Domenica 13 aprile 2014 - Napoli, stadio San Paolo - Napoli-Lazio 4-2 13 aprile 2014 - Campionato di Serie A - XXXIII giornata - inizio ore 15.00
NAPOLI: Reina, Henrique, Albiol (46' Fernandez), Britos, Ghoulam, Behrami, Jorginho (82' Mesto), Mertens (65' Callejon), Pandev, Insigne, Higuain. A disposizione: Colombo, Doblas, Reveillere, Inler, Dzemaili, Hamsik, Zapata. Allenatore: Benitez.
LAZIO: Berisha, Ciani, Cana, Radu, Konko, Onazi, Ledesma, Lulic (73' Cavanda), Candreva, Mauri (56' Postiga), Felipe Anderson (63' Novaretti). A disposizione: Guerrieri, Strakosha, Crecco, Pereirinha, Kakuta, Perea, Minala. Allenatore: Reja.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Costanzo e Grilli - Quarto uomo Sig. Di Liberatore - Assistenti di porta Sigg. Mazzoleni e Gervasoni.
Marcatori: 21' Lulic, 41' Mertens, 49' Higuain (rig), 77' Higuain, 81' Onazi, 93' Higuain.
Note: espulso al 48' Cana per doppia ammonizione. Ammoniti: Jorginho, Higuain, Britos, Fernandez, Cana, Ledesma. Angoli: 4-1. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 40.000 circa con un incasso di 688.697,61 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Triplo Higuain, ahi Lazio. Il Napoli fa 600 in casa".
Continua la "rosea": El Pipita contro l’Apache. Diciassette reti contro diciotto. C’è qualcuno in casa partenopea che sogna ancora il sorpasso alla Juve. Anche se in palio non c’è lo scudetto ma la classifica dei cannonieri. La prima tripletta in campionato di Gonzalo Higuain accende l’entusiasmo dei quarantamila del San Paolo. L’urlo finale è tutto per il campione argentino che chiude la sua domenica da copertina andando ad abbracciare il maestro Rafa. Il segno di pace tanto atteso dopo qualche incomprensione del passato. El Pipita può vincere la classifica dei goleador. La sfida con Tevez si deciderà allo sprint con il giovane Immobile e l’intramontabile Toni come possibili incomodi. Il fuoriclasse argentino, che è riuscito a non far rimpiangere Cavani, intanto ha già vinto il confronto a distanza con il primo anno in maglia partenopea del divino Diego. Maradona si fermò a quota quattordici. Ma è un paragone che El Pipita vive con imbarazzo. Diego è Diego. Comunque inimitabile. Higuain è arrivato a 24 centri stagionali, con l’aggiunta di undici assist. L’obiettivo è di provare a toccare quota trenta. C’è ancora qualche partita in campionato e la finale di Coppa Italia. Provarci è un dovere.
El Pipita spacca la partita nella ripresa dopo un primo tempo senza lampi. Le squadre vanno al riposo sull’1-1 frutto di un micidiale diagonale di Lulic (perso incredibilmente da Albiol) e di un siluro da circa venticinque metri di Mertens. Un’altra delle ali che stanno regalando spettacolo in questo campionato. Gara in equilibrio, insomma, che salta per aria dopo tre minuti del secondo tempo. Higuain è in fuorigioco quando triangola con Mertens: il belga poi, al momento del tiro viene messo giù da Cana. Rigore ed espulsione per doppio giallo. Ma l’azione doveva essere cancellata. Dal dischetto il fenomeno argentino fa centro. E inizia il suo show. Gonzalo bissa al 22’ con un fantastico controllo al volo e conclusione imparabile e chiude (4-2) con un altro numero da bomber vero bruciando ancora una volta il fragile Novaretti. Dribbling e conclusione imparabile per Berisha. Tanta roba. Questo Higuain è l’anima vincente di un Napoli, alla sua vittoria numero 600 in campionato al San Paolo, che vuole chiudere la stagione con un terzo posto che non è male e alzando la Coppa Italia.
