Domenica 30 marzo 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Parma 3-2 30 marzo 2014 - Campionato di Serie A - XXXI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Marchetti, Konko, Biava, Novaretti (11' Ciani), Radu, Cana (65' Keita), Onazi, Candreva, Mauri (85' Postiga), Lulic, Klose. A disposizione: Berisha, Strakosha, Cavanda, Minala, Felipe Anderson, Kakuta, Perea. Allenatore: Reja.
PARMA: Mirante, Cassani, Lucarelli, Felipe, Gobbi (79' Molinaro), Acquah (70' Munari), Marchionni, Parolo, Schelotto (68' Palladino), Cassano, Biabiany. A disposizione: Pavarini, Bajza, Rossini, Sall, Galloppa, Mauri, Obi, Jankovic, Cerri. Allenatore: Donadoni.
Arbitro: Sig. Damato (Barletta) - Assitenti Sigg. La Rocca e De Pinto - Quarto uomo Sig. Longo - Assistenti di porta Sigg. Banti e Ostinelli.
Marcatori: 15' Lulic, 26' Biabiany, 67' Klose, 81' Ciani (aut), 93' Candreva.
Note: ammoniti Cana, Mauri, Lucarelli e Felipe per gioco scorretto, Cassano per proteste, Candreva per comportamento non regolamentare. Angoli 8-2. Recuperi: 2' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 10.000 circa con 3.265 paganti.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio all’ultimo respiro. Ma il Parma spreca troppo".
Continua la "rosea": Le due aree di rigore come altrettanti flipper. Palle impazzite che entrano o evitano di entrare in rete a dispetto di ogni logica. E’ l’ultimo quarto d’ora di Lazio-Parma, match assai divertente e un po’ folle. Lo vince, in pieno recupero, la squadra che sbaglia appena un briciolo meno dell’avversaria. E’ Candreva il giustiziere del Parma al penultimo respiro, il gol del 3-2 dopo quelli di Lulic, Biabiany, Klose e la grottesca autorete di Ciani, che riporta la Lazio a soli due punti dall’Europa League, nel bel mezzo di un gruppone che da sabato scorso, avviso ai naviganti, tiene dentro anche il Milan del redivivo Seedorf. Nell’Olimpico semivuoto causa sciopero della nord la Lazio finisce col trarre vantaggio dall’insolito clima disteso, mostrando un cuore che sembrava avere smarrito. Quanto al Parma, la serie positiva di 17 partite senza sconfitte interrotta mercoledì scorso dalla Juventus sembra pesare nella testa dei giocatori. Un tarlo che corrode e toglie certezze oltre che punti. Ora a difesa del sesto posto ne è rimasto uno solo di vantaggio e gli inseguitori si moltiplicano. Viva gli assenti. Parma senza Paletta e Amauri, il perno della difesa e il terminale d’attacco, Lazio senza Ledesma, Biglia e Gonzalez, ergo senza centrocampo. Ovvie le conseguenze: Parma padrone del palleggio, con un possesso che sarà del 57,8% ma con una difesa colabrodo specie nei suoi centrali Felipe e Lucarelli, e con una capacità rara di divorare occasioni da rete; Lazio in costante difficoltà dopo un buon inizio, ma animata da uno spirito guerriero che si riassume nella prestazione di Lulic, l’uomo dell’1-0 iniziale quando la molle difesa ospite gli consente il tap in sul cross di Konko, e del 2-1 a metà ripresa quando ridisegnato centrale da Reja inventa l’assist filtrante per Klose.
