11 settembre 2016 - Verona, stadio M. Bentegodi - Campionato di Serie A, III giornata - inizio ore 15.00
CHIEVO: Sorrentino, Cacciatore, Dainelli, Gamberini (80' Cesar), Gobbi, Castro, Radovanovic, Hetemaj, Birsa (77' De Guzman), Pellissier (70' Inglese), Meggiorini. A disposizione: Seculin, Confente, Spolli, Rigoni, Izco, Frey, Bastien, Parigini, Floro Flores. Allenatore: Maran.
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Bastos, Radu, Parolo (88' Djordjevic), Biglia, Lulic (66' Milinkovic), Felipe Anderson, Immobile, Kishna (52' Keita). A disposizione: Strakosha, Vargic, Hoedt, Wallace, Patric, Lukaku, Murgia, Cataldi, Lombardi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Orsato (Schio - VI) - Assistenti Sigg. Tasso e Tolfo - Quarto uomo Sig. Meli - Assistenti di porta Sigg. Maresca e Ros.
Marcatori: 52' Gamberini, 55' de Vrij.
Note: l'arbitro ha ordinato un time-out per tempo a causa del caldo. Ammonito al 54' Hetemaj, al 60' Parolo, al 68' Milinkovic, all'87' Basta, al 92' Cesar, al 93' Felipe Anderson, al 95' Radu. Angoli 4-2. Recuperi: 3' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 8.000 circa, incasso non comunicato.
La Gazzetta dello Sport titola: "Gamberini, poi de Vrij. Chievo-Lazio per difensori. Partita equilibrata, decisa dalle palle da fermo. Il caldo ha azzerato i ritmi".
Continua la "rosea": Tutto abbastanza logico: il risultato, i gol dei difensori in una partita di scarsa ispirazione delle punte, i rimpianti del Chievo che ha avuto più occasioni per segnare, il rammarico della Lazio che ha giocato solo l'ultima mezz'ora. Non è stata una bella gara: il caldo (un timeout per tempo) ha determinato un andamento eccessivamente lento e i tiri in porta sono stati pochi anche perché le due coppie centrali di difesa hanno puntualmente stoppato gli attaccanti. Chievo e Lazio sono ben allenate, i due tecnici studiano con attenzione gli avversari e in questi casi, se la partita non si sblocca in fretta o se non arriva l'invenzione individuale, è difficile spezzare l'equilibrio. Maran voleva evitare le micidiali ripartenze della Lazio e ha chiesto un fraseggio magari lento ma preciso (51,7% di possesso) prima di una giocata verticale: saltando il centrocampo e cercando di conquistare le seconde palle nella trequarti avversaria il Chievo avrebbe potuto sorprendere Bastos e de Vrij, altrimenti insuperabili per Pellissier e Meggiorini. L'altro piano per colpire era lo sfruttamento delle palle inattive: il piede di Birsa disegna traiettorie insidiose che hanno messo quattro volte i suoi compagni in condizione di segnare. Gamberini ha fatto un gol e ne ha sfiorato un altro, Cacciatore ha impegnato Marchetti una volta e ha colpito male nell'occasione forse più facile.
Simone Inzaghi, invece, sperava che sulle fasce nascessero azioni pericolose: l'idea era di sfruttare l'uno contro uno di Felipe Anderson e Kishna per allargare la difesa del Chievo e innescare Immobile al centro o premiare gli inserimenti da dietro. Il progetto è fallito per la brutta prova dei due esterni e solo quando è entrato il figliol prodigo Keita la Lazio ha cambiato marcia. Anche il gol di de Vrij è arrivato da palla inattiva (torre di Keita e zuccata in mischia del difensore), ma poi si è vista finalmente qualche azione interessante sprecata per la brutta giornata di Immobile e per un po' di imprecisione al momento dell'ultimo passaggio o del tiro. Il Chievo conferma di essere una squadra solida e destinata a vivere un'altra stagione tranquilla: è un peccato, però, che dal mercato non sia arrivato un attaccante in grado di alzare la competitività della squadra, uno in grado di segnare anche quando la manovra non gira. Ora molto è nei piedi di Birsa oltre che nella testa di Maran, il vero valore aggiunto del Chievo: "La gara è stata interpretata bene racconta il tecnico. Abbiamo avuto più occasioni e avremmo meritato di vincere". Inzaghi non è d'accordo ("Pareggio giusto, ma avremmo potuto anche prendere i tre punti"), ma sa che la Lazio è stata poco cattiva e troppo attendista. Si intravedono comunque potenzialità interessanti. Senza troppe pressioni, con il Keita ritrovato e una coppia centrale affidabile la rincorsa all'Europa è possibile.
