6 maggio 2018 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXVI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe (55' Bastos), de Vrij, Caceres, Marusic, Murgia, Leiva, Milinkovic, Lulic, Luis Alberto (37' Felipe Anderson), Caicedo (68' Lukaku). A disposizione: Guerrieri, Vargic, Patric, Crecco, Wallace, Basta, Di Gennaro, Nani. Allenatore: S. Inzaghi.
ATALANTA: Berisha, Toloi, Palomino, Masiello, Castagne (71' Hateboer), De Roon, Freuler, Gosens, Cristante, Gomez, Barrow (52' Ilicic). A disposizione: Gollini, Rossi, Mancini, Bolis, Del Prato, Kulusevski, Haas, Cornelius. Allenatore: Gasperini.
Arbitro: Sig. Banti (Livorno) - Assistenti Sigg. Mieli e Vivenzi - Quarto uomo Sig. Maresca - V.A.R. Sig. Pairetto - A.V.A.R. Sig. Vuoto.
Marcatori: 2' Barrow, 24' Caicedo.
Note: ammonito al 21' Luiz Felipe, al 48' Masiello, al 68' Murgia, al 90' Toloi tutti per gioco falloso, al 74' Milinkovic per gioco falloso. Angoli 6-9. Recuperi: 2' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 45.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "C’è tanta Atalanta. A Gasp sta stretto il pari. La Lazio resiste e rimedia. I nerazzurri vanno avanti con Barrow e hanno un’altra serie di occasioni. Inzaghi, senza Immobile, la riacciuffa con Caicedo".
Continua la "rosea": Un portiere da Champions, Strakosha, ma non una squadra da Champions. Non stavolta, almeno. Più che la Lazio, è l’Atalanta a fare un figurone da primi quattro posti, e invece si deve accontentare – non molto, in verità – di un pareggio che addirittura complica i calcoli per entrare in Europa League, visto che il Milan si allontana e la Fiorentina si avvicina. Ma la Dea sta bene, benissimo, e può puntare con fiducia allo scontro diretto con i rossoneri, aspettando tra l’altro il risultato della finale di Coppa Italia, che in caso di vittoria gattusiana potrebbe ridurre al solo settimo posto l’ingresso alle coppe (via preliminare, complicato per il calendario precoce) ma anche «ammorbidire» eventualmente la truppa milanista nel prossimo turno. Anche la Lazio studia classifica e calendario: l’Inter ha accorciato e arriverà all’Olimpico all’ultima giornata. La squadra di Inzaghi, come si dice in questi casi, ha il destino nelle proprie mani e con due pareggi – con i nerazzurri e prima a Crotone – sarebbe quasi certa di un posto Champions. Sempre che l’Inter non riduca contro il Sassuolo l’ampia differenza reti attualmente a favore dei biancocelesti. Ma sono discorsi da palla ferma. Meglio la palla in gioco, nel pomeriggio romano, fortemente marcato da una formidabile Atalanta, forse l’unica a mettere così in difficoltà la Lazio da queste parti. La rivoluzione gasperiniana aggiunge un altro pezzo.
Chi l’ha detto che giocare in Europa succhia energie che si pagano a fine stagione? La Dea lo ha fatto e corre ancora che è una bellezza. E molti meriti vanno alla fatica di tanti mesi di allenamento. Ma non è solo calcio podistico, quello dei bergamaschi. Spregiudicati fin dall’avvio. Il Gasp schiera Cristante e tutti – forse anche Inzaghi – pensano che vada a occuparsi della regia di Leiva. Niente affatto: sul brasiliano sale De Roon, a soffocarlo. E proprio l’olandese strappa il primo pallone e manda in porta Barrow. E il ragazzino colpisce ancora, e in fretta. La Lazio non trova riferimenti di gioco, si ritrova a lanciare e sono tutte letture facili per gli anticipi atalantini. Altissimi, come quello di Freuler che con Cristante innesca poi il palo di Gomez. In nemmeno dieci minuti di gioco. Inzaghi, senza Immobile, Radu e Parolo, vede ridursi il ventaglio di possibili duelli individuali da vincere. E servono due giocate nella stessa azione – scavetto di Milinkovic sopra Masiello, aggancio e assist di Luis Alberto – letta male dalla difesa (unica volta...) per rimediare il pareggio con Caicedo. Che poi sfiora anche il vantaggio nell’unico intervallo di partita in cui la Lazio – pur perdendo Luis Alberto – sembra riprendere il controllo. Succede a cavallo dei due tempi, quando l’Atalanta fatica a risalire il campo. Barrow, ammirevole per il gol, non riesce a garantire appoggi davanti per far salire la squadra e l’Atalanta ne risente. Gasperini legge presto la situazione ma aspetta i primi minuti della ripresa di relativa differenza per ricorrere a Ilicic al posto del giovane gambiano. E la partita cambia di nuovo direzione, stavolta in modo definitivo.