Il Parma si impadronisce della metà campo subito dopo l’1-0 di Lulic, ripristina la parità dieci minuti dopo con Biabiany che sfrutta l’incerta respinta di Marchetti sul tiro del diavoletto Cassano, ancora una volta il migliore dei suoi, e mostra di tenere il match in pugno fino a metà del secondo tempo. Quando nel giro di cinque minuti entrano Keita per Cana, che Reja aveva giocoforza schierato centrocampista, Palladino per Schelotto e Munari per Acquah. Con Keita largo a sinistra, Lulic slitta centrale accanto a Onazi nel posto fin lì occupato da Cana, e grazie al suo assist la Lazio va subito sul 2-1, con Klose che all’Olimpico in campionato ha sempre il gol facile (ci ha segnato 16 delle ultime 17 reti). Il Parma sbanda ma si entra nell’ultimo quarto, quello delle follie, ed è la Lazio a rimetterlo in linea di galleggiamento. L’autogol di Ciani è da "comiche" e il maggiore colpevole è Marchetti, che si fa passare il pallone in mezzo alle gambe. La partita diventa un terno al lotto e i numeri giusti finiscono prima nella testa e nei piedi di Munari e di Palladino, i panchinari di Donadoni, che si mangiano due reti belle e fatte. Poi nella corsa del talentino Keita, il cambio di Reja che nel frattempo è passato al 4-3-3 tirando dietro Mauri (poi Postiga) sulla linea di Onazi e Lulic. Keita fila via a sinistra e piazza un cross al bacio. Candreva ringrazia e il Parma si dispera. Ma se tra due giorni nello stesso Olimpico si ripresenta con questa difesa per gli 82 minuti con la Roma, le sconfitte di seguito diventeranno tre.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, un pieno di vero orgoglio. Ripresa due volte, decide Candreva al 93’ e riconquista l’Olimpico. Lulic e Klose in gol, papera di Marchetti su...Ciani, poi la festa finale".
Continua il quotidiano sportivo romano: Le notizie sono due. La Lazio è ancora viva e continua a correre per l’Europa League nonostante le squalifiche, gli infortuni, la papera di Marchetti e una contestazione senza precedenti. E poi il calcio, un’emozione senza fine e impossibile da strozzare. E’ accaduto a un quarto d’ora dalla fine dentro un Olimpico semivuoto e malinconico: la Tevere, trascinata dalla rabbia e dall’orgoglio dei giocatori di Reja, ha cominciato a tifare per la Lazio. Incredibile, sarebbe il caso di aggiungere, ma vero. E’ finita in festa una partita pazzesca e risolta da Candreva all’ultimo assalto, piatto destro sotto la traversa per raccogliere l’assist di Keita, al terzo minuto di recupero: 3-2 dopo aver rischiato di perdere. Anche la Monte Mario si è sciolta e ha tributato un calorosissimo abbraccio alla Lazio, lasciata sola dalla Curva Nord. Vittoria sofferta e meritata per il cuore, il carattere e lo spessore dimostrato dai giocatori di maggior classe: nella domenica da ultima spiaggia Klose e Lulic si sono messi i compagni sulle spalle e li hanno trascinati oltre l’ostacolo. Nella ripresa, a parte i tre gol, si sono contate cinque occasioni limpide per la Lazio e quattro per il Parma. Reja ha rischiato, ma non restavano altre possibilità per provare a rimettersi in corsa. Un cazzotto da una parte, la risposta dall’altra. E’ stato come un match di boxe, Donadoni è andato al tappeto quasi al gong della quindicesima ripresa.
Senza Ledesma e Biglia, Reja aveva optato per il 4-2-3-1 con Cana e Onazi in mediana. Per un quarto d’ora la Lazio ha messo pressione con i suoi quattro giocatori d’attacco, verticalizzando la manovra e cercando la spinta sulle corsie esterne. Mauri dal limite non ha sfruttato un errore di Felipe e ha calciato fuori misura. Al 15’ è arrivato il gol di Lulic, abile a colpire di destro da distanza ravvicinata sfruttando il cross di Konko solo sfiorato da Mirante. Il vantaggio ha illuso la Lazio di poter gestire. E invece, allentando la pressione con gli attaccanti, sono emersi i limiti di palleggio del centrocampo. Il Parma ha preso a comandare il gioco. Reja ha perso Novaretti per infortunio. Marchetti ha impedito il pareggio di Schelotto ma un minuto dopo si è dovuto arrendere a Biabiany. Sassata di Cassano e respinta centrale. Il francese, che il 31 gennaio aveva respinto l’offerta di Lotito per trasferirsi alla Lazio, ha rubato palla a Ciani, ha scavalcato Marchetti e ha depositato in rete di testa. La squadra di Reja ha avuto la forza per non cedere, ha continuato a tenere il campo con intelligenza nella ripresa, cercando gli spazi per ripartire, perché il Parma stava venendo su. Dalla distanza ci avevano provato Parolo e Cassano. Lulic ha riconquistato palla e si è divorato il raddoppio con un tiro sporcato da Felipe invece di passarla a Candreva o Klose: roba da matti, perché erano tre contro uno davanti alla porta di Mirante. L’inerzia della partita è cambiata con l’ingresso di Keita, motivatissimo e ispirato. Ogni volta che scattava sulla fascia sinistra creava un pericolo.
