20 settembre 2018 – Roma, stadio Olimpico - Europa League - Fase a gironi, gruppo H - I giornata - inizio ore 18.55
LAZIO: Proto, Bastos, Acerbi, Caceres, Basta, Murgia, Badelj (61' Leiva), Milinkovic (73' Lulic), Durmisi, Luis Alberto (61' Immobile), Caicedo. A disposizione: Guerrieri, Wallace, Marusic, Cataldi, Rossi. Allenatore: S. Inzaghi.
APOLLON LIMASSOL: Bruno Vale, Joao Pedro, Roberge, Yuste, Vasiliou, Kyriakou (46' Markovic), Sachetti, Schembri, Pereyra (69' Zelaya), Papoulis, Maglica (46' Carayol). A disposizione: Kissas, Stylianou, Soumah, Sardinero. Allenatore: Augousti.
Arbitro: Sig. Aghayev (Azerbaijan) - Assistenti Sigg. Zeynalov e Mammadov (Azerbaijan) - Quarto uomo Sig. Hashimov (Azerbaijan) – Addizionali Sigg. Hasanov e Mammadov (Azerbaijan).
Marcatori: 14' Luis Alberto, 84' Immobile (rig), 87' Zelaya.
Note: esordio di Silvestro Proto in una competizione ufficiale con la maglia della Lazio. Ammonito al 21' Yuste, al 58' Badelj, al 72' Milinkovic, all'80' Leiva tutti per gioco falloso. Angoli 2-5. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 10.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Caicedo super: la Lazio può sorridere in Europa. Il bomber di scorta ispira le reti biancocelesti: a segno Luis Alberto e Immobile su rigore. Poi Lulic spreca e la banda Inzaghi trema".
Continua la "rosea": Simone s'è ballato di tutto. Fra lo spettinato e l'imbelvito e lo sconvolto per quello sgorbio surreale di Lulic, Inzaghi ha confezionato ogni tipo di mossa fuori e dentro quell'area tratteggiata che sembrava aver confini molto derogabili. Mancava solo un’invasione di campo tecnica davanti a questa Lazio sì vincente ma padrona e superficiale per un tempo, fragile e sconnessa in una ripresa al limite dell’inverosimile, perché l’Apollon (3 giocatori discreti, 4 idee giuste) ha saputo far impallidire l’Olimpico. Simone apparecchia il 3-5-2, forchetta e coltello sono Caicedo e Luis Alberto, due che poi confezionano un 1-0 che vale il biglietto con annesso colpo di tacco dell’ecuadoriano. I ciprioti sognano con un 4-2-3-1 in cui dietro impera la tremarella ad ogni palla imbucata della Lazio e davanti c’è questo Papoulis che sa dare scatti di imprevedibilità e scintille. La sostanza, alla fine del Lato A, è la seguente: la Lazio (con i tiri di Murgia, Milinkovic e Luis Alberto, oltre al gol fatto) poteva stare già sul 3-0 ma non ha saputo farlo, e in un Girone non proprio leggero (ci sono anche Marsiglia ed Eintracht) serviva allenarsi anche a uccidere subito le partite. Cosa non accaduta. Perché alla fine, quando hai le munizioni, sono quelle le pratiche da sbrigare subito: poi succede che ti arriva il meteorite fra capo e collo. E l’Apollon c’è andato vicinissimo a esserlo.
Perché quando comincia la ripresa, il mondo cipriota si mette a pungere, a cambiare due uomini e anche a credere nella "x": Proto deve stare più attento del solito perché fra Markovic che entra a ragionare calcio, Schembri che si mette a fare il "finto 9" e Papoulis che continua la sua guerra contro la staticità, l’Apollon arriva vicino all’1-1 proprio con Papoulis (testa, a lato). Inzaghi, allora, fa una semplice cosa: infila Leiva e Immobile per dare il lucchetto alla serata, il tutto mentre i ciprioti sfiorano ancora il pareggio con Schembri (25’ s.t.). Ma si può? La Lazio poteva avere già 3 punti nel taschino e invece si prende anche un palo esterno di Markovic su punizione. Poi, ecco quei minuti che fanno sudare anche i seggiolini vuoti. Caicedo guadagna un rigore (fallo di Joao Pedro) che vorrebbe calciare ma Immobile si apposta, fa il cecchino e mette il 2-0. Caicedo sacramenta un po’ ma sembra fatta. Sembra: perché Bastos e Basta s’incespicano e permettono a Zelaya di fare 2-1. La sofferenza non ha mai fine, Inzaghi balla più di sempre ma l’apice lo tocca quando Lulic lanciato da Immobile può solo segnare dopo aver devitalizzato l’uscita di Bruno Vale. Gol? No: orrore. Yuste allunga il gambone e mette tutto in freezer. Fino a un fischio finale che dice 2-1 salvifico e che chiude i balli: di Simone e di una Lazio assai giù di corda e scoordinata.
