20 settembre 2015 - Campionato di Serie A - IV giornata - inizio ore 20.45
NAPOLI: Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Allan, Jorginho, Hamsik (60' D. Lopez), Insigne (74' El Kaddouri), Higuain (65' Gabbiadini), Callejon. A disposizione: Rafael, Gabriel, Strinic, Henrique, Valdifiori, Maggio, Mertens, Chiriches, Chalobah. Allenatore: Sarri.
LAZIO: Marchetti, Basta, Mauricio, Hoedt, Radu, Parolo, Onazi, Lulic (46' Milinkovic-Savic), Mauri (46' Felipe Anderson), Keita, Matri (74' Djordjevic). A disposizione: Berisha, Guerrieri, Konko, Gentiletti, Patric, Braafheid, Cataldi, Oikonomidis, Kishna. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta) - Assistenti Sigg. Manganelli e Meli - Quarto uomo Sig. Costanza - Assistenti d'area Sigg. Irrati e Candussio.
Marcatori: 14' Higuain, 35' Allan, 47' Insigne, 59' Higuain, 80' Gabbiadini.
Note: ammoniti Lulic, Mauricio e Koulibaly per gioco falloso. Angoli 7-1. Recuperi: 0' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 18.766 per un incasso di Euro 355.795,10.
La Gazzetta dello Sport titola: "Sì, il Napoli è tornato. Manita anche alla Lazio. Sarri ripropone il 4-3-3 e non c'è partita: un altro 5-0 a tre giorni dal Bruges. Insigne e Higuain strepitosi, Marchetti unico a salvarsi".
Continua la "rosea": Mamma mia che Napoli. Ma è il caso di aggiungere: oddio, che Lazio. Insigne, non sembri sacrilego, "maradoneggia" quando dà spettacolo e "spacca" avversari e risultato. Higuain, due gol, non lo fermano neanche con le cattive. Hamsik s'infila nel vuoto con la profondità dei tempi belli. E attorno a quei tre gira un meccanismo perfetto e impressionante che il 5-0 è anche poco. Così perfetto e impressionante che sarà meglio chiedere al Carpi, e soprattutto alla Juve sabato, quanto il Napoli è diventato un vero squadrone e quanto s'è trovato per strada due impresentabili come Bruges e Lazio (score finale 10-0). Aspettando conferme, restano le splendide immagini di uno strapotere atletico e mentale, prima che tecnico-tattico, e la fragilità preoccupante di una Lazio che, quando imbarca acqua, affonda senza neanche tentare due bracciate: dopo lo 0-3 con il Leverkusen, e lo 0-4 del Chievo, quest'ultima botta non è un caso. Anche Pioli qualche responsabilità ce l'ha, a cominciare dal fantasma di Mauri in campo, invece di Anderson e Milinkovic. de Vrij, Biglia e infine Candreva non possono esser concessi senza sofferenze, ma da qui al naufragio, alla figuraccia, di strada ne corre.
Di fatto la Lazio non è mai in partita. Se si esclude quel pallone sprecato subito da Keita ma che dubitiamo avrebbe cambiato qualcosa, tabellino a parte. Il Napoli gli impedisce qualunque tentativo di manovra con una gabbia altissima, chissà quanto studiata, ma straordinaria per intensità ed efficacia: il pressing parte ben oltre la linea di mezzo, con 4, se non 5, aggressori nei cui confronti non c'è mai contromisura. Fin troppo liberi. Merito di un 4-3-3 che crea sempre la superiorità, grazie anche ai rientri di Callejon e alla velocità di Insigne: non c'è gara con il rombo di Sarri che infatti, rivoluzionando strategie e abitudini in fretta, si mostra molto meno integralista di quanto s'immaginasse. Un po' come Conte quando, alla Juve, abbandonò quasi subito il 4-2-4 per i tre mediani, cambiando la storia recente. Naturalmente non è solo una questione tattica, quando domini così per 90'. Sono i fuoriclasse che trascinano. In questo Napoli se ne vedono tre e il più splendente è Insigne, inarrestabile per un'ora. Dai suoi piedi magici, che umiliano la modesta resistenza di Basta, partono lanci e tagli che squadernano la sperduta coppia centrale Mauricio-Hoedt. Il piccolo Diego ispira l'1-0 di Higuain (ma Hoedt non può farsi scherzare così dall'argentino) e il 2-0 di Allan (con un filtrante geniale), infine sigla il 3-0. Spesso viene innescato da Hamsik, sul quale Parolo non esiste, e s'intende a meraviglia con Higuain che, sull'ennesimo pateracchio laziale, va in fuga e schianta di potenza il 4-0.