L’Atalanta si ridisegna con una specie di «attacco rotante»: lo sloveno è un nove molto falso che va a cercare spazi e palloni a destra, Cristante ha l’intelligenza per accentrare in movimento il suo raggio di azione e proporre sponde, il Papu sale di livello a sinistra, Freuler è un martello nell’avvicinarsi all’area e costringe Strakosha alla paratona ravvicinata. La Lazio deve accettare l’inferioritĂ tecnica e atletica, risponde con una chance accidentale (Leiva chiude l’unoÂdue con un avversario ma viene stoppato da Toloi), poi solo Atalanta. Che sa manovrare nei pressi dell’area avversaria, con pazienti spostamenti di pallone da una parte all’altra e imbucate improvvise. Ma davanti si trova due volte uno strepitoso Strakosha – prima su Ilicic, poi sul Papu Gomez – e altre due un difensore praticamente davanti alla linea, Bastos su Gosens e De Vrij su Hateboer. Infine Palomino, di testa, va appena fuori. Al 92’, ultima dimostrazione di un’Atalanta che ne ha – e ne avrà – fino alla fine.
? Il Corriere dello Sport titola: "Caicedo gol, la Lazio tiene. L’attaccante ecuadoriano risponde a Barrow, poi Strakosha blinda un pareggio soffertissimo. I biancocelesti mancano l’allungo: per la Champions appare tutto rinviato alla sfida con l’Inter il 20 maggio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Tutto rinviato al 20 maggio. La Lazio si giocherà l’ingresso Champions nello spareggio dell’ultima giornata con l’Inter. Inzaghi ha fallito l’allungo forse decisivo e solo il tempo potrà stabilire se questo pareggio servirà o meno per chiudere il campionato davanti a Spalletti. Sul campo si è trattato di un punto guadagnato, forse benedetto. La squadra biancoceleste ha dimostrato carattere, personalità , senza mollare di un centimetro nella sofferenza. Si è piegata, ma non spezzata. Cuore enorme e il resto lo ha fatto la casualità , racchiusa nel palo colpito da Gomez sullo 0-1 e nella ripresa da tre parate super di Strakosha, dai salvataggi di De Vrij e Bastos sulla linea, nel colpo di testa di Palomino finito fuori non si sa come. Impressionante l’Atalanta per organizzazione tattica, corsa e qualità in quasi tutti i suoi giocatori, compresi gli esterni. E’ uscito Castagne e Hateboer ha aumentato la pressione, Gosens ha inghiottito Marusic, con Ilicic al posto di Barrow (a segno e quasi immarcabile) Gasp ha ritrovato geometrie offensive e ha costruito ancora più di quanto non avesse fatto nei primi venti minuti.
