Domenica 7 dicembre 2014 - Parma, stadio Ennio Tardini - Parma-Lazio 1-2 Campionato di Serie A - XIV giornata - inizio ore 15.00
PARMA: Iacobucci, Santacroce (65' Pedro Mendes), Lucarelli, Costa, Rispoli, José Mauri (78' Belfodil), Galloppa (70' Acquah), Lodi, Gobbi, Palladino, Cassano. A disposizione: Cordaz, Coric, Pozzi, De Ceglie, Ristovski, Bidaoui, Mariga, Lucas Souza, Jorquera. Allenatore: Donadoni.
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Radu, Braafheid (83' Cana), Parolo, Biglia, Lulic, Felipe Anderson (65' Keita), Djordjevic (77' Klose), Mauri. A disposizione: Berisha, Strakosha, A. Gonzalez, Onazi, Ledesma, Cataldi, Cavanda, Novaretti. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata) - Assistenti Sigg. Di Fiore e Vivenzi - Quarto uomo Sig. Costanzo - Assistenti di porta Sigg. Damato e Saia.
Marcatori: 45' Palladino, 47' Mauri, 59' Felipe Anderson.
Note: ammoniti Lodi, Biglia, Santacroce, Gobbi, Felipe Anderson, Parolo, Acquah, Lulic. Angoli: 1-3. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 10.884 di cui 9.580 abbonati per un incasso complessivo di euro 170.539,72.
La Gazzetta dello Sport titola: "Club nuovo, solito Parma. E la Lazio torna a vincere. L'annuncio di Ghirardi non dà la scossa: è il quarto k.o. di fila. Prima rimonta per i biancocelesti che si sbloccano dopo un mese".
Continua la "rosea": Nuovi proprietari e vecchi errori, e la Lazio non ha perdonato: la squadra Parma oggi è come un naufrago che sta affogando, vede in lontananza un salvagente, ha ancora la forza per nuotare e però continua a farlo in modo così scomposto da non riuscire a raggiungerlo. Per il momento è solo il club Parma ad aver toccato una nuova terra, con la cessione ad una cordata russocipriota. La notizia è venuta a galla ieri: se la svolta che da un po' Ghirardi cercava (e la città vagheggiava, e Donadoni probabilmente aspettava) sarà arrivata in tempo per tentare una rimonta-salvezza clamorosa, beh lo diranno solo i prossimi mesi. Intanto la classifica dice che il Parma non era mai partito così male nella sua storia in Serie A e la sconfitta di ieri (4a di fila, 12a in 14 partite, dieci delle quali con almeno due gol subiti) ha detto che la squadra di Donadoni continua a farsi male anche da sola, con le sue troppe distrazioni. Nonostante assenze che stanno pesando molto (Paletta, Cassani, Biabiany) non gioca come una squadra da retrocessione, ma è una consolazione da poco se poi, come a Palermo, alla fine perde lo stesso per le sue colpe. Individuali più che di squadra. Mirante neanche in panchina (si è arreso nella rifinitura di sabato?) ha fatto posto ancora una volta a Iacobucci, indagato sia per il primo che, soprattutto, per il secondo gol della Lazio: passaggio cervellotico a Gobbi, pressione di Djordjevic, palla rubata e assist facile facile per Felipe Anderson. Poi è chiaro che si fa ancora più dura se un paio di spintoni si prendono anche dagli arbitri: un gol ingiustamente annullato all'11' (Cassano, ispirato da Palladino, non è in fuorigioco quando manda in gol Gobbi) e poi la rete dell'1-1 (colpo di testa di Mauri su pallonetto, sempre di testa, di Biglia) segnata svariati secondi oltre i 2' di recupero concessi.