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, il graffio del panterone. Il centravanti ecuadoriano è stato l’uomo in più nel 2-1 rifilato all’Apollon. Caicedo inventa prima un assist per Luis Alberto e poi si procura il rigore segnato da Immobile".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: È stata la notte di Caicedo. Discusso, criticato, sul punto di essere venduto, alla fine confermato da Tare e da Inzaghi, deciso a non avallare l’acquisto di Wesley dal Bruges. Un colpo di tacco per il gol di Luis Alberto, il rigore conquistato e trasformato da Immobile, poco disponibile a lasciargli la palla sul dischetto come avrebbe meritato. Senza l’ecuadoriano, decisivo e scatenato in avvio, la Lazio non sarebbe riuscita a vincere al debutto nel girone di Europa League. Buono il risultato, da conservare la prima mezz'ora, da cancellare la ripresa. Poca Lazio, troppo molle e leziosa, frenata dai big e sorretta dalle alternative, almeno sino a quando hanno avuto benzina nel serbatoio. Male Milinkovic, irritante e supponente. Appena sufficiente Luis Alberto, da salvare per il gol e da condannare per il modo in cui ha cercato il raddoppio con un cucchiaio senza senso invece di sparare in porta. Nella ripresa hanno faticato a entrare in partita Leiva e Immobile, Lulic (terzo cambio) si è divorato a porta vuota il 3-1 dopo le apprensioni nate per il gol concesso all’Apollon Limassol. Un’altra Lazio avrebbe chiuso il conto prima dell’intervallo, questa ha permesso ai ciprioti di dominare il secondo tempo e di sognare sino alla fine la rimonta di due gol all'Olimpico.
L’avvio è stato griffato dal centravanti ecuadoriano, bravo a trovare la profondità, non solo a giocare di sponda, creando occasioni e scodellando la palla al bacio per il gol di Luis Alberto. Motivato, ispirato, a dimostrazione di come si possa creare uno spazio nel ruolo di vice Immobile. C’è stata solo la Lazio per mezz'ora, spinta dalla corsa di Murgia, sostenuta dalla lucidità di pensiero di Badelj, resa vitale sulle corsie da Basta (in evidente calo alla distanza) e dai raid di Durmisi, velocissimo in contropiede ma entrato in affanno nella ripresa, quando doveva difendere su attaccanti a cui concede una quindicina di centimetri. Peccato non sia arrivato il raddoppio, la squadra di Inzaghi si specchiava e giocava con eccessiva sicurezza. Era lento il giro-palla dell’Apollon Limassol sulla linea difensiva, i ciprioti sfruttavano i rilanci precisi del portiere portoghese Bruno Vale per ribaltare l’azione e innescare le ripartenze, alimentate da Schembri. Rapido e con buona tecnica l’argentino, Bastos lo tallonava e lo tamponava spesso in modo falloso. Dietro Acerbi risolveva ogni situazione. Bene, molto bene l’ex Sassuolo, così intelligente da comandare i movimenti del reparto (lettura perfetta nel contenere un tre contro tre dopo un errore nel palleggio di Caceres). Alla resa dei conti l’Apollon non aveva creato pericoli, anche se negli ultimi dieci minuti del primo tempo si è affacciato con più insistenza ai limiti dell’area laziale.
La pressione cipriota si è intensificata dopo l’intervallo. Basta e Durmisi si erano abbassati, formando una linea a cinque. Avgousti ha sganciato Carayol (imprendibile negli strappi) e i suoi terzini (Joao Pedro e Vasiliou) sono diventati ali d’attacco. Un dato inquadra la partita: la Lazio non ripartiva più e ha concesso 17 tiri all’Apollon Limassol, di cui appena 5 del primo tempo. Inzaghi ha tolto Badelj (ammonito) e Luis Alberto inserendo Leiva e Immobile, poi anche Lulic per Milinkovic. La sensazione era che i ciprioti potessero trovare il pareggio. Quel timore neppure è evaporato dopo il raddoppio di Immobile su rigore perché Zelaya ha riaperto subito la partita sfruttando un rimpallo sugli sviluppi di un angolo e Lulic non è riuscito a segnare a porta vuota. Questa Lazio si sta abituando a soffrire e vince solo di misura. E’ la terza di fila (compreso il campionato) con un gol di scarto, per ora può andare bene così.