Per l'argentino è il 4° gol stagionale, il 10° in 5 gare di campionato alla Lazio. Ma sono tutti su standard oltre la media, da Albiol a Hysaj, per non dire dell'infaticabile Allan e della regia limpida di Jorginho (ormai davanti a Valdifiori). E di Gabbiadini che entra e firma il 5-0. Dopo 7 partite di fila, anche la difesa piace e non prende gol. Tutto bello, ma non dimentichiamo la Lazio che salta per aria subito. Non regge il 4-3-1-2 di Pioli perché Mauri non sta in piedi, alle sue spalle Parolo e Onazi avrebbero bisogno di stampelle, e la difesa è lenta e scollegata al limite dell'incomprensibile. Ma poi non risponde neanche il 4-2-3-1, impostato subito dopo il primo gol di Higuain. In qualunque zona del campo la Lazio è sempre in inferiorità e arriva in ritardo. Dà l'anima, invano, Keita, e nella ripresa Anderson e Milinkovic sfoggiano almeno un po' più di gambe e coraggio, un'accusa implicita alle scelte di Pioli atteso da giorni non facili.
Il Corriere dello Sport titola: "Il Napoli travolge la Lazio di Pioli. Vanno in gol Higuain (doppietta), Insigne, Allan e Gabbiadini. Il Stadio San Paolo - Napoli è in delirio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Cinque a zero giovedì e cinque a zero ieri. Dieci gol in 4 giorni, il gioco del calcio è tornato al San Paolo. Peccato che ieri le tribune fossero così vuote, a differenza del campo che era pieno di un calcio fantastico. Cinque gol alla Lazio, non valeva quanto lo spareggio-Champions della stagione scorsa, ma c'era pure il senso della rivincita. Cinque gol dentro uno spettacolo di folle grandezza, costruito sulla tecnica, la corsa, l'organizzazione, sublimato dalla doppietta di Higuain e dalla prestazione (con gol e assist) di Insigne, fantastici protagonisti della partita. La Lazio prima si è inchinata. poi inginocchiata, infine accasciata. Non è mai stata in partita, nessuno si è salvato a cominciare dal suo allenatore. Il secondo tempo, col 3-0 di Insigne al 3' è stato solo un buon allenamento del Napoli di fronte a un avversario devastato, ma al 45' il possesso palla era del 66 per cento, i tiri 11 a 2, i tiri in porta 5 a 0, le occasioni da gol 5 a 1, gli angoli 7 a 0, i passaggi 311 a 162. E' raro vedere in Serie A partite così spaccate, col Paradiso napoletano e l'inferno laziale. L'ultima disfatta laziale con uno 0-5 risale a 31 anni fa, a Udine. E se non è finita 0-6 è stato per...merito di Damato che ha fischiato la fine con Callejon solo davanti a Marchetti.
Giocava il Napoli, sembrava l'Empoli dell'anno scorso, celebrato come la squadra dal gioco più bello di tutta la Serie A. Stesso allenatore. Maurizio Sarri, che ieri sera ha portato al San Paolo una splendida versione di calcio, fatto di possesso e verticalizzazioni (ecco perché sembrava l'Empoli...), ma con l'aggiunta di una straordinaria qualità degli interpreti. Troppo bello il Napoli, troppo brutta la Lazio. E oltre che brutta, anche sbagliata. Pioli l'ha presentata per la prima volta in questa stagione col rombo e la squadra proprio non si è ritrovata. Erano tutti fuori posizione e l'esempio più lampante era dato da Insigne che riceveva palla sulla trequarti, piuttosto accentrato: doveva pensarci Parolo, che invece era molto distante, e quando se n'è occupato Basta, risucchiato fuori dalla sua zona, Insigne l'ha punito con l'assist stupendo per Allan. Il gol del 2-0 era la somma della bellezza del Napoli e dello squilibrio della Lazio: Allan ha attaccato al centro, bruciando sullo spunto Onazi e Lulic e poi Hoedt al momento della conclusione. La prima rete era invece da accreditare alle virtù personali di Higuain che, rimesso in gioco da un retropassaggio di Matri, ha circurnnavigato intorno a Hoedt e dal limite ha piazzato la palla nell'angolino. Il Napoli era più fresco, più convinto, più reattivo, mostrava una condizione atletica tre volte superiore a quella della Lazio, eppure Sarri rispetto a giovedì aveva cambiato solo due giocatori, la Lazio cinque.