La Lazio ha preso, giocato su quegli errori, ringraziato e ricominciato a pensare in grande: tornando a vincere dopo un mese vissuto all'ombra di due sconfitte, un pareggio e appena un gol segnato. Prima di ieri aveva preso 10 gol nella ripresa e una volta andata in svantaggio aveva sempre perso: stavolta si è riavuta proprio sullo 0-1, confermandosi squadra imprevedibile, discontinua, dipendente dalle ispirazioni di Biglia, ma anche tecnicamente superiore a molte altre squadre. Sicuramente al Parma, che senza un centravanti vero per 45' ha vissuto sull'intesa Cassano-Palladino, ha tolto riferimenti alla Lazio, l'ha spaventata (traversa di Costa, che ha pareggiato quella di Biglia su punizione) e poi ha trovato il gol del vantaggio: ma quel colpo di testa di Palladino su cross di Santacroce è rimasto il suo unico tiro in porta, mentre la peggior difesa europea è arrivata a quota 34 gol subiti. Esattamente il doppio della Lazio, che una volta accettato il regalo del 2-1 ha potuto gestire serenamente la partita: il 4-3-2-1 con cui Pioli aveva lanciato Felipe Anderson assieme a Mauri alle spalle di Djordjevic ha iniziato a funzionare quando Biglia si è liberato del primo pressing appiccicoso di Palladino. Ed è diventato un rompicapo per il Parma quando Mauri e Lulic hanno iniziato a portare a spasso la loro qualità sulla trequarti e Keita a svolazzare alle spalle del centravanti. A tratti una sorta di 4-3-1-2 e il Parma, vestito in extremis da Donadoni con il 3- 4-3, non ha avuto più le forze né le armi per controbattere: Cassano si è spento, Palladino si è ritrovato circondato, Belfodil come sempre ha spostato poco o nulla. Chissà se e cosa sposterà l'alba di un nuovo giorno della società.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio sì. La vittoria vale oro. Biancocelesti ok a Parma con Mauri e Felipe Anderson. Pioli si risolleva, a Donadoni non basta l'1-0 di Palladino".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Ghirardi lascia il Parma, ultimo in classifica e pieno di debiti. Toccherà alla nuova cordata russo-cipriota stabilire il destino di Donadoni, 12 sconfitte in 14 giornate, ma ancora in sella perché cessioni e infortuni hanno demolito una squadra pochi mesi fa da Europa League. L'ex ct azzurro ha perso anche con la Lazio di Pioli, a cui curiosamente aveva lasciato il posto a Formello. All'inizio di giugno era in ballo per sostituire Reja, ma non trovò l'accordo economico con Lotito. Impossibile non si sia pentito. Nel momento più complicato e con il ritiro di Norcia già organizzato dal suo presidente, ieri in tribuna all'Arechi per seguire la Salernitana, il parmense Pioli s'è risollevato a pochi passi da casa e allo stadio Tardini che l'aveva visto nascere calciatore trent'anni fa. E' la prima volta che la Lazio, una volta in svantaggio, riesce a rimontare. Non vinceva da più di un mese, i segnali della crisi si sono affacciati a lungo sul campo, perché la partita è stata complicata, assai brutta e sofferta, soprattutto nel primo tempo. Un aiutino lo ha ricevuto dall'arbitro Guida, poco assistito dai suoi collaboratori. Il Parma ha protestato per un gol regolare annullato a Gobbi (fuorigioco inesistente) e per il pareggio di Stefano Mauri, realizzato quando i due minuti di recupero concessi alla fine del primo tempo erano scaduti da 13 secondi.
Frenata dalla paura, con poca benzina nelle gambe, la Lazio ha spinto con decisione solo in avvio. Rispetto alle precedenti uscite, meno pressing e sulla destra si avvertiva l'assenza di Candreva, infortunato. Pioli ha varato il 4-3-2-1. Mauri è subito scivolato a destra e Felipe Anderson ha preso possesso della fascia sinistra. Si muovevano come due trequartisti e avevano il compito, nella fase di non possesso, di dare un'occhiata a Lodi. Donadoni, invece, aveva chiesto a Palladino di occuparsi di Biglia. Quando l'argentino ha colpito la traversa su punizione dal limite, si è avuta l'impressione che la Lazio volesse avventarsi sul Parma e mettere subito le cose in chiaro. In realtà sono stati gli emiliani a scuotere la partita con il primo episodio contestato. All'11' Palladino è scappato a Radu e ha aperto per Cassano. Rapido il cross rasoterra del barese e Gobbi ha infilato di piatto in rete. Tutto inutile. Il guardalinee Di Fiore aveva sbandierato segnalando il fuorigioco inesistente di Cassano. La Lazio sembrava in soggezione, spesso in ritardo sul pallone. Costruzione lenta e scontata, cross inutili dalla trequarti, un paio di tentativi dalla distanza di Basta, niente profondità sulle fasce. Ci metteva qualità solo Felipe Anderson, l'unico dotato di dribbling e cambio di passo. Pioli almeno si giovava dell'abilità nel palleggio di Radu, costretto a tornare sulla fascia dopo l'infortunio di Braafheid, sostituito da Cana. Il Parma era più pericoloso. Colpo di testa fuori misura di Rispoli e traversa colpita da Costa sulla solita sbandata difensiva della Lazio, vulnerabile sui calci piazzati. A un sospiro dall'intervallo è arrivato il gol di Palladino, abilissimo ad anticipare de Vrij e incornare sul cross di Santacroce. Questa volta, però, la squadra di Pioli ha dimostrato carattere e ha reagito subito. Da una percussione di Basta e dal tiro respinto da Iacobucci, la Lazio ha guadagnato il suo primo angolo: mancavano quindici secondi allo scadere dei due minuti di recupero.
