31 marzo 2019 – Milano, stadio Giuseppe Meazza - Campionato di Serie A, XXIX giornata - inizio ore 20.30
INTER: Handanovic, D'Ambrosio (79' Candreva), Skriniar, Miranda, Asamoah, Vecino, Brozovic, Politano, Borja Valero (74' Nainggolan), Perisic, Keita (84' Joao Mario). A disposizione: Padelli, Berni, Ranocchia, Dalbert, Cedric Soares, Colidio, Gagliardini. Allenatore: Spalletti.
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Acerbi, Bastos, Romulo, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto (67' Parolo), Lulic (87' Durmisi), Correa (27' Caicedo), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Wallace, Radu, Marusic, Berisha, Badelj, Jordao, Cataldi. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Mazzoleni (Bergamo) - Assistenti Sigg. Bindoni e Vivenzi - Quarto uomo Sig. Abbattista - V.A.R. Sig. Rocchi - A.V.A.R. Sig. Liberatore.
Marcatori: 13' Milinkovic.
Note: nessun ammonito. Angoli 12-3. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 56.348, incasso non comunicato.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Inter senza pace. Problemi in campo e nello spogliatoio: nerazzurri a picco. E la Lazio si avvicina. Milinkovic stende una squadra scialba e spuntata. Pesa la scelta di Icardi in tribuna".
Continua la "rosea": Mauro Icardi, che all'andata segnò due gol alla Lazio, è seduto in un box accanto a Wanda che ha una specie di fascia da capitano al collo. Il centravanti in campo lo fanno prima un esterno (Keita) poi un mediano (Vecino). Questa è la fotografia avvilente dell’Inter, di come si è ridotta a giocarsi uno snodo determinante per la Champions, incapace di risolvere le sue tempeste interne. Battendo la Lazio avrebbe cacciato a -5 il Milan, a -9 la Roma e quasi blindato il terzo posto. Invece ha perso con la Lazio che, immaginando di vincere il recupero con l’Udinese, può vedersi quarta a quota Milan (51), cioè a 2 punti dai nerazzurri (53). Tutto ancora liquido. Con l’imperativo categorico per l’Inter di ritrovare pace, per non farsi male ulteriormente e non compromettere quel che resta. Brava la Lazio ad approfittare delle fragilità nerazzurre e a strappare una vittoria pesante che la porta oltre la Roma, sulla soglia del sogno. Il gol di Milinkovic, che alle grandi non segnava mai, è la spia della crescita etica del gruppo che Simone inseguiva da tempo.
L’Inter non parte male. Sembra ancora sull’onda del derby perché dal 7’ al 9’ Vecino attacca l’area come fosse il Milan: sfiora il gol e intasca un angolo, sul quale Skriniar spreca di brutto. Però, sfumata la partenza a razzo, ci rendiamo conto che non è il derby per un paio di ragioni. Prima: Vecino non è trequartista, ma interno, a sinistra di Brozovic. E’ 4-3-3, non 4-2-3-1. Quindi farà più fatica ad assaltare la porta. Seconda: il terzo mediano è Borja Valero e non Gagliardini. E qui la domanda sorge spontanea: perché rinunciare a Gagliardini, reduce da un buon derby, contro un centrocampo zeppo di qualità che deve essere arginato con una fisicità che lo spagnolo non può permettersi da tempo? Se hai vinto il derby con due buone idee (Vecino trequartista, Gagliardini incontrista) perché rinunciarci? In un’Inter già in emergenza, perché rinnegare i pochi punti fermi? Infatti i creativi di Simone Inzaghi crescono e prendono in mano la partita. Al 13’ c’è già la sentenza. L’ottimo Luis Alberto pesca la fronte di Milinkovic che imbuca sul secondo palo. Imbarazzante la gentilezza con cui D’Ambrosio lascia crossare il primo e con cui Brozo lascia saltare il secondo. Difficile risalire per i nerazzurri, perché Icardi è in tribuna e perché a destra è andata giù la catena: D’Ambrosio e Politano fanno a gara a chi sbaglia di più. La Lazio, che si compatta dietro, concede pochi spazi. L’Inter è tutta sulle spalle di Perisic, solo quando il croato mulina le gambe si intravvede un pericolo.
