14 dicembre 2015 - Campionato di Serie A - XVI giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti (82' Berisha), Konko, Hoedt, Gentiletti, Radu, Cataldi (46' Felipe Anderson), Biglia, Parolo, Candreva, Djordjevic, Klose (66' Matri). A disposizione: Guerrieri, Braafheid, Prce, Patric, Onazi, Oikonomidis, Morrison, Milinkovic, Mauri. Allenatore: Pioli.
SAMPDORIA: Viviano, De Silvestri, Moisander, Zukanovic, Regini, Christodoulopoulos (84' Bonazzoli), Soriano, Fernando, Barreto (66' Ivan), Carbonero, Cassano (70' Muriel). A disposizione: Brignoli, Puggioni, Pereira, Mesbah, Cassani, Palombo, Rodriguez. Allenatore: Montella.
Arbitro: Sig. Calvarese (Teramo) - Assistenti Sigg. La Rocca e Posado - Quarto uomo Sig. Carbone - Assistenti di porta Sigg. Irrati e Candussio.
Marcatori: 78' Matri, 93' Zukanovic.
Note: ammoniti Zukanovic, Gentiletti, Soriano, Carbonero e Berisha per gioco scorretto, Cassano per proteste. Angoli: 6-0. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 20.000 circa con 2.338 paganti e 16.544 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio si fa male da sola. Primo punto per Montella. Avanti con Matri, subentrato a Klose, la squadra di Pioli è raggiunta allo scadere dalla Samp: punizione di Zukanovic, deviata da Anderson".
Continua la "rosea": Funziona così, quando le stagioni nascono sotto una cattiva stella. Non vinci neppure le partite che la sorte sembra volerti regalare, mossa a compassione per la tua condizione. La Lazio sembrava essere riuscita a tornare alla vittoria, senza peraltro meritarla. Ma poi, in pieno recupero, ecco l'ennesimo patatrac di una squadra ormai in balìa di se stessa. Konko perde una palla facile facile, contropiede della Samp, Berisha commette fallo fuori area: punizione di Zukanovic e gol del pareggio. Che rende vano l'1-0 di Matri a 12 dalla fine. Lazio sotto choc, con i giocatori che a fine partita non riescono a trattenere le lacrime. In particolare Anderson, che sulla punizione di Zukanovic sporca la traiettoria ingannando Berisha, subentrato a Marchetti che si è fatto male per festeggiare il gol di Matri (e anche questo è un altro segnale di una stagione che più negativa non si può). Lazio in lacrime, quindi, esulta invece la Samp che proprio in extremis è riuscita ad evitare la quinta sconfitta consecutiva (e la quarta su quattro gare con Montella in panchina). Un 1-1 che tutto sommato è il risultato più giusto per quello (molto poco, a dire il vero) che si è visto in campo. Nessuna delle due squadre meritava di vincere. Non la Samp, che ha pensato solo a difendere, salvo accorgersi (nel finale, quando è stata costretta ad attaccare) che forse contro questa Lazio avrebbe potuto osare di più. Tanto meno meritava di vincere una Lazio sempre più avvitata nella sua crisi. Una squadra senza idee, senza carattere, senza lo straccio di un gioco. L'esatto opposto di quella brillante e caparbia di un anno fa. Che neppure è stata capace di capitalizzare quel dono ricevuto poco dopo la mezzora della ripresa, quando sul cross di Radu, Matri (subentrato ad uno spento Klose) era riuscito a portare in vantaggio la squadra di Pioli.