Mischia senza esito. Cana è stato bravissimo a recuperare il pallone e poi a rimetterlo in mezzo. Uscita avventata di Iacobucci, colpo di testa di Biglia a scavalcare tutti, l'ultimo tocco di Mauri, in posizione regolare. Gol del pareggio al minuto 47 e 13 secondi. Proteste veementi del Parma, anche se il regolamento nel recupero consente il tempo effettivo. Meglio, molto meglio la Lazio dopo l'intervallo. Biglia è salito in cattedra e ha cominciato a controllare il gioco. Lulic e soprattutto Felipe Anderson riuscivano a ripartire con più efficacia e pericolosità. I ritmi del Parma erano calati e l'occasione divorata da Josè Mauri (tocco a lato con Marchetti in uscita) all'11' ha segnato la svolta in negativo. Due minuti dopo è arrivato il raddoppio biancoceleste. Un capolavoro di Djordjevic con la complicità di Gobbi. Il serbo è scattato per andare in pressing, ha rubato il pallone al difensore del Parma e trasformato quel recupero nell'azione decisiva della partita: destro morbido a servire Felipe Anderson, che arrivava in corsa e di sinistro ha fulminato Iacobucci. Primo gol in campionato per il talento brasiliano, poi sostituito da Pioli con Keita per evitare un altro cartellino giallo e i rischi di una possibile espulsione. Mossa saggia, prima dell'ingresso di Klose, per arrivare in fondo con tranquillità. Solo un'altra scellerata decisione di Guida avrebbe potuto rimettere in discussione il risultato.
Il Tempo titola: "Anderson rilancia la Lazio. Parma avanti con Palladino, Mauri pareggia sul finire del primo tempo. Svarione della difesa di Donadoni e il brasiliano si sblocca in campionato".
Prosegue il quotidiano romano: Benedetta minestra, la Lazio torna a vincere dopo un novembre da incubo e risale al quinto posto aspettando il posticipo della Samp. Contro un Parma rivitalizzato dalla vendita notturna del club (solita sfortuna cosmica dei biancocelesti), non è stato facile ma alla fine i limiti dell'ultima in classifica sono affiorati e la Lazio ha sfruttato l'errore di Gobbi per portare a casa tre punti che rilanciano le ambizioni di Biglia & Co. Peraltro il gol decisivo è arrivato da Anderson ormai recuperato alla causa dopo una stagione di adattamento al calcio italiano. La Lazio recupera lo svantaggio e ribalta il risultato, cosa mai accaduta finora. Va sotto per una prodezza di Palladino (incerto de Vrij che si fa battere sul tempo), pareggia con Mauri nei minuti di recupero e nella ripresa mette il sigillo sulla terza vittoria stagionale in trasferta dopo Palermo e Firenze chiudendo la partentesi negativa di tre partite dalle quali era arrivato un misero punticino. Non è stata una prova fantastica ma i biancocelesti sono riusciti a vincere senza dominare l'avversario, senza spingere al massimo, è questo è un buon segnale per il prosieguo di un campionato molto equilibrato per quanto concerne la lotta per i posti europei.