Opaca la regia di Borja e Brozo. Keita, finito di consultare il manuale del centravanti, si fa vivo al 43’ con un bel diagonale che impegna Strakosha. Molto più complicati i due interventi di Handanovic che nel finale nega il match-point a Caicedo (entrato per Correa) e a Luis Alberto. Inzaghi non si dispera. Sa che il tempo gioca per lui, che la stanchezza e l’ansia dell’Inter allargheranno gli spazi e favoriranno le ripartenze. Infatti al 10’ della ripresa Caicedo impone già il terzo miracolo a San Handanovic. Però i gol sbagliati dalla Lazio cominciano a essere troppi. L’ingresso di Parolo al 22’, fresco e "cattivo" sotto porta, potrebbe avere questo senso, ma l’uscita di Luis Alberto, il migliore, resta misteriosa. Spalletti spinge l’Inter verso la porta con un cambio per volta: Nainggolan, Candreva, Joao Mario, per Borja, D’Ambrosio e Keita. Vecino diventa centravanti: l’ultimo triste spot della situazione. All’Inter va riconosciuto l’orgoglio di aver chiuso il match nell’area della Lazio. A Inzaghi va rimproverata una gestione esageratamente difensiva. Ha rischiato più del dovuto. L’uscita di Luis Alberto ha sgonfiato la squadra davanti a Strakosha. Meglio togliere lo spento Immobile. Ma, detto questo, onore a Simone perché ha fatto crescere la sua creatura nel gioco e nella personalità : con le grandi perdeva sempre. Attenzione al filo rosso che lega Lazio, Atalanta e Sampdoria: hanno vinto tutte e tre in questa giornata, perché hanno la forza di un gioco. Inter, Milan e Roma, più accreditate per un posto Champions League, hanno perso e sono piene di problemi tattici e ambientali. Potrebbe essere il tema dello sprint finale: l’allegria vincente di chi arriva da dietro.
? Il Corriere dello Sport titola: "Il colpo di Sergej. Milinkovic si sblocca con una grande. La Lazio vince al Meazza e vola a -3 dal 4Âş posto (con una gara in meno). Spalletti perde lo scontro diretto con i biancocelesti: resta al terzo posto ma ora la corsa alla Champions si fa piĂą affollata".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: La Champions nel mirino. Per cancellare la delusione del 20 maggio 2018, quando Spalletti gli soffiò il quarto posto nell’ultimo quarto d’ora del campionato piazzando il sorpasso all’Olimpico, Inzaghi dovrà continuare a correre con questa velocità sino al traguardo, ma dopo aver vinto il derby con la Roma ieri sera ha sbancato San Siro e ha piegato l’Inter, riaprendo la corsa al terzo posto, non solo al quarto. Impresa firmata da un gol di Milinkovic e realizzata sotto gli occhi di Lotito, una vera festa perché negli ultimi quattro anni il presidente non si era più visto in trasferta e da un anno e mezzo, in campionato, la Lazio non riusciva a battere una grande: l’ultimo colpo era datato 14 ottobre 2017 (2-1 allo Stadium con la Juve). Simone, con una partita in meno, ha scavalcato Ranieri e ora vede il Milan di Gattuso, distante solo 3 punti. L’Inter è crollata, in piena crisi tecnica e societaria. Non è bastato il derby con i rossoneri per rialzarsi. E’ una botta pesantissima per Spalletti, inseguito dal fantasma di Icardi, non convocato e in tribuna con Wanda. Lautaro ko e Keita, non esattamente una prima punta, esausto e sostituito da Joao Mario a sei minuti dalla fine più recupero. Neppure è entrato Ranocchia, il centravanti d’emergenza. In area mancava un saltatore di testa.
