. Abbiamo pagato lo scarso cinismo davanti a Viviano. I ragazzi lo sapevano, non avremmo avuto 10 occasioni da gol. Ce ne sono state tre ed è stato bravissimo il portiere con due interventi. Marusic, sicuramente, poteva concludere meglio".
Inzaghi ha respinto le accuse di eccessiva mollezza dovute anche al dispendio di energie nella partita di Milano: "Non penso sia mancata cattiveria... I ragazzi hanno interpretato bene la partita, non era semplice. L’atteggiamento è stato giusto, c’è stata una mancanza di cinismo, lo ripeto. C’è poi il Var e dopo un contatto fortuito, con la palla che stava uscendo dall’area, possono chiamarti un rigore". Il fallo di Patric è stato simile a quello che lo spagnolo ha commesso contro Dybala a Torino due anni fa. Inzaghi ha fatto riferimento ad una presunta ammissione di Cionek ("non era rigore") dopo l’intervento con Patric. Semplici ha spiegato che "Cionek si riferiva all'ammonizione", è in diff?ida e ha chiesto che gli venisse tolto il giallo (poi eliminato dall’arbitro Guida dopo aver rettif?icato la decisione del rigore). Inzaghi contava su una vittoria, il progetto è sfumato. Ha contato le palle—gol sprecate dai biancocelesti, ha contato male quelle avute dalla Spal: "A parte un tiro di Fares non abbiamo rischiato nulla. L'anno scorso a Ferrara abbiamo vinto largamente perché la partita si è sbloccata subito. Sapevamo che la Spal avrebbe fatto la sua partita e che avrebbe concesso poco. Guardiamo avanti, pensiamo al Sassuolo, è un’altra chance da non perdere". In tribuna c’era il presidente Lotito. Ha raggiunto la squadra con i suoi ragazzi, era in pullman così come accaduto contro il Parma e contro l’Inter. Ha dato il "cinque" a tutti quando sono scesi per entrare allo stadio. Sognava un’altra vittoria, ha assistito alla prima sconfitta dopo il suo ritorno in trasferta. Si è spezzato l’incantesimo, ma il sogno Champions continua. Sempre che la Lazio impari una buona volta le lezioni.