13 marzo 2017 - Roma, Stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXVIII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Strakosha, Basta, de Vrij (46' Wallace), Hoedt, Radu (27' Lukaku), Parolo, Biglia (76' Keita), Milinkovic-Savic, Felipe Anderson, Immobile, Lulic. A disposizione: Vargic, Adamonis, Patric, Bastos, Murgia, Crecco, Luis Alberto, Lombardi, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.
TORINO: Hart, De Silvestri, Rossettini, Moretti, Barreca, Benassi, Lukic, Baselli (46' Molinaro), Iturbe (74' Iago Falque), Belotti, Ljajic (64' Maxi Lopez). A disposizione: Padelli, Cucchietti, Zappacosta, Ajeti, Castan, Acquah, Valdifiori, Gustafson, Boyè. Allenatore: Mihajlovic.
Arbitro: Sig. Mazzoleni (Bergamo) - Assistenti Sigg. Paganessi e Vuoto - Quarto uomo Sig. Barbirati - Assistenti d'area Sigg. Di Bello e Baroni.
Marcatori: 56' Immobile, 72' Maxi Lopez, 87' Keita, 90' Felipe Anderson.
Note: ammonito 38' Ljajic, 44' Lukaku, 74' Milinkovic-Savic. Angoli 6-2. Recuperi: 3' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 15.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Una Lazio a 3 stelle. Immobile, Keita e Felipe Anderson abbattono il Toro. Ripreso il 4o posto. La qualità della squadra di Inzaghi rimedia al pareggio di Maxi Lopez: 4a vittoria di fila".
Continua la "rosea": La continuità e le bellezze dei suoi attaccanti mantengono la Lazio su un balcone con vista Europa, di qualsiasi tipo. Questa è la quinta vittoria consecutiva, derby di Coppa Italia compreso (e non pensate che valga di meno). Ma è anche il settimo successo nelle ultime otto uscite, in cui soltanto il Milan ha saputo prendere un punto ai laziali. I quali chiudono un turno più diluito che mai, iniziato venerdì scorso, ripiazzandosi al quarto posto davanti all’Inter e allontanando Atalanta e Milan, le uniche che hanno perso consensi e partite nel fine settimana. L’esito è corretto, perché la Lazio è andata in doppia cifra come occasioni, però fino all’87’ era legata da un pareggio che il Torino aveva saputo costruire con una reazione utile dopo il vantaggio di Immobile. Certe volte le sceneggiature già annunciate non vengono strappate sul campo: doveva essere la serata degli attaccanti e lo diventa fino in fondo, anche se ci sono delle variazioni sul tema Immobile contro Belotti, amici e compagni di Nazionale a confronto. Loro due non avranno mai la delicatezza di un suonatore d’arpa, i loro gol sono musica che scatena il movimento; la falcata larga e le braccia mulinanti del laziale, con i controlli larghi ma la porta nel mirino; la testa incastrata tra torace e spalle unita al moto esplosivo del torinista, altro ricercatore di esultanze.
Il primo fa centro, per la sesta volta nelle ultime cinque uscite, sempre tutto compreso. L’altro si danna, prende falli (anche quello della punizione dell’1-1), per due volte è a pochi centimetri dall’urlo. Ma l’arpa viene pizzicata da Keita, entrato dopo il pari, con un destro a girare da fuori. E la melodia dei piedi delicati viene ripresa da Anderson al 90’. Sinisa Mihajlovic a Roma tiene casa e famiglia, oltre ad aver vissuto sulle due sponde anche da calciatore. Molto più laziale che romanista, chiaro, vista durata e successi; quasi un mese fa ne prese quattro dai giallorossi e stavolta ripete la stessa mossa, il cambio di Ljajic con Maxi Lopez. Allora la partita era segnata ma l’argentino trovò il primo centro stagionale, stavolta si ripete di testa nell’1-1 e quasi si vendica di tutte le ramanzine sentite quest’anno. Tra l’altro alla Lazio siglò il suo primo gol italiano, quando era al Catania, è un altro capitolo delle storie degli attaccanti che si intersecano in questa partita. Ma il Torino la perde nella fase opposta, da nove gare consecutive di campionato incassa gol, e a nulla vale il rimpasto che Mihajlovic mette in atto già prima dell’intervallo per fermare il 4-2-3-1 di Inzaghi che riesce sempre a trovare la profondità sui lati oppure con il lancio centrale. Ai laziali manca per un’ora solo la conclusione pulita: troppi rimpalli, tiri su difensori o a lato. Quando Mihajlovic non ne può più di vedere, proprio davanti alla sua panchina, il facile scorrimento del traffico laziale allarga Benassi e accentra Ljajic, ricalcando il 4-2-3-1 dei rivali e facendolo chiudere a riccio senza palla (4-4-1-1).
