15 maggio 2021 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXVII giornata - inizio ore 20.45
ROMA: Fuzato, Karsdorp, Mancini, Ibanez (38' Kumbulla), Bruno Peres (46' Santon); Darboe, Cristante, Mkhitaryan, Pellegrini (72' Villar), El Shaarawy (72' Pedro), Dzeko (89' Mayoral). A disposizione: Mirante, Farelli, Juan Jesus, Pastore, Zalewski, Reynolds. Allenatore: Fonseca
LAZIO: Reina, Marusic (73' Fares), Acerbi, Radu (73' Caicedo), Lazzari, Milinkovic (84' Akpa Akpro), Leiva, Luis Alberto, Lulic (59' Luiz Felipe), Muriqi (59' Pereira), Immobile. A disposizione: Strakosha, Alia, Patric, Parolo, Escalante, Cataldi, Correa. Allenatore: S. Inzaghi
Arbitro: Sig. Pairetto (Nichelino) - Assistenti Sigg. Bindoni e Ranghetti- Quarto uomo Sig. Di Martino- V.A.R. Sig. Aureliano - A.V.A.R. Sig. Vivenzi.
Marcatori: 43' Mkhitaryan, 78' Pedro.
Note: ammonito al 16' Bruno Peres, al 23' Acerbi, al 47' Santon. Espulso all'87' Acerbi per doppia ammonizione. Angoli . Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Roma torna giallorossa. Mkhitaryan e Pedro: il derby è di Fonseca. Fa festa anche Mou. Lazio ciao Champions. La Roma vendica la sconfitta dell’andata: Dzeko è super, brilla il 3° portiere Fuzato. José sui social si complimenta con squadra e tecnico. Biancocelesti in Europa League".
Continua la "rosea": Paulo Fonseca si congeda dall’Olimpico a mani piene, lascia la Roma con una rotonda vittoria nel derby e, nell’eventualità che oggi il Sassuolo batta il Parma, gli basterà vincere a La Spezia per essere sicuro di qualificarsi alla Conference League. La Lazio dice addio alle residue speranze di qualificazione alla Champions, dovrà accontentarsi dell’Europa League. Se guardiamo alle due squadre con l’occhio dell’ultima impressione, non c’è dubbio che oggi stia meglio la Roma, anche se in classifica è sei punti sotto i biancocelesti. La Roma ha vinto il derby, risultato che sposta le percezioni dei tifosi, e sembra più avanti quanto a futuro, ha già scelto José Mourinho come prossimo allenatore. Lo Special One si è complimentato via social: "Grande vittoria". La Roma ha recuperato Dzeko alla causa – trascinante ieri il bosniaco -, ha lanciato un giovane molto interessante come Darboe, ha ritrovato un Karsdorp potente e dinamico. In casa Lazio la sconfitta può ingarbugliare i ragionamenti sul rinnovo contrattuale di Simone Inzaghi e, per come è maturata, lascia la sensazione che si sia nei paraggi dell’esaurimento di un ciclo.
Chi tanto spreca... La partita ci ha messo un po’ a carburare, i primi 20’ hanno conciliato abbastanza il sonno, finché la Lazio non si è impadronita del palcoscenico con il trio Lazzari, Milinkovic, Luis Alberto. Dalla destra con furore, lo schema si è ripetuto due volte. Sulla prima ci ha messo una toppa Karsdorp con una gran diagonale difensiva a soffocare il tiro di Luis Alberto, servito da "speedy" Lazzari. Sulla seconda è stato bravo Fuzato, sempre su Luis Alberto e sempre su assist basso da destra, però di Milinkovic. Lazio in controllo e Roma abbastanza compassata, in esplorazione su nuovi sentieri di gioco. Non ci spingiamo a dire che li abbia tracciati José Mourinho da Londra, ma il sistema di gioco è già "mourinhiano" (4-2-3-1) e l’atteggiamento tattico-strategico asseconda alcuni principii dello Special One. La Roma si è fatta viva con un colpo di testa di Dzeko fuori di niente. La Lazio si è divorata un altro gol: superbo invito di Luis Alberto per Milinkovic e "pallonettone" alto del serbo davanti a Fuzato. Tanto spreco è stato subito punito con una verticalizzazione rapida: da Peres a El Shaarawy fino a Dzeko, devastante nell’azione di forza sulla sinistra, a fagocitare Marusic e Acerbi. Palla in mezzo per Mkhitaryan e appoggio in rete. Roma cinica, ma per niente bara. Mou alzerà l’intensità , lavorerà per un superiore livello di pressioni collettive.
Dominio assoluto. A inizio ripresa Fonseca ha sostituito Peres con Santon, subito ammonito per un fallo su Lazzari. Sembrava uno scricchiolio sinistro, era un falso allarme. La Lazio ha perso forza, mentalità , corsa. Si è sgonfiata, è stata preda della legge del contrappasso: squadra contropiedista per eccellenza, con i suoi disordinati assalti si è consegnata alle ripartenze avversarie. Verso la mezz’ora la svolta. Fonseca ha inserito Pedro e Villar; Inzaghi ha risposto con gli innesti di Fares e di Caicedo e con il passaggio al rombo, sistema 4-3-1-2, Pereira trequartista dietro i due attaccanti. Forse è stato un azzardo, il nuovo assetto ha sbilanciato e allungato i biancocelesti più di quanto già non lo fossero. Nel giro di pochi minuti proprio Pedro ha estratto dal suo repertorio un sinistro inappellabile e ha chiuso ogni discorso. Acerbi si è fatto espellere per doppia ammonizione e amen, la Lazio si è arresa. L’addio di Fonseca all’Olimpico si è consumato tra gli applausi dei pochi presenti. La sua Roma è stata un’incompiuta o un’incompresa. Poteva essere molto di più, ma Fonseca lascia in dote il valore della signorilità e non è poco, in quest’epoca di grida e lamenti.