17 settembre 2016 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, IV giornata - inizio ore 18.00
LAZIO: Marchetti, Bastos, de Vrij, Radu, Felipe Anderson (73' Basta), Parolo, Cataldi, Milinkovic-Savic (81' Murgia), Lulic, Immobile, Djordjevic (60' Keita). A disposizione: Vargic, Strakosha, Wallace, Hoedt, Patric, Lukaku, Leitner, Lombardi, Luis Alberto. Allenatore: Inzaghi.
PESCARA: Bizzarri, Zampano, Gyomber (49' Fornasier), Campagnaro, Biraghi, Cristante (73' Mitrita), Brugman, Memushaj, Benali (46' Manaj), Verre, Caprari. A disposizione: Fiorillo, Crescenzi, Bruno, Zupanovic, Aquilani, Pepe, Vitturini, Pettinari. Allenatore: Oddo.
Arbitro: Sig. Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. La Rocca e De Meo - Quarto uomo Sig. Marzaloni - Assistenti di porta Sigg. Rocchi e Pezzuto.
Marcatori: 67' Milinkovic-Savic, 72' Radu, 76' Immobile.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Carlo Azeglio Ciampi, già Presidente della Repubblica, scomparso in data 16 settembre. Esordio in Serie A per Alessandro Murgia. Al 35' Memushaj ha fallito un calcio di rigore. Ammonito al 16' Campagnaro, al 28' Verre, al 34' Bastos, al 49' Radu. Angoli 11-2. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 13.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Tris in 9', la Lazio in volo. E il Pescara si sgonfia. Apre Milinkovic di testa, poi si scatenano Radu e l'ex Immobile. Erroraccio di Memushaj dal dischetto. Decisivo l'ingresso di Keita".
Continua la "rosea": Una questione di testa. Quella che consente alla Lazio di piegare il Pescara alla distanza e proprio con due colpi di testa (di Milinkovic e Radu), cui poi si aggiunge la zampata di Immobile per il 3-0 finale. Una questione di testa. Quella che non ha (meglio, che non ha fredda) Memushaj che al 35' sbaglia – malissimo – un rigore che potrebbe indirizzare la gara su tutt'altri binari. Verdetto giusto, però, quello dell'Olimpico. Perché la Lazio gioca meglio e crea tantissimo sin dal primo tempo. Alla fine saranno 12 i tiri in porta dei padroni di casa, con 3 gol e 2 pali. Bizzarri (come quasi sempre gli accade quando affronta la sua ex squadra) è il migliore del Pescara, ma beneficia anche della giornata non proprio ispirata (sotto porta) dei laziali. Parolo sbaglia un gol incredibile, Immobile prende un palo, Radu una traversa. Insomma, che il risultato si sblocchi solo nella ripresa è una pura coincidenza. Resta il fatto, però, che soltanto quando entra Keita (per il ripescato Djordjevic) la Lazio rompe il ghiaccio. Il tecnico lo tiene inizialmente in panchina perché non ancora in condizione, ma è evidente che questa Lazio non possa fare a meno di lui. Stavolta però è tutta la squadra a girare bene. Il 3-5-2, proposto a sorpresa dall'allenatore, si rivela un abito ideale per una formazione che, messa in campo così, riesce ad essere più solida dietro e più pesante in avanti.
Chiaro che l'azzardo di Anderson esterno di centrocampo può pagare contro il Pescara, meno quando si affronteranno avversari più scafati. Il brasiliano, finalmente reattivo, fornisce l'assist per l'1-0 di Milinkovic (primo gol all'Olimpico per il serbo). Raddoppia Radu su assist di Cataldi (il romeno ce l'ha con gli abruzzesi: 2 gol sui 3 fatti in Serie A li ha segnati a loro). Chiude i conti Immobile (che non esulta) magistralmente servito da Keita. Per il Pescara seconda sconfitta consecutiva (terza con quella col Sassuolo, poi cancellata dal giudice sportivo). Ma mentre nelle precedenti occasioni la formazione abruzzese era stata superata di misura e senza meritarlo (anzi, giocando meglio degli avversari) stavolta il k.o. ci sta tutto. Oddo (ancora sconfitto dall'amico Inzaghi, come già accadde in un Lazio-Pescara Primavera) forse osa troppo nella ripresa quando mette Manaj al posto di Benali, arretrando Caprari sulla linea dei trequartisti. Chiaro l'intento di provarsela a giocare con un attaccante di peso, ma il risultato è che la squadra si allunga troppo e si consegna, ancor più che nel primo tempo, alla mercé degli avversari. Ma l'intoppo principale è che a centrocampo, dove solitamente gli abruzzesi giocano a occhi chiusi, stavolta la luce non si accende mai. Certo, se Memushaj non avesse sbagliato quel rigore...