L’Inter non aveva cambi o attaccanti in panchina: il 65% di possesso palla, 12 angoli, 18 tiri (solo 7 nello specchio) e 35 cross non sono bastati per trovare il gol e acciuffare il pareggio dopo quasi 80 minuti a inseguire. Per la Lazio è stato un successo limpido, meritatissimo e solo Handanovic ha tenuto in bilico il risultato, evitando il raddoppio. Questa volta la squadra biancoceleste ha tenuto bene sino in fondo e senza sbandare, anche se il cambio tra Parolo e Luis Alberto (aggiungendo sostanza) ha tolto qualche idea per ripartire. Quello, però, era il momento di custodire una vittoria forse decisiva per la stagione. La partita si era aperta con una tripla occasione nerazzurra favorita dall’unico vero momento di paura della Lazio, provocato da una palla persa da Leiva. Diagonale di Perisic, destro di Vecino a un soffio dal palo e palla alta di Skriniar nel giro di due minuti. E’ stato un attimo, perché è presto emersa la qualità del centrocampo biancoceleste, meraviglioso nel fraseggio costruito da Leiva, Luis Alberto e Milinkovic. Correa si abbassava a ricevere il passaggio e puntava dritto verso Handanovic e proprio grazie a una combinazione a tre con Romulo e Milinkovic, l’argentino è riuscito a ribaltare l’azione da un’area all’altra. Il cambio gioco di Romulo ha pescato libero Luis Alberto dalla parte oppposta. Lo spagnolo ha visto l’inserimento di Milinkovic, pallone al bacio. Brozovic è stato scavalcato e il serbo ha infilato di testa in rete.
Primo gol a una big in Serie A, lo inseguiva da quando è arrivato in Italia. Su quel gol la Lazio ha costruito una partita intelligente e accorta. Forse si è abbassata troppo come baricentro, ma era una conseguenza naturale del copione tattico, poco possesso palla, lasciato all’Inter per scelta. Spalletti aveva tenuto fuori Gagliardini a beneficio di Borja Valero, Vecino interno e Brozovic in regia. Keita prima punta di movimento e l’idea del 4-3-3 per puntare sulle corsie laterali. Lulic e Bastos sono riusciti a limitare Politano, non permettevano a D’Ambrosio di salire. Sul versante opposto Perisic creava più problemi a Romulo e Luiz Felipe. La Lazio difendeva quasi a cinque, gli esterni erano bassi e così faticava a ripartire. E poi si è fatto male Correa, l’uomo di collegamento, ma Inzaghi ha inserito Caicedo. Davanti Immobile non mordeva, dietro Acerbi faticava a prendere le misure a Keita, l’ampiezza interista era inutile. Cross, mischie vane davanti a Strakosha, una palla velenosa del senegalese. Simone invece aveva gridato al raddoppio due volte a un souo dall’intervallo. Handanovic bravissimo su Bastos e Luis Alberto. L’Inter ha continuato a cercare solo Perisic. Si è visto Politano con due tentativi da fuori. L’area di rigore era tutta per i colpi di testa di Acerbi, Leiva, Bastos e Luiz Felipe. La Lazio nella ripresa ha persino migliorato il palleggio, si stavano aprendo gli spazi per andare a cercare il secondo gol, sfiorato da Caicedo e Immobile, finalmente dentro la partita. Superato il ventesimo, Inzaghi ha rinforzato la mediana. Parolo ci poteva stare, un po’ meno l’uscita di Luis Alberto: con i suoi ricami stava facendo la differenza, ma quello era il momento di combattere, la pressione dell’Inter stava aumentando. Dentro Nainggolan e poi Candreva con la difesa a tre. Tutto inutile. Festa con vista Champions in casa Lazio. Il gol di Milinkovic forse cambierà la storia.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Nulla è ancora deciso. Anzi, ora più che mai è tutto in gioco. Ma se a fine maggio la Lazio festeggerà la conquista di un posto in Champions, la vittoria di ieri sera, a San Siro, contro l’Inter, dovrà essere considerata una tappa fondamentale, forse addirittura decisiva. E sotto il colpaccio c’è soprattutto una firma, quella di Milinkovic-Savic. Sì proprio che da quando è arrivato alla Lazio non aveva mai segnato a Juventus, Napoli, Inter o Milan, vale a dire le prime 4 della classifica di oggi. La squadra biancoceleste, infatti, è ancora quinta, insieme all’Atalanta e davanti alla Roma, ma potenzialmente potrebbe essere quarta alla pari del Diavolo, con una sfida diretta ancora da giocare a San Siro. E se il centrocampista serbo ci avesse preso gusto e volesse ripetersi? Ora sono discorsi prematuri. La certezza è che, con la sua prodezza, la Lazio può davvero sognare, senza porsi limiti. "Era da tanto che non segnavo contro una big - ammette Milinkovic -. Ma contro questi tipo di avversari, gioco un po’ più indietro, perché fondamentale non prendere gol. Tanto ci sono altri giocatori bravi là davanti e possono pensarci. Contro squadre meno forti, invece, posso usare la mia forza per avanzare e, magari segnare. L’esultanza davanti alla telecamera? Ho fatto gli auguri a mia madre che compiva 50 anni".
