20 marzo 2016 - Campionato di Serie A - XXX giornata - inizio ore 20.45
MILAN: Donnarumma, Abate, Zapata, Romagnoli, Antonelli, Honda (84' Menez), Montolivo, Bertolacci, Bonaventura, Luiz Adriano (74' Balotelli), Bacca. A disposizione: Abbiati, Diego Lopez, De Sciglio, Alex, Mexes, Calabria, Poli, Locatelli, J. Mauri, Boateng. Allenatore: Mihajlovic.
LAZIO: Marchetti, Patric, Bisevac, Hoedt, Braafheid, Biglia, Candreva (88' Mauricio), Parolo, Lulic, Felipe Anderson, Matri (80' Djordjevic). A disposizione: Berisha, Guerrieri, Gentiletti, Onazi, Cataldi, S. Mauri, Keita, Klose. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Tagliavento (Terni) - Assistenti Sigg. Barbirati e Di Fiore - Quarto uomo Sig. Marzaloni - Assistenti di porta Sigg. Calvarese e Fabbri.
Marcatori: 9' Parolo, 15' Bacca.
Note: espulso all'86' Lulic per doppia ammonizione. Ammoniti Biglia e Abate per gioco scorretto. Angoli 12 a 4. Recuperi: 0' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 33.481 di cui paganti 13.946 per un incasso di Euro 345.760,20 e abbonati 19.535 per una quota di Euro 452.385,79.
La Gazzetta dello Sport titola: "Bacca si sveglia il Milan no. Contro la Lazio un pareggino tra i fischi. Parolo gela San Siro, poi il colombiano pareggia interrompendo il lungo digiuno. I rossoneri non sfruttano le occasioni e colpiscono due legni: 3 partite senza vittorie".
Continua la "rosea": Non è venuto, forse avrà trovato il traffico del rientro, oppure avrà convenuto che la domenica delle palme non è la giornata ideale per incontrare il diavolo. L'esorcista convocato da Sinisa Mihajlovic alla vigilia, per togliere i malefici al suo Milan, si è tenuto lontano da San Siro, tempio ormai sconsacrato che per ospitare il grande calcio deve truccarsi da campo neutro, vedi la prossima finale di Champions, senza italiane. Al posto del persecutore di spiriti maligni si è presentata la Lazio nemmeno troppo terribile, che vive tra disagi e frustrazioni, ma che quando passa dal Meazza si raccoglie per tutelare il suo allenatore. Stefano Pioli era in odore di licenziamento anche in dicembre, però qui riuscì a stendere l'Inter allora capolista. Da Natale a Pasqua, i suoi crediti sono di nuovo deteriorati, tuttavia i suoi ragazzi gli mantengono il lavoro almeno fino al derby post pasquale. Anche Mihajlovic è sempre precario, almeno nelle impressioni che filtrano da casa Berlusconi. Il presidente stavolta assiste di persona al pareggio che non può accontentare: anche se è una visita elettorale più che pastorale, non tralascia una stilettata all'allenatore, già prima del via. E dopo non avrà cambiato idea. Il Milan così tocca la terza gara senza vittoria, non capitava da ottobre, e arriva pure a 12 tra pali e traverse. Ma non può prendersela soltanto con la sorte; aveva un'occasione per avvicinare la concorrenza, invece replica il risultato di tutte le altre rivali per l'Europa League.
Sembra superiore alla Lazio, almeno dopo averla ripresa subito, invece nella seconda parte non riesce a finirla nonostante abbia il governo del match, gli mancano quintali di quella mentalità vincente. Anzi, è Donnarumma, con un prodigio, a evitare la seconda fuga ai laziali che finiscono anche in dieci, per il doppio giallo a Lulic. Il Milan in generale costruisce di più, ma, questo è il peccato più grave, non approfitta dei troppi imbarazzi dei difensori laziali, talvolta troppo rozzi sul piano tecnico. Luiz Adriano e Bacca non partivano insieme dal 9 gennaio, con la Roma. Mihajlovic deve aver minacciato di prolungare la loro quaresima fino a ferragosto e i due sudamericani, che tengono alle vacanze, almeno per un'ora dondolano in maniera essenziale, scambiandosi la posizione e gravando di ansia Bisevac e Hoedt. Riescono a dialogare anche sul gol, con robusta sponda di "Luiz" per il collega, che arriva al 14o centro ed era a secco dal 14 febbraio. Il Milan comprende anche che l'inferiorità numerica in mezzo, dove Biglia resta imboscato tra le due linee di quattro, va combattuta con il fraseggio rapido e l'apertura in contropiede. Per sfuggire all'uno contro uno incessante di Pioli (Lulic-Montolivo, Parolo-Bertolacci), i rossoneri formano talvolta un quadrato quando gli esterni stringono verso il centro, all'altezza della trequarti ponendosi di fronte a Bertolacci e Montolivo. Una traversa nel primo tempo su punizione e un palo nella ripresa, sempre di Bonaventura, fanno imprecare Mihajlovic, ma per lunghi tratti è una contesa senza sbocchi che non viene cambiata nemmeno da Balotelli e Menez, dentro nel finale.
