2 marzo 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXVI giornata - inizio ore 20.30
LAZIO: Strakosha, Bastos, Acerbi, Radu, Marusic, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto (70' Parolo), Lulic, Correa (78' Cataldi), Caicedo (63' Immobile). A disposizione: Proto, Guerrieri, Luiz Felipe, Patric, Durmisi, Romulo, Jordao, Badelj, Neto. Allenatore: S. Inzaghi.
ROMA: Olsen, Florenzi, Juan Jesus, Fazio, Kolarov, Cristante, De Rossi (65' Pastore), Pellegrini, Zaniolo (61' Perotti), Dzeko, El Shaarawy (82' Schick). A disposizione: Mirante, Fuzato, Santon, Marcano, Karsdorp, Coric, Nzonzi, Kluivert. Allenatore: Di Francesco.
Arbitro: Sig. Mazzoleni (Bergamo) - Assistenti Sigg. Vuoto e Paganessi - Quarto uomo Sig. Chiffi - V.A.R. Sig. Calvarese - A.V.A.R. Sig. Peretti.
Marcatori: 12' Caicedo, 73' Immobile (rig), 89' Cataldi.
Note: osservato al 13' un minuto di raccoglimento in memoria del calciatore della Fiorentina Davide Astori. Espulso al 90'+3' Kolarov per doppia ammonizione. Ammonito al 5' Juan Jesus, al 55' Lulic, al 72' Fazio, al 76' Milinkovic ed al 90'+2' Dzeko tutti per gioco falloso, al 90' Cataldi, al 90'+2' Kolarov e Radu tutti per comportamento non regolamentare. Angoli 5-7. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 50.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Trionfo Lazio, Roma schiantata. Giallorossi molli. Fallito l’assalto al quarto posto. E Inzaghi gode. Caicedo apre la gara, poi arrivano il rigore di Immobile e il sinistro dal limite di Cataldi".
Continua la "rosea": Senza appello e senza discussioni. La Lazio ha stravinto il derby con merito. Tre a zero rotondo, con una sua logica tecnico-tattica. Roma cucinata a fuoco alto per un tempo, il primo, poi irretita e travolta di rimessa. Ha vinto il coraggio di cambiare, ha perso la conservazione: Simone Inzaghi ha osato con Luis Alberto e Correa insieme titolari; Eusebio Di Francesco è rimasto ancorato al solito canovaccio. Per la Roma una botta devastante a pochi giorni dal ritorno contro il Porto in Champions: in caso di eliminazione sarà di nuovo caciara, caccia al colpevole, "rosolatura" dell’allenatore e contestazione del presidente "amerikano". A suo modo festeggia l’Inter, che, nel giorno del sorpasso milanista, ha conservato in solitaria il quarto posto, l’ultimo utile per entrare nell’Europa che conta. Niente aggancio della Roma. Attenzione, però, alle "vittorie apparenti" per interposta squadra. La Lazio si ricandida con forza alla corsa per la Champions, anche perché deve recuperare la partita con l’Udinese. I 41 punti dei biancocelesti vanno considerati 44 potenziali, tanti quanti ne ha oggi la Roma. L’Inter è stata risucchiata nel gruppo e per i nerazzurri il 3-0 dell’Olimpico è meno benevolo di quel che sembra.
Luis Alberto al posto di Parolo, un centrocampista con vocazione da trequartista in luogo di un accalappia-palloni. Simone Inzaghi ha sorpreso Di Francesco con una mossa creativa e sparigliante. Ha osato andare contro se stesso, contro la prudenza insita nel suo calcio. Non ha avuto paura di mettere in discussione certi convincimenti. Luis Alberto dietro Correa e quest’ultimo dietro Caicedo: micidiale l’asse laziale sul centrosinistra, per un 3-5-1-1 molto teorico. Luis Alberto era libero di alzarsi e di dialogare con i due attaccanti. Si creava un vortice di scambi e di inserimenti, con la gentile partecipazione dello "stantuffone" Lulic sulla fascia sinistra. La Roma si è scoperta schiacciata e insicura. Florenzi e Cristante venivano "torellati" di continuo, De Rossi non riusciva a tappare le falle, la difesa imbarcava acqua. Lazio dominante nei primi 20-25 minuti, inevitabile il gol del vantaggio, su sviluppi da rimessa laterale di Luis Alberto: palla a Correa e gran filtrante per Caicedo; ibernati i difensori giallorossi, glaciale l’ecuadoriano nel dribblare Olsen e depositare il pallone in rete. Un’azione che ha dimostrato come l’assenza di Manolas abbia destabilizzato la Roma più di quanto la mancanza di Immobile nell’undici iniziale abbia impoverito la Lazio. Caicedo surroga Immobile con altri mezzi, ma con efficacia; non altrettanto si può dire che faccia Juan Jesus rispetto al greco. Di Francesco non aveva scelta, doveva sprigionare una forza uguale e contraria per bilanciare la dominanza laziale.