E per rafforzare la sua idea, cambia poi Baselli, con Molinaro a inizio ripresa. Ma la fase difensiva del Toro rimane troppo in affanno e la Lazio, quando entra Keita per Biglia, ha molta qualità davanti. Inoltre Basta non si fa impressionare da Molinaro, al ritorno dopo l’infortunio, e determina la scena dell’1-0 di Immobile, ora a quota 17. Anche se Milinkovic è in serata negativa, sono gli inserimenti di Parolo e i movimenti di Anderson, spesso anche trequartista, a battere sempre sull’ultima linea del Toro. Che a lungo regge, soprattutto con Rossettini, ma viene travolta nel finale. L’evoluzione di un campionato dovrebbe far riflettere i granata. All’andata le due squadre erano pari in classifica e l’equilibrio durò nello scontro diretto finito 2-2; era il Toro che vinceva i primi tempi, poi è diventato quello che non prevale nemmeno per metà e la Lazio lo ha distanziato di 17 punti.
Il Corriere dello Sport titola: "Keita che gol! Tridente show. La Lazio vola. Vantaggio di Immobile, 1-1 del Toro con Maxi Lopez. Nel finale l’uno-due di Keita e Felipe: Inzaghi è quarto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Immobile ha vinto il duello azzurro con Belotti, ma la notte dell’Olimpico è stata illuminata dalla magia di Keita, capace di spezzare l’equilibrio ristabilito dal gol di Maxi Lopez, spingere avanti la Lazio all’ultimo respiro e far esplodere l’Olimpico come solo i fuoriclasse riescono. Decisivo quando conta e il pallone scotta. Il genio ribelle, che in settimana aveva fatto notte fonda a Barcellona per festeggiare il suo compleanno, è stato sganciato (complici gli infortuni di De Vrij e Radu) da Inzaghi solo nell’ultimo quarto d’ora e l’ha risolta con un colpo da biliardo a tre minuti dalla fine, quando lo spettro di un pareggio si era ormai allungato sulla partita. Ha stoppato la palla e l’ha accarezzata, guardando l’angolo più lontano. Sembrava un tiro disegnato con il compasso, pieno di effetto. Alla Del Piero per intenderci. Hart si è tuffato e disteso con tutta l’energia possibile, ma non sarebbe mai potuto arrivare su quella palla. Ha girato e ha continuato a girare, accompagnata dall’Olimpico, si è infilata dolcemente all’incrocio dei pali, scatenando la festa dei laziali a cui poi si è aggiunto Felipe Anderson segnando in contropiede il terzo gol. Torino ko, Inter di nuovo sorpassata, quarto posto ancora in pugno alla Lazio. Vittoria strameritata e pesantissima, perché ora Inzaghi ha un vantaggio di sei punti sul Milan.
E’ stata una partita tiratissima. La Lazio giocava a calcio, il Toro era raccolto dietro, cercava di tenere basso il ritmo della partita e se possibile di spezzarlo, in attesa di una ripartenza che nel primo tempo è arrivata per la prima volta solo all’ultimo dei tre minuti di recupero. Tiro fuori bersaglio di Ljajic, l’unico contro i 10 della Lazio, di cui 5 fuori e altrettanti respinti. Neppure uno nello specchio nonostante una pressione costante. Bella e avvolgente la manovra biancoceleste, preferibilmente sviluppata a destra, dove Basta agiva da attaccante aggiunto e sfruttava gli spazi aperti da Felipe. La Lazio era frenetica e smaniosa, mai precisa, dava quasi la sensazione di voler entrare in porta con la palla. Furioso l’avvio, quando funzionavano gli inserimenti di Biglia e Felipe si accentrava, due o tre mischie risolte non si sa come dai granata, in altre due o tre azioni è mancato l’ultimo passaggio, poi il Toro si è assestato. Inzaghi aveva sistemato Milinkovic trequartista su Lukic, Mihajlovic ha risposto in corsa con una rotazione dei suoi tre centrocampisti. Benassi si è abbassato per fare coppia con il serbo, Baselli è salito per disturbare Biglia. L’argentino è stato costretto a rallentare dopo la partenza sprint non per effetto della marcatura ma per un’entrata bruttissima di Iturbe che nella stessa azione aveva piantato uno scarpino sulla schiena di Radu. Biglia ha resistito, invece il romeno è uscito, sostituito da Lukaku. Mazzoleni tollerava troppo il gioco rude e l’ostruzionismo dei granata. Dietro Rossettini e Moretti tenevano.