Rafa, però, farà bene a dare uno sguardo anche all’altro Napoli. Reina è l’unico a salvarsi di un reparto difensivo sempre in difficoltà. Disastroso Albiol, insicuro Britos, balbettante Fernandez. Su questo fronte Benitez ha molto da lavorare. Non ha convinto al cento per cento neppure la coppia di centrocampisti Behrami-Jorginho. Molto impegno, molta aggressività soprattutto da parte del nazionale svizzero ma poche idee in fase di costruzione di gioco. E la Lazio? La squadra di Reja si è lamentata per alcune decisioni arbitrali. Proteste corrette per il fuorigioco di Higuain nell’azione del rigore-espulsione-gol mentre non è fallosa la deviazione di Mesto sul cross di Cavanda. La squadra biancoceleste vede allontanarsi il sogno Europa League ma basta leggere l’elenco degli indisponibili (sette infortunati e uno squalificato) per capire che Reja ha più di un’attenuante. E comunque ha fatto soffrire il Napoli fino all’ultimo minuto. Non un avversario qualsiasi.
Il Corriere dello Sport titola: "La protesta della Lazio. Va avanti con Lulic, manca il raddoppio, viene punita dalle decisioni arbitrali e (in dieci) da una tripletta di Higuain".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Ha vinto chi aveva il centravanti. Il vero centravanti. Ha perso chi ne era sprovvisto. Napoli-Lazio 4-2 è in cima al tabellino, dove però sarebbe più giusto metterci i 3 gol di Gonzalo Higuain, alla prima tripletta in Italia contro la Lazio, proprio come accadde a Maradona il 24 febbraio ‘85 e a Cavani il 3 aprile 2011, per poi ripetersi il 26 settembre 2012. Anche per loro la prima vittima da... tripletta in A è stata la Lazio: come compagni di gloria il Pipita non poteva scegliere di meglio. La differenza sta in buona parte in questo fenomeno di bomber che ha giocato nel ruolo in cui Reja ha dovuto inventarsi Mauri, giocatore di ottima tecnica, buonissima tattica, ma di scarso peso offensivo se deve passare la sua giornata nel cuore della difesa avversaria. Una differenza netta che si è vista non solo per i 3 gol, ma anche per lo sviluppo del gioco. Quando la Lazio ha avuto i suoi momenti migliori (i primi 20', fino alla splendida rete di Lulic), non ha trovato il riferimento che sarebbe stato prezioso. Al contrario, quando il Napoli soffriva (dopo il 2-1 segnato dal Pipita su rigore al 5' del secondo tempo), nonostante il vantaggio numerico per l’espulsione di Cana, è stato proprio il suo centravanti a risolvere i problemi segnando il terzo gol (per togliere un po’ di furore alla rabbiosa reazione laziale) e poi il quarto nel recupero per evitare brutte sorprese.
Aveva cominciato meglio la Lazio, mostrando di non patire troppo l’assenza di 7 titolari. Colpiva l’assetto solido preparato da Reja, con Mauri che faceva la punta centrale ribaltando i movimenti consueti: quando la Lazio era in possesso di palla, arretrava per diventare trequartista e lanciare Candreva e Felipe Anderson sugli esterni (e favorire i loro tagli), quando perdeva palla restava punta centrale per bloccare Albiol e Britos. Il gol di Lulic, che ha girato intorno ad Albiol come una trottola (eppure è grande e grosso), ha chiuso il momento migliore della Lazio che si è abbassata di colpo, non certo per l’effetto della pressione del Napoli che attaccava, è vero, ma con ritmi modesti e con leggera intensità. Forse ha pensato di non farcela per i troppi assenti, forse è stato un calo di personalità, sta di fatto che sullo 0-1 è iniziata un’altra partita, nella quale è affiorata, anzi, esplosa, la differenza tecnica fra le due squadre. La differenza di Mertens e di Gonzalo Higuain. Sul finale del primo tempo, è stato il belga a riprendere il pareggio con una sventola da 25 metri che ha concluso la sua corsa quasi sotto la traversa. A inizio ripresa è stato ancora lui, il piccolo Mertens, a intrufolarsi in area laziale dopo uno scambio con Higuain per farsi buttare giù da Cana: rigore, secondo giallo per il difensore albanese, Lazio in 10 e Napoli sul 2-1 con la rete di Higuain. Il quale, va detto, quando ha restituito la palla a Mertens era leggermente in fuorigioco. Reja ha fatto arretrare Lulic in difesa, come terzino sinistro ed è rimasto col 4-4-1. Poi ha tolto Mauri per Postiga (giusto) e infine ha preso una decisione che ha colto tutti di sorpresa: Novaretti per Felipe Anderson.