Eusebio ha varato la contromisura verso la mezz’ora, quando è passato al 4-2-3-1 con Cristante e De Rossi guardiacaccia davanti alla difesa e con Lorenzo Pellegrini avanzato, dietro Dzeko. Qualcosa è cambiato, la Roma ha guadagnato metri, si è avvicinata a Strakosha, però la Lazio è rimasta serpentesca, con le sue ripartenze elettriche e veloci, una squadra di cui non fidarsi mai, neppure nei momenti di apparente stasi o difficoltà. La Roma si è illusa di essere ritornata in controllo, ha alimentato dentro di sé l’insidioso convincimento che in qualche modo ce l’avrebbe fatta a risalire sulla zattera del derby. La chimera ha raggiunto l’apice nella ripresa, con l’ingresso di Pastore. Lì ci sono stati cinque-sei minuti ingannatori, complici un paio di giocate dell’argentino misterioso. Una lunga serie di corner, la Lazio all’angolo e non per metafora. Sembrava che l’1-1 fosse questione di attimi e la Roma in effetti è andata a tanto così dal pari, ma Pastore ha messo fuori da pochi passi. Proprio lui, l’argentino che è stato preso per decidere e che fin qui non ha deciso nulla. Sull’irrisolutezza di Pastore la Roma si è accartocciata e si è consegnata a un destino inglorioso. Inzaghi ha chiuso il cerchio, l’ha reso perfetto. Ha tolto Caicedo e Luis Alberto, le probabili riserve della vigilia, e li ha sostituiti con Immobile e Parolo, i "falsi" titolari del venerdì.
Immobile ha trasformato il rigore del 2-0. Cataldi, il terzo cambio di Inzaghi, si è incaricato del 3-0. La partita perfetta di Simone Inzaghi e un’altra disfatta per Di Francesco, che a questo punto non ha scelta: eliminare il Porto, per evitare l’eutanasia della sua Roma. Nella stagione della Caporetto di Coppa Italia, l’eliminazione per 1-7 contro la Fiorentina, un derby perso per 0-3 rappresenta l’ulteriore aggravante. La Champions – quella in corso da preservare e quella del 2019-2020 da raggiungere sono le ultime frontiere di Eusebio: difenderle o sparire.
? Il Corriere dello Sport titola: "Tanta Lazio, Roma sparita. Allo Stadio Olimpico i giallorossi di Di Francesco sbagliano approccio. Gara perfetta dei biancocelesti, che si riavvicinano alla Champions. Subito Caicedo, poi un rigore di Immobile e il tris di Cataldi: Inzaghi vince un derby dominato dall’inizio. Giallorossi molli e sovrastati a centrocampo. E nel finale espulso Kolarov".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Apoteosi Lazio, sprofondo Roma. L’ha vinto Inzaghi, entrando nella storia del derby con tre gol di scarto come non succedeva dal dicembre 2006 e dalla notte del tuffo di Delio Rossi al Fontanone del Gianicolo. Il graffio di Caicedo, il rigore di Immobile, il sigillo di Cataldi, romano ed ex capitano della Primavera. Un capolavoro nella preparazione tattica, nelle scelte e nella lettura, se è vero che il primo gol lo ha firmato il centravanti di scorta e gli altri due sono arrivati con i cambi dalla panchina. Simone non ha sbagliato una mossa, assistito da suo fratello Pippo, seduto in Monte Mario. Non l’ha perso solo Di Francesco, ma tutta la Roma, stordita e impaurita, entrata in campo dopo mezz’ora e quando doveva già inseguire. Ritardo fatale e pagato alla distanza, cedendo di schianto nel finale, macchiato dall’espulsione di Kolarov per due cartellini gialli nel giro di 60 secondi. Roba da brividi, come assurdo è stato il modo in cui si è fatta infilare la difesa da Correa e Caicedo nell’azione capace di piegare il derby dalla parte della Lazio. Mancava Manolas e l’assenza del greco ha pesato più dell’esclusione iniziale di Immobile. Non sono bastati i cambi e la reazione d’inizio ripresa ai giallorossi per riequilibrarla.