Il Corriere dello Sport titola: "Pari Lazio. Keita d'oro, de vrij c'è. L'attaccante dà la scossa e fornisce l'assist, l'olandese fa 1-1: è la sua prima rete in A".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: E' il primo pareggio in serie A per Inzaghi, alla decima partita sulla panchina della Lazio. Sinora ne aveva vinte cinque e perse quattro (due con la Juve), compreso il finale dello scorso campionato. Maran ha mantenuto l'imbattibilità casalinga, il Chievo non perde al Bentegodi da gennaio e l'ultimo a vincere su un campo brutto, quasi indecente per come rimbalza il pallone, era stato Allegri con i campioni della Juve. Da allora cinque vittorie e altrettanti pareggi. Faceva caldissimo, almeno trenta gradi, l'arbitro Orsato ha ordinato due time out (uno per tempo) e il sole, che non si è mai abbassato dietro le tribune, ha contribuito a disegnare un pareggio che forse era scritto dai numeri e dal timore di perdere. Partita bloccata, spigolosa. Il campo ha confermato un equilibrio totale, rotto dalla squadra di Inzaghi soltanto negli ultimi venti minuti, quando si è rovesciata in avanti alla ricerca del raddoppio e forse avrebbe anche meritato di trovare il secondo gol. Troppo tardi, peccato per le occasioni fallite da Immobile e Keita, entrato al posto di Kishna appena ha segnato Gamberini. La sostituzione era già pronta e il senegalese ha regalato la scossa, firmando di testa l'assist per il pareggio di de Vrij (primo gol in serie A) in mischia. Fondamentale, decisivo il suo ritorno per aggiungere soluzioni e regalare imprevedibilità ad una squadra che negli ultimi trenta metri fatica ad essere pericolosa.
Felipe non è ancora tornato sui livelli che consentirono a Pioli di volare in Champions, l'addio di Candreva si avverte nell'economia del gioco offensivo. Tutti e due i gol, nel giro di quattro minuti, sono arrivati su calcio piazzato. La Lazio ha sofferto, è andata in apprensione sulle traiettorie tagliate di Birsa. La difesa a zona sul limite dell'area veniva sorpresa regolarmente o quasi. Su angolo o su punizione dalla trequarti il Chievo ha costruito quattro-cinque occasioni limpide da gol. Marchetti ne ha salvate due, la prima respingendo il colpo di testa ravvicinato di Cacciatore, unica vera occasione di un primo tempo condotto a ritmi lentissimi. Solo contrasti aerei e palloni buttati da una parte all'altra del campo. La Lazio aspettava il Chievo e il Chievo aspettava la Lazio. Giocavano a rimpiattino. Nessuno voleva scoprirsi, Inzaghi e Maran hanno provato invano a rubarsi l'idea. Dainelli alzava palla dalla linea difensiva, ma sui suoi lunghi lanci Meggiorini e Pellissier non hanno mai superato il muro alzato da de Vrij e Bastos. La Lazio era attenta a non sbagliare nel palleggio, ma troppo lenta e macchinosa nell'avvio dell'azione. Mancavano le ripartenze, anche perché la corsia sinistra non produceva azioni.
Inesistente Kishna, sostenuto ancora meno da Lulic, svagato e in ritardo sui contrasti. Felipe era più vivace, si impegnava senza trovare lo spunto, Immobile isolato. Inzaghi aspettava la ripresa per andare a prendersi la partita, invece si è ritrovato sotto di un gol. Un attimo prima dell'ingresso di Keita, il Chievo è passato in vantaggio. Era il sesto minuto. Sull'angolo di Birsa, il blocco ha favorito Gamberini, lasciato libero da Bastos (unica macchia, purtroppo fatale, di un'ottima prestazione): inserimento, colpo di testa, la palla ha sbattuto sul palo prima di entrare in rete. La Lazio ha avuto la forza per reagire e ha trovato il pareggio al decimo. Punizione di Biglia, Keita l'ha rimessa al centro, di testa ha colpito de Vrij e nel mischione Sorrentino non ci è arrivato. Era il momento giusto per insistere e continuare ad attaccare. Nel fraseggio emergeva la qualità superiore della Lazio, ma il Chievo stava bene in campo e ci metteva più fisico (60 duelli vinti contro 49). Cacciatore due volte e Gamberini sono andati ancora vicini al gol sfruttando quei calci piazzati che ogni volta seminavano il panico nell'area della Lazio. Inzaghi ha tolto Lulic e ha aggiunto il fisico di Milinkovic. Keita è scivolato a destra, Felipe è andato a sinistra. Immobile ha alzato di testa sul lancio di Parolo, Keita è entrato in area e ha tirato da posizione impossibile invece di servire Ciro, Milinkovic non ha trovato l'angolo da buona posizione. Inzaghino negli ultimi sette minuti ha tentato di sfondare con Djordjevic, l'assalto finale con un 4-2-4 sbilanciatissimo non ha prodotto il guizzo decisivo.
