23 dicembre 2020 – Milano, stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, XIV giornata - inizio ore 20.45
MILAN: G. Donnarumma, Calabria (92' Dalot), Kalulu, Romagnoli, Theo Hernandez, Krunic, Tonali, Saelemaekers (64' Castillejo, 90'+2' Maldini]), Calhanoglu, Rebic, Leao (79' Hauge). A disposizione: Tataru?anu, A. Donnarumma, Conti, Musacchio, Duarte, Brahim Díaz, Colombo. Allenatore: Pioli
LAZIO: Reina, Patric (88' Hoedt), Luiz Felipe, Radu, Lazzari, Milinkovic-Savic (73' Akpa Akpro), Escalante (46' Cataldi), Luis Alberto, Marusic, Immobile (74' Andres Pereira), Correa (32' Muriqi). A disposizione: Strakosha, Alia, Armini, Franco, Adeagbo, D. Anderson, Caicedo. Allenatore: S. Inzaghi
Arbitro: Sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Peretti e Fiorito - Quarto uomo Sig. Sacchi - V.A.R. Sig. Irrati - A.V.A.R. Sig. Paganessi.
Marcatori: 10' Rebic, 17' Calhanoglu, 28' Luis Alberto, 59' Immobile, 90'+2' Theo Hernandez.
Note: ammonito al 39' Escalante, al 41' Krunic, al 64' Luis Alberto, al 78' Theo Hernandez, all'80' Akpa Akpro, all'89' Muriqi . Angoli . Recuperi: 4' p.t., 4' s.t.
Spettatori: partita a porte chiuse per emergenza Covid 19.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Milan stella 2020. Theo miracolo al 92' affonda la Lazio. Pioli chiude in testa un anno magico. I rossoneri scappano con Rebic e Calhanoglu, Inzaghi rimonta con Luis Alberto e Immobile, poi lo show di Hernandez e tutti sotto la curva col tecnico. Il Diavolo è la squadra ha fatto più punti nei dodici mesi: 79".
Continua la "rosea": Stefano Pioli ha la faccia radiosa di George Bailey quando alla fine abbraccia i suoi ragazzi, a un passo dal Natale: "La vita è meravigliosa!". Neanche Frank Capra avrebbe immaginato un film del genere: Milan avanti 2-0, poi raggiunto e sull’orlo di un doppio sorpasso, sul campo dalla Lazio e dall’Inter in classifica. Dopo essere stato in testa dalla prima giornata. La beffa di Natale... E invece, senza Ibra, Kjaer, Kessie, Bennacer, è andato oltre le proprie paure, i propri limiti, la propria giovinezza (Kalulu) e, a pochi secondi dalla fine, ha trovato con Theo Hernandez il 3-2 che ricaccia indietro l’Inter e la Juve a -10. Salva l’imbattibilità di 26 partite e tutti gli altri record. Per ritrovare una squadra che ha segnato almeno 2 gol per 16 partite di fila nei tornei top, bisogna tornare al Barcellona del '48. Nella lunga assenza di Ibra e, soprattutto in questa partita, il Milan ha dimostrato di non avere solo entusiasmo e bel gioco, anche virtù morali che garantiscono ulteriormente sulla sua durata. La Lazio ha giocato una buona partita, ma non l’ha azzannata quando avrebbe potuto e nel finale, rinunciando a Immobile e Milinkovic, forse ha dato una spinta al Diavolo. Un altro lampo. Se Pirlo era davanti alla televisione e ha paragonato l’ingresso in partita del Milan con quello della sua ultima Juve, gli saranno girati i sentimenti. Non un lampo di 6” come a Sassuolo, ma al 10’ il Diavolo è già in vantaggio. Rebic schiaccia in rete un corner del turco.
A Reggio l’aveva sbloccata Leao, qui il croato, cioè i due chiamati a riempire il vuoto enorme di Ibra. Fino a non troppo tempo fa, per il Milan era un’impresa mungere gol da calci da fermo. D’altra parte, se il Milan è così in alto è perché si è messo a fare cose che prima non faceva. A cominciare dall’entusiasmo con cui aggredisce le partite, anche in vantaggio. Infatti al 17’ trova il raddoppio. Bellissimi lo strappo di Saelemaekers e l’idea filtrante che libera in area Rebic. Il croato sbaglia ad assistere Leao, ma la palla gli torna tra i piedi e Patric lo travolge in scivolata: rigore. Calha trasforma dal dischetto. È il 12° gol segnato entro la prima mezz’ora di gioco. Nessuno ha fatto meglio. Il record spiega bene le voglie accese dei ragazzi di Pioli. Qui la Lazio pensa bene di accendere le sue. Finora ha faticato soprattutto costruire da dietro. Escalante non è Leiva. Ora cresce, anche perché il Milan gestisce di più e la partita lentamente vira. Comanda Luis. Lazzari e Marusic cominciano a battere le fasce con insistenza. La cosa fa male al Milan. Non tanto per i cross, quando perché si allargano le maglie della mediana rossonera e attorno a Luis Alberto e Milinkovic si allargano macchie di prato. Qui Pioli scopre che le assenze di Bennacer e, soprattutto Kessie, stasera pesano molto di più di quella di Ibra. Perché né Tonali né Krunic hanno la reattività, la cattiveria e il senso della posizione per intercettare chi s’infila di corsa negli spazi. E la Lazio lo fa bene. Nessuno dei due sa tessere il palleggio di Bennacer che avrebbe impedito al Milan di abbassarsi tanto. Sale in cattedra Luis Alberto. I rossoneri soffrono, ma cadono per un episodio su azione da corner.
Ingenuità di Kalulu che, senza particolare affanno, colpisce al tallone Correa che dovrà uscire. Donnarumma è prodigioso sul rigore di Immobile che sbatte sul palo, ma quel volpone di Luis Alberto anticipa i rossoneri che stavano per festeggiare Gigio (28’). Dieci anni dopo. La Lazio non molla l’osso nella ripresa e prova a danzare sulle difficoltà del Milan che sente incombere il fantasma del pareggio. Abbiamo detto di Luis Alberto, ecco Milinkovic che gode di una libertà inaudita quando al 14’, da limite, scodella in area per Immobile. Dove è Kessie? Il bravo Kalulu paga ancora la tenerezza dei suoi anni e si fa aggirare da Ciro che sbatte in rete il suo 9° gol, il 34° di un anno solare indimenticabile. Per il Milan, giovane e incerottato, è come finire sotto un Tir: da 2-0 a 2-2, il primo posto perso a un passo dal Natale. Ma qui Pioli scopre che sotto la buccia verde del suo Milan non c’è solo allegria ed entusiasmo. La squadra si ribella all’idea del doppio sorpasso. Inzaghi toglie Immobile e Milinkovic. Per quanto potessero essere stanchi, fatichiamo a condividere. Non solo resiste, il Diavolo attacca. Sfiora due gol con Rebic. Se c’era Ibra... Ma c’è Theo, che con Calha ha preso in mano la squadra in assenza del totem Zlatan. A una manciata di secondi dalla fine, Hernandez incorna il 3-2. Da 10 anni il Milan non trascorreva il Natale da solo in testa: e fu scudetto. Diavolo primo per punti nell’anno solare, 79. Un anno fa Pioli, dopo 5 gol presi a Bergamo, era sicuro di essere all’ultimo panettone milanese. Ora lo divorerà, affamato di futuro, e le briciole cadranno in testa a tutto il resto della Serie A.