Domenica 6 ottobre 2013 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Fiorentina 0-0 6 ottobre 2013 - Campionato di Serie A - VII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Cavanda, Ciani, Cana, Lulic, Onazi (82' A. Gonzalez), Biglia, Hernanes (86' Ederson), Candreva, Perea, Felipe Anderson (58' Floccari). A disposizione: Berisha, Strakosha, Dias, Elez, Vinicius, Ledesma, Keita. Allenatore: Petkovic.
FIORENTINA: Neto, Tomovic, Rodriguez, Savic, Cuadrado (82' Iakovenko), Aquilani, Pizarro (72' Matos), Ambrosini, Pasqual, Borja Valero, Rossi (62' Vargas). A disposizione: Munua, Roncaglia, Vecino, Compper, Bakic, Mati Fernandez, Alonso, Joaquin. Allenatore: Montella
Arbitro: Sig. Orsato (Schio) - Assistenti Sigg. Galloni e Marzaloni - Quarto uomo Sig. Nicoletti - Assistenti di porta Sigg. Damato e Russo.
Note: osservato un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del naufragio di migranti all'isola di Lampedusa (AG). La Lazio, in occasione del centenario della nascita di Silvio Piola, ha indossato una speciale maglia celebrativa dell'evento. Ammoniti Perea, Ambrosini, Tomovic, Ciani, Rossi, Cana, Hernanes, Pasqual. Esordio in serie A per Felipe Anderson. Calci d'angolo: 6-1. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 31.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Vacanze romane – Poche energie, Lazio e Fiorentina non si fanno male".
Continua la "rosea": Prendi l’Europa League con trasferte in terre lontane il giovedì sera, aggiungici i due convitati di pietra, i lungodegenti Klose e Gomez, e il cocktail è servito. Brutta partita e mediocre 0-0 per Lazio e Fiorentina, che mantengono così intatte le chances di essere protagoniste nell’altro campionato. Quello che viene dopo Roma, Napoli e Juventus citate in rigoroso ordine di apparizione lassù, nell’altissima classifica. Nove e dieci punti di distacco dai giallorossi, due di meno dalla coppia inseguitrice, e stiamo parlando di squadre che sono al sesto e settimo posto. Questa è la stagione dei distacchi siderali, con la seconda coppa europea obiettivo massimo del presente e del futuro di Lazio e Fiorentina. Magra consolazione per Petkovic che fin qui con Montella, due su due, aveva sempre perso. Valessero gli score del pugilato, ai punti la Lazio questo match se lo prende, non fosse altro perché il migliore della viola, toh!, è per una volta il discusso portiere Neto, che non compie miracoli ma si fa trovare pronto sulle conclusioni di Hernanes, il migliore della compagnia, Candreva e Floccari. Quanto a Marchetti, si complica un po’ la vita quel paio di volte che il pallone piove dalle sue parti, ma è poca roba, la Fiorentina punge il minimo sindacale. Otto ammonizioni a cura di Orsato sembrerebbero testimoniare di un match ruvido, ma è una falsa impressione. Solo tanta, infinita stanchezza.
Petkovic e Montella si ispirano a due filosofie completamente diverse. Il faticoso e vincente giovedì di Europa League in Ucraina suggerisce all’Aeroplanino un turn over radicale: là aveva dato spazio alle seconde linee, qui riecco in campo tutto il meglio che l’infermeria consente, incluso il recuperato Giuseppe Rossi. I confermati sono cinque, Gonzalo Rodriguez, Pizarro, Ambrosini, Cuadrado e il portiere Neto, ovvero la spina dorsale della squadra, ma accanto a loro riecco Tomovic, Savic, Pasqual, Aquilani, Borja Valero (dentro però nel decisivo secondo tempo) e per l’appunto Rossi. Difesa titolare e, aspettando Gomez, via col 3-4-2-1, con Borja Valero e Cuadrado alle spalle di Rossi. Reduce dalla rimontona in Turchia, Petkovic pensa bene, sorprendendo tutti, di confermare la squadra del terrificante primo tempo, quella che col modesto Trabzonspor era andata sotto per 3-1 prima che il subentrato San Floccari ci mettesse una pezza a colori con la sua doppietta. E’ vero che nel caso della Lazio gli indisponibili sono tanti (Klose, Biava, Konko, Radu oltre a Pereirinha e Novaretti) ma tanta fiducia stupisce. Interpretazione: Petkovic vuole concedere la prova d’appello a senatori del calibro di Cana, Lulic ed Hernanes, e al contempo insistere sulla linea verde con l’interessante Perea e l’acerbo e leggerino Felipe Anderson, quarant’anni in due, che in Turchia non avevano sfigurato, per un 4-3-3 nel quale Candreva e Anderson dovrebbero assistere Perea.