E’ vero che Felipe nel secondo tempo era scomparso e che l’intenzione era quella di riportare Lulic più avanti, ma Novaretti nelle occasioni dei due gol su azione di Higuain si è fatto infilare con troppa facilità: non poteva essere in nessun modo l’avversario ideale del bomber argentino. Meglio puntare subito su Cavanda, visto che c’era un risultato da riprendere. A difesa di Reja va aggiunto che Lulic, 10 minuti dopo, ha chiesto il cambio perché non stava bene. Il Pipita ha segnato tre minuti dopo il suo ingresso scherzando intorno alla testa di Novaretti. Sul 3-1 e con un uomo in più sembrava chiusa davvero, ma il Napoli ha sbagliato atteggiamento come aveva fatto la Lazio dopo l’1-0, anche se per ragioni diverse. Ha mollato la presa e ha lasciato che Ledesma spingesse la sua squadra di nuovo dalle parti di Reina. Era la terza fase di una stessa partita. Onazi ha segnato il gol del 3-2 dopo uno scambio con Ledesma e a quel punto, recupero compreso, mancavano 11 minuti. Serviva ancora un colpo del campione e il colpo è arrivato al 48', con Higuain che ha fregato di nuovo Novaretti. Banti ha fischiato la fine, il Pipita ha preso il pallone sotto il braccio e se l’è portato a casa.
Il Messaggero titola: "Lazio, l’Europa si allontana".
Prosegue il quotidiano romano: All’andata giocavano Cana-Ciani coppia di centrali e il Napoli vinse 4-2. Al San Paolo va in onda l’attesa replica: stessa coppia di centrali, con l’aggravante di Novaretti, mandato in campo con una scelta suicida di Reja nel momento chiave del match, e stesso punteggio in favore degli azzurri. Con tanti ringraziamenti da parte di Gonzalo Higuain che può consentirsi il lusso di firmare la prima tripletta nel campionato italiano. Così come fece Cavani lo scorso anno. Le assenze, in casa biancoceleste, incidono nell’economia della sfida, e possono anche rappresentare un alibi, però la caratura tecnica di alcuni difensori è troppo modesta per calcare palcoscenici così importanti. Finché la società non si deciderà ad acquistare difensori di spessore sarà difficile evitare altre figuracce e le ambizioni resteranno sempre di basso profilo. La sconfitta, maturata con diverse attenuanti, rende più complicato il cammino verso l’Europa League perché l’Inter allunga, il Parma avanza e il Torino raggiunge la Lazio a quota 48. E sabato è in programma lo scontro diretto all’Olimpico con i granata. Ci sarà da soffrire ma tutto è ancora aperto. Reja, dovendo rinunciare ad alcuni titolari, rivede il disegno tattico e schiera Mauri centravanti arretrato, rilanciando Anderson dall’inizio. Il brasiliano dimostra di essere in palla perché scatta, difende palla, arriva 3 volte alla conclusione con buona personalità e incisività. Il Napoli, che tiene Hamsik e Callejon in panchina, stenta troppo a fare la partita, lento nella circolazione della palla, timido nel pressing, evanescente in avanti e senza idee. Una controfigura di squadra, assolutamente impalpabile sulle corsie esterne. La Lazio c’è, appare subito tonica, braccando il portatore di palla, dando respiro alla manovra, su Anderson e Candreva, e si dimostra applicata a centrocampo. Di sicuro evidenzia più organizzazione e attributi degli azzurri, molto sbiaditi e fischiati almeno fino alla mezzora.