Ora si apriranno i processi a Di Francesco, ma la Roma ha un vizio strutturale da cui potrà venire fuori solo in estate. Sono tutti centrocampisti offensivi, mancano i mediani. Il terzo gol, firmato da Cataldi, è la fotografia di una squadra spezzata in due, senza equilibrio. Cristante e Pellegrini, anche in quel caso, stavano a guardare. Inzaghi torna a pieno titolo in corsa Champions. Dimostrazione di carattere, di personalità, di valori. La Roma resta a 3 punti dall’Inter e scivola a meno 4 dal Milan. Impatto pazzesco della Lazio. Accecante per intensità di corsa e precisione di palleggio, quasi desiderasse di dimostrare a se stessa e al suo popolo, non solo alla Roma, tutta la voglia di prendersi il derby. Una differenza enorme si vedeva a centrocampo. Inzaghi aveva scelto di lasciare in panchina anche Parolo rilanciando Luis Alberto in versione mezzala. Segnale di coraggio, recepito dalla squadra, feroce nei contrasti, lucida nel fraseggio. Lo spagnolo e Milinkovic, protetti da Leiva, hanno prodotto venti minuti di fiammate abbinando giocate di classe a una corsa insospettabile. Un dominio. De Rossi, l’unico nella terra di mezzo, era preso in mezzo. La Roma faticava a uscire, soffocata dal pressing. Pellegrini e Cristante erano altissimi, fuori dalla manovra, nessuno riusciva a dargli la palla. Stesso discorso per Dzeko, braccato da Acerbi e costretto a rientrare per non restare isolato.
La Roma era stordita, inerte, fuori partita. Corridoi liberi. La Lazio arrivava con facilità dentro l’area. Un tiro alto di Correa, un salvataggio di De Rossi su Caicedo e una punizione sulla barriera di Luis Alberto il prologo al graffio di Caicedo. Gol nato da una rimessa laterale. Male, malissimo la difesa giallorossa. Luis Alberto, con le mani, è stato velocissimo e profondo nel servizio per Correa. Fazio, troppo lento, si è fatto sorprendere. El Tucu ha visto l’inserimento di Caicedo. Juan Jesus non poteva fermarlo. L’ecuadoriano ha dribblato Olsen e ha depositato in rete. Quarto gol in campionato, si gioca con Lautaro il titolo di miglior bomber di riserva della Serie A. Nei 20' iniziali la Lazio, con il 55% di possesso palla, aveva prodotto 3 angoli e tirato ben 7 volte. La Roma neppure si era avvicinata a Strakosha. Solo Zaniolo dava qualche timido segnale. Di Francesco è stato costretto a rivedere il centrocampo. Logica la rotazione dei mediani. Cristante si è abbassato accanto a De Rossi, Pellegrini trequartista di disturbo su Leiva: 4-2-3-1. L’unico vero tiro è capitato dopo 23 minuti a Dzeko, bravo Strakosha a deviare. La Lazio ha rallentato, non poteva reggere quei ritmi. All’intervallo la squadra giallorossa si era almeno ripresa la supremazia nel possesso palla (52%).
