Lunedì 29 settembre 2014 - Palermo, stadio Renzo Barbera - Palermo-Lazio 0-4
29 settembre 2014 - Campionato di Serie A - V giornata - inizio ore 21.00
PALERMO: Sorrentino, Andelkovic, Terzi, Feddal, Morganella, Barreto (82' Quaison), Rigoni, Lazaar (56' Emerson), Vázquez, Dybala (76' Makienok), Belotti. A disposizione: Ujkani, Vitiello, Pisano, Silva, Bolzoni, Ngoyi, Chochev, Bamba, Daprelà. Allenatore: Iachini.
LAZIO: Marchetti, Cavanda, de Vrij, Cana, Braafheid (77' Ciani), Onazi, Parolo, Candreva (58' Felipe Anderson), Mauri (82' Ledesma), Lulic, Djordjevic. A disposizione: Berisha, Strakosha, Ederson, Klose, Konko, Keita, Pereirinha. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Schenone e La Rocca - Quarto uomo Sig. Ranghetti - Assistenti di porta Sigg. Gervasoni e Pezzutto.
Marcatori: 45' Djordjevic, 75' Djordjevic, 83' Djordjevic, 93' Parolo.
Note: ammoniti Parolo, Morganella, Mauri e Cana per gioco scorretto, Vázquez per comportamento non regolamentare. Angoli: 4-1. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 17.071 di cui 9.714 abbonati per un incasso totale di Euro 213.123,00.
La Gazzetta dello Sport titola: "Tris di Djordjevic: la Lazio si rilancia. Iachini sprofonda".
Continua la "rosea": Quattro sberle in pieno volto riportano il Palermo nel cunicolo della crisi e risolvono in un sol colpo tutti i problemi della Lazio. Pioli che cominciava a sentire sinistri scricchiolii inchioda come meglio non potrebbe la sua panchina. Zamparini, dopo la prima sconfitta di Verona, aveva assicurato a Iachini lunga vita, anche in caso di 5 sconfitte consecutive: sono arrivati 2 pareggi e una sola batosta, ma di quelle toste. Che ricorda lo 0-4 contro il Catania sempre alla Favorita il primo marzo del 2009. Il patron friulano sarà ancora dello stesso avviso? Vedremo e intanto ritorna caldo il nome di Atzori. La gara vive soprattutto nella ripresa. Pochissimo accade nei primi 40', molto nei successi 56 (recuperi compresi). La sfida fra i 2 tecnici amici ed ex compagni (Verona e Fiorentina) si accende in coda ad un primo tempo molto equilibrato e poco divertente. Pioli tira fuori dal cilindro un cambio di modulo, abbandonando il 4-3-3 utilizzato fino alla sconfitta interna contro l'Udinese. Alla Favorita i romani si presentano con un inedito 4-2-3-1 che in teoria dovrebbe garantire più compattezza e maggiore copertura. Iachini comincia col 3-4-1-2 che aveva felicemente sperimentato in occasione del pari napoletano ma dopo pochi minuti prova a mettersi a specchio, con Lazaar o Morganella a turno che si abbassano sulla linea dei difensori, Rigoni e uno dei 2 esterni in mediana, Barreto, Dyabla e Vazquez dietro Belotti che rimane però troppo isolato e poco servito. Nella Lazio Parolo e Onazi fanno diga e rilanciano centralmente verso Mauri che svaria molto dando così pochi punti di riferimento a Rigoni che prova a seguirlo.
Candreva è l'unico a cercare la profondità sulla fascia per crossare qualche pallone in area. Dopo la conclusione di poco a lato di Dybala, la gara si addormenta per ridestarsi nei concitati minuti finali, quando Vazquez e Dybala annullano 2 possibili occasioni per passare in vantaggio. Che in quel momento sarebbe anche meritato. Sbagli amaramente pagati: la Lazio colpisce sul filo di lana con azione Lulic-Candreva, cross basso in area sul quale Parolo manca la palla, Sorrentino impaurito dall'arrivo dell'ex Parma, esce a vuoto e Djordjevic solo davanti alla porta mette dentro il suo primo gol italiano. Nella ripresa Iachini torna a mischiare le carte affiancando Dybala a Belotti, ma nella sostanza cambia nulla e bisogna attendere la metà della ripresa per vedere il Palermo di nuovo vicino al gol, stavolta a mandare a lato è Feddal di testa (traversone di Dybala) ma i siciliani protestano per una spinta di Mauri sul difensore. Appena dopo la Lazio sfiora il raddoppio 2 volte nella stessa azione, con Djordjevic e Parolo, stavolta Sorrentino si riscatta con una doppia prodezza. Ma nulla può 4' più tardi quando ancora Djordjevic (servito da Lulic) la piazza sull'angolino più lontano. Il Palermo è sulle ginocchia, la Lazio dilaga: il serbo arrivato a parametro zero dal Nantes trova la prima tripletta della carriera con un sinistro al volo in area. Conclude Parolo, dopo un calcio piazzato di Ledesma e batti e ribatti in area. Finisce con gli applausi del popolo rosanero proprio come era accaduto dopo uno 0-7 contro l'Udinese (27 febbraio 2011).