La Lazio corona la supremazia con una rete molto bella, la terza consecutiva di Lulic: dribbling sull’imbalsamato Albiol, in piena area, e diagonale rasoterra sul palo lontano. Spezzato l’equilibrio la gara diventa una sarabanda con azioni veloci, da una parte e dall’altra. Il Napoli esce dal torpore fisiologico con qualche accelerazione di Insigne e Higuain e così anche il tasso tecnico decolla. Berisha deve volare su un destro velenoso dell’argentino, poi vede sfilare alte le conclusioni di Insigne e Behrami. La Lazio appare compatta, pronta a sfruttare gli spazi con rapide ripartenze, anche se Mauri incide poco nel contesto della manovra offensiva perché ne resta spesso enucleato. Il più pericoloso è l’ispirato Anderson che, quando inquadra la porta, trova anche Reina ben piazzato alla parata. Il pareggio arriva sul finale di tempo grazie a un vocalizzo d’alta scuola del belga Mertens il quale controlla con agio un pallone e scaglia un potente destro dai 25 metri, che s’infila dove Berisha non può arrivare. In avvio di ripresa si registra il momento topico della sfida. Cana, già ammonito, atterra in area Mertens: rigore e secondo giallo (ma Higuain era in fuorigioco di rientro non visto dall’arbitro). Così la Lazio si ritrova sotto nel punteggio e in inferiorità numerica, con tutto il secondo tempo da giocare. Una mazzata tremenda che condiziona l’intero incontro e pesa come un macigno sul risultato. Ma pesa anche un errore tattico di Reja che, sul punteggio di 2-1, toglie Anderson (il migliore dei biancocelesti) per inserire il modesto difensore Novaretti. E proprio l’improponibile centrale argentino viene "bevuto" e saltato come un frillo da Higuain in occasione del terzo gol partenopeo, quello che manda in archivio il match.
La Lazio comunque ha il merito di non demordere nemmeno quando il punteggio sembra acquisito e rientra in partita con un felice inserimento di Onazi. Sul 3-2 i biancocelesti, nonostante l’uomo in meno, provano a forzare il destino con il cuore tenendo il campo con personalità fino all’ultimo. E, nella fase finale, prima un cross di Cavanda, quindi un colpo di testa di Ciani spaventano il San Paolo. Ci pensa ancora il mattatore Higuain a scacciare i fantasmi che allignano sugli spalti, firmando la tripletta (17 gol in campionato) e portandosi a casa il pallone.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Rabbia e rimpianti, gli applausi del San Paolo e la tripletta di Higuain, un primo tempo da applausi e una pazza ripresa, aperta dal rigore provocato da Cana, espulso per somma di ammonizioni, e la possibile rimonta vanificata dal suicidio di Novaretti, entrato per sostituire Felipe Anderson, uno dei migliori. E poi l’intervento di Mesto, contestato dalla Lazio e non sanzionato dall’arbitro Banti. C’è tanto da raccontare e molto da chiedere a Edy Reja in fondo a una domenica in cui l’Europa League s’è allontanata dopo aver a lungo sognato la svolta. Meno tre dal Parma, uno svantaggio di cinque lunghezze dall’Inter. A cinque giornate dal traguardo, l’impresa è tornata di nuovo ai confini dell’impossibile. "Era un sogno qualche tempo fa, ma siamo ancora in corsa. Se continuiamo a giocare con questa intensità, possiamo farcela. Ora abbiamo il Torino, poi il Livorno e un altro confronto diretto con il Verona. Non possiamo permetterci più di sbagliare. Servono 12 punti nelle ultime cinque partite" ha raccontato Edy, deluso per la sconfitta. "In classifica si sono mossi tutti, venire a Napoli e vincere non era preventivato, ma credevo di fare almeno un punto, perché la Lazio è in buona condizione. Dopo l’intervallo ci credevo. Il rigore e l’espulsione di Cana sono stati determinanti, hanno complicato la partita".