Nell'intervallo, i cambi del tecnico hanno certificato l'errore iniziale: fuori due centrocampisti, Mauri e Lulic, dentro Felipe Anderson a destra e Milinkovic come trequartista alle spalle di Matri. Tre minuti e Higuain si è bevuto la difesa laziale, solo Marchetti gli ha resistito respingendo il tiro dell'argentino, però sul piede dell'indiavolatissìmo Insigne: 3-0. Ma non è finita nemmeno a quel punto. Perché Higuain era ancora più scatenato di Insigne, ha preso palla a centrocampo, travolto Hoedt e scaraventato la palla sul palo lontano. E perché pure Gabbiadini, entrato al posto del Pipita, voleva la sua parte: sinistro e 5-0. Se Sarri spera di far ricredere Maradona, in questa settimana si è messo sulla buona strada. Dieci gol in due partite il Napoli li poteva segnare solo ai tempi di Diego.
Il Messaggero titola: "Lazio, pizza napoletana. I biancocelesti travolti dagli azzurri che segnano due volte nel primo tempo con lo scatenato Higuain e Allan. Insigne firma il 3° gol, il Pipita cala il poker, Gabbiadini chiude il conto. Prova imbarazzante della squadra romana".
Prosegue il quotidiano romano: "Non ci sarà un'altro Chievo", giurava la Lazio in coro. E' vero. C'è stato di peggio. La squadra guarda il Napoli che gioca a calcio e dà spettacolo e incassa la manita. E' la fotogra?a della gara del San Paolo dove i biancocelesti sono stati surclassati dagli azzurri, una squadra frizzante e piena di vitalità. Finisce 5-0. La sconfitta, però, poteva essere addirittura piu pesante. Higuain e compagni hanno avuto almeno altre quattro o cinque nitide occasioni da gol: trame di prima e inserimenti senza palla che hanno mandato in tilt la Lazio. Sono bastati 45 minuti per trasformare i brontolii del San Paolo in applausi. La Lazio si inchina sotto ogni aspetto all'undici mandato in campo da Sarri, ma è complice. Per il modulo e per gli uomini che nell'intervallo Pioli poi rinnega; fuori Mauri e Lulic, impresentabili, dentro Anderson e Milinkovic. Ma ormai è troppo tardi. La partita è andata. L'assurdo è che al via Sarri, che ha sempre creduto nel trequartista, lo rinnega per il tridente. La Lazio, invece, che ha con il Napoli gli esterni d'attacco più forti del campionato, gioca con il trequartista, Mauri che non è assolutamente in condizione, e senza gli esterni che l'hanno fatta bella e vincente nello scorso campionato. Pioli sbaglia tutto incartandosi tra i moduli, ne cambia almeno tre nei primi 28 minuti di gioco. Forse pensa che il Napoli giochi con Insigne dietro le punte e vuole mettersi a specchio con Onazi e Parolo a tamponare il fantasista napoletano.
Fatto sta che l'idea di mandare uno contro uno Keita e Matri con i due centrali di Sarri viene spazzata via dall'incapacità della Lazio di fare arrivare palloni giocabili là davanti. Troppo fermo Mauri lontanissimo da una condizione minimamente accettabile, troppo in difficolta, per usare un eufemismo, Onazi nell'impostare il gioco. Ogni minuto che passa la mancanza di Biglia si fa più sanguinosa. Certo le assenze in casa biancoceleste sono devastanti ma non possono essere una scusante a tutti gli errori. Sul primo gol lo scriteriato retropassaggio di Matri e il folle velo di Onazi accendono i riflettori sulla pochezza difensiva della Lazio. Hoedt si farà ma sembra un pesciolino rosso in un acquario dove lo squalo Higuain se lo divora con imbarazzante facilità. Impressione confermata in pieno dal secondo e quarto gol del Napoli. Mauricio invece non si farà, i suoi limiti sono questi e troppe partite li hanno già evidenziati. Radu è in crisi nera da mesi e non vede luce in fondo al tunnel. Basta corre per due ma di più non può. A centrocampo la Lazio soffre. Non ha Biglia, non ha più Ledesma. Cercasi disperatamente uomo che sappia impostare il gioco con lucidità. Cataldi è retrocesso nelle gerarchie. I piedi buoni sono tutti avversari. E a Parolo non si può chiedere quello che non ha mai fatto in carriera. Così la palla pulita in attacco non arriva mai e la pericolosità dei biancocelesti è praticamente nulla.