Il Corriere dello Sport titola: "All'Olimpico da applausi la vera Lazio. Il Pescara sbaglia un rigore con Memushaj, i biancocelesti nella ripresa dilagano: è tris".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Due amici in panchina, la bellezza del calcio, una mela spaccata a metà, perché al risultato si può arrivare in diversi modi. Ha vinto Inzaghi, vero stratega, complimenti sinceri: sfrutta il suo talento e pianifica la formazione calcolando la forza del Pescara come aveva cercato di contenere il Chievo. Non è paura, ma solo intelligenza, la teoria del pragmatismo. Tipo Allegri, per dirla tutta. Prima vittoria all'Olimpico per la Lazio. Complimenti anche a Massimo Oddo, che pure torna a casa con tre gol e non ha visto il vero Pescara, per come tengono il campo i suoi giocatori. Organizzazione tattica e movimenti da squadra vera. Peccato davanti non abbia più Lapadula, mancava Bahebeck e così sarà complicato salvarsi solo con l'entusiasmo, perché tanta fatica si dovrebbe tradurre in gol. Il rimpianto è legato al rigore fallito da Memushaj, su cui poteva girare in altro modo la partita. Alla distanza, però, era impossibile resistere alla forza della Lazio, sorretta da una linea difensiva da urlo. Anche la Juve ha fatto fatica a sfondare e se Inzaghi troverà l'equilibrio giusto ci sarà da divertirsi. Per adesso sta ruotando e cambiando alla ricerca della formula migliore. Ieri l'ha vinta con le sue mosse e poi nella ripresa con i gol di testa di Milinkovic e Radu prima del tris di Immobile, a segno davanti ai suoi vecchi tifosi (in duemila in un Olimpico ancora con pochi laziali), liberato da un'azione travolgente di Keita, sganciato a mezz'ora dalla fine.
Simone sapeva, perché questa era stata la storia delle prime tre giornate, che il Pescara si sarebbe sgonfiato dopo sessanta minuti a ritmo altissimo. Ma la Lazio ha creato una decina di palle-gol e avrebbe potuto segnare già nel primo tempo. La supremazia è stata netta, schiacciante, anche se il Pescara era insidioso nel fraseggio. Zero, però, negli ultimi trenta metri. Inzaghi ha scelto il 3-5-2 perché voleva aggiungere il peso di Djordjevic e Milinkovic a ridosso di Immobile e pareggiare i cinque a centrocampo del Pescara. Oddo è votato agli inserimenti senza punte di ruolo. Caprari finto centravanti, Verre e Benali in appoggio e abili a costruire le linee di passaggio per Brugman, Memushaj e Cristante. La Lazio in avvio ha faticato a manovrare, tanto che Inzaghi ha spostato Milinkovic più avanti nella zona di Brugman, ruotando Cataldi su Cristante e Parolo su Memushaj. Duelli individuali. Inzaghi voleva sfruttare i centimetri. Non è un caso che le prime palle gol della Lazio siano arrivate su palla inattiva. Milinkovic e Parolo (doppio colpo di testa) si sono divorati un gol fatto su angolo, Bizzarri ha toccato sul palo il sinistro di Immobile a cui in precedenza era stato annullato un gol per fuorigioco. La Lazio è solida e dietro possiede una linea a tre mostruosa con Bastos, de Vrij e Radu. Per 35 minuti il Pescara ha giocato bene senza mai avvicinarsi all'area. Alla prima occasione in cui Felipe non ha ripiegato e Caprari lo ha puntato palla al piede, Bastos è intervenuto con troppa energia. Contatto dubbio e rigore divorato da Memushaj.