? Il Messaggero titola: "La Lazio tacco e punta. Un assist gemma di Caicedo dà il la al successo con l’Apollon: Immobile chiude il conto su rigore. Vincente e sofferto il rientro in Europa League e sotto porta ancora si sbagliano tante occasioni".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio vince, soffrendo oltre il consentito fino ai titoli di coda, e si prende subito la testa del girone insieme all'Eintracht, che ha vinto 2-1 a Marsiglia. Dopo l’avvio spumeggiante e il gran gol di Luis Alberto, smarcato da un tacco illuminante di Caicedo, che sembra preludere a una mattanza, la partita si complica nel secondo tempo ma l’esordio europeo resta comunque positivo. Inzaghi si affida a un marcato turn over, lascia fuori 8 titolari e la squadra, per 45 minuti, offre le attese risposte. I biancocelesti, infatti, prendono al guinzaglio la partita, con personalità, determinazione e concentrazione e giocano un buon primo tempo, grazie agli spunti continui sulle corsie esterne che creano superiorità numerica: Basta a destra, Durmisi a sinistra. Quest’ultimo esibisce subito cambio di passo, incursioni e cross, piantando le tende nella metà campo cipriota. In mezzo Badelj e Milinkovic a dettare i tempi della manovra e a gestire con agio il controllo del pallone. Tra le note positive, oltre alla concreta prova di Caicedo, va segnalata la crescita di Milinkovic, meno abulico rispetto allo scorcio iniziale di stagione e più presente nei meandri del gioco.
Niente di straordinario, il serbo non è ancora sui livelli dello scorso anno, ma appare intraprendente e partecipe anche nella fase di non possesso. La cifra di gioco complessiva, però, non viene sfruttata a dovere e così l’Apollon può restare in partita e creare qualche apprensione alla difesa. La Lazio solida e decisa, ammirata nella fase iniziale, evapora nella ripresa. Perde troppi duelli a centrocampo, la spinta sulle fasce e il controllo del gioco. Inzaghi prova a ridisegnare l’assetto della squadra, inserendo Leiva e Lulic: meno qualità, più muscoli e getta nella mischia anche Immobile nell'intento di chiudere il match. La formazione appare stanca, non attacca gli spazi, aggredisce poco la profondità ed è costretta a subire il ritorno degli avversari che vanno vicini al pareggio. Dopo una punizione cipriota, che scheggia il palo, arriva il raddoppio: rigore conquistato da Caicedo e trasformato da Immobile. Gol vanificato dall'ennesima amnesia di Bastos che consente a Zelaya di siglare il 2-1 e tenere in bilico il risultato fino all'ultimo anche perché, nel recupero, Lulic spreca un’occasione che ha dell’incredibile. Resta comunque il successo, terzo consecutivo con il minimo scarto: qualche progresso c’è, il salto di qualità ancora no.
? Il sito web Uefa.com commenta così la gara:
Inizia con una vittoria di misura l’avventura della Lazio in questa edizione della UEFA Europa League. All'Olimpico, nella prima giornata del Gruppo H, i Biancocelesti superano 2-1 l’Apollon Limassol e conquistano, con qualche sofferenza in più del previsto, i tre punti: decidono i gol nel primo tempo di Luis Alberto, su assist di tacco di Felipe Caicedo, e il rigore trasformato da Ciro Immobile nel finale di gara. Di Emilio Zelaya, all'88', la rete cipriota. Simone Inzaghi conferma solo tre giocatori della squadra che domenica aveva sconfitto l’Empoli: Francesco Acerbi, Sergej Milinkovic-Savic e Luis Alberto. La Lazio parte subito con il piede premuto sull’acceleratore e dopo un minuto Alessandro Murgia ha una grande occasione: Bruno Vale, portiere portoghese dei ciprioti, si allunga e devia in angolo. Al 14’, però, i Biancocelesti passano. Luis Alberto duetta splendidamente con Caicedo, l’attaccante dell’Ecuador restituisce di tacco il pallone allo spagnolo che di piatto destro mette nel sacco: 1-0. Lo stesso Caicedo potrebbe raddoppiare, sull'assist proprio di Luis Alberto, ma il suo diagonale termina a lato.