Immobile ci ha provato subito dal limite e poi ha sprecato l’occasione più limpida, liberato da un colpo di tacco di Felipe, senza trovare il tocco decisivo davanti ad Hart. Belotti sino all’intervallo non ha quasi mai visto o ricevuto palla: era chiuso nella morsa olandese formata da Hoedt e De Vrij, costretto ad arrendersi nell’intervallo. Inzaghi lo ha perso e lo ha sostituito con Wallace, Mihajlovic ha inserito Molinaro per Baselli passando alla difesa a cinque, si è chiuso ancora di più, voleva blindare le fasce, invece la Lazio continuava a martellare con Basta e Lukaku. Proprio il serbo, innescato da Lulic, ha disegnato il cross capace di tagliare fuori tutta la difesa granata. Moretti ha solo sporcato la palla, De Silvestri ha aspettato e Immobile, che gli arrivava dietro, è piombato come un falco e ha toccato in rete. Diciassettesimo gol in campionato, superato Rocchi, nuovo record della gestione Lotito. La Lazio non ha avuto la forza per congelare il vantaggio. Il Toro l’ha messa sul fisico, Mihajlovic ha aggiunto Maxi Lopez e proprio l’argentino ha pareggiato di testa sfruttando la punizione conquistata da Belotti e calciata da Iturbe. Niente paura. Inzaghi si era tenuto in tasca la carta Keita, quella sempre capace di spaccare le partite e far vincere la Lazio. Lotito, se possibile, compia uno sforzo: uno così forte non si può proprio perdere.
Il Messaggero titola: "Lazio, un tris da Champions. I biancocelesti piegano solo nel finale il Torino e tornano a un passo dal podio. I gol di Immobile, Keita e Felipe suggellano il quarto posto in classifica".
Prosegue il quotidiano romano: È la grande notte di Keita. Sì, proprio il monello che in settimana aveva fatto parlare di sé, in negativo, per la festa a Barcellona. Il senegalese disegna un arcobaleno biancoceleste che s’infila alla sinistra di Hart (incolpevole ma prende gol sempre da quel lato) e rilancia la Lazio al quarto posto in classifica. Battuto il Torino per 3-1. Operazione controsorpasso all’Inter riuscita. Ora sono 56 i punti in classifica, roba da far stropicciare gli occhi. Apre Immobile, che vince il duello a distanza con Belotti, pari illusorio di Maxi Lopez prima che i gemelli diversi Balde & Felipe chiudano la gara con due perle. Esulta Inzaghi che festeggia, con un successo e il quarto posto in solitaria, il traguardo delle 2500 gare giocate in serie A della Lazio. L’amico Mihajlovic, invece, mastica ancora amaro: solo 2 vittorie nei 13 scontri con la sua ex squadra. Il Torino non è il Bologna, bastano pochi minuti per capirlo. Il pallino del gioco è nei piedi dei biancocelesti, ma il Toro pressa altissimo e non fa ragionare i centrocampisti laziali. In particolar modo Biglia. Baselli gli s’incolla da subito e non lo molla di un centimetro. L’argentino, stoico, rientra in campo dopo un durissimo scontro con Iturbe, che aveva fatto temere il peggio.
Vista la marcatura asfissiante, la Lazio è costretta a impostare il gioco da dietro e lo fa affidandosi ai lanci lunghi dei due centrali di difesa. Il destinatario è Milinkovic che gioca da pivot per fare spazio a Immobile. Il primo squillo è proprio di Ciro che stoppa e calcia al volo, la palla esce di poco alla sinistra di Hart. I granata dietro ballano spesso, la Lazio entra con facilità, ma ha il solito problema a concretizzare le azioni che crea. A Immobile risponde Belotti, nell’eterno duello a distanza. Iturbe calcia una punizione tagliata sul secondo palo, il numero 9 granata non ci arriva per un soffio. I biancocelesti attaccano quasi sempre sulla corsia di destra, dove Anderson ha vita facile con Barreca, tanto che Mihajlovic costringe spesso Ljajic a tornare in copertura depotenziando il peso in avanti. La Lazio nelle ripartenze è più viva rispetto al Toro, che sbaglia un quantitativo enorme di palloni. Manca però la cattiveria sotto porta. Nella ripresa Inzaghi deve subito rinunciare a de Vrij per una contusione al ginocchio. Il leit motiv sembra sempre lo stesso, fin quando è Ciro il Grande a spezzare gli equilibri. Bella palla di Basta, deviata da Moretti, sulla quale Immobile si fionda come un rapace mandando in estasi i tifosi della Lazio.