In quella che era stata la prima (e unica) occasione creata. Due squadre in crisi impaurite e inconcludenti. Che dalla partita di ieri escono con ancora più interrogativi di quanti ne avessero prima di scendere in campo. Anche gli allenatori, entrambi in discussione peraltro, hanno confermato di attraversare un momento-no. Scelte discutibili le loro. Prendiamo Montella. Gli si è fatto male Eder nel riscaldamento ed ha così optato per un abbottonatissimo 4-5-1, con l'appesantito Cassano unica punta. Poi nel finale ha tolto l'ex romanista e messo in campo Muriel che, con la sua velocità, ha mandato in crisi i due legnosissimi centrali laziali (e che fossero tali non lo si è scoperto certo ieri). Forse sarebbe stato il caso di puntare su Muriel sin dall'inizio. E pure osare uno schieramento un po' più coraggioso. Pioli non è stato da meno. Incomprensibile il modulo iniziale, un ibrido tra 4-3-1-2 e 4-3-2-1, con Djordjevic (classico centravanti d'area) impiegato da rifinitore. Pioli è corso subito ai ripari, ma ha peggiorato la situazione proponendo un 4-3-3, in cui a turno Klose e Djordjevic dovevano fare gli attaccanti esterni, senza averne le caratteristiche. Si è così arrivati al più logico 4-2-3-1 solo nella ripresa, ma intanto mezza partita se ne era andata. E in ogni caso solo con l'ingresso di Matri (l'unico attaccante che sembra in palla) le cose sono un po' cambiate. Pioli bocciato, quindi, al di là dello sfortunato epilogo. E sempre più in bilico. È probabile che Lotito lo faccia arrivare fino a Natale, ma durante la sosta qualcosa dovrebbe succedere. Può invece respirare Montella. È un piccolo passo quello compiuto ieri dal tecnico doriano, ne servono di più importanti e convincenti. Ma intanto è stato rotto il ghiaccio.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, beffa finale. E Pioli è a rischio. Matri segna l'1-0 al 78', Marchetti esulta e si fa male. Al 93' pari di Zukanovic con la deviazione di Felipe".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: E' una stagione maledetta per la Lazio, così rischia di sprofondare nella lotta per la salvezza. Fa una fatica enorme a segnare e non sa più vincere, riuscendo a complicarsi anche partite finite. Come quella di ieri sera, riequilibrata in extremis dalla Samp. Pareggio di Zukanovic su punizione toccata da Felipe in pieno recupero dopo il gol di Matri, che aveva sbloccato a meno di un quarto d'ora dal termine. E' successo di tutto, anche che Marchetti si stirasse e costringesse Pioli al terzo cambio con Berisha per festeggiare il gol che poteva allontanare la crisi. E invece no. La Lazio ha una difesa fragilissima, è impaurita e non è riuscita a gestire un pallone nella metà campo della Samp che si è trasformato nell'incubo. Retropassaggio di Konko, Gentiletti ha restituito la palla alla Samp e sul lancio immediato Berisha è uscito dall'area stendendo Muriel in velocità. Calcio di punizione e gol da assegnare a Zukanovic con la zuccata decisiva di Felipe. Ferrero ha festeggiato il primo punto della gestione Montella dopo tre sconfitte consecutive. Pioli resta fortemente a rischio. La Lazio ha reagito come impegno, ma è una squadra in totale difficoltà. Una sconfitta a San Siro con l'Inter domenica prossima potrebbe essere fatale per il tecnico emiliano, che le sta provando tutte, anche cambiando modulo.
Il tridente varato da Pioli è apparso subito troppo pesante, ma è stato interpretato con spirito di sacrificio da Djordjevic, che lottava e scalava a sinistra, e con più inventiva da Candreva, vero e proprio play offensivo. Un po' trequartista, unico esterno, a turno provava a sfondare su tutte e due le fasce. Klose non aveva lo stesso passo degli altri due, quasi sempre anticipato da Moisander e da Zukanovic nel gioco aereo. I blucerchiati erano in dieci dietro la linea di centrocampo. Montella ha piazzato il pullman della Samp davanti all'area. Aveva perso Eder per uno stiramento a poche ore dalla partita, ha lasciato Muriel in panchina, schierando Cassano nel ruolo di finto centravanti. Lazaros e Carbonero esterni di centrocampo più la cerniera formata da Soriano, Fernando e Barreto. Zero profondità, ma tantissima densità. L'Olimpico ha contestato a lungo Lotito, ma poi almeno ha apprezzato lo sforzo della Lazio che non riusciva a trovare sbocchi alla manovra nonostante una pressione senza respiro. Il possesso palla si è abbassato dal 64% al 57% nell'ultimo quarto del primo tempo, quando la squadra biancoceleste ha rifiatato e forse si è anche spaventata. Già, perché l'occasione migliore per segnare l'ha avuta la Samp alla mezz'ora. Dopo una percussione di De Silvestri, arrivato sino al limite, il tiro di Soriano è stato respinto da Konko e sulla ribattuta Barreto ha messo fuori a porta quasi vuota. La Lazio aveva prodotto appena un colpo di testa (alto) di Klose, un tiro di Parolo rimpallato in angolo, un destro da posizione defilata di Candreva e una mischia davanti a Viviano. Poco, troppo poco per vincere.
Dopo l'intervallo Pioli ha tolto Cataldi e ha inserito Felipe: 4-2-4 con l'obiettivo di trovare ampiezza nel gioco. Una partita dura, complicata, spigolosa, nervosa e contratta come la Lazio, sempre più tesa con il passare dei minuti, perché teneva palla ma non tirava, a parte le punizioni fuori misura di Candreva. La Samp continuava a difendersi. Pioli ha sostituito Klose con Matri e Montella ha risposto inserendo Muriel al posto di Cassano. Ci volevano due veri attaccanti per sbloccarla. Alla prima palla persa, il colombiano si è presentato in contropiede, ma il suo diagonale è finito a lato. E' stato invece il centravanti arrivato in prestito dal Milan, alla prima occasione utile, a portare in vantaggio la Lazio. Cross di Radu e colpo di testa ad accarezzare l'incrocio. Marchetti s'è fatto male, Djordjevic e Candreva hanno mancato il raddoppio. Il peggio doveva ancora arrivare. Palla persa, contropiede di Muriel, gol di Zukanovic. Notte fonda all'Olimpico.
