22 novembre 2015 - Campionato di Serie A - XIII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Basta, Hoedt, Gentiletti, Lulic, Milinkovic, Biglia, Parolo, Felipe Anderson (58' Matri), Djordjevic (58' Candreva), Keita (83' Kishna). A disposizione: Berisha, Mauricio, Braafheid, Konko, Radu, Patric, Cataldi, Morrison, Klose. Allenatore: Pioli.
PALERMO: Sorrentino, Struna (81' Rispoli), Goldaniga, Gonzalez, Lazaar, Hiljemark (73' Rigoni), Jajalo, Chochev, Brugman, Gilardino (73' Trajkovski), Vázquez. A disposizione: Colombi, Alastra, Andelkovic, Daprelà, El Kaoutari, Maresca, Quaison. Allenatore: Ballardini.
Arbitro: Sig. Celi (Bari) - Assistenti Sigg. Di Fiore e Peretti - Quarto uomo Sig. Posado - Assistenti d'area Sigg. Calvarese e Ghersini.
Marcatori: 21' Goldaniga, 70' Candreva (rig).
Note: ammoniti Chochev, Hiljemark, Biglia per gioco scorretto, Gentiletti, Matri per proteste, Trajkovski per comportamento non regolamentare. Angoli: 10-2. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 12.000 di cui 2.987 paganti.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio ancora dispersa. I giovani del Palermo ballano con Ballardini. Il neo tecnico segue i consigli di Zamparini: primo gol di Goldaniga e successo sfiorato. Allarme bomba per uno zaino: subito rientrato".
Continua la "rosea": E alla fine tutti scontenti. L'1-1 dell'Olimpico lascia l'amaro in bocca tanto alla Lazio che interrompe la serie di sconfitte, ma non salva la faccia, quanto al Palermo che gioca meglio, ma sciupa il raddoppio e alla fine si fa raggiungere. Buona (e sarebbe stata ottima senza gli errori di Chochev e Gilardino) la prima di Ballardini, ancora male invece Pioli che non solo non esce dalla crisi, ma ci si avvita ancora di più. Entrambi i tecnici operano una mezza rivoluzione. Ma mentre quella di Pioli (fuori i senatori, dentro i giovani) non rianima la squadra, anzi la deprime ancor di più, quella del Balla funziona eccome. Il risultato è che la Lazio ha ritmi lenti e idee confuse. Mentre il Palermo è organizzato e concentrato. Così i rosanero mettono subito le mani sulla partita. Fondamentale il pressing dei centrocampisti e la mossa di Brugman trequartista. L'uruguaiano (una delle Balla-novità) si appiccica a Biglia e spegne l'unica fonte laziale, ma è attivissimo anche nel ribaltare l'azione. E lo stesso fanno a turno Chochev e Jajalo (il primo più del secondo). Tutta gente che con Iachini trovava poco spazio e su cui Ballardini (su suggerimento di Zamparini) ha deciso di puntare. Scelta vincente, in ogni caso. Perché a sbloccare la gara provvede un altro "ripescato": il giovane difensore Goldaniga.