Il Messaggero titola: "Lazio, un pari testa a testa. Il Chievo va avanti con Gamberini ma è immediata la rete di de Vrij. Entrambi i gol della gara sono arrivati sfruttando il gioco aereo".
Prosegue il quotidiano romano: Due sorrisi in mezzo ad un mare di sbadigli. Questa la sintesi di Chievo-Lazio. Un pareggio piccolo piccolo per i biancocelesti che fanno un passo indietro rispetto alle buone prestazioni contro Atalanta e Juventus. Il maghetto Inzaghi non riesce a sfatare il tabù del Bentegodi dove la Lazio non vince dal 2014. Una partita caratterizzata dal caldo e dai tanti errori soprattutto dei biancocelesti sempre mal piazzati in difesa in occasione dei calci da fermo. Non è un caso che il gol di Gamberini sia arrivato proprio così. Fortuna che l'asso Keita è stato calato al momento giusto. C'è la sua cresta nell'occasione del pareggio di de Vrij. Tutto in 4 minuti. Poi quasi più nulla. Due punti persi per i biancocelesti. Il rodaggio non è ancora finito e Inzaghi dovrà lavorare molto per trovare il giusto assetto e non perdere più occasioni del genere per scalare la classifica e volare ad alta quota. Il primo tempo scorre via nella noia totale. L'unico brivido lo provoca il Chievo dopo 16 minuti. Gran colpo di testa di Cacciatore lasciato solissimo in area sugli sviluppi di un calcio di punizione, bravo Marchetti a salvarsi di riflesso. Pesa nell'occasione l'errore di marcatura del difensore gialloblu. Da lì in poi è un continuo calando. Il caldo poi ci mette del suo per completare l'opera, tanto che l'arbitro Orsato è costretto a chiamare il time out prima della mezz'ora. Eppure la Lazio non aveva iniziato malissimo creando gioco e qualche azione.
E' mancata la concretezza e soprattutto le gambe. A sinistra la catena Lulic-Kishna è lenta e prevedibile. Il bosniaco sbaglia un'enormità di palloni in appoggio, l'olandese invece è troppo mollo quando si tratta di fare l'ultima giocata. Per lui un passo indietro rispetto a quanto fatto vedere a Bergamo con l'Atalanta. Meglio Anderson che sulla corsia di destra gioca pochi palloni ma di qualità. Tanto che Inzaghi è costretto ad invertirli. Immobile è un'ira di Dio, si danna l'anima e corre per due ma è troppo solo in avanti e non viene quasi mai supportato nelle giocate offensive. Il centrocampo poi appoggia poco la manovra. L'unico a correre è Parolo, Biglia invece gioca con il freno a mano tirato e non velocizza mai le giocate. Una cosa che il tecnico biancoceleste gli continua a ripetere in continuazione dalla panchina. L'impressione è che la Lazio abbia gestito un po' le forze per non finire col fiato corto dopo nemmeno un'ora. Molti dei giocatori erano reduci dalle rispettive Nazionali e l'impegno si è fatto sentire. Gambe pesanti e continue richieste d'acqua. Dietro invece continua a stupire Bastos che giganteggia su ogni pallone fermando ogni azione del Chievo. Il secondo tempo si apre anche peggio per la Lazio che come detto incassa il gol del Chievo. Ancora su azione da fermo, ancora uno svarione della difesa che lascia solo Gamberini che di testa trova la giusta deviazione sovrastando Bastos e Parolo.
