20 aprile 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXIII giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Patric (38' Parolo), Acerbi, Radu (15' Luiz Felipe), Marusic, Milinkovic, Badelj (57' Correa), Luis Alberto, Durmisi, Caicedo, Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Wallace, Bastos, Romulo, Jordao, Cataldi, Lulic, Neto. Allenatore: S. Inzaghi.
CHIEVO: Semper, Depaoli, Bani, Cesar, Barba, Leris, Rigoni (68' Dioussé), Hetemaj, Vignato (76' Kiyine), Meggiorini, Stepinski (83' Pellissier). A disposizione: Brigantini, Caprile, Tomovic, Frey, Andreolli, Ndrecka, Piazon, Karamoko, Pucciarelli, Grubac. Allenatore: Di Carlo.
Arbitro: Sig. Chiffi (Padova) - Assistenti Sigg. Rocca e Posado - Quarto uomo Sig. Rapuano - V.A.R. Sig. Maresca - A.V.A.R. Sig. Di Vuolo.
Marcatori: 49' Vignato, 52' Hetemaj, 67' Caicedo.
Note: espulso al 35' Milinkovic per fallo di reazione, al 90'+5' Luis Alberto per proteste. Ammonito al 40' Depaoli, al 55' Rigoni, al 73' Dioussé tutti per gioco falloso. Angoli 13-2. Recuperi: 2' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 30.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Suicidio Lazio: ciao Champions? Orgoglio Chievo: arrivederci A. Biancocelesti irriconoscibili e nervosi (rossi a Milinkovic e Alberto). Veronesi da applausi".
Continua la "rosea": C'è modo e modo di accomiatarsi dalla Serie A, anche se si è già retrocessi. Il Chievo sceglie quello migliore, giocando come se avesse ancora un obiettivo da inseguire e cogliendo la prima vittoria esterna della stagione. Inutile per la classifica, ma utilissima per salvare la faccia. C’è modo e modo per dire addio ai sogni di gloria. La Lazio sceglie quello peggiore, inciampando sull’ostacolo (apparentemente) più basso e facendolo in maniera imbarazzante. Con una prestazione che definire scialba è anche troppo, con annesse crisi di nervi di cui restano vittime i due giocatori più dotati tecnicamente: Milinkovic e Luis Alberto. Più che una sconfitta è una resa quella degli uomini di Inzaghi. Sì perché la classifica lascerebbe ancora aperta la possibilità di inseguire l’obiettivo Champions. Ma il modo in cui la squadra biancoceleste è implosa rende questo progetto puramente teorico. Per salvare la stagione c’è solo la Coppa Italia, con la semifinale di ritorno di mercoledì col Milan. Ma la Lazio ci arriva col morale a pezzi e una condizione fisica da allarme rosso. È come se la squadra avesse improvvisamente finito la benzina senza neanche entrare in riserva.
Passeggia invece di correre, nonostante i cinque cambi rispetto al match con l’Udinese. E non è tranquilla. Vero, Milinkovic? Il serbo reagisce stile partita scapoli-ammogliati (con un calcio al sedere) alla pressione giusto un po’ tignosa di Stepinski. E Chiffi giustamente lo caccia. Con un uomo in meno (non uno qualsiasi, ma l’unico che, con le sue spizzate, avrebbe potuto creare qualcosa davanti) la Lazio mette le doppie frecce e si piazza in corsia di emergenza. Ferma. Il Chievo, sceso all’Olimpico con l’obiettivo minimo di evitare brutte figure, capisce che c’è la possibilità di fare molto di più. Ed è chirurgico nel piazzare l’uno-due decisivo a inizio ripresa (sesta vittoria in casa della Lazio). Il vantaggio lo sigla il giovane e interessantissimo Vignato. L’italo-brasiliano, alla quarta presenza in A, trova il primo gol con un tiro a giro sul secondo palo e diventa, a 18 anni e 239 giorni, il più giovane marcatore di questo campionato. Il raddoppio arriva tre minuti dopo con un colpo di testa di Hetemaj su cross di Depaoli. A differenza di quella di Inzaghi la squadra di Di Carlo è sempre sul pezzo. Pressa con le due punte sui portatori di palla e a centrocampo tira su una cerniera che impedisce alla Lazio di affacciarsi nell’area avversaria.