Al debutto da titolare, l'ex Perugia (3 reti in B l'anno scorso) segna il primo gol in Serie A, sfruttando un tiro sbilenco di Lazaar. Il 4-3-1-2 di Ballardini si rivela vincente in entrambe le fasi. I siciliani controllano e ripartono, ma mancano il raddoppio. Che arriverebbe se non ci fosse un super Marchetti a negarlo (due volte su Chochev, una su Gilardino e poi su Rigoni). Arriva invece il pari della Lazio grazie all'ingenuità di Hiljemark che stende Lulic e regala ai biancocelesti un rigore che Candreva trasforma. La Lazio cerca pure la vittoria (Kishna sfrutta male la palla buona nel recupero), ma il pari va già largo ai padroni di casa. Che si scoprono nervosi e divisi. Pioli deve dire grazie a Candreva dopo averlo escluso all'inizio, ma l'azzurro a fine partita lo critica apertamente. E in panchina il vice del tecnico, Murelli, quasi viene alle mani con Cataldi, reo di commentare negativamente la prova dei compagni. Per non dire di Candreva e Biglia che si litigano il rigore. No, la Lazio bella e spensierata di un anno fa non c'è più. Unica nota lieta dagli spalti semivuoti. L'allarme bomba durante il primo tempo si spegne in un amen (i giocatori neppure se ne accorgono): un bambino aveva dimenticato lo zaino in bagno.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio fischiata. Marchetti evita il crollo. Candreva rimedia al gran gol del giovane Goldaniga. Biancocelesti senza idee, il portiere salva il pareggio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Questa non è la lazio di Pioli, non gioca da squadra e neppure si può più paragonare alla stagione passata, perché niente è rimastodi quel gruppo: entusiasmo, organizzazione tattica, fantasia. Oggi manca tutto e si sono aggiunti i fischi dell'Olimpico, triste e vuoto come non si era mai visto. Psicosi attentato e sciopero della Curva: meno di tremila paganti e chissà quanti abbonati sono rimasti a casa, forse erano poco più di diecimila gli spettatori, infreddoliti e pure impauriti per i controlli e uno zainetto lasciato incustodito da una bambina in Monte Mario. E' già invece il Palermo di Ballardini, specialista negli esordi. Ne sa qualcosa Lotito, che a Pechino riuscì a battere l'Inter di Mourinho nella finale di Supercoppa prima di sprofondare in una stagione da incubo con il tecnico di Ravenna. Zamparini, per adesso, può ritenersi soddisfatto del cambio in panchina. Più avanti si vedrà. Solo rimpianti all'Olimpico per i rosanero, che avrebbero meritato di vincere ma non ne hanno avuto la forza, fermati da un super Marchetti. Chochev (tre volte), Rigoni e Gilardino nella ripresa si sono divorati cinque occasioni limpide per raddoppiare e spedire al tappeto la Lazio, confusa e poco lucida, subito in svantaggio e neppure capace di sfruttare il pareggio su rigore di Candreva per ribaltare la partita negli ultimi venti minuti.
Ci sarebbe stato il tempo per mettere sotto il Palermo, ma erano più gli imbarazzi e le incertezze nella fase difensiva a creare disagi e timori di prendere il secondo gol che non a trovarlo per vincere e uscire dall'incubo. Primo pareggio del campionato, arriva dopo tre sconfitte di fila: appena 4 punti nelle ultime 6 giornate, è un passo da retrocessione. Il Palermo ha impressionato per la facilità di giocare in verticale: quest'anno non aveva mai tirato così tanto. La fragilità della Lazio è emersa quasi subito. Avvio scioccante, passaggi sbagliati, solo iniziative individuali. La squadra di Pioli era contratta, giocava poco e male. Ballardini aveva piazzato Brugman in marcatura su Biglia e Vazquez in appoggio a Gilardino, solito 4-3-1-2. La Lazio collezionava angoli cercando l'aggiramento sulle fasce, ma Keita andava a intermittenza e Felipe era spento. Al ventunesimo, sugli sviluppi di un angolo, il Palermo è passato in vantaggio. Lazaar ha ripreso la respinta della difesa laziale e ha tirato da fuori. Goldaniga ha intercettato il pallone e ha fulminato dal limite Marchetti. Milinkovic lo teneva in gioco, Gentiletti è stato lentissimo nel tentativo di intervento. Ci sono voluti diversi minuti prima che la Lazio si rialzasse. Doppio colpo di testa di Hoedt, un sinistro sbilenco di Biglia. Una reazione di nervi, figlia della generosità di alcuni giocatori, non di una lucida strategia. Il 4-3-3 ibrido di Pioli non convinceva. Milinkovic era vivace nell'inserimento offensivo, ma dietro non rincorreva Chochev (il più pericoloso del Palermo) e neppure aiutava Biglia nel palleggio, schiacciando Parolo in una posizione anonima.
Meglio con il 4-2-3-1 della ripresa, quando si è capito (ma non ne n'era bisogno) che non può essere Candreva il problema della Lazio. Pioli lo ha sganciato per Felipe e ha inserito Matri per Djordjevic. L'azzurro, senza eccellere, è entrato bene e con personalità in partita prima di trasformare il rigore del pareggio, guadagnato da Lulic in proiezione offensiva. Ingenuo l'intervento falloso di Hiljemark. Marchetti, per tre volte di fila, aveva negato a Chochev il raddoppio che avrebbe chiuso il conto. Quel sussulto non ha prodotto la scossa per il sorpasso. La Lazio ha ancora tremato su un'incursione di Rigoni in area (diagonale respinto di pugno da Marchetti) e Kishna, subentrato a Keita, in pieno recupero ha spedito a lato di testa il pallone della vita. Quello che avrebbe potuto cambiare il risultato, non certo il senso della partita.