Nessuno quest’anno aveva tirato 20 volte nella porta della Lazio, di cui ben 14 all’interno dell’area di rigore. Contate sette occasioni limpide nella ripresa più due nel primo tempo murate dagli interventi di Luiz Felipe e Caceres. Dopo due minuti l’Atalanta era già passata in vantaggio, complice la clamorosa indecisione di De Vrij. De Roon aveva strappato la palla a Lulic e Luis Alberto, si è portato avanti e ha servito Barrow nel corridoio. L’olandese ha sbagliato il movimento e si è aperto un varco, sorprendendo lo stesso Luiz Felipe a cui è mancata la diagonale. Il bambino del Gambia s’è trovato davanti a Strakosha e non lo ha perdonato. De Vrij poi ha murato qualsiasi pallone, ci ha anche provato con un siluro da fuori, senza cancellare un errore pesantissimo. La Lazio ha accusato il colpo, ma non è crollata. Inzaghi aveva scelto il 3-4-2-1 a specchio per sistemare Milinkovic e Luis Alberto su De Roon e Freuler, ma l’Atalanta era più corta e aggressiva, vinceva i duelli (alla fine 65 a 51). Toloi accorciava sul serbo, Masiello prendeva lo spagnolo, De Roon saliva su Leiva. Così la Lazio non usciva e sbagliava un’infinità di passaggi.
Tre possibili azioni per il raddoppio, due sventate dai difensori, la terza dal palo sul destro di Gomez. Poi si è accesa la Lazio. Imbucata di Milinkovic, assist di Luis Alberto e gol di Caicedo al 24’. La Pantera Nera subito dopo ha sfiorato la doppietta con un gran colpo di testa. Senza Immobile, Parolo, Radu, Inzaghi ha perso anche il fantasista spagnolo per uno stiramento. E’ entrato Felipe Anderson e ha prodotto le scosse giuste nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo, quando la Lazio si è distesa e creava pericoli. Mancava precisione nella rifinitura, Masiello ha stoppato un’azione pazzesca del folletto brasiliano, che alla distanza si sarebbe eclissato. Dopo l’intervallo è finita la benzina. Inzaghi ha tolto Luiz Felipe (rischiava il rosso) e Caicedo, bloccato dai crampi. Dentro Lukaku e Milinkovic centravanti. Mossa conservativa, l’unica possibile. Barrow pungeva ma non teneva palla. Gasp con Ilicic ha spostato la partita, ormai a senso unico, ma non aveva fatto i conti con Strakosha, con Bastos e alla fine anche De Vrij, eroico per 88 minuti su 90.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Questa partita non ammette "se" e "ma". Niente discrezionalità , viva la sincerità : "A volte si devono fare i complimenti all’avversario. E’ la prima volta che qualcuno ci mette sotto, in casa, in questa stagione. Ci sarà da lottare nelle ultime due partite. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno, siamo a 180 minuti da un sogno che potrebbe diventare realtà . Dobbiamo fare tutto noi, dagli altri abbiamo sempre ricevuto poco". Più pieno che vuoto, è il bicchiere di Simone Inzaghi. Non ha potuto far altro che porgere i complimenti a Gasperini, ringraziare Strakosha per i miracoli fatti e guardare oltre. Venti tiri subiti dalla Lazio, record negativo stagionale, un solo gol preso durante il bombardamento. Inzaghi ha sospirato di sollievo, chiede a tutti di resistere, di crederci: "Strakosha nel secondo tempo è stato il migliore in campo. Non è semplice fare il portiere a Roma e nella Lazio, a 21 anni. Ci ha dato una grossa mano. Il 13 agosto avremmo messo la firma per giocarci la Champions all’ultima giornata, nel nostro stadio. Ce la metteremo tutta, la vogliamo a tutti i costi!". Mai Simone aveva concesso l’onore delle armi, lo ha fatto pur avendo pareggiato e non perso: "E’ un punto che cambia poco, ma bisogna riconoscere che l’Atalanta ci ha messo in difficoltà , meritava più del pari". Inzaghi ha recriminato con i suoi per il gol preso: "Abbiamo approcciato male, eravamo in quattro sulla palla. Rivedrò la gara per capire se è dipeso tutto da noi o da loro. Siamo alla 53ª partita stagionale e nonostante questo ci abbiamo provato fino all’ultimo".