Le buone intenzioni sono un cosa, ma il campo dice altro. Lazio e Fiorentina hanno molta ruggine e il desiderio di scrollarsela di dosso passa attraverso un’unica strada, quella del reciproco pressing. Il risultato è una grande ammucchiata che finisce con l’essere infarcita di errori. Quello da matita blu è di un Pizarro in evidente debito di ossigeno, che si fa soffiar palla da Perea, bravo nel presentarsi solo davanti a Neto ma sciagurato nel calciare a lato. Siamo appena all’inizio ma resterà la palla-gol più importante dell’intera partita. Il seguito con la Lazio a provarci e la Fiorentina a contenere, proporrà anche un suggestivo Borja Valero centravanti (sull’uscita di Rossi e prima dell’ingresso di Matos) che la dice lunga sui desideri di Montella, ancora evidentemente scottato dalla sconfitta di San Siro con l’Inter, dove la Viola aveva fatto tutt’altra figura. Petkovic, per contro, ci proverà nell’ultima mezzora con l’usato sicuro Floccari. Ma Gonzalo Rodriguez e Savic non sono mica come i difensori del Trabzon...
Dal Corriere dello Sport:
Un pareggio che serve più alla Fiorentina che alla Lazio ancora alla ricerca di se stessa. Da otto giorni travagliati, la squadra di Petkovic viene fuori con un bilancio in chiaroscuro. Ieri l’unico motivo di consolazione è venuto dal fatto che al contrario di quanto accaduto a Sassuolo e a Trabzon, Marchetti non ha incassato gol. Ma è anche vero che si è trovata di fronte una Fiorentina con un Pepito Rossi a mezzo servizio, recuperato da un punto di vista sanitario ma non da quello più squisitamente agonistico. La Lazio, che ha vestito una maglia "vintage" per onorare Silvio Piola, non è riuscita a livello offensivo a emulare le gesta di quel grandissimo attaccante. Insomma, quel che ha guadagnto difensivamente lo ha smarrito offensivamente. La squadra di Montella dal punto di vista della ricerca della vittoria ha fatto ancora meno e ha concluso con una lunga melina per "rompere" un "arrembante" (ma nemmeno troppo) assalto finale della squadra romana. Reduci da trasferte piuttosto lunghe e complicate e faticose, Lazio e Fiorentina si sono presentate in campo con le gambe un po’ molli, soprattutto la Fiorentina che pure un minimo di avvicendamenti li ha fatti rispetto alla squadra mandata in campo in Ucraina. Petkovic, invece, a sorpresa ha schierato la stessa formazione presentata a Trabzon e che aveva rischiato di incassare contro i turchi la prima sconfitta europea (rinunciando, peraltro, al salvatore della patria, Floccari). E’ evidente che Petkovic ritiene Biglia l’uomo giusto in mezzo al campo per proteggere la difesa e riavviare l’azione nonostante l’argentino sino ad ora non abbia incantato. Così come è chiaro che il futuro di questa squadra passa per Felipe Anderson e Perea. E bisogna dire l’uno e l’altro si stanno meritando tanta fiducia. Perea ha sprecato nel primo tempo una occasione clamorosa, ma è vivo, partecipa al pressing tanto è vero che la palla-gol se l’è procurata sottraendo la sfera a un vecchio volpone come Pizarro. A confronto due stili diversi di gioco.