Il Tempo titola: "La Lazio è sparita. Prova indegna col Palermo di Ballardini: arriva il primo pari della stagione. Apre Goldaniga, pari di Candreva su rigore. Decisive le parate di Marchetti".
Prosegue il quotidiano romano: Tutto sbagliato. All'Olimpico esce un pareggio sbiadito più per merito di Marchetti che tiene in vita una Lazio sconclusionata e ormai attorcigliata su se stessa. Fa un figurone il nuovo Palermo di Ballardini, calcio semplice, niente di trascendentale. Va in vantaggio con una rete occasionale di Goldaniga su cui costruisce una dignitosa difesa e qualche pungente contropiede. La Lazio è solo nel rigore trasformato da Candreva e nelle parate del suo portiere che conserva il primo pari stagionale. Il resto è noia, anzi peggio, solo tanta confusione, una squadra allo sbando che non riesce a fare quanto viene preparato durante la settimana, un tecnico in difficoltà con il suo secondo che litiga in panchina con alcuni giocatori. Partita bruttissima, pomeriggio da dimenticare, freddo pungente, poca gente, Curva Nord in sciopero, stadio blindato. Può bastare? Per i presenti, che alla fine hanno fischiato pesantemente la squadra, è stato davvero troppo, uno spettacolo indecororso di un gruppo dilaniato da beghe interne. Ormai la crisi è nera, nerissima, per certi versi irreversibile perché non bastano le riunioni a Formello per mettere insieme i cocci di situazioni ormai incancrenite (la fascia di capitano ha distrutto in un colpo solo Biglia e Candreva, applausi a chi ha deciso, ndr). Difficile mettere mano ora per correre ai ripari e ripartire, ci sarebbe bisogno di una scossa ma difficilmente sarà l'allenatore a pagare come sempre accade nel calcio. Si va avanti così, nell'anonimato di un ottavo posto, con sfide molto complicate all'orizzonte e un calendario che potrebbe fare precipitare la Lazio alla fine del girone d'andata nella parte destra della classifica.
Tant'è, meglio pensare al Dnipro e alla qualificazione ai sedicesimi di Europa League (giovedì alle 19 all'Olimpico) perché almeno in quella competizione la banda di Pioli ha avuto un buon rendimento. In campionato, invece, galleggia male inseguendo l'utopia di un gioco che non c'è più. Un pareggio in quattro partite, di cui tre nello stadio amico (si fa per dire visto la contestazione strisciante verso società e giocatori) sono il modesto bilancio che dovrebbe far riflettere Pioli. E' il momento di mollare un progetto di squadra europea d'attacco, meglio pensare al sodo e fare qualche punto in più. Anche ieri per Ballardini, che pure non è un genio, è stato facile chiudere gli spazi con la solita marcatura asfissiante su Biglia. Stavolta è toccato a Vazquez sacrificarsi per settanta minuti rinunciando alle sue veroniche e alle sue giocate felpate per portare a casa il risultato. Era già accaduto con Iago Falque nel derby, i tecnici avversari hanno studiato la squadra di Pioli e anestesizzano ogni volta la fonte più qualificata del gioco biancoceleste. Troppo facile, Pioli non ha previsto un piano B e così la sua Lazio va in difficoltà anche per una preparazione atletica che almeno per il momento non ha dato i suoi frutti. La squadra corre meno dell'anno scorso e soprattutto senza riuscire più a interpretare il vecchio spartito. Qui finiscono gli errori di Pioli e del suo staff e cominciano quelli dei giocatori che, se vogliamo quantificare, sono assolutamente superiori a quelli dell'allenatore che ieri festeggiava 200 panchine in A.