Il Corriere dello Sport titola: "Tris Djordjevic, la Lazio riparte. Tripletta dell'attaccante serbo, Parolo firma il poker: battuto un grande Palermo".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Una tripletta di Djordjevic e il poker calato da Parolo dopo il novantesimo. Pioli ha allontanato la crisi e l'ultimo posto in classifica, sbancando il Barbera. Punizione troppo pesante e immeritata per il Palermo, uscito tra gli applausi dei suoi tifosi. Almeno per sessanta minuti i rosanero hanno giocato meglio. Riecco la Lazio, venuta fuori di prepotenza e con una qualità superiore nell'ultima mezz'ora, quando ha allontanato le paure e i timori che l'avevano assalita. Meno bella, ma concreta. Meglio non poteva ripartire. Chissà se Zamparini s'infurierà con Iachini, che proprio in questi giorni festeggia un anno sulla panchina del Palermo. La sconfitta è pesante nelle dimensioni, ma ci sono i presupposti per proseguire bene il lavoro. Belotti è un bisonte, Vazquez ricama gioco, Dybala è di categoria superiore. Con quei tre davanti, si potrà costruire la salvezza. Ora serve aggiungere cattiveria e recuperare Munoz e Gonzalez: difesa troppo distratta. Pioli ha optato per il 4-2-3-1, allargando Lulic sulla fascia sinistra, tenendo ancora fuori Keita e inserendo Mauri trequartista. Iachini ha risposto studiando le contromosse per bloccare l'avvio dell’azione. Dybala su Onazi, Barreto su Parolo, Vazquez e Belotti a scivolare sui terzini. Il giro palla è diventato subito complicato, costringendo Cana e de Vrij ai lanci. Candreva e Lulic erano fuori dalla manovra, Djordjevic come al solito accerchiato da tre difensori. Molto meglio il Palermo, perché appena vinceva un contrasto sulla linea mediana, ripartiva, azionato dalla vivacità di Dybala, un incubo tra le linee e dalle geometrie di Vazquez, ieri sera più mezz'ala classica che trequartista. Dal duetto argentino è nata la prima occasione, ma Dybala di sinistro dal limite non ha inquadrato la porta e dopo altri sette minuti, innescato da un lancio in profondità di Feddal, Vazquez si è presentato davanti a Marchetti senza la lucidità per batterlo: destro fiacco e centrale.
Il Palermo ha preso campo e coraggio, la Lazio invece lo ha perso. Passaggi sbagliati, contrasti persi, zero idee. C'è stato un momento in cui i rosanero, trascinati dal Barbera, entravano nell'area biancoceleste senza difficoltà. Belotti faceva a sportellate con de Vrij (stessa stazza), ma i due argentini erano imprendibili. Vazquez, con un coast to coast, è partito da centrocampo, vanamente inseguito da Onazi, ha saltato de Vrij in uscita e si è trovato davanti a Marchetti, angolando troppo il sinistro. Dopo due minuti, è toccato a Dybala. L'argentino era pressato e il suo tiro centrale è stato sventato da Marchetti. Due occasioni colossali divorate. La Lazio ha resistito non si sa come e quasi casualmente si è trovata in vantaggio a un sospiro dall'intervallo. Merito di Lulic, abilissimo a recuperare palla. Ha aperto a destra su Candreva. Rapido il cross. Parolo non ci è arrivato, Sorrentino neppure, Djordjevic è stato puntuale all'appuntamento e ha appoggiato in rete di piatto. Un gol sino a quel momento non meritato e la dimostrazione che il centravanti serbo andrebbe servito in modo diverso. C'è ancora poca ampiezza con gli esterni offensivi, che invece hanno trovato bene la profondità e la linea di fondo nella ripresa. Sopra di un gol, la Lazio si è ritirata indietro e Pioli è tornato al centrocampo a tre, arretrando Mauri al ruolo di mezz'ala sinistra. Marchetti ha respinto di pugno la sberla di Dybala. Per altri venti minuti non è successo niente. E' entrato Felipe Anderson per Candreva. La squadra biancoceleste contrastava, ma non riusciva a ripartire. Il Palermo ha aumentato la pressione, almeno attraverso i calci piazzati. Da un cambio di gioco di Dybala è nata l'occasione più limpida. Barreto ha schiacciato di testa, Feddal si è lanciato in tuffo e ha messo fuori, forse disturbato da Mauri. Il Palermo ha chiesto il rigore, Di Bello ha lasciato proseguire.