Aggiornate le statistiche: 17 gol per il bomber di Torre Annunziata, un ruolino decisamente migliore di quello della stagione 2013-14 quando divenne re dei cannonieri proprio con la maglia del Torino. I biancocelesti potrebbero raddoppiare, ma alla fine è Maxi Lopez, entrato da poco, a segnare il pari rubando il tempo di testa a Milinkovic. Poi come detto l’arcobaleno di Keita che manda in orbita la Lazio. Il tris è di Felipe Anderson, non a caso il Toro è una delle sue vittime preferite. Quarto posto riafferrato con forza. La Champions è distante 4 punti e sognarla non è pazzia.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Bello, bellissimo. Di destro, a giro. Che gol il suo gol, immenso. Il massimo che un tifoso possa sognare. Che gol il suo gol, da applausi a scena aperta. Velocità di gambe e di pensiero, un tiro parabolico, di bellezza assoluta, straordinario per nitore, imparabile anche per un portiere extralarge come Hart. Eroe e "traditore", Keita. Ribelle e audace, ha inventato una diavoleria delle sue, di quelle buone, di quelle che lo fanno amare. E dopo la prodezza s’è sporto dai cartelloni pubblicitari per farsi ammirare dalla Nord. Guardatemi, sembrava dire. Io vi faccio sognare. Ti fa arrabbiare, Keita. E ti fa impazzire. Lui è il più discolo, il più ingovernabile della Lazio. Ha la cresta e la alza. E’ quello che scappa e che incappa negli aerei che fanno ritardo, che organizza la festa di compleanno a metà settimana (storia di mercoledì scorso), che vola a Barcellona e rientra dopo l’allenamento del giovedì. E’ quello che non si allena per colpa di un taglio ad un piede, infortunio imprecisato, e poi entra e segna. Inzaghi e i compagni si sono messi l’anima in pace, ormai lo aspettano con francescana pazienza, lo gestiscono, cercano di trarne il meglio, sopportano le sue bizze in campo e fuori. L’importante è che Keita il meglio lo dia lì, nel rettangolo di gioco. Le vie della gloria sono anche spine, non sono soltanto rose. A Keita interessa divertirsi, vuole fare quello che sa fare, andando oltre le regole. Ha uno stile libero, Keita. Anche troppo libero. Può sbagliare, ma non è mai stato così decisivo. Ha segnato l’ottavo gol in campionato, esattamente il doppio di quelli firmati in tutta la scorsa serie A.
Solo il gol di Keita poteva offuscare un po’ il gol numero 17 di Immobile in campionato (19 in stagione). Per Ciro era la sfida del destino contro il suo ex Toro, contro l’amico Belotti, compare di Nazionale. E’ stato tutto un coro per Immobile dopo l’1-0, centravanti di razza, capace di segnare con movimenti da cannoniere vero. In A è Ciro il bomber più bomber dell’era Lotito, ha superato anche Rocchi (al massimo 16 gol). E’ Ciro il primo giocatore della Lazio a segnare almeno 17 gol in un campionato dopo Crespo (26 reti) nel 2000/01: "La sfida con Belotti? Era solo una partita tra Lazio e Torino, sono contento perché abbiamo vinto. Devo fare i complimenti a tutta la squadra, non era facile reagire dopo il gol di Maxi Lopez. I comportamenti di Keita? Se continua a fare gol così belli va bene tutto (risata, ndr). L’importante è che non esageri, ma queste sono cose di cui si occupa la società. Gli stiamo dietro per sistemargli la cabeza (la testa, ndr), come dice lui". Hanno segnato tutti i componenti del tridente, da Immobile a Keita, da Keita a Felipe. Con un Ciro così esplosivo si può sognare in grande: "Le altre non mollano, sarà una bella sfida sino alla fine. Sono felice per il gol perché è servito alla Lazio per vincere. Nel primo tempo abbiamo giocato bene, ma non riuscivamo a fare centro. Una volta sbloccata, la partita è stata in mani nostre eppure è arrivato il pari. Sono felice e orgoglioso dei miei compagni, abbiamo reagito da grande squadra". Ciro fa i conti velocemente: "Mancano dieci partite alla fine ed è importante aver recuperato punti su Milan e Atalanta. La Champions è difficile, Roma e Napoli vanno avanti in modo forte. Ma noi abbiamo vinto quattro partite di fila, siamo felici e continueremo su questa strada". Il Toro? Tanti cari saluti da Immobile: "Ho tanti ricordi e ho tanti amici del Toro, sono affezionato a questa squadra ed era rispettoso non esultare. Ora però faccio parte di una famiglia meravigliosa, voglio continuare a sognare con la Lazio". Con l’amico Belotti s’è abbracciato prima della partita, l’ha vinta Ciro la sfida dei cannonieri amici, dei bomber azzurrissimi: "Il Gallo Belotti sta facendo benissimo, ci siamo sentiti prima della partita. Sono felice di aver vinto io".