Molto più veloce e verticale quello della Lazio che pur facendo meno possesso (nei primi quarantacinque minuti, appena il 41 per cento) ha creato maggiori allarmi offensivi; più melinata la Fiorentina che, però, ieri non è riuscita a trovare la profondità sulle fasce (Cuadrado ha faticato maledettamente a saltare l’avversario) e gli inserimenti (nel primo tempo a Borja Valero il gioco è riuscito solo una volta e ne è venuta fuori l’unica vera occasione viola). Petkovic è stato bravo a intasare gli spazi sulla sua trequarti così da rendere difficile tanto ad Aquilani quanto a Borja Valero la giocata più agevole. La Lazio, al contrario, centralmente ha messo sovente in difficoltà la Fiorentina che ha provato a farsi del male perdendo banalmente diversi palloni nella propria metà campo. La stanchezza di Coppa si è vista soprattutto nella ripresa quando le squadre si sono allungate e i ritmi si sono abbassati. Montella che aveva spedito in campo Rossi dopo averlo recuperato forse troppo velocemente (cosa che ha consentito al ragazzo di essere convocato da Prandelli), è stato costretto a sostituirlo dopo poco più di un quarto d’ora con Vargas per un attacco senza punte vere e alimentato da tre centrocampisti offensivi (poi ha deciso di richiamare Pizarro, decisamente sotto tono, per inserire Matos, un attaccante, abbassando Ambrosini nel ruolo di regista). Petkovic ha provato a ripetere le magìe di Trabzon sostituendo Anderson con Floccari. La realtà è che è molto complicato recuperare dopo tre giorni dopo aver attraversato in aereo mezza Europa e saltato qualche seduta di allenamento. Alla lunga tutte e due le squadre hanno smarrito le distanze tra i reparti e il gioco è diventato frammentario e casuale, affidato a intuizioni individuali ed estemporanee (una percussione di Perea, un bellissimo tiro a giro di Candreva finito qualche centimetro a lato).
Da La Repubblica:
Un punto per uno. La rincorsa di Lazio e Fiorentina si ferma dentro un pareggio che non serve a molto, e per il momento le tiene fuori dalla zona Europa. Partita veloce, a tratti anche bella e divertente. Più Lazio della Fiorentina, che forse ha pagato di più la stanchezza dell’impegno di coppa. E ora la sosta, che permetterà a entrambe di recuperare. Per questa sfida Petkovic, un po’ a sorpresa, rimette in campo la stessa squadra che è stata sbatacchiata nel primo tempo dal Trabzonspor (fuori Floccari e Keita), ma cambia un po’ l’assetto tattico. Lazio più compatta, più veloce, rapida a sfruttare i cambi di velocità di Anderson, al debutto in campionato. Il gioiellino del mercato di Lotito (è stato l’acquisto più caro, 9 milioni) fa saltare le logiche della Fiorentina. E poi te lo trovi ovunque. Come Onazi. Una Lazio trasformata, soprattutto nella mentalità. Montella, invece, prova a dare solidità all’attacco mettendo Cuadrado e Borja Valero dietro a Rossi, però non funziona. Cuadrado è fuori fase e non salta mai l’uomo, Borja è troppo defilato e così Rossi rimane spesso lì da solo ad aspettare palloni che non arrivano. La prima occasione, comunque, è per la Fiorentina. Pasqual scappa via a sinistra (8’) e mette in mezzo per Borja Valero, che si allunga ma non ci arriva. E Marchetti para. Poi solo Lazio, in campo con la maglietta per celebrare i cento anni della nascita di Piola. All’11’ Pizarro perde palla in mezzo al campo e Perea scappa via, salta due avversari ma quando arriva davanti a Neto calcia malissimo. Occasione sprecata. Ma la Lazio c’è. È organizzata. È convinta, soprattutto. Al 17’ ci prova Hernanes, ma Neto para.