Stava nascendo un’altra partita, per 25 minuti quasi tutta della Roma, protesa in avanti, rientrata dallo spogliatoio con un atteggiamento diverso. Di Francesco, però, ha perso il suo uomo migliore. Zaniolo è andato subito al tiro e ci ha riprovato a capo di un allungo in cui aveva seminato Radu e Leiva. Ma non stava bene e ha lasciato il posto a Perotti. El Shaarawy è scivolato sulla corsia opposta. Un’altra delusione il Faraone, limitato da Bastos. E’ entrato anche Pastore per De Rossi. La Lazio sembrava sulle gambe, in debito d’ossigeno, ma solo per pochi attimi. Strakosha l’ha salvata sul destro del Faraone e sulla sventola di Florenzi, Pastore (con la porta spalancata) ha messo fuori. Inzaghi aveva studiato le staffette: Immobile per Caicedo e Parolo per Luis Alberto. Quasi alla mezz’ora, è arrivato il raddoppio. Bravissimo Ciro a pescare in profondità Correa. Difesa scoperta. El Tucu lanciato a rete, imprendibile per Fazio. Inevitabile il rigore, trasformato da Immobile sotto la Nord. Sotto di due gol, Di Francesco ha inserito Schick nel tentativo di una rimonta impossibile. E’ arrivato invece il terzo gol, firmato da Cataldi un attimo prima che suonassero i clacson e cominciasse la festa dei tifosi laziali intorno all’Olimpico.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E’ il ballo di Simone questo derby-incanto: "Questa notte resterà nella storia! Siamo stati superiori!". Musica e delirio, godimento sotto la Curva Nord. Tutto corale, stratosferico! Cantano solo i laziali. "Er primo cor secondo, noi je ne famo tre! Lazio alè!", si sprecano le rime. Hanno questi suoni questi momenti di gloria. Cerimonia scatenata e sfottente, bellissima. E’ il ballo di Simone Inzaghi e dei suoi uomini. Simone s’è tuffato sotto la Nord, un 3-0 l’aveva regalato solo Delio Rossi, fu leggendario il tuffo nel Fontanone: "Niente tuffo, ma anche questa è storia". Lotito ha aspettato tutti negli spogliatoi, li ha abbracciati uno per uno: "Tra di noi avevamo "scommesso" che avrebbe segnato Caicedo, ha fatto una partita mostruosa. Se l’ha vinta Inzaghi? L’ha vinta il gruppo". Lotito s’è preso la rivincita con Kolarov: "Una volta a te, una a me!".
Sono stati tutti divini, i biancocelesti. Tutti osannati. Tutti innamorati. Tutti emozionati ed emozionanti. La Lazio salta a cerchio sotto la Curva, Immobile entra in curva, sale in balaustra come un ultrà. E’ un derby storico, è una Lazio modello famiglia, festeggia le sue generazioni, i suoi amori, i bebè in arrivo. Ciro aspetta il terzo figlio, il primo maschietto dopo due femminucce. Cataldi aspetta il primogenito. Simone Inzaghi, padrone di questo derby, "protetto" dal fratello Pippo in Tribuna d’Onore, ha dedicato il trionfo a mamma Marina, ieri era il suo compleanno, e alla moglie Gaia: "Lo dedico alle mie donne. E’ una grandissima soddisfazione! La divido con la mia famiglia. A mia moglie Gaia avevo promesso la vittoria contro il Milan, non è arrivata per tanta sfortuna. Mia madre oggi (ieri, ndr) fa il compleanno, questo derby è il mio regalo. La dedica è anche per i nostri meravigliosi tifosi!". Simone ha avuto pensieri dolcissimi, uno anche per fratello Pippo: "Ha vissuto questi giorni romani con i nipoti, gli chiederò di stare di più qui (risata, ndr)".