Quando Mario rileva Luiz Adriano si sentono anche dei fischi e non possono essere soltanto dei pochi tifosi laziali. Per arrivare al sesto pareggio consecutivo in trasferta (prima volta in A nella sua storia), la Lazio individua subito un sistema di accesso nell'area di Donnarumma trovando spesso la superiorità sulla sua destra con Candreva, Parolo e anche Patric. I loro triangoli e la velocità di azione e di pensiero disegnano quattro occasioni già nei primi 13 minuti, quella che entra è la meno spettacolare, cioè una zuccata di Parolo su corner di Biglia. Nel secondo tempo invece Candreva si sgonfia e cresce Felipe Anderson, ma i migliori restano Parolo e Marchetti. La Lazio non vince in casa del Milan dal 1989 e stavolta si è presentata anche con una fitta lista di infortunati recenti (Basta, Radu, Milinkovic, Konko e Kishna). Reclama per un mani in area di Zapata quasi allo scadere, ma l'arbitro lascia correre perché il braccio è vicino al corpo. Anche il Milan poteva avere un rigore per un fallo di Parolo su Montolivo "trasformato" in punizione: parità anche in questo aspetto, forse serviva davvero un esorcista.
Il Corriere dello Sport titola: "Bacca replica a Parolo. Miha esce tra i fischi, per il Milan un punto che serve a poco. La lazio reclama un rigore".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Nuova pesante e ormai inappellabile bocciatura per il Milan di Mihajlovic. Una bocciatura, secca e rigorosa, giunta direttamente dal presidente Berlusconi in tribuna qui a San Siro. Non si è divertito, anzi. A fine gara ha ironizzato con chi gli chiedeva se, per caso, avesse ottenuto un minimo di conforto dalla prova della sua squadra. Sicuramente a fine gara l'unico veramente contento era Pioli che per la seconda volta in questo campionato ha salvato la sua... panchina qui a San Siro. A dicembre si era presentato qui contro l'Inter, conquistando una vittoria prodigiosa. Il numero 1 rossonero si è presentato in tribuna d'onore speranzoso di vedere un Milan più volitivo e concreto rispetto alle recenti esibizioni. L'esordio è stato scoraggiante (gol di Parolo), anche se dopo il quarto d'ora la squadra di Mihajlovic ha preso in mano il controllo della partita. La Lazio ha cercato di colpire sulle ripartenze che non sempre hanno trovato i rossoneri pronti con l'atteggiamento di chi voleva conquistare i 3 punti senza troppi indugi. Ma Pioli, uscito provato ma non scoraggiato dalla eliminazione in Europa League, ha trovato il giusto correttivo per evitare di sbandare come era accaduto giovedì scorso (0-3) all'Olimpico contro lo Sparta Praga. Il 4-1-4-1 proposto a San Siro è apparso più ordinato e attento con Biglia schiacciato ai margini della difesa e Matri unica punta.
C'è voluto comunque il gol di Parolo (assist direttamente da calcio d'angolo di Biglia) per scatenare, finalmente, la reazione del Milan. Che, dopo appena 6' dallo 0-1, è andato a pareggiare con Bacca, assistito da Luiz Adriano. Gol numero 14 in campionato per il colombiano che non segnava da 415', ma anche gol n.14 subito dalla Lazio nel primo quarto d'ora della partita fra campionato e Coppe. Per gli amanti delle statistiche quello firmato da Parolo è stato anche il gol n... 14 incassato dal Milan su calcio piazzato. Sempre nel primo tempo Bonaventura, su punizione poco fuori area, ha scheggiato la traversa. Quest'anno per la dodicesima volta i rossoneri sono stati fermati dai contorni della porta avversaria più che mai stregata... Doppia occasione, poco dopo il 20', per Felipe Anderson e Bonaventura ma Donnarumma e Marchetti si sono superati in bravura. Poco prima della mezz'ora Mihajlovic ha richiamato in panchina Luiz Adriano per dare una nuova chance a Balotelli che è stato accolto con una bordata di fischi dai suoi stessi tifosi. Evidentemente Mihajlovic in settimana è riuscito a individuare, finalmente, la password giusta perché Mario è tornato Super, almeno nelle buone intenzioni e nella volontà, con un paio di proposte di lodevole intensità. Ma il fronte rossonero non è ancora compatto perché subito dopo l'entrata di Balotelli, Mihajlovic ha chiesto a Menez di andare a scaldarsi.