Il raddoppio lo ha firmato il tedesco, di nuovo volante come ai bei tempi. Lulic, accentrato nel ruolo di mediano, lo ha pescato libero sul centro-sinistra. Klose si è portato avanti il pallone e ha piazzato il piatto destro nell’angolino. Era il ventiduesimo. L’Olimpico ha fatto festa e in quel momento si è stretto intorno alla Lazio, un po’ in affanno ma decisa a conservare un risultato che le permette di tornare a due punti dal sesto posto e dall’Europa League. Il finale palpitante doveva ancora arrivare. Al 36’ il Parma ha pareggiato, ma sarebbe meglio dire che la Lazio si è fatta gol da sola. Lancio di Parolo, tocco al volo di Palladino per servire Cassano. ll pallone è sbattutto addosso a Ciani ed è rotolato in rete, passando in mezzo alle gambe di Marchetti, che non è riuscito a prenderlo. L’autogol clamoroso suonava come una beffa e ha scatenato la reazione della Lazio. Keita ha avuto due occasioni per segnare, ma è stato respinto da Mirante. Munari di testa e poi Palladino, a porta quasi vuota, non sono riusciti a firmare il colpo del ko. All’ultimo respiro, invece, è passata la Lazio: scatto devastante di Keita, Lucarelli saltato e cross in mezzo all’area. Candreva è piombato come un falco sul pallone e lo ha messo in rete, scatenando gli applausi dell’Olimpico. Erano pochi. Sono tornati a casa contenti.
Il Messaggero titola: "Lazio all’ultimo respiro".
Prosegue il quotidiano romano: I titoli di coda sono partiti già da un paio di minuti e Donadoni ha ancora scolpiti negli occhi i due incredibili errori con i quali, Parolo e Palladino, gettano alle ortiche la possibile vittoria. La Lazio, però, tutta cuore e grinta, scampati i pericoli, cerca con pervicacia di dare un senso al campionato e vi riesce al secondo minuto di recupero grazie a un’azione confezionata dal vivace Keita e finalizzata dall’ostinato Candreva, che festeggia polemicamente il guizzo da centravanti puro. Il 3-2 è siglato proprio sotto la Nord. Roba da far esplodere la Curva che, come promesso, diserta ancora l’Olimpico, malinconicamente quasi vuoto. La sparuta minoranza presente insulta il presidente Claudio Lotito e applaude l’impegno della squadra, nonostante i gravi errori che ne costellano la prova. A sbagliare sono anche i difensori emiliani, però gli errori commessi dai biancocelesti sono solari, al limite del grottesco, come accade in occasione del due pari. Roba da "oggi le comiche", con Ciani e Marchetti, protagonisti di un autentico capolavoro d’ignavia sull’innocuo cross di Palladino. In serie A non è ammissibile prendere una rete simile. In pratica la confezionano in due, i peggiori della difesa, con il portiere che, ancora una volta, incappa in un clamoroso infortunio dopo la rocambolesca notte di Sofia. Un episodio che rischia di vanificare gli sforzi per venire a capo di una partita complicata, nonostante il vantaggio iniziale di Lulic. Per fortuna l’epilogo riserva il colpo di teatro e gli omissis vengono azzerati, almeno dal risultato. Il successo, nello scontro diretto contro i gialloblu, è pesante in quanto consente alla Lazio di accorciare le distanza dalla zona Europa League, adesso lontana appena 2 punti. Con la prossima giornata ancora da giocare in casa, la vittoria è da considerare come un passo avanti molto significativo.