I complimenti. Inzaghi ha firmato un capolavoro, ecco come: "Abbiamo preparato il derby in tre giorni e mezzo. La squadra ha messo in campo cuore e lucidità, non è semplice in un derby. Ho caricato i ragazzi lavorando. Abbiamo guardato più video di analisi, in campo c’è stato poco tempo. Ho detto alla mia squadra che vincendo questo derby sarebbe entrata nella storia ancora di più di quanto ci sia entrata dopo la vittoria della Supercoppa! Lottiamo contro grandi corazzate. Ho ringraziato i giocatori, sono stati bravissimi. Da qui alla fine mi auguro di avere tutta la rosa a disposizione. Avendola non saremmo usciti dall’Europa, non avremmo perso a Genova e non avremmo contato punti di distacco dalla Roma". Inzaghi è euforico, scatenato, rilancia ogni grande sfida: "Questa vittoria può dare tanto entusiasmo. Ci tenevamo tanto, avevamo giocato martedì sera, dovevamo preparare il derby in 3 giorni. Immobile non stava bene, venerdì mi ha detto che non poteva darmi garanzie, prima della partita stava meglio. Non è stato semplice tenerlo fuori. Caicedo è stato bravissimo, avevo previsto la staffetta. Lo sono stati quelli che hanno giocato e quelli che sono entrati". Le mosse. Simone ha svelato il suo piano vincente: "Un po’ vi ho accontentato. Marusic è stato molto aggressivo su Kolarov, saliva. Lulic era in posizione più bassa, quando attaccava la Roma eravamo quasi a 4. E Luis Alberto andava su Florenzi". Elogi per tutti, anche per Correa: "E’ entrato in tutte le occasioni, è stato determinante sui gol, può esserlo ancora di più. Ha colpi da grande campione". Il ballo di Simone è andato avanti per tutta la notte, proseguirà oggi. Ha saputo riprendere per mano i suoi uomini, vecchi e giovani. Quelli di sempre, quelli che verranno. E li ha fatti ballare, volare.
Il suo è un gol pesantissimo, ancora più speciale del solito. Non solo perché realizzato alla Roma, ma anche perché ha permesso a Immobile di esultare mettendosi il pallone sotto la maglia come a formare un pancione, portare il pollice alla bocca e spedire così una dedica già così abbastanza eloquente: "È per mia moglie che è incinta. Aspetta un maschio dopo due femmine". Ciro annuncia così, al termine di una stracittadina dominata e vinta dalla Lazio, la prossima nascita di un fratellino per Michela e Giorgia, le sue due bambine. Ci ha messo 9 minuti per lasciare il segno. Cinquecentoquaranta secondi esatti sono trascorsi dal momento del suo ingresso in campo al posto di Caicedo, a quello in cui il pallone calciato dagli undici metri è passato sotto il corpo di Olsen e varcato la linea di porta. Immobile ha lasciato così la firma sul derby. Lo ha cominciato dalla panchina per i continui problemi muscolari che lo hanno tormentato nell'ultimo periodo. Un'elongazione ai flessori della coscia sinistra superata, ma sempre a rischio ricaduta: "Queste ultime settimane - racconta al termine dell'incontro - avevo sofferto per alcuni problemi fisici. Ma anche se a volte bisogna riposarsi, io non volevo fermarmi".
Doveva esserci nel derby. Non l'aveva mai vinto fino a questo momento in campionato, dentro di sé sapeva che potesse essere la volta buona: "Al di là del fatto che fosse una stracittadina e che non la vincessimo da tempo, questa era una gara troppo importante". E il bomber della Lazio non ha voluto far mancare il suo supporto alla squadra: "Questa vittoria fa bene per il morale. Abbiamo lavorato tanto e bene in questi giorni, nonostante i risultati ottenuti non fossero quelli che volevamo. Siamo stati bravi a rimanere concentrati". E lui in particolare lo è stato dagli undici metri, mantenendo la solita freddezza (18esimo rigore realizzato su 20 calciati con la maglia biancoceleste) e portando il risultato sul momentaneo 2-0. È il suo quinto gol in una stracittadina, proprio come Chinaglia, Rocchi e Demaría, dietro solamente Silvio Piola a 7. Ma il suo contributo non si è mica fermato a quel pesantissimo penalty. Ciro è stato decisivo nell'addormentare la gara, nel prendere falli in momenti cruciali. Ha partecipato pure all'azione che ha portato al 3-0 di Cataldi. Insomma, ha dato davvero tutto nei 26 minuti (più recupero) che gli ha riservato Inzaghi: "Non è stato semplice - ammette l'allenatore - tenerlo fuori. Ma veniva dagli 83 minuti di martedì con il Milan e alla vigilia non si sentiva a posto con il flessore: non poteva darmi ciò di cui avevo bisogno. Penso che sia stato giusto fare questa staffetta: Ciro è entrato alla grande, ma anche Caicedo ha fatto benissimo nella prima ora di partita". Di certo il risultato gli ha dato ragione. L'ecuadoriano ha segnato, Immobile pure. Con tanto di dedica speciale.