La Lazio a volte sembrava lunga, ma restava incollata alla partita, era aggressiva. Negli ultimi dieci minuti del primo tempo si è acceso Felipe e quella è stata la prima svolta. Il movimento di Djordjevic apriva gli spazi per Immobile, sono fioccate due o tre occasioni, ma Bizzarri ha resistito. Il Pescara, però, era alle corde. Dopo l'intervallo la Lazio ha alzato la pressione. Il portiere argentino ha salvato su Djordjevic. Zampano e Biraghi erano senza sostegno. Lulic da una parte e Felipe dall'altra hanno cominciato a martellare. Oddo aveva tolto Benali e inserito Manaj. L'ex interista avrebbe potuto capitalizzare meglio l'unico vero contropiede nella fase decisiva della partita. Si giocava a una sola porta. Al 22' è crollato il muro del Pescara: cross di Felipe e stacco di Milinkovic, palla all'incrocio. Altri cinque minuti ed è arrivato il raddoppio di Radu, ancora di testa, su angolo di Cataldi. Alla mezz'ora il sigillo di Immobile dopo una progressione irresistibile di Keita. La festa era completa. Ora c'è il Milan a San Siro, dove la Lazio non vince in campionato da 27 anni. E chissà se Inzaghino vendicherà suo fratello Pippo.
Il Messaggero titola: "C'è Keita: uno, due e tre. Battuto il Pescara grazie alle reti di testa di Milinkovic e Radu e al gol di Immobile dopo l'ingresso di Balde Diao. Gli abruzzesi hanno fallito un rigore sullo zero a zero ma il successo della Lazio è assolutamente meritato".
Prosegue il quotidiano romano: C'è una Lazio con Keita e una senza. La prima gioca libera e segna tre gol, la seconda invece ha poche idee e fa tanta fatica a bucare la porta avversaria. Bastano quaranta minuti al senegalese per entrare in campo e portare i biancocelesti al successo. Rotondo il 3-0 contro il Pescara che riporta i tre punti in casa Lazio e consegna ad Inzaghi la prima vittoria davanti ai suoi tifosi. Il giovane ribelle crea scompiglio con le sue serpentine e le sue accelerazioni che mandano al manicomio i difensori di Oddo. C'è il suo piede che dà avvio all'azione del vantaggio di Milinkovic e soprattutto c'è tutta la sua classe nel tris d'Immobile che chiude i conti. In mezzo il gol di Radu. Il terzo arrivato dalla difesa degli otto totali realizzati dalla Lazio. Ancora una volta è l'ingresso di Keita a dare la scossa alla squadra. Appena mette piede sul terreno di gioco i biancocelesti si svegliano trascinati dalle sue scorribande. Se ne accorgono anche i pochi presenti allo stadio che lo applaudono convinti. Inzaghi, così come a Verona, lo manda dentro appena l'orologio segna il cinquantesimo. Viene da chiedersi perché non dall'inizio, visto che il tecnico laziale sconfessa un'altra volta la sua scelta del titolare. Col Chievo Kishna, ieri Djordjevic. Probabile che Balde debba scontare ancora un po' la punizione. È lui che dà il via all'azione del gol laziale. Ironia del destino è un altro ragazzo poco visto da Simone a sbloccare il risultato. Imperioso lo stacco di testa di Milinkovic che buca Bizzarri. Un movimento da centravanti vero quello del serbo. Delizioso il cross di Anderson che finalmente fa vedere qualche giocata degna di nota. Il raddoppio ancora di testa porta la firma di Radu che scaraventa in rete un corner di Cataldi.
Il tris finale è di Immobile che non esulta per rispetto dei suoi ex compagni. Ma la rete è un regalo di Keita che si beve tre avversari e consegna una palla che Ciro deve solo spingere in rete. Azione da vedere e rivedere. Una delizia per gli occhi. C'è bisogno di assimilare il nuovo modulo: il 3-5-2. Questa è una cosa normale per una squadra abituata da anni a giocare con il 4-3-3. E così nel primo tempo la Lazio passa più tempo a cercare la quadratura del cerchio più che a offendere l'avversario. La mancanza di Biglia si sente anche se l'argentino nelle prime tre gare non aveva impressionato. Cataldi è leggerino e si prende poche responsabilità, troppe palle sbagliate per fretta e per paura. Deve osare decisamente di più se vuole giocare in quel ruolo. Peccato perché ha piedi educati e si vede quando calcia punizioni e angoli. Parolo invece con la linea a cinque e sgravato da compiti di copertura è più brillante anche se il gol che si divora di testa solo davanti a Bizzarri grida vendetta. Anderson indietreggia troppo e tenta poco l'affondo. Pronti via e Inzaghi dalla panchina gli lancia due-tre urlacci per svegliarlo. Dietro i tre si trovano molto bene e alzano un muro consistente. La rapidità degli avanti del Pescara non è certo facile da contenere è così anche un gigante come Bastos va in difficoltà nell'uno contro uno e deve stendere in area Caprari. Fortuna per la Lazio che Memushaj decide di sbagliare il suo primo rigore. Sull'out di destra i ragazzi di Oddo provano sempre terreno libero per le loro sgroppate. Davanti Djordjevic ed Immobile finiscono per pestarsi i piedi.