Il gol di ieri sera, comunque, è il marchio di fabbrica della nuova Lazio, quella che si è votata alla qualità e che punta sui suoi elementi migliori, magari chiedendo loro un pizzico di sacrificio in più. In questo senso, il simbolo non può che essere Luis Alberto, che ha abbassato il suo raggio d’azione, dando così più fantasia e imprevedibilità alla manovra, senza contare il controllo del pallone in mezzo al campo. Ma quando c’è da fare la differenza là davanti, comunque, lo spagnolo non si tira indietro. Come è puntualmente accaduto anche a San Siro. Raccolto il pallone sulla sinistra, dopo il traversone di Romulo, Luis Alberto lo ha "lavorato" e poi, scorto con la coda dell’occhio, il taglio sul secondo palo di Milinkovic-Savic ha disegnato una parabola perfetta. Poi, il fisico del serbo ha fatto la differenza. "Quando ho visto la traiettoria ho pensato solo che dovevo fare gol – racconta il serbo -. Ho superato nello stacco Brozovic? Beh, quello è anche normale, visto che sono più alto. Da lì in poi, siamo stati bravi a gestire la partita e ci siamo portati a casa i 3 punti. Sicuramente segnare subito ci ha aiutato, così abbiamo tranquillizzato la partita. Nel secondo tempo forse ci siamo abbassati troppo, ma a volte le partite si vincono anche così". E Milinkovic-Savic ormai è un giocatore esperto, che sa anche trovarsi la posizione in campo. "Se preferisco giocare più basso o più alto? Per me conta fare quello che mi chiedono. La mia posizione dipende se in campo c’è Luis Alberto oppure Parolo. Poi è chiaro che stando più vicino alla porta ho più occasione per far gol. Ma tanto ormai ci conosciamo da anni e sappiamo come muoverci. Anche Correa, pur essendo appena arrivato, è bravo e si è inserito subito alla grande".
Dalla Gazzetta dello Sport:
Rivincita su quell'Inter che l'anno scorso gli soffiò la Champions sul filo di lana? No. Successo fondamentale che rilancia le ambizioni della Lazio. A Simone Inzaghi non interessa il passato, ma solamente quello che gli può riservare il futuro: "Risultato importante, prestazione perfetta, ci è mancato solo il colpo del k.o., ma non abbiano rischiato nulla. Fa piacere uscire da San Siro tra gli applausi. Dobbiamo continuare così, mancano 10 partite e ci sono tante squadre che possono ambire alla Champions. Dovremo essere bravi a restare sul pezzo e a cercare di ottenere sempre il massimo in ogni partita". Il limite della Lazio, lo scorso anno e nel girone di andata di questo campionato, è sempre stato quello dei confronti diretti. Ora invece le sfide con le big sorridono ai biancocelesti. Prima il successo in Coppa Italia con l’Inter, poi la vittoria nel derby e ora questa nuova vittoria a San Siro. "E io aggiungerei anche la partita di Coppa Italia con il Milan che, pur non avendo vinto, abbiamo giocato molto bene – aggiunge Inzaghi –. La svolta è arrivata con il Cagliari (primo match in cui ha utilizzato il modulo a 4 stelle, ndr) -, poi tra gennaio e febbraio siamo stati frenati dagli infortuni, ora invece le cose stanno andando molto bene". La Champions sfumata la scorsa stagione a una manciata di minuti dal termine può diventare possibile adesso. "L’anno scorso l’avremmo meritata, nel calcio possono verificarsi certe beffe. Ci riproviamo quest’anno, anche se non sarà facile perché abbiamo tanti concorrenti e tutti forti. Non solo quelli che ci stanno davanti, ma anche chi insegue, fino alla Sampdoria".