Il Tempo titola: "La Lazio non coglie l'attimo. Matri sblocca a quindici minuti dalla fine, Zukanovic la punisce nel recupero. Biancocelesti spenti e senza grinta. Montella porta a casa il primo punto".
Prosegue il quotidiano romano: E adesso? Pari inguardabile con la Samp, Lazio brutta e impossibile, incapace di sfruttare il gol di Matri che nel finale aveva messo sul piatto la vittoria fondamentale. Una punizione di Zukanovic al 93' con deviazione fatale di Anderson condanna i biancocelesti ai propri limiti. Due punti in sette partite, squadra allo sbando, Pioli ai titoli di coda se non si vuole rischiare di andare ancora più in basso. Senza tifosi, senza idee e senza gioco si può solo peggiorare l'attuale dodicesimo posto. Pioli cambia modulo e prova il 4-3-l-2 con Candreva dietro all'inedita coppia Djordjevic-Klose. Lunga la lista degli indisponibili per il tecnico biancoceleste: Lulic, De Vrij, Basta, Kishna e Keita più lo squalificato Mauricio. Sull'altro fronte problemi per Montella che perde nella rifinitura Eder e Silvestre mentre a sorpresa Muriel va in panchina, l'unico riferimento offensivo doriano è l'ex romanista Cassano. Si gioca nel freezer dell'Olimpico nel deserto, pochi spartiti spettatori (poco più di 10.000 complessivi), fischia Calvarese di Teramo. Candreva sfonda sulla sinistra, Klose fallisce l'appuntamento con il colpo di testa. L'avvio è promettente, l'impegno c'è anche se la scelta della Samp è chiara sin dai primi minuti: tutti dietro alla linea della palla e un catenaccio che mai si era visto fare alle squadre allenate da Montella.
Tant'è, la Lazio ci prova col cuore più che con la testa e così l'Olimpico si esalta per una diagonale azzeccata da Radu, tanto per spiegare l'attuale momento biancoceleste. Anzi, al primo affondo in contropiede la difesa di casa viene ridicolizzata dall'ex De Silvestri, il tiro di Soriano respinto per caso e poi anche Barreto calcia fuori. Lo spavento preoccupa i laziali, dà speranze agli ospiti che comprendono gli stenti della sgangherata banda di Pioli. Il bilancio del primo tempo è la fotocopia dei precedenti, dieci minuti alla ricerca di qualcosa che non c'è più, poi solo tanta confusione. In pratica una squadra che non sa più cosa fare, non è né carne, né pesce, gioca con i movimenti offensivi della passata stagione ma con troppa paura addosso. Parte la ripresa con Anderson in campo per Cataldi e la Lazio che sceglie la roulette russa con 4-4-2 molto sbilanciato alla ricerca del gol scacciacrisi. Montella osserva e aspetta. Non che la manovra migliori, troppo fermi i giocatori biancocelesti per trovare spazi di fronte al bunker predisposto davanti a Viviano. Servirebbe un colpo di fortuna, un colpo di qualche solista per sbloccare, insomma c'è bisogno di qualcosa per rompere l'equilibrio. Biglia è poco ispirato, Parolo il lontano parente dell'incursore ammirato in passato, Klose un campione ormai in disarmo: il quadro è disarmante.