La reazione dell’Apollon è affidata a Facundo Pereyra, ma la conclusione dell’argentino non impensierisce Silvio Proto, portiere di coppa della Lazio. La squadra di Inzaghi insiste, Caicedo e Bastos vanno vicini al raddoppio poi Bruno Vale è ancora attento sul tentativo di Milinkovic-Savic. Prima dell’intervallo i Biancocelesti hanno ancora una chance per il raddoppio, ma Luis Alberto è troppo lezioso e il suo "scavetto" non crea pericolo agli avversari. A inizio ripresa il tecnico ospite decide subito due avvicendamenti: fuori il croato Anton Maglica e Chambos Kyriakou, dentro il gambiano Mustapha Carayol e il serbo Saša Markovic. E’ ancora Pereyra ad andare alla conclusione, ma la sua mira è di nuovo imprecisa. Milinkovic-Savic ha un buono spunto ma il suo sinistro non trova compagni pronti alla correzione vincente, poi anche Inzaghi decide un doppio cambio: escono Milan Badelj e Luis Alberto, entrano Lucas Leiva e Immobile. Al 67’ l’Apollon va vicinissimo al pareggio: sulla punizione di João Pedro, Fotis Papoulis svetta benissimo di testa ma il pallone termina di un soffio a lato alla destra di Proto. Sofronis Avgousti decide l’ultimo avvicendamento: l’argentino Pereyra lascia il posto al connazionale Zelaya.
L’Apollon continua a cercare il pareggio, Papoulis pesca bene André Schembri ma il colpo di testa del centrocampista maltese è largo, ancora una volta di pochissimo. Lascia il campo anche Milinkovic-Savic, rimpiazzato da Senad Lulic, quindi sono ancora i ciprioti ad andare vicini al gol con il subentrato Markovic, che con un gran destro centra il palo. Ora la Lazio soffre, ma all'84' arriva il raddoppio biancoceleste. João Pedro stende Caicedo in area e sul dischetto si presenta Immobile, che non sbaglia. Il doppio vantaggio, tuttavia, dura lo spazio di un respiro perché a due minuti dalla fine Zelaya accorcia le distanze per l'Apollon sugli sviluppi di un corner. Il finale è convulso: Lulic si divora il 3-1 dopo aver saltato anche il portiere avversario, mentre sul fronte opposto sono Markovic e João Pedro a spaventare Proto. Il risultato, però, non cambia più e al fischio finale è la Lazio a festeggiare. Ma che fatica...
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Durante i novanta minuti ha urlato, si è arrabbiato a più riprese e ha rimproverato uno ad uno tutti i suoi giocatori, compreso il pupillo Milinkovic. Simone Inzaghi non si aspettava una passeggiata di salute, ma la gara vinta 2-1 con l’Apollon Limassol è stata una faticaccia. Empoli e Frosinone avevano dato due timidi segnali, i ciprioti hanno fatto suonare il primo vero campanello d’allarme della stagione: "Abbiamo battuto un’ottima squadra - ha ammesso il laziale - ma stavolta abbiamo sofferto troppo. Così rischiamo grosso e in Europa non possiamo permettercelo. Nel finale di partita ho avuto paura". Inzaghi è parso preoccupato soprattutto per una crisi d’identità che inizia a prendere forme definite: il gioco spumeggiante della scorsa stagione attualmente non si vede. "Ci accusavano di prendere troppi gol, ora di farne pochi. Ci sta soffrire un po’, ma torneremo grandi. Non facciamo drammi, la squadra è in difficoltà di condizione nei suoi uomini chiave. Con il passare delle giornate miglioreremo e inizieremo a divertirci. Ora salvo i punti che stiamo facendo e mi tengo stretti i risultati. Certamente prima vedevo un calcio migliore". Secondo l'allenatore biancoceleste contro i ciprioti sono mancati coraggio e qualità nei momenti decisivi della partita: "La vittoria è meritata, ma dovevamo chiuderla prima. La squadra nel primo tempo mi è piaciuta, ha creato tante palle gol per raddoppiare, poi è calata inspiegabilmente".
Se l’Apollon è stato un osso duro, c’è da scommettere che Marsiglia e Francoforte saranno delle vere e proprie battaglie da combattere. I tedeschi hanno superato i francesi (finalisti della scorsa Europa League) a domicilio e con un uomo in meno. Inzaghi a precisa domanda chiude gli occhi e tira un sospiro di sollievo. Immagina già le fatiche che dovrà affrontare per uscire vivo dal girone di ferro: "L’Apollon secondo me farà soffrire tutti. Hanno eliminato il Basilea, una formazione che negli ultimi anni ha sempre fatto la Champions League. Siamo nel girone più difficile, lo sapevamo". Difficile è stata anche la prova che hanno superato i giocatori meno utilizzati in queste prime uscite stagionali. Tra tutti Caicedo, che si è preso i complimenti di Inzaghi per la prestazione. Il tecnico ha speso qualche parola in più anche per Badelj, Durmisi e Murgia: "Il croato ci ha dato sostanza e qualità a centrocampo, l’ho tolto perché era ammonito e perché già a fine primo tempo accusava un affaticamento. Durmisi mi piace, sarà utilissimo. Murgia? Si è sacrificato fino all’ultimo". Simone avrà bisogno di tutti per ritrovare la sua macchina da gol e il turnover può essere l’arma giusta. La Lazio intanto vince e fa la formichina in attesa di giorni migliori.
