29 febbraio 2016 - Campionato di Serie A - XXVII giornata - inizio ore 19.00
LAZIO: Berisha, Konko, Bisevac, Mauricio, Lulic, Milinkovic Savic, Biglia, Parolo (63’ Keita), Felipe Anderson (76' Mauri), Klose (76' Djordjevic), Candreva. A disposizione: Guerrieri, Hoedt, Braafheid, Patric, Cataldi, Morrison, Kishna. Allenatore: Pioli.
SASSUOLO: Consigli, Vrsaljko, Cannavaro, Acerbi, Peluso, Biondini (86' Pellegrini), Magnanelli, Duncan, Berardi, Defrel (82' Trotta), Sansone (76' Politano). A disposizione: Pomini, Pegolo, Longhi, Antei, Gazzola, Terranova, Broh, Falcinelli. Allenatore: Di Francesco.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta - BAT) - Assistenti Sigg. Schenone e Alassio - Quarto uomo Sig. Passeri - Assistenti di porta Sigg. Giacomelli e Pairetto.
Marcatori: 41' Berardi (rig), 67' Defrel.
Note: ammoniti Magnanelli e Mauricio per gioco scorretto, Consigli per comportamento non regolamentare. Angoli: 6-3. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 6.000 circa (dato ufficiale: 13.995)
La Gazzetta dello Sport titola: "Il Sassuolo dei miracoli affonda una Lazio stanca. Pioli ripropone la formazione di coppa che paga però la fatica su un campo inzuppato. Di Francesco a segno con Berardi e Defrel".
Continua la "rosea": Gli mancava solo questa. Sbancare quell'Olimpico in cui, da giocatore, ha vissuto i momenti più belli della carriera. Ci era andato vicino per due volte contro la Roma, Eusebio Di Francesco. Ci è riuscito contro la Lazio. Giusto così per uno che è rimasto giallorosso dentro. E giusto così perché il 2-0 con cui il Sassuolo regala all'allenatore il primo successo da tecnico nel "suo" stadio è cristallino. Anzi, avrebbe potuto assumere proporzioni più pesanti per la Lazio se Berisha (che all'ultimo ha sostituito l'influenzato Marchetti) non avesse sfoderato un paio di prodezze nel finale. Successo sacrosanto, dunque, quello degli emiliani. Costruito con pazienza e tenacia, un passo alla volta, senza cedere mai un centimetro. Neppure nel finale, quando il doppio vantaggio avrebbe potuto far allentare un po' la tensione. Contro un avversario così determinato, la Lazio (che puntava al sorpasso e ora si trova a 4 punti dagli emiliani) ha retto mezzora, la prima, nel corso della quale la gara è stata equilibrata e bloccata. Poi, complice il campo ai limiti della praticabilità, la squadra di casa (reduce dall'impegno di coppa di giovedì) è scomparsa. Sotto i colpi di un Sassuolo che dietro non ha sbagliato nulla e che a partire dalla mezzora si è preso il centrocampo e non lo ha più mollato.
Quasi perfetta la creatura di Di Francesco, grazie anche alla qualità di un tridente in cui Berardi stavolta è stato bravo a sacrificarsi e colpire (dal dischetto per l'1-0: riscattato così il rigore sbagliato contro la Roma; Berisha gli ha negato la doppietta) e Defrel ha confermato di attraversare un ottimo momento (si è conquistato il rigore e poi ha chiuso i conti su assist di Sansone). Contro un Sassuolo così ispirato sarebbe servita la miglior Lazio. Quella che si era vista giovedì contro il Galatasaray in Europa League. Nella speranza di ritrovarla Pioli ha riproposto la stessa formazione schierata contro i turchi al netto di infortuni (Radu) e influenza (Marchetti e Matri). Una scelta che, col senno di poi, si è rivelata sbagliata. Forze fresche come Cataldi e Keita (quest'ultimo entrato solo nella mezzora finale) non avrebbero guastato. Ma il vero problema, al di là delle scelte del tecnico, è che questa Lazio in campionato ha un altro passo e soprattutto un'altra testa rispetto a quella di coppa. Difficile dare il massimo (come avviene puntualmente in Europa League) quando non si ha un obiettivo da inseguire. Il ragionamento varrebbe anche per il Sassuolo, che il suo traguardo minimo (la salvezza) l'ha raggiunto da tempo. Ma gli emiliani non si accontentano del ruolo di sorpresa del campionato. Vogliono di più (un'Europa quasi impossibile). "Rischiano" di ottenerla se continuano a giocare con la ferocia agonistica mostrata ieri.