Il francese non è sembrato molto convinto. Allora il vice Sakic è andato a sollecitarlo dicendogli che mancava ancora un quarto d'ora alla fine e che era il caso che ubbidisse all'ordine di Mihajlovic... La partita si è scaldata nel finale con il doppio giallo a Lulic che, espulso, verrà squalificato per il derby. Contemporaneamente (39' st) Menez è stato spedito in campo al posto di Honda con il Milan che si è disposto con un 4-3-3 decisamente aggressivo e speranzoso di poter fare bottino pieno. Zapata ha rischiato grosso allo scadere aggiustandosi il pallone in area di rigore. Marchetti ha giganteggiato fra i pali opponendosi con bravura allo scatenato Bonaventura. Al fischio finale sono giunti, puntuali e mortificanti, i fischi dei tifosi milanisti. Ancora una volta chi ha preferito disertare la Scala del calcio ha avuto ragione. Il punto di ieri sera rende più coraggiosa la Lazio verso il derby. Il Milan è sempre più piccolo, quasi insignificante anche se il sesto posto dovrebbe essere malinconicamente al sicuro.
Il Messaggero titola: "Lazio, una mezza luce a San Siro. I biancocelesti vanno in vantaggio con Parolo ma Bacca firma il pari. Pioli salva la panchina ma la prova della squadra non è stata brillante".
Prosegue il quotidiano romano: Milano porta bene a Pioli. Le preghiere a Sant'Ambrogio salvano ancora una volta la panchina dell'allenatore che dopo il panettone, mangerà anche l'uovo di Pasqua. Contro l'Inter, a Natale, aveva portato a casa 3 punti tondi convincendo Lotito a proseguire con lui; ieri, il pareggio lo ha messo al riparo dall'esonero, ma non certo dai fischi dei tifosi. L'1-1 ha il sapore di un brodino riscaldato, perché il destino di Pioli è ormai segnato, a fine stagione sarà addio. In campo nessuno lo segue più e si vede. La Lazio è smarrita e non riesce più a rialzare la testa. Lo sguardo è sempre più basso così come il morale. Il duello con Mihajlovic, quello che molti indicano come suo sostituto, finisce in parità. Ci si aspettava un atteggiamento decisamente diverso dopo l'onta dell'Europa League e la strigliata in settimana del presidente Lotito. Ed invece nulla. La Lazio è scesa in campo con il solito atteggiamento di sufficienza e senza il minimo mordente. Di fronte non c'era certo un Milan da far paura, eppure i biancocelesti non sono mai riusciti a prendere in mano la partita. Fatica enorme in difesa. Unica scusante le tante assenza nel reparto. La linea a 4 messa in campo da Pioli fa venire i brividi. Unico a salvarsi è Patric che gioca con un briciolo di cattiveria in più, gli altri invece devono sempre rincorrere.
A centrocampo Biglia si danna l'anima, Parolo segna, Lulic non ha più tanta voglia di correre. Si becca anche un doppio giallo e salterà il derby. Davanti c'è da farsi il segno della croce. Anderson è desaparecidos da tempo immemore. Impossibile trovare anche solo una traccia del brasiliano che fu. Vive di nostalgia, così come Matri che a Milano ha tanti amici e in campo galleggia senza mai pungere. Probabilmente a fine anno la Lazio un premio lo vincerà sicuramente: è la squadra che prende più gol nei primi 15 minuti. Ne ha già incassati 14 tra campionato e coppa. Solo l'Atalanta nelle ultime gare non è riuscita a violare la porta di Marchetti nel primo quarto d'ora. Il Milan non andava in gol da tre partite, Bacca era a secco addirittura da 4. Niente paura perché i biancocelesti quest'anno resuscitano chiunque e così è stato. Bisevac è a dir poco molle e non contrasta Luiz Adriano che con tutta tranquillità protegge palla e serve Bacca che, complice la dormita colossale di Hoedt, festeggia ringraziando Dio e la "rocciosa" difesa laziale. Il vantaggio degli uomini di Pioli dura appena 6 minuti.