Non va meglio quando la mediana deve contenere i continui tagli di Insigne e Hamsik, che Sarri ha studiato con maniacale precisione: si palesano i limiti di una squadra che si trova sempre ad inseguire. Una squadra senza Candreva e con un Mauri così non può fare a meno del suo giocatore più talentuoso: Felipe Anderson. Sta attraversando un momento difficile ma è folle pensare che possa uscirne immalinconendosi in panchina. Soprattutto perché al suo posto largo, quando Pioli cambia modulo per l'ennesima volta, ci si trova Lulic, che sembra giocare con le zavorre ai piedi. Matri vede pochissimi palloni e Keita anche, ma uno buono che gli arriva, sullo zero a zero, quando la partita potrebbe prendere tutt'altra piega, lo calcia altissimo zappando il prato del San Paolo. Un film che sembra la replica di quanto avvenuto contro il Chievo a Verona: la chance per andare in vantaggio poi il copione horror di lì al novantesimo. Sarà una casualità ma idue cappotti subiti sono arrivati dopo le fatiche di coppa. La Lazio forse si è giocata troppo subito, ad agosto. Ha cambiato la preparazione, sbagliandola: è già in riserva e mentalmente a pezzi. Al San Paolo tutte le palle vaganti sono del Napoli che sembra andare al doppio della velocità. L'Olimpico è lontanissimo e fuori la Lazio ha subito 13 gol in 4 trasferte stagionali segnandone l. Un dato che racconta di una squadra incapace di reagire quando va sotto.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Sprofondo Lazio. Proprio sul campo che quattro mesi fa regalò loro la gioia del terzo posto in campionato i biancocelesti rimediano una figuraccia colossale che la Lazio non conosceva da trentuno anni. L'ultimo 5-0 subito dalla squadra romana in Serie A risale infatti al settembre 1984: le fu inflitto dall'Udinese di Zico. Già questo semplice dato dà pienamente l'idea di quale sia il momento per la squadra di Pioli. Ma c'è un'altra statistica ancora più crudele: sono 9 i gol subiti (e zero quelli realizzati) nelle prime due trasferte di campionato. Un'enormità. Una situazione incredibile che Stefano Pioli fatica a spiegare. "Siamo mancati in tutto, il Napoli ci è stato nettamente superiore, noi eravamo lunghi, non riuscivamo a ripartire, sbagliavano i tempi di uscita. In una parola non ha funzionato davvero niente". Momento che più delicato non si può. E infatti il tecnico annuncia in sala stampa che la squadra va immediatamente in ritiro a Formello in vista della sfida di mercoledì col Genoa.
Già questa notte, di ritorno da Napoli, il gruppo biancoceleste è rimasto nel centro sportivo. "È chiaro che non siamo questi" prova a guardare avanti Pioli. "È stata una Lazio troppo brutta per essere vera. Venivamo da due partite giocate bene, una vinta e l'altra pure salvo il gol-beffa nel finale. Qui a Napoli abbiamo fatto un inspiegabile passo indietro. La batosta col Chievo poteva pure starci perché eravamo appena reduci dall'eliminazione in Champions e a livello mentale eravamo scarichi. Questo 5-0 non è assolutamente giustificabile, anche perché avevamo preparato con attenzione la partita". L'allenatore non vuole neppure aggrapparsi alle assenze, che pure erano tante e tutte pesanti. "Dopo una prestazione del genere c'è poco da invocare attenuanti. Qui c'è solo da capire quali sono i motivi di questa situazione e ripartire. Per capirlo dobbiamo guardarci negli occhi, per questo abbiamo deciso di andare immediatamente in ritiro".