Il Corriere dello Sport titola: "Berardi, poi Defrel. La Lazio si impantana. La squadra di Pioli non segna più, l'Olimpico (deserto) la fischia".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: In Europa funziona tutto, in campionato è tutto finito, non funziona la Lazio, è ottava, è meno competitiva, è abbandonata dai tifosi, è penosa. Umiliazioni, buchi difensivi, gioco anemico, niente gol, dieci sconfitte in 27 partite, un'enormità. Pioli, per sua fortuna, va avanti in Coppa, solo così può salvare la stagione. In serie A vengono fuori tutti i difetti. I centrali difensivi non sono all'altezza e gli attaccanti non segnano. Mauricio è tra i difensori più fallosi del campionato, provoca rigori, ha collezionato 17 gialli in stagione (più un rosso), ne ha combinate di nuovo di tutti i colori. E' crollato anche Bisevac, ieri tutt'altro che un rinforzo, in tandem hanno confezionato regali per il Sassuolo. Il rigore di Berardi (4 gol nelle ultime 4 sfide contro la Lazio) è nato da un'entrataccia di Mauricio su Defrel, il raddoppio di Defrel è nato da un erroraccio di Bisevac. La Lazio in Italia ha vinto solo una volta nell'ultimo mese e nelle ultime sei partite non ha segnato in cinque occasioni. E' fallito anche il sorpasso più semplice, sul Sassuolo (settimo). Di Francesco ha raggiunto quota 41 punti, sogna l'Europa e domenica affronterà il Milan (sesto) senza paura. Quest'anno ha vinto due volte su due contro la Lazio, da ex romanista è il suo derby preferito.
E' finita con gli olè, a mò di sfottò, dei pochi laziali presenti, che alla fine hanno fischiato la propria squadra. E' finita con il Sassuolo in festa, ha firmato l'impresa offrendo un calcio di grande appeal: squadra corta e compatta, fisicità, pressing e ripartenze, fuorigioco a tagliola, geometrie, combinazioni, gol. Pioli all'ultimo ha perso Marchetti e Matri per influenza, ha inserito Berisha e Klose, ha puntato di nuovo su Felipe e Candreva, ha scelto Mauricio anziché Hoedt, se ne sarà pentito. La Lazio, sotto il diluvio universale, ha schiacciato il Sassuolo, ma non ha colpito. S'è giocato in una piscina, niente scuse per i biancocelesti. La Lazio è rimasta in piedi per 40 minuti: Biglia ha manovrato, Milinkovic e Klose (unico applaudito dai tifosi), hanno fatto spesso da sponda nella speranza di lanciare Candreva e Felipe (frenati da Vrsaljko e Peluso), di nuovo languidi. In campionato hanno giocato contemporaneamente solo 2 volte nelle ultime 12 gare, si sono registrate due sconfitte (contro Napoli e Sassuolo). Di Francesco non ha fatto altro che aspettare l'attimo giusto per colpire, ha pressato con mediani e attaccanti. Ha dominato a centrocampo scegliendo Biondini e affidandosi a Duncan, una furia: ha strappato palloni su palloni, ha illuminato i corridoi in verticale. Nel primo tempo la partita è stata fallosa e spezzettata, le occasioni migliori sono nate da pasticci. Il rigore di Berardi è nato da un contrasto aereo vinto da Magnanelli su Biglia, ha favorito l'inserimento di Duncan, suo il passaggio filtrante per Defrel (atterrato da Mauricio).