Ma soprattutto ci mette una determinazione sconosciuta ai padroni di casa. Bravo Di Carlo a chiedere ed ottenere dai suoi una prestazione vera, bravi loro a regalargliela. Ma a far fare al Chievo un figurone è soprattutto la Lazio peggiore dell’era Inzaghi. Il tecnico, dopo l’espulsione di Milinkovic e l’ingresso di Parolo per Patric, la ridisegna con un 4-3-2 che non serve a nulla, a parte un paio di conclusioni di Parolo. Un po’ meglio va quando entra Correa per Badelj, con passaggio ad un 3-3-3 rischiatutto che lascia sì praterie (che il Chievo non sfrutta), ma consente alla Lazio di accorciare le distanze con il solito Caicedo e di sfiorare pure il pari (palo di Correa al 90’). Troppo tardi, però, troppo poco. E troppi isterismi. Luis Alberto applaude l’arbitro al fischio finale e si becca il rosso. Peggio di così...
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, peggio di un incubo. Milinkovic si fa cacciare dopo 34’. Biancocelesti ora fuori dalle coppe. Clamoroso ko contro il Chievo retrocesso".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Tutto e tutti da vergognarsi. La Lazio che si fa segnare dal Chievo ultimo e retrocesso due volte in 80 secondi. La Lazio che si fa battere dal Chievo mai vittorioso in trasferta e che solo una volta aveva vinto in campionato (col Frosinone il 29 dicembre). La Lazio umiliata, sconfitta per l’11a volta (1 punto tra Spal, Sassuolo e Chievo), fischiata dall’Olimpico (con la Nord in sciopero per uno striscione negato), sprofondata all’ottavo posto, oggi è fuori anche dall’Europa League. Ha giocato conoscendo il pareggio del Milan a Parma, gli ha permesso di ammortizzarlo. La Lazio di Milinkovic che prende a calci nel sedere Stepinski e si fa espellere dopo 34 minuti, lasciando Inzaghi in braghe di tela, facendo saltare ogni tattica. La Lazio di Luis Alberto che si fa espellere a fine partita (proteste e applauso-sfottò all’arbitro Chiffi, rischia due turni). Due rossi folli e neppure un ammonito in partita. La Lazio di Immobile disarmato (7 tiri senza gol, mai così tanti), sta provando a lanciare gli altri a rete. La Lazio che non gioca o gioca in affanno i secondi tempi, che regala campo, che fa giocare gli altri e spalanca la porta di Strakosha.
La Lazio del turnover che non funziona, di Radu che gioca pur non essendo pronto (ancora out per infortunio, ieri dopo 13 minuti). La Lazio degli esterni che si fanno abbindolare, schiacciare e sorvolare. Il Chievo, dopo l’intervallo, ha colpito palleggiando: il terzino Barba, partito dalla sua difesa, volando a sinistra, ha scambiato con Stepinski, tacco per Vignato e gol. Dov’era Marusic? Il raddoppio è nato da un palleggio sulla trequarti laziale: Vignato per Stepinski, palla a Depaoli (21 anni) sulla destra, cross per Hetemaj, raddoppio di testa, ha piegato le mani di Strakosha (che ad inizio azione era pure scivolato in area). Che faceva Durmisi? Di Carlo crede nelle utopie e le ha viste realizzarsi. Vignato l’ha lanciato lui, è italo-brasiliano, classe 2000, ha segnato il primo gol in A a 18 anni e 239 giorni. Si muove elegante sulla trequarti, è diventato il marcatore più giovane di questo campionato. Il colpo è stato un arabesco, l’ha disegnato bevendosi Parolo in dribbling, iponotizzando Acerbi, centrando l’angolino. Sullo 0-2 è arrivato il gol di Caicedo, trovato di forza, sfondando il muro del Chievo. E sempre il Panterone ha fornito l’assist per Correa: clamoroso palo al 91' a porta spalancata. I soccorsi sta provando a fornirli Caicedo. Adesso è il Tucu quello che non segna mai.