Fiorentina in affanno. Non riesce a far girare il pallone. Non ha idee. La palla schizza, rimbalza ma va sempre dalle parti di Neto, che non abbassa mai la guardia. Stavolta c’è il portiere brasiliano. Nell’intervallo non cambia niente. Stesse squadre, stesso calcio. E dopo sei minuti Lulic gira di testa un angolo di Hernanes. Brivido per la Fiorentina, che al 17’ mette tutta la rabbia che ha in una punizione di Rossi, che Marchetti para. Montella decide che deve cambiare e toglie proprio Pepito per far posto a Vargas. È il primo tridente senza punte: Cuadrado a destra, Vargas a sinistra e al centro Borja Valero. Idea strana. Ma non funziona. Così dopo sei minuti il tecnico viola è costretto a rimettere le cose a posto. Fuori Pizarro e dentro Matos, una punta. La Fiorentina cerca la profondità, però è sempre la Lazio a dettare i tempi di questa sfida. Floccari (entrato al posto di Anderson) e poi Hernanes provano a sfondare, ma Neto c’è sempre. Due belle parate, porta chiusa. Lazio più spigliata, comunque. Fa girare di più il pallone, prova a sfruttare le incertezze della Fiorentina, che però si chiude bene e regge. Ma non c’è mai un attimo per rifiatare. La Lazio macina palloni e gioco, è sempre lì davanti a Neto. La mira è quella che è, però. La Fiorentina si difende come può, Rodriguez regge da solo la difesa, ma il pallone è sempre nell’area viola. Però alla fine è zero a zero.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
L’anno scorso quando aveva incontrato Montella gli era andata peggio: stavolta Petkovic è riuscito a strappare un punto all’unico allenatore che nella sua prima stagione in Italia lo ha battuto sia all’andata sia al ritorno. E che appena si è trovato davanti ai microfoni ha riconosciuto al collega della Lazio una sorta di vittoria ai punti, prima di lodare la pericolosità del suo contropiede e del suo gioco. "Abbiamo dato tutto, e questa è la cosa più importante – gli risponde Petkovic – ci stiamo comportando bene, e sono sicuro che quando avremo recuperato gli infortunati si creerà un ambiente che spingerà tutti quanti a dare di più. Abbiamo ritrovato la fame, ora dovremo concretizzarla". Anche perché la Roma è prima, e ai tifosi non fa certo piacere. "Ma io non avverto nessuna pressione per questo: loro fanno il loro campionato, noi il nostro. E sono passate solo 7 partite: noi siamo molto fieri di poter rappresentare l’Italia in Europa, come la Fiorentina. È stata una bella partita dopo due viaggi faticosi. I nostri primi difensori sono gli attaccanti, e si è visto: abbiamo rischiato poco. E la statistica, 19 tiri contro 4, dice sicuramente qualcosa". Prima di Petkovic aveva detto qualcosa anche il presidente Lotito, sulla squalifica per i cori razzisti. "Faremo ricorso. Faccio un appello ai tifosi di mantenere il rispetto delle regole, ma ultimamente queste chiusure vengono attuate in modo abnorme, anche per cose non razziste. Si sta creando una criminalizzazione a priori della Lazio, legata a una storia che non c’è più, e chi ne fa le spese è solamente la società".
Non sono arrivati i tre punti contro la Fiorentina, ma la Lazio ci ha provato. E Candreva, ancora una volta, è stato tra i migliori, in un tridente completamente inedito: "Abbiamo fatto una buona gara, contro un’ottima squadra, e potevamo vincerla. Avevamo fatto una grande prova in Turchia, oggi (ieri, ndr) contro un avversario forte abbiamo fatto un’altra buona prestazione. Loro sono partiti per vincere, ma noi dobbiamo fare la corsa su noi stessi. E stiamo facendo bene. A volte ci prendono queste scosse di negatività, spero riusciremo a dare continuità alle nostre prestazioni. Klose è essenziale per noi, ma i giovani davanti hanno giocato bene. Giuseppe Rossi? Sappiamo tutti che è un grandissimo campione". Lo ritroverà in Nazionale: il centrocampista di Tor de’ Cenci è stato convocato da Prandelli per le gare contro Danimarca e Armenia, come Marchetti e l’attaccante della Fiorentina, che ha provato a beffarlo su punizione un minuto prima di uscire. "Contenti per il gioco fatto ma tristi per il risultato — spiega Lucas Biglia — ci è mancato solo il gol: abbiamo giocato bene dietro e davanti, ma dobbiamo ancora lavorare. La porta inviolata è un buon segnale: ci dispiace di non aver vinto, ma dietro abbiamo dimostrato equilibrio, che è importante. Io sto bene: il mio rendimento sta crescendo, è questa la cosa più importante". Come l’atteggiamento della squadra, che è piaciuto anche al brasiliano Hernanes. "Abbiamo ritrovato la cattiveria che ci mancava", ha dichiarato nell’intervallo. E non aveva ancora visto l’ottimo secondo tempo della squadra di Petkovic, che avrebbe meritato maggior fortuna.