Vantaggio gialloblu e incubi laziali. L'ingresso di Keita, per uno spentissimo Kishna, dà però subito quella scossa che serviva. Passano appena quattro minuti e il senegalese serve di testa il pallone che de Vrij scaraventa in rete grazie anche ad una mezza papera del portiere Sorrentino. Primo gol in serie A per l'olandese che proprio qui a Verona aveva iniziato il suo lungo calvario lo scorso anno. Resurrezione. Doppia. L'abbraccio di tutta la squadra al figliol prodigo Balde lo testimonia. Nonostante il caldo i brividi continuano a scorrere lungo la schiena dei biancocelesti. Ogni palla da fermo diventa un pericolo. Almeno tre palloni scodellati al centro da punizione o da calcio d'angolo sono preda dei lunghi del Chievo. Fortuna per la Lazio che Marchetti è in giornata e che la mira dei ragazzi di Maran non è la migliore. Su questo bisognerà lavorare molto perché è impensabile che una squadra di serie A soffra così sulle palle inattive. Un lusso che non ci si può permettere se si vuole andare lontani. Inzaghi lo sa e sue urla in panchina non lasciano dubbi. Contro il Pescara, sabato, servirà subito la sveglia.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Non è contento Inzaghi, non può esserlo, anche se la reazione lo ha inorgoglito e agli ultimi venti minuti d'assalto sono legati i rimpianti della Lazio. Era convinto di vincere e di prendersi la partita schiantando il Chievo alla distanza. E' arrabbiato perché non aveva calcolato i rischi corsi su calcio piazzato. Su azione la squadra di Maran non si era mai avvicinata a Marchetti, quando hai due del calibro di Bastos e de Vrij diventa durissima superare la linea difensiva se non sparando da lontano il pallone in mezzo all'area. Certo ci sarebbe voluta una Lazio più brillante nei primi 45'. "Faceva un grande caldo. Non abbiamo rischiato nel primo tempo, ma siamo stati disattenti sui calci piazzati. Nella ripresa abbiamo preso gol e poi siamo stati bravi a rimontare, con un po' più di fortuna potevamo vincere". Era dura mettere palla a terra al Bentegodi e la Lazio è passata in svantaggio quando stava cominciando a giocare. "Il campo non era in buone condizioni, penso fosse lo stesso anche per il Chievo, non avevamo rischiato nulla, due situazioni in attacco potevano essere gestite meglio. Nella ripresa abbiamo preso campo con l'ingresso di Keita, ero molto fiducioso, purtroppo è arrivato quel gol su palla inattiva. Bisognerà lavorarci bene, non è ammissibile rischiare così per una squadra come la nostra, peccato perché negli ultimi venti minuti avevamo più birra del Chievo". Keita è entrato bene in partita, non solo per l'assist a de Vrij. Inzaghi lo ha applaudito e ha inviato un messaggio alla squadra. "Ha fatto quaranta minuti molto buoni, penso questo sia ora il suo minutaggio, deve crescere, ha qualità e può darci una grossa mano. Mentalmente sta molto bene, si sta impegnando in allenamento e noi dobbiamo aiutarlo a migliorarsi sempre di più".
La Lazio ha attaccato senza trovare ampiezza nella manovra. "Perché tendiamo ad andare più verso il centro? Dipende dalle caratteristiche dei giocatori. Keita, Felipe e Kishna preferiscono accentrarsi, Candreva l'anno scorso per esempio andava sul fondo. L'importante è allargare bene il gioco. Di positivo oggi prendo la reazione della squadra". Felipe si è sbattuto, ma non sta certo facendo la differenza. Nel 4-3-3, se gli esterni non si esaltano, per il centravanti diventa dura. Ci sono stati pochi palloni per Immobile. Ecco l'analisi di Inzaghi: "Felipe ha corso e ha dimostrato una buona condizione, tutti insieme dobbiamo assistere Immobile. Dopo due partite alla grande e la nazionale, Ciro forse era un po' stanco. E' un attaccante molto generoso, ha aiutato la squadra". . Non va bene rischiare così su angoli e punizioni. Inzaghi non si è nascosto. "Le palle inattive? Dobbiamo lavorarci e rivederle in settimana. Birsa è un giocatore bravo a calciare, ma non è possibile che in quattro occasioni siano arrivati sempre per primi sulla palla". Il gol lo ha spiegato così: "Siamo rimasti fermi sul blocco, anche nell'azione successiva abbiamo perso Gamberini. Una squadra come la nostra deve essere più reattiva e non si può concedere tanto su palla inattiva". Risultato giusto: "Penso di sì, anche se ho qualche rimpianto per gli ultimi venti minuti, un gol avremmo potuto farlo, Marchetti è rimasto inoperoso".