Qui si è entrati nell’analisi degli episodi controversi. Il primo tempo si era concluso con la mancata ammonizione di Behrami e la baruffa tra Ledesma e Mertens. Il raddoppio del Napoli è arrivato a capo di un’azione in cui non è stato segnalato il fuorigioco di Higuain. "Bisogna rivedere le immagini, Mertens è partito, io subito non ho visto Higuain, ma guardando bene l’azione, si vede la posizione irregolare. Le partite sono fatte di episodi. Peccato, perché nel primo tempo avevamo messo in difficoltà il Napoli, con Felipe Anderson abbiamo avuto anche la palla del raddoppio". E’ arrivata un’altra espulsione. Reja ha difeso l’albanese e attaccato Banti. "Ledesma a Marassi aveva avuto un eccesso di nervosismo, questa è arrivata per un fallo, Cana era già ammonito. Sono episodi. Possono capitare. Lorik c’era quasi arrivato, non so se ha toccato o meno la palla, Mertens non ha fatto grande fatica per evitarlo... Si può discutere. Pandev in precedenza due volte s’era tuffato, qualcuno lo cercava questo rigore... C’è o non c’è, un rigore a metà, si poteva prevedere che sarebbe stato concesso...". Nel finale la Lazio ha avuto la forza per riaprire la partita. Reja ha protestato per il presunto fallo di Mesto. "Siamo arrivati sul fondo due volte con Cavanda, su quel cross dicono ci sia stata la mano di Mesto. Forse non era facile vedere, l’unico poteva essere l’arbitro di porta, ho avuto l’impressione ci fosse il fallo da rigore".
Bella Lazio, condannata dagli errori macroscopici di Novaretti. Reja ha spiegato le sue scelte. "Ci abbiamo creduto sino in fondo, meritavamo il 3-3, potevamo pareggiare in dieci se avessimo avuto miglior sorte, forse serviva più ludicità in fase conclusiva. Il 4-2 è arrivato alla fine, quando ci eravamo sbilanciati. Buona partita, le risposte sono state positive, a parte due gol evitabili. Un attaccante come Higuain fa la differenza. Felipe Anderson non aveva i novanta minuti, l’ho tolto perché volevo riportare Lulic più avanti con Radu a sinistra, così ho messo Novaretti. Dopo cinque minuti Senad mi ha chiesto il cambio, non ce la faceva più. L’avessi saputo prima, avrei sostituito lui. Poi ho inserito anche Cavanda, perché è veloce e poteva creare problemi al Napoli. La squadra più di così non poteva fare. In parità numerica avremmo faticato meno". Ha ringraziato il San Paolo per l’accoglienza. "Noi allenatori siamo sempre nel mirino. Ogni tanto dalla tribuna mi arrivava qualche carota. Si vede che stavolta si sono tenuti le carote per la cena... Mi fanno piacere gli applausi, quando torno a Napoli avverto sempre un affetto straordinario, a lungo andare il mio lavoro è stato riconosciuto". Novaretti ha steccato, Ciani e Felipe Anderson sono stati positivi, nel finale ci sono stati piccoli segnali di Postiga. "Mancavano sei-sette titolari, ma chi è sceso in campo ha fatto benissimo, anche per dare una risposta a chi pensa che la Lazio non abbia una rosa adeguata. Peccato per le ingenuità difensive, ci sono costate due gol stupidi, il terzo e il quarto del Napoli. Avremmo meritato il pareggio anche in dieci".