Dentro la sfida ci sono i rimpianti di Donadoni per alcune decisioni arbitrali che hanno avvantaggiato la Lazio. All'inizio l'arbitro Guida ha fermato, su segnalazione dell'assistente Di Fiore, Cassano per un fuorigico inesistente. Sul cross del barese, Gobbi aveva segnato dopo una ventina di minuti la rete del vantaggio del Parma. Dubbi anche sul pareggio di Mauri: il gol è regolare ma arriva 14 secondi dopo il 48' del primo tempo a recupero finito. Il tecnico si è lamentato per le sbavature di una direzione insufficiente anche dall'altra parte (Djordjevic era stato fermato ingiustamente quando era lanciato verso la porta). Tant'è, alla fine il risultato ci può stare anche perché il Parma ha mostrato lacune difensive che lo hanno portato ormai a un passo dalla retrocessione anticipata. Probabile lesione del collaterale, Braafheid fermo almeno due mesi proprio quando Radu si stava ritrovando da centrale. All'orizzonte c'è la riapertura del mercato, è fondamentale intervenire in fretta per rinforzare una difesa che sta perdendo i pezzi. Anche perché dopo Atalanta, Inter e la pausa natalizia, ci sarà un gennaio di ferro con Sampdoria, Roma, Napoli e Milan in rapida successione: non si può perdere altro tempo.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
S'è rialzato a casa sua, poche centinaia di metri dal Tardini, raggiunta a piedi dopo la partita. Una domenica dolce per Pioli. Non vinceva da più di un mese. Ha vinto a Parma in rimonta. "Ho visto carattere e determinazione. Mi è piaciuta la reazione. Volevamo tornare a Roma con tre punti. Non vincevamo da troppo tempo. C'è stata una reazione forte allo svantaggio e abbiamo trovato subito il pareggio. Dal campo sono arrivate le risposte che volevo". Nel giorno in cui mancava Candreva, ha cominciato a brillare la stella di Felipe Anderson. "Alla Lazio ci sono tanti giocatori importanti e c'è concorrenza, ma Felipe sta lavorando bene e ora è migliorato nelle scelte e nella gestione del pallone. Ci credo tanto. Lui, Keita, Candreva sono giocatori importanti e che possono risolvere con una giocata individuale. Ho sostituito Felipe perché era stato già ammonito, guidavamo la partita e non volevo correre il rischio di rimanere in dieci" ha raccontato Pioli, così sereno da accettare la domanda sullo scetticismo che lo circonda. "Credo ci sia poco equilibrio. Un mese fa si parlava di Lazio spettacolare e di rincorsa al terzo posto. Sono bastati due risultati negativi per ribaltare le opinioni. Sappiamo di lavorare in un ambiente importante, è giusto che ci siano delle pressioni, dobbiamo saperle reggere. Io rispondo per quello che vivo quotidianamente. A Formello ho sempre visto una buona Lazio. La squadra ci crede, lavora tanto in allenamento, conosce il proprio traguardo. Lottiamo per entrare tra le prime cinque e tornare in Europa. Dovremo confrontarci con Napoli, Fiorentina, Milan, Genoa, Sampdoria, Inter. La distanza da Roma e Juve è dettata dalla classifica e dal recente passato. La Lazio è stata rinforzata e ha i valori giusti per entrare tra le prime cinque. E' importante essere tornati a fare punti. Dovremo combattere sino alla fine del campionato".
La Lazio aveva cominciato con Radu centrale. "Stefan è un giocatore intelligente e ha un buon piede. Quando fa il centrale, favorisce l'impostazione, perché è un mancino e apre bene il gioco. Ma anche Cana, quando è entrato, si è comportato bene. Mi dispiace per l'infortunio di Braafheid. E' un periodo poco fortunato". Pioli è tornato al Parma nel giorno dell'addio di Ghirardi. Al cuore non si comanda. "Ho visto un buon Parma. Anche se con pochi punti, è una squadra che ha tutte le possibilità di salvarsi. A Palermo non meritava di perdere. A Ghirardi non devo dire niente, ho avuto poco tempo per conoscerlo. Auguro alla nuova società le migliori fortune. La città e la tifoseria meritano la serie A". Da perfezionista ha sottolineato le note stonate del primo tempo. "E' mancato l'ultimo passaggio in tante situazioni e alcune cose in fase difensiva vanno migliorate, ma possiamo ancora crescere. Questi sono tre punti importanti". Il Parma ha protestato per il pareggio di Mauri a tempo scaduto. "Non ho il cronometro. Capisco, perché mi era successo in un Torino-Bologna e l'arbitro aveva fatto proseguire. Dalla panchina temevo il fuorigioco di Mauri, che invece era in posizione regolare". Meglio così. Quel pareggio ritrovato all'intervallo ha cambiato la domenica della Lazio.