La partita s'è infiammata. Felipe Anderson ci ha messo il cambio di marcia per portare su la Lazio. Sul cross del brasiliano, il serbo ha provato il tacco. Sorrentino ha respinto e poi è riuscito a prendere il sinistro ravvicinato di Parolo. Subito dopo Djordjevic s'è fatto perdonare. Klose era già pronto al cambio. Appoggio di Parolo, Filip ha arpionato il pallone, ha saltato Terzi in dribbling e di sinistro ha indovinato l'angolo. Partita non ancora chiusa, perché dopo altri otto minuti, su una punizione battuta da Marchetti, Djordjevic è fuggito in contropiede e con un sinistro potentissimo ha battuto Sorrentino in diagonale. Il Palermo era ormai a terra, non ha più avuto la forza di reagire e in pieno recupero è arrivato anche il poker di Parolo. Troppa grazia.
Il Messaggero titola: "Lazio, favola Djordjevic".
Prosegue il quotidiano romano: La fortuna è una dea capricciosa che alberga nei posti più impensati e che si diverte a distribuire momenti di gloria. A Genova si era presa beffa della Lazio, a Palermo le ha restituito qualcosa penalizzando i rosanero che pure avevano costruito una buona serie di palle gol. La squadra di Pioli ha saputo soffrire, si è salvata con la buona sorte, in alcuni frangenti, per poi colpire con alfieriana concretezza, e portarsi a casa la vittoria. Ipotecata nella prima frazione, certificata con una ripresa giocata con personalità, spirito di sacrificio e un Djordjevic sugli scudi, finalmente protagonista e bomber. Pioli ha cambiato ancora il disegno tattico e gli interpreti però, per tutto il primo tempo, non si sono visti risultati apprezzabili. Perché, oltre ad apparire imbolsita, la squadra è andata in confusione tattica. Mauri, alla prima da titolare, è stato schierato nell'improbabile posizione di ala destra e, anche se spesso finiva per accentrarsi, ha stentato parecchio a entrare nel cuore della manovra. L'allenatore emiliano ha consegnato le chiavi del gioco a Onazi e Parolo, due incursori che hanno piedi ruvidi e poca propensione alla costruzione. Lulic centrocampista, pressato da Morganella, non è riuscito mai a liberarsi finendo per perdere palloni su palloni. I biancocelesti hanno attaccato di più sulla corsia di destra, con Cavanda e Candreva, ma senza affondare i colpi con la necessaria determinazione. In difesa ci sono state troppe sbavature, anche di de Vrij, che hanno messo in serio pericolo la porta di Marchetti.