Banti e i suoi collaboratori, Banti e il Napoli. E’ sempre la solita storia fatta di fantasmi, sconfitte, dubbi, errori ed orrori arbitrali. Ci risiamo: "Nell’azione che ha determinato il rigore del 2-1 c’è un fuorigioco di Higuain in partenza, non è stato visto dal guardalinee, è un episodio chiave". La moviola è del diesse Tare, lui non ha avuto dubbi esaminando i due episodi incriminati, ha fatto lo zoom e s’è avvelenato. In zona mista s’è presentato da solo, il presidente Lotito ha lasciato il San Paolo in silenzio, i giocatori hanno fatto lo stesso. Tare s’è lamentato con educazione e pacatezza, per l’ennesima volta ha chiesto giustizia ed equità di trattamento, così non va, così non è giusto: "Quando giochi queste partite importanti gli episodi fanno la differenza. Nel primo tempo ho visto i giocatori del Napoli fare di tutto dentro la nostra area per cercare un calcio di rigore. Nell’azione del penalty assegnato si vede bene che Higuain è davanti ai nostri difensori quando fa l’uno-due, non penso sia stato un errore di Banti, ma del guardalinee. E mi hanno detto che sul 3-2 c’è stato un fallo di mano di Mesto, ognuno può fare le sue valutazioni, mi piacerebbe che ogni tanto certe situazioni venissero valutate anche a nostro favore".
Tare ha ingoiato il doppio boccone amaro, ha chiesto ai suoi la massima concentrazione per centrare l’impresa europea, un’impresa tornata difficilissima. Ma la speranza esiste, seppur piccola: "Dobbiamo pensare a noi in questo momento, tutti vogliono il quinto ed il sesto posto, non smetteremo di crederci. Se ripenso al primo tempo provo grande rammarico, la squadra ha firmato una grande prestazione, ha avuto la possibilità di siglare il doppio vantaggio con Felipe Anderson, poi ha subito il bel gol di Mertens. Nel secondo tempo è stato tutto più difficile". L’Europa è un chiodo fisso, le distanze sono tornate ampie, non bisogna mollare, servono gli ultimi sforzi, i più intensi: "Se siamo arrivati a questo punto della stagione con la possibilità di giocarci l’Europa significa che la meritiamo. E’ stata una stagione con tanti alti e bassi. Le assenze ci sono state, questo è sicuro. Ma ora restano cinque finali da giocare, dobbiamo farlo al meglio". Tare è stato interpellato sulle scelte tecniche decise da Reja in partita, in particolare sulla sostituzione di Felipe Anderson, ha sfiorato l’argomento rispettando la linea adottata dal tecnico. E ha fatto i complimenti al brasiliano, il diesse ha colto segnali di crescita: "Sono scelte dell’allenatore, le compie al momento. C’era Lulic con problemi fisici, bisognava anche decidere un cambio e il mister ha opzionato per Felipe Anderson. Peccato, aveva firmato un’ottima prestazione, è una gara come questa che ci aspettiamo da lui. Le assenze? Inutile trovare giustificazioni, chi è sceso in campo ha dato tutto, lo ha fatto anche Postiga, mi è piaciuto il modo in cui è entrato".
Tare ha notato errori madornali, quelli di Novaretti li hanno colti tutti e sono stati determinanti, purtroppo (al di là di chi li commette, non certo solo l’argentino) si verificano spesso: "I gol subiti dopo il calcio di rigore di Higuain sono stati provocati da errori individuali, mi riferisco alle reti del 3-1 e del 4-2, vanno evitati in futuro. Novaretti? Per lui è stato molto difficile entrare subito in partita, è inutile nasconderlo. Gli errori sono stati importanti e un grande attaccante come Higuain li ha sfruttati alla perfezione".