La Lazio, priva di Biglia e Ledesma, fatica tantissimo a creare azioni importanti, perché Cana e Onazi sono degli onesti manovali del pallone. Corrono e fanno filtro, però hanno piedi ruvidi e poca fantasia e così le uniche note positive arrivano dalle corsie esterne, come il gol di Lulic e qualche incursione di Candreva. Sul piano del palleggio e del fraseggio il Parma si fa nettamente preferire, grazie a una manovra collaudata che prevede sempre l’uomo libero a dettare il passaggio, senza quasi mai ricorrere al lancio lungo. Inoltre, la posizione di Cassano, procura più di un problema al dispositivo biancoceleste. Il fantasista, infatti, arretra a prendere palla sulla trequarti e apre spazi invitanti per gli inserimenti dei centrocampisti. La Lazio appare preoccupata e bloccata e non riesce a innescare mai Klose, anche perché la presenza di Mauri è accademica e non garantisce al gioco quel pizzico di qualità necessaria. Reja impiega oltre un’ora per capire che, senza Keita, la gara rischia di scivolare su binari pericolosi perché, tra le due formazioni, il Parma è quella che produce le situazioni offensive più insidiose. Al cospetto di una difesa che si dimostra imbarazzante (lo è anche in occasione del primo pareggio). Quando entra il ragazzino, l’allenatore goriziano, toglie Cana e sposta al centro Lulic, che ha passo e forza per dare una scossa a un centrocampo troppo macchinoso e lento. E Lulic, oltre a regalare a Klose la palla del 2-1, garantisce una flebo di vivacità a tutta la manovra, finalmente più intensa e propositiva. Keita entra subito nel cuore della sfida: porta palla, salta avversari, si divora una solare opportunità , su passaggio di Mauri, inventa l’azione che cambia il destino dell’incontro e che consente alla Lazio di salire sul treno che porta in Europa. Nel momento che può cambiare la stagione biancoceleste, Keita non tradisce. E’ lui il faro della Lazio.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Nella ripresa la Lazio era chiamata a mettere nuovamente la testa fuori dopo il pari di Biabiany. L’impresa era dura, la gambe non giravano poi molto e la mancanza di tifo certo non trasmetteva energie in più. C’era bisogno di lottare e allora ecco che Reja lasciata la giacca in panchina, si ripresenta in camicia bianca e cravatta, più casual, più Obama style. E’ sempre lui, a sessantotto anni suonati, in prima linea. Così al triplice fischio di Damato parte come una molla verso il campo. Saluta arbitro, abbraccia calciatori, non sta nella pelle. La vittoria all’ultimo tuffo lascia addosso una sensazione di impagabile felicità . Reja si è ritrovato invischiato nell’aspra polemica tra i tifosi e Lotito e non è riuscito a levarne le gambe. Tanto che prima del fischio di inizio, alla lettura delle formazioni, sul suo nome sono caduti i fischi dei pochi tifosi presenti. Edy è uomo navigato, sa come vanno certe cose e ancora di più conosce le virtù lenitive delle vittorie. Che potrebbero lentamente riavvicinare la curva Nord salita in protesta permanente. "Non erano tanti (i tifosi) ma li abbiamo sentiti vicini soprattutto nel secondo tempo – le parole del tecnico goriziano – e ci hanno sostenuto. Hanno tifato e li devo ringraziare. Per noi i tifosi sono sempre stati determinanti, quando venivano in quarantamila sembrava che volassimo".