Dal Corriere dello Sport:
Piace la Lazio dei giovani, frizzante e dinamica, predisposta all’assalto, ma anche quadrata e raccolta nella fase difensiva. E’ mancato solo il gol, che avrebbe permesso di piegare la Fiorentina e piazzare il sorpasso. Nella serata dedicata al ricordo di Silvio Piola, s’è rivelato Brayan Perea, l’astro nascente colombiano, scatenato nel pressing, pericoloso in area di rigore. Un acquisto indovinato come si stanno confermando anche Biglia e Felipe Anderson, alle prime uscite ufficiali. Terzo pareggio di fila, ma Montella ha fatto i complimenti alla Lazio, che avrebbe meritato di vincere. E Petkovic ha ringraziato. Questa volta i rimpianti sono contenuti, perché dal campo sono arrivati segnali importanti. E’ stata imboccata la strada giusta. "Ringrazio Montella, è stata una bella partita, è mancata fortuna e un briciolo di concretezza e cinismo al momento opportuno. Sono contento per come si è presentata la Lazio, per come ha giocato, tenendo il pressing alto. Ho visto una squadra diversa da Sassuolo. Avremmo meritato di vincere, ma è stata ancora più importante la prestazione". Petkovic ha confermato la stessa Lazio impiegata giovedì in Turchia con il Trabzonspor. "Significa che stiamo bene, e stiamo costruendo qualcosa, sperando che tornino tutti a disposizione. In tanti sono fuori. E’ importante che la squadra ci creda e resti compatta, la concorrenza ci renderà più forti".
Un altro segnale è stato lanciato dalla difesa. Ha tenuto bene, dimostrando equilibrio. "Dei 17 gol presi, molti sono arrivati in due o tre partite, nelle altre abbiamo incassato pochissimo. Fa sempre bene non prendere gol, ma io preferisco segnare un gol in più dell’avversario". Ha scelto Biglia, tenendo in panchina Ledesma. E’ una scelta chiara delle sue preferenze. Vlado, però, non ha dimenticato Cristian. "Ledesma veniva da due o tre partite di fila. Biglia è stato infortunato, dà più dinamismo. Sono due leader validi, serviranno tutti e due in questa stagione". Il primato della Roma non gli ha messo pressione. "No, non ci penso. La finale della Coppa Italia è una cosa, stare dietro a inizio campionato è un’altra. Certo, si può fare meglio, ma questi sono discorsi e rivalità di cui si parla all’esterno. A Formello non ci pensiamo e non ne parliamo. Restiamo concentrati su noi stessi. Non avverto pressioni per la Roma, che sta facendo il suo campionato. Sono passate sette partite, si vedrà alla fine. Noi siamo molto fieri di rappresentare l’Italia in Europa League". Vlado ha messo da parte i rimpianti per il mancato sorpasso. "Fa parte del gioco. L’importante è che abbiamo dato tutto, tirato tanto. Meritavamo di più. Sono importanti le prestazioni, perché alla lunga garantiscono i risultati". E’ un cantiere aperto la squadra. "Siamo nel pieno di un processo, ci sono diversi giocatori nuovi, ci stiamo comportando bene. Quando saremo al completo, con maggiore concorrenza si creerà un ambiente positivo che darà a ognuno qualcosa di più. E anche i giocatori dovranno dare di più. La fame è tornata, ora dovrà essere concretizzata con risultati pieni". Ha promosso i baby sudamericani. "Perea ha lavorato tanto per la squadra, ha avuto la possibilità di segnare, meritava un bellissimo gol. Felipe con meno autonomia fisica ha fatto bene sino a quando ha avuto benzina. Dopo l’intervallo è calato e per questo motivo l’ho cambiato".
Contava la risposta del campo. La Lazio ha dimostrato di poter sviluppare il pressing e il calcio sognato da Petkovic. "Questo tipo di gioco deve essere supportato dal contributo di undici giocatori. Per fare tutto questo i primi difensori sono gli attaccanti. Hanno portato beneficio alla difesa. Abbiamo rischiato poco con una squadra come la Fiorentina, piena di qualità. Siamo stati capaci di controllarli e siamo stati pericolosi, 19 tiri in porta contro 4, come dicono le statistiche. Questa è la strada". Ora avanti così. Sta nascendo la vera Lazio di Petkovic.