Ciro gioca a tutto campo tornando spesso indietro per prendere palla, ma questo gli fa bruciare presto energie togliendogli la lucidità sotto porta. Nei primi 45 minuti va detto che si è visto molto di più dei 90 giocati dai biancocelesti a Verona contro il Chievo. Poi l'ingresso di Keita che ha acceso la luce. Non male il Pescara di Oddo che gioca un bel calcio fatto di ripartenze e soprattutto non butta mai via un pallone. Manca d'esperienza. Si farà.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La chiave tattica è nella flessibilità, nello spirito di adattamento, nella capacità di preparare le partite, limitando gli avversari e cercando il modo migliore per sfruttare le caratteristiche dei propri giocatori. Simone Inzaghi è un pragmatico, conosce il calcio perché l'ha giocato ad altissimo livello, ha una sensibilità e una lettura tattica che gli permettono, aiutato dalla disponibilità dello spogliatoio, di indirizzare le partite. Come uno chef capace di indovinare il piatto con ingredienti diversi. Non mancava niente ieri alla Lazio, costruita e rimodellata per la prima volta con il 3-5-2. Simone ha spiegato perché. "Il Pescara è squadra fastidiosa, ben allenata. Napoli e Sassuolo con il 4-3-3 avevano sofferto, non riuscivano a prenderli. Dovevamo cambiare qualcosa. Ho trovato in settimana grande disponibilità dai giocatori. Una squadra deve essere matura per cambiare sistema di gioco. E un allenatore non può essere testardo, ma si deve adeguare ai giocatori. Così ho optato per questa soluzione. Merito della squadra. Hanno preparato bene la partita. Ottima Lazio". Inzaghi ha convinto Felipe a sacrificarsi. Terzino, centrocampista e attaccante esterno nella stessa partita. "E' stato bravissimo, ce l'ha nelle corde, non è abituato a quel ruolo, ma ha dimostrato di poterlo fare, si è sacrificato. Abbiamo rischiato qualcosa con questo assetto, come quinti avevamo Lulic e Felipe, sono due giocatori offensivi, ma da quella parte l'ha aiutato uno esperto come Parolo, qualche rincorsa è stata risparmiata a Felipe. Siamo stati bravi e abbiamo vinto con merito. Sono contento di lui e di tutti gli altri".
Ha perso Biglia per infortunio, ha rilanciato Cataldi e Djordjevic, alla prima come titolari. "Due ottime prestazioni. Avevano giocato poco sinora ma sono stati bravissimi, durante gli allenamenti mi hanno convinto. Djordjevic non meritava la panchina, Immobile non poteva stare fuori: aldilà dei moduli conta l'interpretazione e i miei giocatori sono stati bravissimi". I rimpianti sono legati alle occasioni fallite nel primo tempo. "Avremmo dovuto far gol prima, a volte è capitato che Bizzarri si ritrovasse la palla in mano, l'occasione di Parolo è stata incredibile. Sotto porta dovevamo essere più cattivi. Su una disattenzione nostra, eravamo quattro contro uno del Pescara, è arrivato il rigore". Non ha visto differenze. "La Lazio mi è piaciuta anche nel primo tempo. Keita ha fatto la differenza, è andato bene Djordjevic, solo che non riusciamo a concretizzare quanto produciamo". Sul futuro tattico (3-5-2 o 4-3-3) non s'è sbilanciato. "C'è anche questa opzione della difesa a tre, di volta in volta valuteremo pensando a chi affronteremo e alla condizione dei miei giocatori". La squadra di Oddo non è stata mai pericolosa. "La Lazio non ha fatto giocare il Pescara, è stata una partita aggressiva, mi ricordo il cross da cui è arrivato un rigore evitabile e il tiro da lunga distanza di Cristante" ha raccontato Inzaghi, polemico con Maresca. "L'arbitro è stato severo con Bastos, difficile che ti fischino un rigore così all'Olimpico". Inzaghi aveva pronosticato il gol di Radu. "Con Stefan ci si conosce da tanto tempo, ce l'ha l'anticipo sul primo palo".