Ci sono elementi ormai con la testa altrove, la prova di ieri di Biglia è stata per certi versi irritante dopo aver incantato con il suo club, l'Argentina naturalmente. Non solo lui, anche altri non riescono a confermare quanto di buono fanno con le loro nazionali e ci riferiamo a Felipe Anderson, Parolo, Candreva e Milinkovic. Ma c'è un tale caos che è difficile trovare un solo colpevole all'interno del gruppo. Infine, la società, Lotito e Tare, con un mercato che finora non ha dato i suoi frutti e con la grave responsabilità di non aver capito che gli stenti estivi erano un campanello d'allarme. E poi aver tenuto a forza qualche giocatore non è altro che "tafazismo" allo stato puro. Ora c'è gennaio all'orizzonte per provare a rimediare agli errori commessi perché chi non vuole restare alla Lazio, farebbe bene ad andarsene. In fretta.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
La tensione affiora dal tunnel dei risultati che non arrivano. Il pareggio contro il Palermo stoppa la serie delle sconfitte di fila (tre), ma non ridona il sorriso alla Lazio. Anzi, diventa una scintilla per rimpianti e malumori. Schietto Antonio Candreva, partito dalla panchina e poi decisivo sul rigore che ha dato il pari: "Per come si era messa la partita, per come abbiamo giocato, questo è un punto guadagnato". C'è un vuoto nelle prestazioni dei biancocelesti, dalla determinazione all'atteggiamento propositivo che era il timbro della Lazio di Pioli. "Ci manca tutto - ammette Candreva, al primo gol in questo campionato -. Come recuperare? Questo lo dovete chiedere all'allenatore, è lui che ci prepara in settimana e poi noi riportiamo tutto sul campo". Pioli replica guardando l'aspetto costruttivo: "Candreva è entrato bene e ci ha aiutato. Normale non esser felici per il risultato e la prova di oggi. L'esclusione iniziale? Scelta tecnica". Il tecnico spiega: "Ci manca la serenità. Sono contento per la prestazione sul piano della voglia e della generosità, ma dovevamo essere più lucidi". In difesa pesa l'assenza di de Vrij. "Sicuramente la società interverrà a gennaio, ma ora il mercato è lontano". Anche sulla scelta del rigorista, ha attirato le attenzioni la decisione di Candreva di imporsi su Biglia. Pioli spiega: "La gerarchia è Candreva primo rigorista, Biglia secondo quando sono entrambi in campo".
E poi l'eco di quel battibecco in panchina tra il vice di Pioli, Murelli, e alcuni giocatori. Il tecnico chiarisce: "Murelli ha avuto un confronto solo con Cataldi, hanno già chiarito. Credo che sia un momento delicato. Meglio il nervosismo piuttosto che gente piatta". Attriti che inseguono tante radici. Come quella fascia di capitano che Candreva attendeva. L'esterno di Tor de' Cenci dribbla: "Ne dite tante, io non devo dire la mia, ma pensare solo a lavorare e basta". L'azzurro parla a cuore aperto: "Le motivazioni dobbiamo trovarle dentro noi stessi, siamo professionisti". Così come diventano significativi i fischi che nel primo tempo non hanno risparmiato nemmeno Biglia dopo un altro assist sbagliato. Parlano i volti scavati di Pioli e Candreva. "Non riusciamo a giocare bene e a essere noi stessi" nota l'esterno. "Assolutamente sì" replica il tecnico a chi gli chiede se è convinto di poter rialzare questa Lazio, sprofondata in un mese dal secondo all'ottavo posto.
Marco Parolo esprime la voglia di guardare avanti della Lazio per superare le difficoltà del presente: "Il pareggio non risolve i problemi. Potevamo essere più sereni con una vittoria, prendiamo ciò che è positivo anche sono di più le cose negative. Bisogna lavorare sugli errori con lucidità e capacità di critica". Anche all'interno dello spogliatoio. "Dobbiamo aiutarci l'uno con l'altro. Con gli individualismi non si risolve niente: sarebbe l'inizio della fine. Ognuno deve tirare fuori qualcosa di più, facciamoci un esame di coscienza e torniamo a pedalare. Se corriamo l'uno per gli altri, è difficile per gli avversari farci gol". Il centrocampista precisa: "Manca lo spirito di squadra, la fiducia nel compagno: l'anno scorso era la nostra forza. Non è una stagione fallimentare, è iniziata male. Ma se si fa risultato, le difficoltà svaniscono".