Nella corsa a un piazzamento in Europa League un Olimpico che tornasse a tifare sarebbe un compagno di viaggio essenziale. "Se si forma di nuovo questo ambiente sicuramente qualche punto in più lo faremmo. Oggi il risultato che vale doppio perché ci siamo riagganciati al treno dell’Europa". Insieme a Inter, Atalanta e allo stesso Parma che mercoledì recupererà la gara con la Roma. Tiferà per i cugini Edy Reja? "Ma no. Il Parma è una squadra forte, non sarà facile. Ci vuole che la Roma faccia la Roma", la laconica risposta del tecnico laziale. Intanto c’è da guardare in casa proprio con la Lazio che si è aggiudicata il primo spareggio: "La squadra ha dimostrato forza e ha voluto vincere con volontà questa partita. I ragazzi sono stati bravi. Ora spero che questo successo ci dia la spinta giusta verso l’Europa League. Raggiungerla sarebbe un mezzo miracolo. Vincere questa gara assume un’importanza fondamentale. Il pari non serviva. Abbiamo rischiato, perché in mezzo al campo ci mancavano i giocatori più dotati tecnicamente". "L’atteggiamento polemico di Candreva dopo il gol? Credo sia stato uno sfogo nei confronti del clima che stiamo vivendo, è difficile giocare senza tifoseria al completo – è il commento del tecnico Edy Reja - Però stiamo facendo prestazioni importanti, meriteremmo maggiore considerazione. Credo che la sua esultanza sia stata un semplice sfogo".
I bimbi che accompagnano le squadre al loro ingresso in campo rappresentano l’unica nota tenera di un calcio in cui si fa davvero fatica a trovare pagine romantiche ed emozionali. Domenica all’Olimpico i bambini protagonisti in mezzo al campo, mano nella mano con i loro idoli, non solo hanno vissuto i brividi di essere al centro dell’attenzione, ma come i "grandi" hanno ricevuto un plauso dolcissimo da parte di Reja che prima della loro uscita del campo ha dato a ciascuno un cinque dolcissimo. Come un papà , come – ci perdoni Edy – un nonno. Hector Cuper, l’hombre vertical, caricava con una pacca sul petto i suoi calciatori prima delle gare. Reja ha iniziato a investire sui più giovani...
Alla vigilia della gara con il Parma Klose era finito nel mirino della critica. Non segnava da oltre un mese (era il 23 febbraio contro il Sassuolo), ma soprattutto le sue prestazioni sembravano far intravedere un calciatore che aveva imboccato il viale del tramonto e che le residue energie se le stava gelosamente e avidamente conservando in vista dei Mondiali in Brasile. I primi quarantacinque minuti di domenica con il Parma sono sembrati confermare questo trend discendente, poi però Miro si è ricordato di essere un campione e ha sfruttato al meglio la prima palla utile che gli è arrivata. L’imbucata di Lulic e lui che allargando il piattone in diagonale la mette alle spalle di Mirante. Decine ne ha segnati in questa maniera, sembra tutto facile per lui. Ma anche un bomber del suo livello conosce momenti di appannamento e di difficoltà . Così il suo settimo centro in campionato scatena anche rabbia che il tedesco covava. La sua corsa e il dito puntato contro la tribuna (una dedica alla moglie?) sanno anche di sfogo per un calciatore abituato a essere sotto i riflettori, ma quasi mai nel turbinio delle critiche.
A Klose è tornato il sorriso: "E’ stata una vittoria importantissima per la Lazio in chiave Europa League. Abbiamo avuto tanta fortuna, sul 2-2 loro hanno avuto due occasioni e, invece, abbiamo fatto noi il gol, questo è il calcio. Noi – ha aggiunto il campione tedesco – sappiamo che dobbiamo fare tutto da noi stessi, dobbiamo creare una squadra e l’abbiamo fatto con carattere. Abbiamo perso troppe partite, soprattutto in casa, ed è per questo che siamo felici di aver vinto oggi. Ci siamo ancora, ci crediamo, ma dobbiamo dimostrarlo sul campo". Quanto al rinnovo del suo contratto con il club biancoceleste, Klose – in scadenza a giugno – ha spiegato: "Ho ancora tanto tempo per pensare al rinnovo. Ho parlato tanto anche con la società , adesso aspettiamo". Reja ha ritrovato il suo bomber, ma Klose sottolinea l’importanza del gruppo: "La Lazio non ha bisogno solo di me, abbiamo undici giocatori più la panchina, due cambi per ogni posizione. Io posso fare meglio quest’anno ma vinciamo e perdiamo tutti insieme".