La Lazio era posizionata male, la difesa è stata troppo alta, ha sfiorato il pareggio con un colpo di testa di Parolo (fuori di poco), l'azione è nata da un disimpegno sbagliato di Cannavaro. Il 60% di possesso palla del primo tempo non è servito a nulla, si sono contati ventidue palloni persi e zero tiri in porta. La Lazio ha annaspato anche nel secondo tempo, il Sassuolo ha chiuso la partita. Mauricio e Bisevac hanno continuato a commettere erroracci. Il serbo s'è impappinato due volte: ha lanciato Sansone (assist per lo 0-2 di Defrel) e ha complicato la vita a Berisha con un retropassaggio (Defrel per poco non ha firmato il tris). Un colpo di testa di Klose e un assalto di Keita (entrato in corsa) hanno celebrato le parate di Consigli e la notte del Sassuolo.
Il Messaggero titola: "La Lazio sparisce sotto la pioggia. I biancocelesti battuti dal Sassuolo in un Olimpico praticamente deserto. Disastrosa la fase difensiva: a segno Berardi su calcio di rigore e Defrel".
Continua il quotidiano romano: La Lazio fallisce il sorpasso sul Sassuolo. Sul pantano dell'Olimpico i biancocelesti prendono un brutto effetto acquaplaning e finiscono per schiantarsi contro il muro neroverde. Un duro stop che pregiudica in modo pesante la rincorsa, già molto faticosa, all'Europa League. I ragazzi di Pioli ora sono distanti 4 punti dal Sassuolo e si sentono tallonati dal Bologna che insegue a sole due lunghezze di distanza. La sconfitta di ieri ha palesato tutti i limiti, soprattutto quelli difensivi, della Lazio. È proprio da due enormi svarioni della retroguardia biancoceleste che nascono le fortune del Sassuolo. I neroverdi, invece, si confermano squadra quadrata e con carattere. Seconda vittoria consecutiva per Di Francesco che ormai è una realtà del campionato. Tra pioggia, contestazione e squalifica della curva l'Olimpico è un deserto. E il turno giocato di lunedì non favorisce di certo l'affluenza. La Lazio in campo è smarrita e annaspa per cercare di salvare il salvabile. Il Sassuolo affonda da ogni parte e così anche la pazienza dei pochi tifosi finisce in fretta. Emblematici gli olè sulla rete di passaggi dei neroverdi che gestiscono il pallone in attesa del triplice fischio finale. Quando l'arbitro sancisce la fine i fischi arrivano forti e chiari. Il sogno di rimonta finisce in una pozzanghera.
Il terreno di gioco pesantissimo rende la gara brutta. La Lazio risente molto della fatica di giovedì in Europa e così finisce per riscoprirsi sola e fragile. I biancocelesti partono meglio ma in poco tempo il Sassuolo riesce a prendere le misure e a portare il gioco dalla sua. La battaglia, non poteva essere altrimenti, si combatte a centrocampo a colpi di tacchetti e spintoni. L'arbitro fa la sua bella fatica a tenere calma la situazione. Nel finale di primo tempo, il Sassuolo guadagna campo e prova a rendersi più pericoloso dalle parti di Berisha. Il portiere, non perfetto in uscita su cross di Berardi, per poco non permette a Defrel di concludere verso la porta sguarnita. Con queste premesse era difficile riuscire a tirare fuori un film da Oscar, ma i biancocelesti ci hanno messo decisamente del loro per trasformarlo in un B-movie. Mauricio interviene in maniera scomposta e regala il rigore. Un intervento horror che Pioli commenta mettendosi le mani tra i capelli. È la mazzata che fa naufragare la Lazio. Nella ripresa Pioli motiva i suoi che pronti via aggrediscono subito il Sassuolo per rincanalare la gara, ma la reazione è sterile. In avanti Klose lotta contro tutti ma da solo non può certo fare miracoli.