Il Palermo, disposto meglio in campo, e più rapido nell'impostazione, ha fatto vedere le cose migliori però ha peccato di precisione in almeno tre occasioni solari, su una delle quali è stato bravo il portiere. Tanti palloni regalati, passaggi fuori misura, contrasti persi, Vazquez e Barreto padroni del centrocampo e Dybala sempre insidioso ogni qualvolta partiva palla nella trequarti. In quest'ottica alla Lazio non rimaneva che puntare o su stucchevoli e prevedibili lanci lunghi o su qualche ripartenza veloce. E, all'ultimo minuto della prima frazione, dopo aver rischiato di capitolare, la Lazio ha messo a segno la prima stoccata: preciso il cross basso di Candreva, Parolo non ha impattato, Sorrentino e la difesa rosanero hanno guardato, facile il tocco sotto di Djordjevic per un vantaggio insperato ma importante per restituire fiducia a un gruppo che aveva smarrito qualche certezza. Una volta in vantaggio la Lazio ha tenuto meglio il campo: Mauri si è posizionato al centro, con Djordjevic che gli lasciava spazio andando a svariare sulla destra. Un assetto più compatto e, soprattutto, con il capitano in grado di lavorare un discreto numero di palloni. Una Lazio più coperta e attenta, brava nel chiudere gli spazi e nel gestire la partita con maggiore attenzione, soprattutto sui tagli di Dybala e le giocate di Vazquez. La Lazio è costretta a soffrire perché, nell'unica più importante occasione prodotta, Djordjevic, invece di calciare a botta sicura, s'inventava un tacco improbabile che Sorrentino neutralizzava. Ma poi il serbo si è fatto perdonare firmando il raddoppio, con una rete d'autore. Nel finale ha concesso una magnifico tris, con un diagonale di sinistro, che ha indotto all'applauso lo stadio. Poi la rete di Parolo. La Lazio ha ripreso il cammino, ora deve dare conferme.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
S'è ripreso la Lazio nella notte più complicata con lo spettro dell'ultimo posto e già qualche fantasma evocato dietro la collina di Formello, perché la crisi di risultati non poteva durare ancora a lungo. Quattro gol. Sono arrivati tutti in una volta e per festeggiare la prima vittoria esterno del campionato. E' successo il contrario di Marassi, dove la squadra biancoceleste aveva dato spettacolo ed era uscita sconfitta. Qui ha sofferto per l'intero primo tempo, è passata in vantaggio e si è messa a difendere, è venuta fuori di prepotenza nell'ultima mezz'ora, schiantando alla distanza il Palermo. Era sollevato Pioli. Ha preso gli applausi nella partita in cui la Lazio s'è riscoperta concreta, cinica, spietata. "Venivamo da due sconfitte, soprattutto con l'Udinese era andata male. Avevo visto la concentrazione giusta nei miei ragazzi. L'abbiamo interpretata come dovevamo. Era il momento della concretezza e della semplicità". Ha ritoccato il modulo, almeno inizialmente, passando al 4-2-3-1 con Mauri trequartista. "Mi serviva il suo spessore e la sua personalità. Gli equilibri ci sono sempre stati, direi che invece qui abbiamo concesso delle palle gol come non era accaduto prima. Siamo ripartiti bene nella ripresa, trovando meglio la profondità, anche perché il Palermo ci ha dato più spazio".
E' stata la notte dell'esplosione di Djordjevic, autore di una tripletta. "E' un centravanti che dà profondità, è un lottatore, ma attacca bene la porta, ha un bel sinistro. Aveva avuto altre occasioni, era stato meno deciso e fortunato nelle precedenti partite. Ha fatto bene tutto quello che doveva fare" ha sottolineato Pioli, che aveva puntato su Onazi e Parolo davanti alla difesa. Qualcosa ha rischiato. "Credo Onazi possa fare tre ruoli. Ha dinamismo, aggressività. Ne avevo bisogno con il Palermo, che in casa ha sempre fatto risultato. Eravamo piazzati male in alcune circostanze, ma ci sono state solo due situazioni pericolose. Vazquez e Dybala possono creare contro chiunque. Stiamo cercando di cambiare la mentalità e la filosofia di gioco. La Lazio ha fatto in pieno il suo dovere. Dobbiamo crescere e possiamo migliorare". Ha inciso da fine psicologo. "Ci sono momenti in cui servono risultato e prestazioni fatte con orgoglio. Ho visto una bella reazione. Questa deve essere la base, ma non possiamo dire che il campionato cominci adesso. E' stato facile motivare i giocatori. Ho solo fatto vedere la classifica nello spogliatoio. Non era quella che volevamo e meritavamo". Ci credono e lo seguono i suoi giocatori. "Nell'azione del primo gol l'inserimento lo ha fatto Parolo che questa volta era uno dei due centrocampisti bassi. Si è sacrificato, ha fatto bene e non ha perso i suoi movimenti".
Fondamentale il ritorno al 4-3-3 con Mauri arretrato a mezz'ala nella ripresa. La Lazio si è ricompattata e ha sofferto meno. "A cinque dalla fine del primo tempo avevo capito che dovevamo fare questa scelta, centralmente ci avevano colpito. Ci voleva maggiore filtro. E poi i due centrali erano stati troppo larghi in alcune circostanze. Situazioni da correggere". Ha messo dentro Felipe Anderson, ha rispolverato Cavanda, nel finale sono entrati Ledesma e Ciani. Coinvolto nel progetto anche chi sembrava ai margini. "Credo sia il mio obiettivo, una priorità per tutti gli allenatori. Non è facile, ho tanti giocatori. Li alleno dal lunedì al sabato, le scelte non sono facili. Ho grande disponibilità. La squadra c'è e sta lavorando. Sono state importanti le parole di Miro Klose dopo la sconfitta con l'Udinese. Fuori non si vede, ma questo gruppo sta lavorando forte". E' solo l'inizio. Doveva scollinare, ora la strada si metterà in discesa.
