12 dicembre 2020 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XI giornata - inizio ore 20,45
LAZIO: Reina, Parolo, Acerbi (28' Hoedt), Radu, Lazzari (81' Fares), Milinkovic, Leiva (64' Escalante), Akpa Akpro (81' Andreas Pereira), Marusic, Caicedo (64' Correa), Immobile. A disposizione: Strakosha, Alia, Armini, Luiz Felipe, D. Anderson, Cataldi, Moro. Allenatore: S. Inzaghi.
HELLAS VERONA: Silvestri, Lovato, Dawidowicz, Magnani, Faraoni, Tameze (69' Favilli), Miguel Veloso, Dimarco, Barak, Zaccagni (87' Lazovic), Salcedo (76' Colley). A disposizione: Berardi, Pandur, Gunter, Udogie, Amione, Ruegg, Danzi, Ilic, Di Carmine. Allenatore: Juric.
Arbitro: Sig. Abissoo (Palermo) - Assistenti Sigg. Mondini e Mastrodonato - Quarto uomo Sig. Manganiello - V.A.R. Sig. Mazzoleni - A.V.A.R. Sig. Liberti.
Marcatori: 45' Lazzari (aut.), 56' Caicedo, 67' Tameze.
Note: ammonito al 59' Akpa Akpro, al 64' Caicedo, al 68' Reina, al 74' Salcedo, al 75' Marusic, al 77' Magnani, all'87' Fares, al 90' Colley. Angoli . Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: partita a porte chiuse per emergenza Covid 19.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Niente aria di Champions. Lazio k.o., Verona in alto. L’autogol di Lazzari apre il match, pari di Caicedo e blitz di Tameze: superato Inzaghi, gialloblù sesti".
Continua la "rosea": Ha sorpreso, ma a questo giro rischia. Così si diceva del bel Verona della passata stagione, che in estate aveva perduto parecchi dei suoi pezzi migliori, da Kumbulla ad Amrabat, per tacere di Pessina e altri. Invece zitto zitto, con il cuore operaio sempre ben pompato e con le idee chiare nella testa, l’Hellas sorprende ancora. La settimana scorsa ha battuto l’Atalanta a Bergamo e l’ha scavalcata in classifica. Stavolta ha battuto la Lazio a Roma e ha sorpassato pure lei. Ora è sesta, alle spalle delle grandi. L’ultima volta che i gialloblù sono usciti vincitori dall’Olimpico era il 1984, nessuno dei giocatori della sua rosa era ancora nato. Attenti a questo Verona, squadra brutta da incontrare perché non ti fa giocare e intanto gioca lei. Ivan Juric è un motivatore pari a Mourinho, ed è in continua crescita sul piano tattico. A volte, come in questa occasione, magari ha avuto l’aiuto della fortuna (leggi il grave errore di Radu sul 2-1) ma non ha rubato nulla. A una Lazio bruttina, incapace di trovare la chiave per "aprire" il Verona, non è bastato l’assalto finale.
Mosse. È vero, Inzaghi aveva i suoi problemini di formazione: orfano di Luis Alberto e con una difesa raffazzonata con Parolo a destra del terzetto per l’indisponibilità di Patric e Luiz Felipe acciaccato in panca. E verso la mezzora ha perso pure Acerbi (che non aveva mai saltato un minuto) per un problema all’inguine e l’ha sostituito con Hoedt. Juric invece aveva il suo organico titolare al completo e ha puntato come sempre su pressing e ripartenza. Ma non solo: con due mosse ha imbrigliato la Lazio. Lovato a uomo su Milinkovic, Tameze incursore e spesso punta centrale con Salcedo falso nove che arretrava per sfruttare le possibili incursioni. La Lazio, senza il mago e con Sergej francobollato, a centrocampo non faceva gioco e allora era costretta a due opzioni: lancio lungo, quasi sempre di Reina, per Caicedo e Immobile. O palla in fascia per Lazzari che si esibiva in diverse volate e cross. All’inizio la sfida è stata abbastanza bloccata e i biancocelesti hanno prodotto qualche azione lontana da chiamarsi vera occasione, tranne quella capitata a Caicedo imbeccato da Immobile che però tirava a lato. Il primo round sembrava spegnersi sullo 0-0, come era giusto che fosse, quando al tramonto un cross lungo di Faraoni trovava Dimarco per il gran tiro al volo che Lazzari deviava in rete.