Pioli si accorge che non ci sono sbocchi e inserisce Matri, per la Samp dentro Muriel (esce un ottimo Cassano). E la mossa della svolta: cross di Radu [il migliore), testa dell'ex milanista e palla in rete con Viviano che nemmeno abbozza la parata. Esulta l'Olimpico, Marchetti si stira per andare ad abbracciare i compagni (tocca a Berisha) per gli ultimi dieci minuti. Ma la Lazio è incapace anche di godersi la fortuna: contropiede della Samp, Konko e Berisha oonfezionano la follia, punizione di Zukanovic, testa maledetta di Anderson e Montella rimedia un punto d'oro.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Stefano Pioli ha il volto smarrito ma guarda negli occhi la realtà. "Non si può parlare di fortuna o sfortuna. Era una partita difficile, siamo riusciti a passare in vantaggio, ma non abbiamo avuto la lucidità sino alla fine". Il pareggio contro la Samp non fa saltare la panchina ma non porta via i rischi. La vittoria è sfumata in modo beffardo e nella scia di tante giornatacce: "Un'altra ingenuità pagata a caro prezzo", spiega il tecnico "sino ad oggi ho sentito la fiducia della società e dei giocatori. Non abbiamo messo in campo la migliore prestazione possibile. Domani sarò a lavorare, poi la società deciderà la cosa migliore per tutti. Per quanto mi concerne sono molto deluso. So che la situazione è delicata, ma non sono demoralizzato. Credo che ci siano le possibilità per invertire la rotta. Sono arrabbiato, andava gestita meglio la situazione. Non potevamo sbagliare in quel modo quando sapevamo che per noi il risultato era di grandissima importanza. Abbiamo giocato meglio nei primi quindici minuti, poi ci siano innervositi. La squadra non ha la serenità. Non riusciamo ad esprimere sul campo quello che facciamo durante la settimana". L'esclusione di Felipe Anderson dall'undici iniziale? "Avevo chiesto di dare pochi punti di riferimento. Potevamo fare meglio, ma è anche vero che c'era poco spazio".
L'esultanza di Matri aveva toni polemici verso la panchina. L'ex milanista ha segnato dopo esser subentrato a Klose. Pioli non si scompone. "Non mi interessa. Io metto in campo la formazione che ritengo la migliore possibile". E l'infortunio di Marchetti mentre esulta al gol di Matri? "Senza quell'episodio, avrei inserito un centrocampista, ma anche questo è un segnale del momento". Come le lacrime dei giocatori biancocelesti, a partire da Biglia e Felipe Anderson, al fischio finale. "Abbiamo un gruppo davvero consapevole, responsabile che sta soffrendo, che vuole uscire da questa situazione ma fa fatica. Continuando così però ci riusciremo". Vuol crederci Pioli. Giovedì c'è la partita contro l'Udinese in Coppa Italia, domenica l'Inter a San Siro. Sono i suoi giorni più difficili alla Lazio. E potrebbero diventare gli ultimi.
È proprio vero: gli opposti si attraggono. A meno di un anno di distanza la Lazio torna a giocare con la Sampdoria. Lo scorso gennaio finì 3-0: i biancocelesti salirono al terzo posto, trascinati da un Felipe Anderson versione Cristiano Ronaldo (come disse l'allora tecnico blucerchiato Mihajlovic). Lo stadio era pieno e da quella sera i tifosi cominciarono a fare sogni di gloria, sogni di Champions. Ieri ancora Lazio-Samp. Questa volta però è la partita della tristezza. I tifosi, al contrario dell'anno scorso, non sognano più anche perché fanno fatica a prender sogno. Non ci sono più le triangolazioni della passata stagione, non ci sono più i gol entusiasmanti, non c'è più nemmeno Felipe Anderson. Sua la deviazione decisiva per il gol del pareggio della Sampdoria, un tempo sarebbe stato considerato autogol. Riassunto perfetto dell'involuzione non solo della squadra, ma anche dei singoli giocatori biancocelesti. FA7, come veniva chiamato l'anno scorso Felipe, proprio come accostamento a Ronaldo, proprio come un anno fa, è stato decisivo in Lazio-Samp, questa volta però in negativo. Dall'euforia e i sorrisi di gennaio alle lacrime di ieri sera. È proprio vero, gli opposti si attraggono. La delusione per il gol all'ultimo secondo della Sampdoria è grande, ma potrebbe, paradossalmente essere la scintilla che Pioli aveva detto servire alla Lazio.
"Dobbiamo dare di più, dobbiamo avere più fame, così non basta ancora - analizza Parolo -. Siamo dispiaciuti, molto dispiaciuti. E questo lo dimostrano anche le lacrime di Felipe e di Biglia a fine partita. La squadra vuole uscire da questa situazione. Se ci fosse menefreghismo i giocatori non reagirebbero così per un pareggio". Alla Lazio però continua a mancare la vittoria. "Quella è l'unica medicina al nostro male. Dobbiamo ottenere i tre punti per ripartire. Già a Milano contro l'Inter, anche se contro la squadra più forte del campionato, dobbiamo giocare per vincere". Parolo sa poi che sia lui che i suoi compagni hanno delle colpe per la situazione che si è venuta a creare: "Avevo lanciato l'allarme già in estate, dopo le prime sconfitte in amichevole - ricorda -. Abbiamo capito tardi che dovevamo cambiare atteggiamento e ci siamo scontrati con la realtà: dobbiamo vincere ogni gara anche se le squadre, come la Samp, vengono qui per difendersi e strappare il pareggio, e per noi non è facile". Il tecnico invece non è in discussione: "Siamo tutti con lui, vogliamo uscire da questa situazione tutti insieme".