Forse poca brillantezza, ma il fondo c'è. "Il caldo e il campo condizionavano, tanti nazionali sono tornati negli ultimi due o tre giorni, alla fine però ne avevamo più del Chievo. Avevo preventivato una partita del genere, ma non di prendere gol su palla inattiva. Dovremo lavorare tanto. Certo quando non riesci a vincere è meglio non perdere, abbiamo trovato una squadra organizzata, il Chievo ha fisico e intensità, qui avevano fermato l'Inter". De Vrij, gol a parte, è tornato gigantesco. "E' un grande giocatore, un professionista serio, si allena più di quanto gli viene richiesto. Ha trovato il gol, so cosa significa dopo tante difficoltà, sono contento per lui".
Il destino toglie e restituisce, è nemico e amico. L'uomo che visse due volte è Stefan de Vrij: "Avevo detto in settimana che avrei segnato, è successo. Sono felice per il gol, sono contentissimo perché sono tornato in campo con la mia squadra. Tutto questo mi riempie di gioia". E' un uomo di parola, fa ciò che dice. In settimana aveva promesso un gol ad un tifoso durante un'intervista concessa alla radio della Lazio, ci sono le prove. La promessa è stata mantenuta. L'uomo (di parola), che visse due volte, è de Vrij perché un anno fa terminò a Verona la sua corsa. Il suo calvario iniziò dopo Chievo-Lazio (4-0) del 30 agosto 2015 e la stagione si concluse lì: "Il gol lo cercavo da tempo, è bello che sia arrivato proprio a Verona. Volevamo vincere questa partita, purtroppo non ci siamo riusciti". Il gol, il primo di de Vrij in A, è arrivato alla presenza numero 35 in campionato. In precedenza aveva segnato contro il Bassano nel 2014, si giocava in Coppa Italia, lui era appena arrivato. Si contano ancora poche apparizioni, purtroppo. L'infortunio al ginocchio sinistro gli ha fatto saltare un campionato. Con de Vrij è un'altra Lazio, più equilibrata, più coperta per quanto debba lavorare sui calci piazzati: "Questo 1-1 non è male, al Bentegodi non sarà facile per nessuno. Il Chievo è stato pericoloso solo su calcio piazzato, noi però dobbiamo migliorare per evitare certe disattenzioni, ci lavoreremo in settimana. Sulle palle inattive non si può soffrire così".
Per de Vrij questa Lazio è più forte rispetto a quella di un anno fa: "Penso che siamo più forti anche se l'anno scorso in pratica non ci sono mai stato a causa dell'infortunio. C'è grande spirito di gruppo, dentro e fuori dal campo. Siamo uniti e si vede". De Vrij ha ringraziato Keita per l'assist, lo ha fatto pubblicamente e postando un messaggio su Twitter: "Keita? Gli dico grazie. Sono contento che sia rimasto con noi perché è un giocatore fortissimo, con la sua velocità e la qualità dei suoi piedi può aiutarci, può essere decisivo". Inzaghi a Verona ha schierato de Vrij con Bastos nella difesa a quattro, è stata la prima volta (con la Juve si giocò a tre in difesa): "Bastos ci aiuta molto, è forte fisicamente, è veloce. Non parliamo la stessa lingua, siamo diversi, ma ci capiamo, ci completiamo, possiamo giocare insieme benissimo. Vale lo stesso per gli altri, per Wallace e Hoedt, sono bravi", ha detto l'olandese. Difesa a 3 o a 4? A domanda risponde: "Dipende anche dagli avversari, non ho una preferenza particolare, so cosa fare in entrambi i modi di gioco". De Vrij è giudice di se stesso: "Non è stata la mia miglior partita, devo crescere e migliorare. Sono felice per il gol, ma il rimpianto esiste, volevamo vincere. Ci concentriamo sulla prossima gara, pensiamo al Pescara, al match di sabato".
De Vrij s'è rialzato dopo un calvario lungo un anno. Lavora al massimo, convive con qualche dolorino, il ginocchio operato (quello sinistro) a volte si fa sentire: "Devo ancora migliorare, a Verona faceva caldissimo, non è stato facile. Sto lavorando per raggiungere la forma migliore". L'olandese ha analizzato il match a più riprese: "Cosa è mancato? Dovevamo fare altri gol, trovare più ritmo, giocare più velocemente e con più intensità". L'obiettivo è tornare in Europa: "Dove possiamo arrivare? Guardiamo partita dopo partita, sono abituato a pensare così. La Lazio ha tanta qualità e vuole riscattarsi dopo un'annata difficile".