La gara si gioca in un clima di contestazione generale. I circa 200 laziali giunti fino a Milano non risparmiano critiche ai biancocelesti. "Mercanari" e "Tirate fuori le p..." le frasi più tenere che si sono sentite. Una piccola pausa per esultare al gol di Parolo poi di nuovo insulti alla dirigenza. Stesso discorso dall'altro lato dove gli ultras rossoneri criticano a gran voce Galliani reo, secondo loro, di una gestione mediocre. Tra un insulto e l'altro si tifa solo per la maglia. Due tifoserie in aperta contestazione per le rispettive stagioni fallimentari delle due squadre. San Siro risuona di fischi e rabbia. Un punto che manda al letto tranquilli sia Pioli sia Mihajlovic. Fiducia rinnovata, sì ma sempre a tempo.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Ancora una volta San Siro è arrivato in suo soccorso. Alla vigilia di Natale il successo sull'Inter al Meazza lo aveva rimesso in sella dopo il periodo più buio da quando è alla Lazio. Stavolta, alla vigilia di Pasqua, è bastato un pareggio, contro il Milan, per salvare una panchina tornata traballante dopo il tonfo in Europa League. Certo, per Stefano Pioli sarebbe stato meglio replicare il successo di tre mesi fa. Perché i tre punti, oltre ad archiviare davvero il brutto k.o. di coppa, avrebbero anche consentito alla sua Lazio di mettere nel mirino quel sesto posto che può (poteva?) dare un senso al finale di campionato biancoceleste. Ma l'1-1 è comunque da salutare positivamente. "Avevamo bisogno di una prestazione del genere dopo la grande delusione di coppa - commenta il tecnico -. Col Milan abbiamo giocato da squadra, stretto i denti e siamo riusciti a portare a casa un risultato positivo. Siamo stati bravi a reagire e a non abbatterci. Il rigore alla fine? (mani di Zapata, ndr) Si poteva fischiare o meno, situazione al limite. Dispiace che tutte le decisioni a metà siano state prese nell'altra direzione". Poi sul suo futuro: "Quest'anno abbiamo sprecato tante occasioni, ma adesso l'importante è finire bene la stagione, poi tireremo le somme. Terminato il campionato ci incontreremo con la società e cercheremo di capire se è il caso di andare avanti oppure no. Adesso pensiamo al derby e cerchiamo di prepararlo al meglio".
La risposta che ci voleva dopo la débacle di coppa. Non sufficiente per riaprire i giochi per l'Europa che verrà (il sesto posto del Milan resta a 7 punti, troppi con 8 partite da giocare), ma utile per certificare che dopo la serataccia di coppa la Lazio non ha alcuna intenzione di mollare. Importante soprattutto perché, dopo la sosta, la squadra biancoceleste è attesa da quella che Pioli definisce "non una partita, ma la partita". Già, il derby. Che da solo non può ovviamente salvare una stagione in cui, uno dopo l'altro, sono stati falliti tutti gli obiettivi, ma che può quanto meno lenire un po' di sofferenze. A questo punto, in effetti, la stracittadina del 3 aprile può rappresentare per la banda di Pioli la classica occasione per salvare almeno la faccia. "Contro la Roma abbiamo l'occasione di dimostrare il nostro reale valore - dichiara Felipe Anderson -. Quest'anno abbiamo fallito tutti i nostri obiettivi e abbiamo incontrato tante difficoltà. Ora però ci sono altre otto partite per far vedere che non siamo quelli che hanno sbagliato tanto. Tutte le partite che restano sono importanti, il derby lo è ancora di più. La Roma è molto forte, sta facendo una grande stagione, ma noi dovremo essere ancora più bravi". Una gara, il derby, che la Lazio affronterà in emergenza a causa dei numerosi infortuni e anche della squalifica di Lulic che a San Siro è stato espulso. "Non mi piace parlare degli arbitri - ancora Anderson -, ma stavolta devo farlo perché Tagliavento ha fischiato a senso unico. C'era anche un rigore per noi alla fine per il fallo di mano di Zapata. Mancava poco alla fine se l'arbitro avesse fischiato quel rigore che c'era avremmo vinto noi. Peccato". La prova della Lazio è stata però incoraggiante secondo Anderson: "Volevamo vincere, ci abbiamo provato, ma nel complesso abbiamo disputato una discreta partita. Dopo il gol dell'1-0 avremmo dovuto gestire meglio il vantaggio. E poi anche sull'1-1 avremmo potuto sfruttare meglio alcuni contropiede". Uno l'ha visto protagonista. "Avrei dovuto segnare, è vero. Ma Abate è stato molto bravo a recuperare e poi Donnarumma a parare".