Se poi dietro si continuano a combinare disastri la rimonta diventa impossibile. Mauricio cicca un pallone che lancia Berardi a rete, fortuna per la Lazio che Berisha si fa trovare presente. Manca la giusta convinzione ai biancocelesti che capitolano nuovamente. Defrel sfrutta l'ennesimo svarione di Mauricio e Bisevac e sigla il raddoppio. Per l'attaccante è il quarto gol nelle ultime quattro giornate di campionato. Curiosità: per il francese entrambe le reti in trasferta sono arrivate all'Olimpico (la prima con la Roma, la seconda ieri). La pioggia inzuppa i sogni e li rende incubi. E così sono più le possibilità di subire il terzo che agguantare una rimonta. Testa bassa e sguardo mesto verso un traguardo che si allontana sempre più in un orizzonte di fischi. Cala il mesto sipario sull'ennesima figuraccia di una stagione troppo altalenante. La Lazio cade ancora e l'ultimo appiglio per salvare il salvabile è credere il più possibile nella Coppa. Ma vietato alzare bandiera bianca in campionato all'inizio di marzo. Sarebbe un delitto che i tifosi non meritano.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Dare un senso al campionato diventa sempre più difficile. La Lazio affoga le ultime speranze europee nell'acquazzone dell'Olimpico. Non riesce a scavalcare il Sassuolo in classifica e scivola a 10 punti dal sesto posto del Milan. Resta solo l'Europa League, unica competizione stagionale nella quale la Lazio non è incappata in brutte figure. Lo sconforto è massimo, anche perché, dopo la strepitosa stagione passata, si sperava che la Lazio potesse fare bene. O comunque meglio di così. A chi ipotizza che lo spogliatoio sia spaccato però, risponde con durezza Mauri. "Problemi tra di noi non ce ne sono - assicura -, non è vero nulla di quello che si dice. Personalmente sono qui da 10 anni e posso garantire che questo è il gruppo migliore". Fatto sta che la Lazio appare spesso compassata, insicura, e gioca sotto ritmo. "Non giochiamo al meglio delle nostre possibilità - ammette Mauri -, il campo però non ci ha aiutato, loro si difendevano bene e ripartivano. Poi l'episodio del rigore ha cambiato la partita". Eppure solo pochi giorni fa si era vista una buona Lazio contro il Galatasaray. "Siamo troppo altalenanti: in alcune partite siamo veloci in altre non riusciamo a creare occasioni. Resto però convinto che la squadra abbia grandissime potenzialità e che possa giocarsela con tutti, anche se in Europa, dove le squadre giocano a viso aperto, è indubbiamente più facile. Noi però siamo sempre la Lazio, dovremmo giocare con chiunque ed essere anche abituati a giocare contro chi ha un atteggiamento più difensivo".
Il problema secondo Mauri sta nell'approccio: "Possiamo parlare di moduli - spiega - ma se si gioca a tre o a quattro cambia poco. Quello che fa la differenza è invece il movimento in campo, soprattutto senza palla. L'aspetto mentale è importante, e noi purtroppo non entriamo in campo con l'approccio giusto. Questo è grave". L'importante ora è riuscire a non abbattersi, anche perché il campionato va chiuso con dignità e non pregiudicare l'Europa League. "Voltiamo pagina - prosegue Mauri - quella vista non è la vera Lazio". Il numero 6 biancoceleste a fine partita è apparso scosso, incapace di trovare i motivi di una stagione così deludente. "Credetemi, sono il primo a non capire perché ci imbattiamo in giornate come questa. Ci dispiace molto, soprattutto per i tifosi. Loro stanno attraversando una situazione molto particolare. Non meritano di assistere a questi spettacoli". Hanno invece potuto sorridere i gioiellini del Sassuolo Politano e Pellegrini: 22 anni il primo, 19 il secondo, sono entrambi cresciuti nella Roma. Entrati nel corso del secondo tempo hanno vinto il mini derby personale. Roba della quale vantarsi con gli amici d'infanzia.