E’ stata durissima. Lazio piena di orgoglio e di classe, Inzaghi non s’è arreso neppure dopo il gol di Maxi Lopez e ha sganciato Keita, come al solito decisivo. "Ci ho creduto sino all'ultimo, è stata un’ottima Lazio, ma le partite vanno chiuse e risolte in anticipo. Il Torino ha trovato il gol su palla inattiva, complimenti a Maxi Lopez, siamo stati bravi a riprenderla. Era una tappa fondamentale, volevamo vincere. Adesso rimangono 10 partite e dobbiamo giocarcele nel migliore dei modi". Ha risolto una magìa di Keita in fondo a una settimana tormentata. "Penso abbia fatto ottime partite anche giocando dall’inizio. Poteva essere titolare, ma ha avuto un problema, si era tagliato un piede, non si è allenato mercoledì e giovedì, negli ultimi tre giorni ha lavorato molto bene. Sarebbe entrato prima, ma i primi due cambi erano stati forzati per gli infortuni, me ne restava uno solo. Keita è un valore aggiunto. Nella mia gestione sarà stato in panchina 5-6 volte, non di più. Il permesso per andare a Barcellona era concordato, voleva andare dalla famiglia. Alla fine gli ho solo spiegato che il terzo cambio me lo dovevo giocare nel modo e nel momento giusto, altrimenti rischiavamo di finire in dieci". Resta irrisolto il caso contrattuale. Inzaghi ha di nuovo perorato la sua causa. "Il mio desiderio, il mio augurio, sarebbe che Keita restasse alla Lazio. Lo dico anche di Biglia e degli altri ragazzi. Vorrei trattenerli tutti".
La Lazio ha solo quattro punti di ritardo dal Napoli, terzo in classifica. Il sogno Champions è possibile? "Ho ribadito ai ragazzi, dobbiamo guardare di partita in partita. Non siamo qui per caso. Dopo Cagliari ci sarà la sosta e in tanti partiranno per le nazionali. Alla ripresa bisognerà farsi trovare pronti. La classifica la guardiamo da 28 giornate, stiamo tra il terzo e il sesto posto dall’inizio, è stato fatto un grande lavoro. Tutte viaggiano forte, nessuno molla. Guardiamo avanti e anche indietro. Nessuno lascia niente". Il rinnovo del contratto diventerà automatico con la qualificazione europea, ma a fine stagione è logico supporre dovrà essere rinegoziato nella parte economica. Inzaghi ha glissato sull’argomento. "Adesso, devo dire la verità, è un momento intenso in campo, ci stiamo concentrando. Sono qui, l’ho voluto con forza, stiamo facendo bene grazie ai ragazzi. Non penso ci siano problemi, con Lotito e il ds Tare ho un grande rapporto. Ora contano il campo e i risultati, a fine stagione si sistemerà tutto".
La Lazio ha sofferto sino al novantesimo perché nel primo tempo non è stata precisa. "Siamo arrivati in area tante volte, costruivamo a tre e portavamo Basta alto, Felipe e Milinkovic in possesso avevano libertà. |Anche a Bologna avevamo fatto una partita simile. Dietro siamo in grande crescita. Avremmo dovuto segnare, sono state costruite tante occasioni, nella ripresa siamo stati meno belli segnando tre volte. Ma non posso lamentarmi. Immobile ha già fatto 17 gol, Keita 8 saltando diverse partite per la Coppa d’Africa". Nella notte degli infortuni di Radu e De Vrij sono arrivate risposte importanti dalla panchina. "Lukaku e Wallace sono entrati benissimo. Anche Bastos e Patric sono giocatori importanti, conta chi subentra. A Cagliari mancherà Milinkovic, ma sono convinto che riusciremo a non rimpiangerlo". Anche il bosniaco è stato prudente come Inzaghi. "La Champions? Sognare si può, ma l’obiettivo resta l’Europa League. A 10 giornate dalla fine può succedere di tutto, ma si deve fermare chi sta davanti e noi dobbiamo sfruttare le occasioni. Vedremo. E’ stato importante vincere questa partita con il Torino". Senad ha applaudito Keita. "Entra sempre bene e ti fa vincere le partite. Ha segnato un gol bellissimo. Siamo contenti per noi e anche per lui".