Inzaghi, sperando di superare indenne Crotone, ha rimandato tutto a Lazio-Inter e non ha escluso la Roma dalla corsa Champions: "Penso che anche la Roma sia coinvolta. Ma essendo Lazio-Inter l’ultima partita, la Roma è avvantaggiata". E’ stato affrontato il tema della mancata contemporaneità del prossimo turno. L’Inter giocherà sabato, la Lazio domenica alle 15, la Roma nel posticipo: "Gli orari sono stati stabiliti, c’è poco da fare - ha detto Inzaghi - c’è chi è d’accordo e chi no". Gli infortuni complicano i piani: "Quando regali giocatori come Parolo, Radu e Immobile, e si aggiunge Luis Alberto, diventa tutto più difficile, ma sono felice di chi ha giocato. Per Radu e Parolo proveremo per Crotone. Per Immobile si punta all’Inter, con un grosso punto interrogativo. Caicedo si è fatto trovare pronto. Ho diverse soluzioni, starà a noi sfruttarle". Gli squilibri difensivi, una tassa: "A noi piace giocare. I quinti, Marusic e Lulic, li portiamo avanti e abbiamo poca prevenzione nelle ripartenze. Ci stiamo lavorando. Perché Lukaku e non Nani? Avevo bisogno di spinta". Inzaghi, tra gli altri, è stato citato da De Laurentiis per l’eventuale dopo-Sarri: "I complimenti di De Laurentis? Li ho sentiti e fanno piacere. Io e i miei giocatori in questo momento abbiamo altro a cui pensare. Qui sto bene, è casa mia, spero di rimanere a lungo. La concentrazione è sull’obiettivo".
Un punto. Sembra una briciola, è una montagna considerando l’assalto dell’Atalanta. Al gol-lampo di Barrow ha risposto il Panterone Caicedo. La zampata dell’1-1, un tap-in, l’ha assicurata lui e quell’incornata seguente (finita fuori) è stata uno dei pochi acuti che si sono contati. Il Panterone si è fatto trovare al posto giusto nel momento giusto. Caicedo non è Immobile, di Immobile ce ne sono pochi in giro in questo momento. Ha sopperito alle differenze con impegno, corsa, agilità e spirito, con forza: "Sono orgoglioso del nostro atteggiamento, abbiamo lottato fino alla fine. Adesso la squadra ha bisogno di tutti e sono contento di dare una mano. Dobbiamo pensare subito al match col Crotone, sarà essenziale per raggiungere il nostro sogno". Caicedo ha ringraziato Luis Alberto, due dei tre gol realizzati in campionato dall’ecuadoriano sono arrivati grazie ad un assist dello spagnolo: "L’importante è aver recuperato il risultato. Il pareggio ci permette di essere ancora in carreggiata per la Champions, questo è fondamentale. L’Atalanta è una delle squadre più forti del campionato, ci ha messo veramente in difficoltà ". Caicedo si sente pronto per il finale incandescente.
Non è al top Lukaku, è sofferente da mesi, ieri ha svelato le sue reali condizioni, gioca poco per il dolore. "Io sto dando il massimo per Inzaghi e per la squadra - ha detto il belga - dopo aver avuto infortuni ad entrambe le ginocchia. Giocare mezz’ora, un tempo o anche dall’inizio, è lo stesso. Gioco di meno a causa del dolore, ma sto facendo di tutto per qualificarci in Champions e cercare di rientrare tra i convocati per il Mondiale. La partita più importante è quella con il Crotone, solo dopo aver preso i tre punti in Calabria penseremo all’Inter". Lukaku ha ammesso le difficoltà incontrate dalla Lazio: "L’Atalanta è una squadra di qualità , punta molto sui quinti. Per noi è stata una partita molto difficile, hanno pesato le assenze di alcuni nostri leader. Da adesso in poi non ci sarà un problema di qualità , ma di leadership. Adesso è importante mostrare che è il collettivo a contare, non i singoli. Anche chi solitamente è in panchina può dare tanto". Secondo Lukaku è mancata "un po’ di sicurezza, ecco perché abbiamo preso un gol nei primi minuti. Dobbiamo crescere come squadra. Pensiamo al nostro obiettivo finale, la Champions, non guardiamo alle altre squadre".