Da Il Messaggero:
Bye-Bye Europa. Almeno in campionato. Sotto un diluvio incessante la Lazio cola a picco con il Sassuolo, perde lo scontro diretto e ora, invece di guardare il settimo o quinto posto, dovrà voltarsi dietro e osservare con attenzione il Bologna, Chievo, Empoli e Torino che sono a un tiro di schioppo. Al peggio, insomma, non c'è mai fine. "Inutile farsi illusioni per l'Europa, ma ora non dobbiamo perdere la faccia anzi mostrare orgoglio perché siamo la Lazio", il monito del tecnico che, mentre lo dice, non sembra crederci tanto nemmeno lui. Sbigottito, amareggiato per il risultato finale e, forse, ancora tradito dai suoi uomini migliori nella partita che doveva sancire il rilancio in campionato. Contro gli emiliani, i biancocelesti rimediano una sonora sconfitta, mostrando lacune nel gioco, ma soprattutto a livello mentale, dimostrando per l'ennesima volta di non essere all'altezza di giocare due o più gare in pochi giorni. Ieri all'Olimpico, davanti a poco meno di tremila persone, la Lazio ha rimediato la decima sconfitta stagionale, la quarta in casa, mettendo ancora in evidenza la sterilità in attacco, considerato che nelle ultime sei gare ha segnato cinque reti in una volta sola contro l'ultima in classifica per restare a secco nelle altre cinque e subendo ben sei reti. La Lazio annaspa, ma quel che più lascia sbalorditi sono le parole dell'allenatore che, dopo una sconfitta così umiliante con un avversario sì organizzato ma con aspettative ben diverse rispetto ai biancocelesti, spiega con scioccante naturalezza che la Lazio "ha giocato uno dei primi tempi migliori della stagione".
Sarà stato anche bello, ma è il Sassuolo che l'ha chiuso con una rete di vantaggio, non il contrario. Sarebbe stato più normale e giusto spiegare gli errori nelle sostituzioni, come quella tra Parolo e Keita. Si riprende un po', quando analizza la gara, tra cui i primi quarantacinque minuti, spiegando: "Purtroppo ci siamo complicati la vita con quel rigore e da lì non siamo stati più capaci di rimetterci in partita, nonostante ci fosse ancora del tempo, invece non siamo stati lucidi soprattutto a livello mentale". E ora? "In questo momento non possiamo pensare al quinto posto ma solo a giocare con grande dignità e grande orgoglio perché ci servirà per preparare al meglio le gare di Europa League. Le differenze tra coppa e campionato? Avversari diversi, ma anche questioni di ritmi e possibilità di verticalizzare e proporsi in modo diverso". E, aggiungiamo noi, anche di approccio, ma soprattutto voglia di giocare tutte le gare con la stessa intensità e carattere. Almeno questo fanno le grandi squadre o quelle che aspirano a diventarlo.
Dunque, non rimane che guardare gli ottavi (10 e 17 marzo) e non fissare troppo oltre lo Sparta Praga: "Adesso punteremo tutto sull'Europa League, sperando di arrivare più lontano possibile - assicura sconsolato l'ex capitan Mauri - perché oggettivamente sono troppi i punti da recuperare e ci sono sempre meno giornate alla fine del campionato. La stagione purtroppo è andata così dall'inizio. Troppi sali e scendi, non riusciamo a dare continuità ai nostri risultati. Sicuramente questa non è la vera Lazio, ci dispiace anche per i tifosi che già stanno vivendo un momento difficile per i loro motivi". Non solo campionato spezzatino, anche il campo sputa zolle e acqua, è al limite della praticabilità: "E' vero, non ci ha favorito - continua Stefano - ma comunque abbiamo fatto una prestazione al di sotto delle nostre possibilità. Il rigore poi ci ha tagliato le gambe". Regalate praterie ed errori difensivi allucinanti. Mauricio, ma stavolta anche Bisevac nella ripresa. E in attacco, nessun guizzo: "Secondo me in campionato è molto più difficile giocare - chiosa Mauri - perché ormai tutti ci conoscono e, tranne 4-5 big, tutte si difendono. Ormai siamo diventati prevedibili e lenti a creare gioco. Attacchiamo meno la profondità rispetto all'anno scorso e le difese avversarie hanno più vita facile".