Risposte positive da Milinkovic. "E' stato bravo a farsi trovare dove serviva. Deve continuare così perché ha le possibilità per fare benissimo". Negli spogliatoi Inzaghi è stato festeggiato e abbracciato dal presidente, che ha salutato il successo sul Pescara con il solito comunicato. "Abbiamo conseguito un successo largo, frutto di una partita giocata con intelligenza e con il giusto spirito... Un ringraziamento va a tutta la squadra, allo staff tecnico, all'ottimo condottiero Simone Inzaghi e a tutti i tifosi che ci seguono". Pochi per la verità e sarebbe il caso, caro presidente, di contarli e far sapere quanti sono.
"Il più in alto possibile", ecco cosa vuole, ecco dove vuole arrivare. Ciro Immobile vuole volare, vuole far parte delle alte sfere, vuole sedere sul trono dei marcatori: "Stiamo facendo cose importanti, vogliamo vincerle tutte e spero di fare tanti altri gol". E' vorace, non scherza. Non è esagerato, è un bomber vero. E da bomber vero non ha limiti, non può guardare in faccia nessuno, neppure il suo vecchio Pescara: "Nel primo tempo ero stato sfigato. Dispiace aver segnato la prima rete all'Olimpico proprio contro il Pescara, sono sempre legato a questa città, ho tanti ricordi e amici. Lì ho conosciuto mia moglie, lì è nata mia figlia". Il cuore a metà, s'è dovuto dividere. Non ha esultato per rispetto verso i vecchi colori e a fine partita è andato sotto la Nord per abbracciare i laziali: "Ho provato un'emozione indescrivibile, la Curva è bellissima". Ciro Immobile vuole arrivare in alto, vuole tanti gol, ne fa collezione da anni. In serie A, dopo aver segnato al Pescara, gli manca solo la Fiorentina: "Ma queste sono solo statistiche". Dice così, i viola sono avvertiti. Immobile ha promesso di portare sempre più su la Lazio e ha augurato la salvezza al Pescara: "Faccio i più sinceri auguri al Pescara, spero si salvi".
Il primo gol all'Olimpico, il secondo con la Lazio (dopo quello rifilato all'Atalanta), il sesto segnato nelle ultime 12 partite giocate in serie A. Ciro sta aggiornando le sue medie, sta carburando, va a tempo davanti alla porta: "Abbiamo rischiato nell'occasione del rigore sbagliato dal Pescara, ma abbiamo anche sbagliato tanti gol noi. Siamo stati bravi a sfruttare il vantaggio di Milinkovic". Certi gol non sono nati per caso: "Abbiamo sfruttato bene i calci piazzati, prima della partita li abbiamo provati per un'ora, abbiamo anche ritardato il pranzo pur di allenarci bene. E' servito". Immobile ha colpito dopo vari tentativi, a un certo punto ha pensato davvero di vivere una giornata storta: "Avremmo potuto segnare 2-3 gol nel primo tempo. Dobbiamo migliorare, all'inizio sembrava una giornata stregata, abbiamo sprecato qualche occasione, metto nel conto anche un mio tiro. Le occasioni create e fallite per fortuna le abbiamo concretizzate nella ripresa. Credo che la Lazio abbia sofferto poco nonostante le ripartenze pericolose del Pescara. Abbiamo giocato bene e abbiamo vinto". Si è scatenato il dibattito per giorni. Meglio una Lazio con le tre punte o con due attaccanti? E poi difesa a quattro o difesa a tre? Immobile è per l'elasticità tattica: "Siamo andati bene con il tridente ed anche con la difesa a tre. A volte è meglio giocare con tre attaccanti vicini, altre volte con due attaccanti che dialogano. Sia Keita che Felipe hanno fatto bene. Si sono messi al servizio del gruppo".
Immobile pensa in grande perché vede i segnali giusti: "La squadra si mette sempre a disposizione di Inzaghi e vuole crescere. Abbiamo grandi talenti e tanti giocatori motivati". I complimenti a Keita e a Felipe, anche quelli a Djordjevic. Immobile ha ricevuto un aiuto costante dal serbo: "Keita ha fatto una bella azione in contropiede, siamo felici, è stata una bella partita, ha prodotto una bella vittoria. L'apporto dei compagni per un attaccante è fondamentale. La strada è giusta, dobbiamo continuare a lavorare in questo modo. Djordjevic ha fatto un'ottima partita, Milinkovic ha fatto gol. Viaggiamo tutti nella stessa direzione. Il pareggio di Verona non era da buttare, l'abbiamo valorizzato con questa bella vittoria".