Abbiamo il bomber, il nuovo bomber. Tre ori, tre gol che rivoltano il mondo e la Lazio. Tre gol per far vedere di che pasta è fatto, che è un bomber vero. Tre gol, una tripletta da sogno, la prima da professionista. S'è portato il pallone a casa, è la prassi. Ci sono notti in cui bisogna solo buttarla dentro, di testa, di piede, in qualsiasi modo, di rapina, di forza, in sveltezza. Lui l'ha fatto. Tre gol e per poco non sono stati quattro, s'è concesso il lusso (sbagliando) di provare un colpo di tacco a porta spalancata, s'è fatto perdonare dopo pochi minuti. Non si fa...: "Sul colpo di tacco la palla mi è rimasta troppo dietro... Sono molto contento per questi tre gol, un attaccante ha bisogno di segnare per avere fiducia. Sono molto felice anche per la squadra, abbiamo giocato con tanta cattiveria e aggressività. Abbiamo fatto 2-3 partite buone, ma non sono arrivati i risultati. Nel primo tempo abbiamo giocato più bassi, dopo il mio primo gol è stato tutto più facile. La rete più bella? La seconda". Il calcio e la vita sono così: cambiano in un attimo, anche meno. Klose si stava scaldando, Djordjevic (che aveva già siglato il vantaggio) sarebbe uscito. Chissà, quel colpo di tacco forse era stato fatale, aveva spinto Pioli a sostituirlo. E poi? E' cambiato tutto. Il cambio è stato variato per altri problemi, Djordjevic si è scatenato, ha segnato la seconda rete, è rimasto in campo e ha continuato a colpire, ci ha regalato un'ubriacatura di gol. Era scritto, il goleador doveva essere lui. E' festa per Filip, è festa per il compleanno celebrato domenica (ha compiuto 27 anni) e per il primo tris italiano. Gli mancava solo il gol, l'aveva sfiorato più volte. A Milano aveva provocato l'autorete dei rossoneri, a Genova l'avevano fermato la sfortuna e la traversa. A Palermo non ha perdonato. Ha bisogno di palloni giocabili, di cross dal fondo, quando li ha avuti non ha fallito. E' esploso bomber Djordjevic nella notte della rinascita biancoceleste, non è un caso.
Un goleador così era necessario, era atteso. E’ stato scelto per segnare, ha iniziato a farlo e non vuole smettere più. Gli attaccanti, è normale che sia così, vengono giudicati in base al numero dei gol fatti. Djordjevic non è mai stato un centravanti da gol a raffica, ma i suoi golletti in Francia li ha sempre garantiti. L'ha fatto giocando per la squadra, facendola salire, muovendosi in modo elegante, favorendo gli inserimenti, da boa. E' successo a Palermo, era accaduto anche nelle prime giornate di campionato. Ma i gol non s'erano visti ed era balzato questo agli occhi di tutti. La Lazio riparte con un Djordjevic in più, la vita dei bomber è fatta di momenti. Filip ha atteso il suo, non è stato facile avere pazienza, non è stato semplice sentire certe voci. Ha creduto in sé stesso, ha solo invocato i palloni giusti e quando li ha visti arrivare li ha colpiti con forza, con precisione, così come deve fare un bomber vero. Aveva bisogno di fiducia, è andato avanti comunque, a testa bassa. Ha digerito l'esclusione di Milano, ha fatto parlare il campo anche a S. Siro. Ha resistito al momento buio, ha dimostrato forza. I gol di Djordjevic sono arrivati e si sono moltiplicati nell'arco di 90 minuti, ne attendiamo altri. E' un goleador che può crescere, che può specializzarsi. Tre gol di Djordjevic in tre presenze da titolare, ha recuperato il tempo perso tutto in una volta. C'era bisogno della sua tripletta, c'era bisogno di un attaccante capace di far urlare "gol" a ripetizione. Il tris è nato da lontano, è stato sofferto, non era pronosticato, è stato costruito in corsa. Un gol dopo l'altro, l'appetito vien mangiando.