L’errore. Nel secondo round la Lazio alla rincorsa del pareggio ha trovato presto il capolavoro di Caicedo che, imbeccato da Lazzari, in girata di controbalzo ha centrato l’angolino. Ma era ben lontana dal prendere in mano la partita. Il Verona aveva ancora fiato e sprint e continuava ad occupare bene gli spazi. Lo sprint lo aveva soprattutto Tameze che ha approfittato del pasticcio di Radu in retropassaggio per riportare in vantaggio il Verona. Anche sui cambi Juric ha battuto Inzaghi. Escalante per Leiva e Correa per Caicedo (ma perché non Immobile, stanco e braccato da Magnani), erano sostituzioni di routine, invece far entrare un centravanti vero, Favilli, al posto di Tameze, era un’idea per non far abbassare troppo la squadra. La Lazio comunque ha spinto convinta solo nel quarto d’ora finale e ha avuto un paio di ghiotte chance negate, come detto, da Silvestri. Ma è stata una reazione di rabbia, senza lucidità. La stanchezza di Champions e le assenze si sono fatte sentire, e il Verona ne ha approfittato.
? Il Corriere dello Sport titola: .
Prosegue il quotidiano sportivo romano:
? Il Messaggero titola: "Lazio maledizione Olimpico. Continua il tabù casalingo biancoceleste. L’Hellas vince 2-1 e sorpassa in classifica. La rincorsa Champions ora è tutta in salita".
Prosegue il quotidiano romano: Inzaghi voleva rivedere l’euforia Champions e invece si ritrova a dover gestire l’ennesima depressione. Stavolta post, e non pre, coppa. La Lazio cade ancora in casa: una sola vittoria su sei gare. Terza sconfitta all’Olimpico, la quarta in totale. Vince il Verona per 2-1 e scavalca addirittura i biancocelesti in classifica. Altra occasione persa sulla strada che porta alle posizioni nobili del campionato. La Lazio, per ora, resta nel limbo. Lontana da qualsiasi piazzamento europeo. E pensare che questa era la striscia buona per tornare a volare. Niente da fare. Qualche riflessione va fatta. Non si possono continuare a lasciare così tanti punti per strada. Soprattutto alla luce del "suicidio" di ieri sera: un autogol e una rete regalata al Verona. Quella delle tre partite a settimana non può essere la scusante che giustifichi tutti i mali biancocelesti. Da qui in avanti sarà sempre così. La Champions finora è andata alla grandissima, il campionato però ne ha risentito. Quarta sconfitta e ventinovesimo gol incassato. I bonus da giocarsi cominciano a scarseggiare e all’orizzonte ci sono gli scontri diretti con Napoli e Milan.
Acerbi va ko. Inzaghi, senza Luis Alberto rimasto fuori un po’ per problemi all’adduttore e un po’ per i suoi soliti pensieri, sceglie l’esperienza e si affida ad una formazione di vecchietti: 31 anni e 209 giorni. E’ l’undici con l’età più avanzata mai schierato in stagione. Scelta che contro la fisicità del Verona non paga. Anzi. Parolo viene dirottato a destra in difesa (in affanno fa quel che può) e Akpa Akpro prende il posto del Mago. Il francese è stato scelto anche per sue qualità di recupero palla. Ed è proprio da un suo pressing nell’area del Verona che nasce la più grande occasione per la Lazio. Peccato che Immobile strozzi troppi il destro. Acerbi non sta benissimo e si vede. Stringe i denti ma dura mezzora (evento storico visto che finora non aveva saltato nemmeno un minuto). "Faremo a meno di lui non so per quanto" rivela Simone a fine gara. Non proprio parole che lasciano ben sperare. Il Verona è ben schierato e i biancocelesti fanno fatica a trovare spazi. Milinkovic è un fantasma, è anche sua la responsabilità sul gol subito.
Le azioni si sviluppano tutte sulla sinistra laziale dove Lazzari affonda sempre e supera il suo avversario peccato che non indovini un cross. È pure sfortunato sulla deviazione che porta all’autogol. Il tiro di Di Marco andava fuori. Subito dopo Reina ipnotizza Zaccagni evitando il colpo del ko. Ma non è la serata giusta per andare in paradiso. Caicedo segna un gol da grande attaccante. Ma già che anticipa sulla sua "zona" deve far riflettere. Infatti è solo una illusione. Inzaghi cambia ma è la testa a non funzionare e si vede sulla rete della vittoria del Verona. Ingenuità colossale di Radu che si fa rubare palla in fase d’impostazione. Non è accettabile da un giocatore della sua esperienza commettere certi errori. Stavolta è mancato il gruppo. La Lazio non ha giocato da squadra. La testa altrove. E’ il nervosismo ad aver dominato lo spirito dei laziali. C’è qualcosa che scricchiola e gli avvertimenti sono ormai evidenti. Le note ma soprattutto la vetrina della Champions aveva attutito tutto, il campionato ha di nuovo amplificato la situazione. C’è un concetto fondamentale che deve passare: gli uomini di peso in queste partite devono trascinare la squadra, e invece ancora una volta hanno fatto l’opposto trascinando la Lazio alla sconfitta.