Neymar si sarà fatto sentire, magari con un sms: "Con lui ci sentiamo spesso, mi sta sempre vicino, è una bella amicizia". Gli è stato vicino da lontano, da Barcellona. Sono cresciuti insieme nel Santos. Felipe Anderson e Neymar dribblavano insieme, si sentono ancora. Neymar sarà felice per il suo amico, per la prima rete segnata in serie A, per la seconda di fila rifilata in pochi giorni (dopo la rete in Coppa Italia al Varese). E’ stato il Tardini (come per Keita il 10 novembre 2013) a battezzare la prima firma del brasiliano in campionato. E' sempre la stessa corsa, la sua. Ma adesso ha una direzione: "E' un momento speciale. Mi mancava questa fiducia, sono riuscito a trovarla in partita. Ho aiutato la squadra anche dal punto di vista della determinazione. Sono contento perché sto giocando il mio calcio, ci sto riuscendo. Mi mancava pure la continuità, voglio dimostrare di poter essere un giocatore importante per la Lazio". Ancora, Felipe. Ancora, continua così perché così ti volevamo. Veloce, rapido, scattante e finalmente decisivo: "Il gol lo dedico a tutta la Lazio. Ho passato momenti difficili e la squadra mi ha dato la forza necessaria per crederci e andare avanti, i compagni mi sono stati accanto. La rete è importante per me e per la squadra. Voglio dare ancora di più, spero di riuscirci".
E' cresciuto, sta esplodendo. Lo aspettavamo (in questa versione) da più di un anno. Pioli gli ha dato fiducia e Felipe Anderson sta rispondendo: "La velocità è una delle mie caratteristiche, sto lavorando bene in allenamento e si vede. Accelerare è una delle cose che mi chiede il mister, svolgo questo lavoro importante per la squadra, stiamo andando bene e dobbiamo sfruttare le mie qualità. Pioli a fine primo tempo ci ha detto di crederci e di puntare l'uomo, ho fatto bene all'inizio del secondo tempo, ho fatto quello che mi ha chiesto lui". Ha messo il timbro su una vittoria pesante, di questo è felicissimo: "Questa vittoria è uno stimolo per lavorare e affrontare la prossima gara con più fiducia e tranquillità, ma con la stessa voglia di Parma". Felipe Anderson, il gol, la dedica alla Lazio, l'esultanza alzando gli occhi al cielo: "Ringrazio Dio. E' bellissimo segnare e andare sotto la curva dei tifosi per ripagare il sostegno, finalmente è arrivato il momento di esultare con loro". E ha ringraziato anche Djordjevic: "E' stato bravissimo, ha rubato palla pressando, me l'ha passata, spero di ricambiare presto il regalo, l'ho ringraziato subito. Questo è il vero spirito di squadra". Ha sostituito Candreva, ha ricambiato la fiducia: "Era importante tornare alla vittoria, sono felice per il gol, ma per me conta solo il bene della squadra. Ora ci prepareremo in vista dell'Atalanta, vogliamo l'Europa. Stiamo facendo del nostro meglio per arrivare più in alto possibile, abbiamo tutto per riuscirci".
Felipe Anderson guarda al futuro prossimo: "Non penso al prossimo anno, penso alla prossima partita, al prossimo allenamento. E' la seconda gara che gioco bene, confermarmi è l'obiettivo principale. Era solo un momento difficile, è in crescita anche la Lazio. Tutte le squadre hanno dei momenti un po' così, abbiamo ritrovato risultato e condizione. Abbiamo giocatori di qualità, dobbiamo pensare partita dopo partita. Conosciamo il nostro valore e dobbiamo continuare su questa strada, la Lazio è forte". Felipe ha espresso un desiderio finale: "Klose? Spero che resti con noi. La squadra ha bisogno di lui". E Felipe Anderson non si eclissi più.