Ci sono assist che valgono quanto i gol, il suo ha modellato il colpo di Luis Alberto. Non è un centravanti di sfondamento, è un centravanti di suggerimento, costruttivo, arma gli altri, non spara. Le sue virtù pedatorie si conoscono, è capace di giocate e assist da trequartista, da numero 10. Come il tacco magico, abbagliante e smarcante, che ha spalancato la porta a Luis Alberto, gli ha spianato la strada partecipando alla triangolazione. Caicedo, il pregio è la pecca, fa reparto, copre tutto il fronte, non va quasi mai dritto per dritto. Dall’anno scorso ha confezionato quattro assist con la Lazio (in tutte le competizioni), quello di ieri è stato il primo in casa (tre in Europa League e uno in Serie A). E’ il gol che manca a Felipe Caicedo. E’ stato il più sbertucciato dell’estate, tutta colpa del colpo Champions mancato a Crotone. S’è ripresentato in Europa e ha offerto passaggi al bacio per tutti, uno da applausi. E’ rimasto perché ha promesso di fare il bravo, di non "disturbare" Immobile, di accettare il ruolo di vice, di cercare qualche gol in più, di aiutare i compagni a segnarne, di firmare la stagione del riscatto: "Sì, è vero - ha detto ieri l’ecuadoriano - ho promesso una grande annata, voglio riscattarmi. Ma per riuscirci devo pensare partita dopo partita. Ho giocato per la prima volta 90 minuti, prima ero stato in campo per 5. Devo trovare la forma migliore. Ho parlato con il diesse Tare e con Inzaghi in estate, ho sentito la loro fiducia, sono contento che l’abbiano ribadita. Devo giocare, devo fare ciò che so fare...".
Caicedo ha giocato palloni su palloni, scalava sulla trequarti per creare palle gol. Gli è mancato il colpo, ancora una volta. E quando s’è procurato il rigore, un altro merito della sua partita, s’è trovato di fronte l’imperturbabile Immobile, non è riuscito a farsi dare il pallone. Ciro non farà mai la parte del sovrano deposto, non è tipo che si fa intenerire davanti al dischetto. E’ nato un siparietto tra i due, il Panteron s'è arrabbiato, è finito tutto con un abbraccio: "Cosa è successo? Nulla, non ci sono stati problemi. Ho parlato con Ciro, il rigorista è lui. Mi ha detto che voleva tirarlo e così ha fatto. Abbiamo sofferto un po' troppo nel finale. L’atteggiamento iniziale è stato quello giusto. L’Apollon, però, ce l’ha messa tutta per crearci difficoltà, gioca davvero bene, non è un caso che abbia battuto il Basilea. Hanno chiuso tenendo il possesso del pallone, noi abbiamo fatto ciò che dovevamo. Nell'ultima parte della gara abbiamo lasciato troppo spazio ai ciprioti, l’importante è aver vinto". Prima della partita, per Caicedo, era arrivata una carica speciale. Il diesse Tare, parlando a Sky, aveva pronosticato una grande annata per lui: "Caicedo ha un ruolo difficile, capisco che non è facile farsi trovare sempre pronti quando si viene chiamati in causa. La gente poi non gli sta perdonando nulla. Ma è un ragazzo umile, ha sempre dato il massimo e si è sempre fatto trovare pronto. Sarà fondamentale quest’anno".
Inzaghi, a fine partita, l’ha elogiato pubblicamente: "Ha fatto bene Ciro a tirare il rigore, ma nello stesso tempo voglio fare i complimenti a Caicedo che ha giocato una grande partita, sfoggiando un assist importante". Caicedo ha promesso di segnare di più, di non astenersi sotto porta. Ci ha provato anche ieri a colpire il bersaglio, ha stangato fuori. Nel secondo tempo di tiri se ne sono contati solo dal rigore di Immobile in poi. Caicedo in Europa avrà molto spazio, il gol o ce l’hai o non ce l’hai nel sangue. Il Panteron deve migliorare la mira, deve essere più preciso e anche più egoista, il buonismo a volte è esagerato per i cannonieri di ruolo. Gli manca il morso fatale, si ferma un attimo prima di darlo o non lo dà con convinzione. Da Panteron ha una falcata imperiale, ma è troppo casto al tiro.