Hanno ceduto le gambe, si è spappolato il morale, dove sono finiti il gioco e l’orgoglio? C’è la responsabilità di tutti in questo crollo clamorosissimo. Sarebbe già tempo di processi se non ci fosse una finale di Coppa Italia in ballo. Non c’era sondaggio che contemplasse la sconfitta. E invece il Chievo ha sbancato l’Olimpico. Il Chievo dei ragazzini terribili e dei vecchietti irriducibili. Inzaghi, senza Leiva (squalificato), ha cambiato 5 uomini rispetto all’Udinese: Radu, Marusic, Badelj, Durmisi e Luis Alberto. E’ stato "tradito" da Radu e da Milinkovic, ha bruciato due cambi in 35 minuti (dentro Luiz Felipe e Parolo), ha dovuto impostare il 4-3-2, ha dovuto giocare in 10 per un’ora. Il raptus del Sergente (imperdonabile) è arrivato dopo due interventi di Stepiski (non fischiati da Chiffi). Simone ha provato a rimontare con Correa (modulo 4-2-1-2). Di Carlo è partito con il rombo (4-3-1-2), i suoi hanno giocato in modo organizzato e spensierato. La Lazio, dopo il rosso a Milinkovic, ha chiesto un rigore (Hetemaj su Caicedo, lasciatosi cadere un po’ troppo). Le colpe, ieri, sono state tutte della Lazio. Vola, precipita, si rialza, rivola, riprecipita. Trasforma i sogni in incubi. Mercoledì, a Milano, deve fare viceversa.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
L'amarezza di Simone Inzaghi è piena di incredulità. "In casa col Chievo bisogna vincere", graffia il tecnico della Lazio. E invece è arrivata una sconfitta con tante colpe. "L’espulsione di Milinkovic ha compromesso la gara. Una grandissima ingenuità. Non doveva farla: è giovane ma ha esperienza con già tante gare alle spalle. Prima della partita avevo detto di rimanere tranquilli e rispettare arbitri e avversari". In serata il serbo ha postato il suo rammarico su Instagram. "Voglio chiedere scusa a tutti i miei compagni, tifosi e a tutto il popolo laziale. Non accadrà mai più, mi dispiace che sia successo in un momento così difficile, voglio dimenticarlo il prima possibile. Non molliamo e andiamo avanti fino alla fine". Al termine della partita è arrivato un altro cartellino rosso, a Luis Alberto. "A gara finita era da evitare pure quella espulsione, anche se non è facile quando si è nervosi", aggiunge Inzaghi. "Io sono a capo della squadra, normale che quando si perde le maggiori responsabilità siano mie - aggiunge il tecnico -. In campo dovevamo mantenere alta la concentrazione. Nel secondo tempo, abbiamo avuto un approccio molle, ma abbiamo anche creato occasioni. Andare in ritiro? Assolutamente no. Adesso dobbiamo staccarci dal campionato, dimenticare questa partita e ritrovare lo spirito giusto in vista della ritorno delle semifinali di Coppa Italia con il Milan di mercoledì". Mimmo Di Carlo si gode una vittoria che fa rialzare la testa al suo Chievo. "Dovevamo giocare per noi stessi e per la nostra maglia con orgoglio - spiega il tecnico dei veneti -. E tutti, giovani e vecchi, lo hanno fatto. Sono contento per il presidente, i giocatori e per tifosi. Avevo chiesto di mantenere i ritmi bassi all’inizio, ma siamo stati un po’ fortunati: se la Lazio avesse fatto il 2-2, poi ci avrebbe schiacciati. Giocavamo contro una squadra in lotta per la Champions e un po’ ci dispiace di averli fermati. Vignato? Certe giocate le fa in allenamento, tecnicamente è fortissimo e il gol lo dimostra".