19 settembre 2019 – Cluj-Napoca (Romania), Stadionul Dr. Constantin Radulescu - Europa League – Fase a gironi, gruppo E - I giornata - inizio ore 18.55
CLUJ: Arlauskis, Peteleu, Burca, Boli, Mike, Camora, Bordeianu, Djokovic, Paun (83' Culio), Traoré (46' Omrani), Deac. A disposizione: Fernandez, Pascanu, Luis Aurelio, Susic, Golofca. Allenatore: Petrescu.
LAZIO: Strakosha, Vavro, Acerbi, Bastos (80' Adekanye), Lazzari, Milinkovic, Leiva, Berisha (67' Cataldi), Jony (80' Lulic), Correa, Caicedo. A disposizione: Proto, Patric, Luiz Felipe, Parolo. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Stefanski (Polonia) - Assistenti Sigg. Boniek e Golis - Quarto uomo Sig. Sylwestrzak.
Marcatori: 25' Bastos, 41' Deac (rig), 75' Omrani.
Note: esordio in una competizione ufficiale, con la maglia della Lazio per Adekanye. Ammonito al 40' Leiva, al 70' Cataldi, all'83' Milinkovic tutti per gioco falloso, all'85' Arlauskis per comportamento non regolamentare. Angoli 2-3. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 10.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Sindrome Lazio: domina mezz’ora poi s’inchioda. A Cluj un black-out come contro la Spal. Va avanti, sbaglia e poi si fa rimontare".
Continua la "rosea": Dal caldo torrido di Ferrara al clima quasi invernale di Cluj. Ma il risultato è sempre lo stesso. La Lazio parte alla grande, fa vedere un bel calcio per quasi metà gara, passa meritatamente in vantaggio, spreca il raddoppio e poi si pianta. Così gli avversari, la Spal domenica scorsa, il Cluj stavolta, rimontano senza troppe difficoltà e si prendono la vittoria. Dalla Bassa padana alla Transilvania, dunque, il copione non cambia. E dopo quattro giorni trascorsi ad analizzare i perché del black-out del Mazza e a rassicurare che mai più si sarebbe ripetuta una cosa del genere, Inzaghi si ritrova a dover fare i conti esattamente con la stessa situazione. Solo mezz’ora. Sconfitta in fotocopia di quella di domenica scorsa, quindi, ma più grave. Perché nel girone di Europa League ci sono meno gare per recuperare ed anche perché il k.o. in Romania toglie l’alibi del blocco mentale svelando invece che, forse, il problema vero dei biancocelesti è fisico. Per mezzora, infatti la Lazio corre che è un piacere, domina la partita, copre ogni zona del campo. E, soprattutto, crea occasioni. Sfiorano il gol Milinkovic, Lazzari e Correa prima che il risultato si sblocchi al 25’ grazie al piattone di Bastos su cross di Jony. La Lazio dura ancora qualche minuto, il tempo di sprecare (Lazzari il colpevole) una colossale occasione per il raddoppio, ma poi la benzina finisce. All’improvviso e senza una spiegazione.
Cluj incredulo. Il Cluj, quasi incredulo, comincia a giocare e inizia un’altra partita, che sono i padroni di casa a pilotare. Senza assalti forsennati, ma con una manovra ragionata e la lucidità di sfruttare i momenti di difficoltà della squadra di Inzaghi. L’1-1 arriva prima dell’intervallo grazie al rigore (molto generoso) realizzato da Deac ed assegnato per il contatto Leiva-Djokovic sugli sviluppi di un angolo. Il sorpasso si materializza a un quarto d’ora dal termine della gara grazie al gol segnato da Omrani che è il più lesto a riprendere di testa un suo tiro respinto dalla traversa. In precedenza lo stesso Omrani aveva già sfiorato la rete del 2-1 in due occasioni (erroraccio sottoporta prima, salvataggio miracoloso di Bastos dopo). Realismo e velleità . Risultato giusto (e discorso europeo che si complica subito per la Lazio) perché da una parte Petrescu fa di necessità virtù, rimodella il suo 4-3-3 in un più realistico 3-5-2 (a specchio con l’avversario), attende che la Lazio si sfoghi per poi colpirla nei suoi punti deboli. Dall’altro Inzaghi, pur cambiando tanti uomini (ben sei le novità rispetto al match con la Spal) ripropone la stessa Lazio arrembante e sprecona prima, statica e incapace di reagire dopo. La mossa. La cambia, Simone, solo negli ultimi dieci minuti, quando butta dentro Lulic e Adekanye per Jony e Bastos passando ad un 4-2-4 da o la va o la spacca. Un’occasione per pareggiare arriva, proprio allo scadere, ma sul tiro a colpo sicuro di Cataldi (subentrato a Berisha), il portiere di casa si supera. Condannando così la Lazio al secondo k.o. in quattro giorni. La crisi non è ancora ufficialmente aperta, ma manca poco.
? Il Corriere dello Sport titola: "Disastro Strakosha. La Lazio non c'è più. Come a Ferrara, la squadra di Inzaghi segna per prima (con Bastos) e poi sparisce. Deac pareggia su rigore. Poi l’uscita a vuoto del portiere e il ko: è il secondo di fila. Il cammino comincia malissimo: 5ª sconfitta consecutiva in Europa".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Nella terra dei vampiri e del Conte Dracula il suicidio perfetto. Un rigore dubbio e il morso fatale di Omrani, non è bastato il guizzo di Bastos. Un altro sorpasso subìto come a Ferrara, forse anche più doloroso, perché replicato nel copione. Da 1-0 a 1-2 comprese le occasioni fallite per il raddoppio. La Lazio è caduta al debutto del girone di Europa League. Si è spenta a fuoco lento, messa sotto dal Cluj. Un nuovo regalo. Questa volta ha goduto quel volpone di Dan Petrescu. Altro che Zeman. A Foggia lo chiamavano tenente. Ha vinto alla distanza e con una strategia, piena di astuzie, da generale di lungo corso. Si potrebbe dire all’italiana. Ha sganciato Omrani all’intervallo, alzando i ritmi e andando all’attacco nella ripresa, quando la Lazio inevitabilmente comincia a rallentare e perdere colpi. Ora non si parli di black-out o di atteggiamento sbagliato. Tutti avanti sino a perdere e buttare le partite. La Lazio, bella e inconcludente, finisce per consegnarsi. Colpa di una tattica rischiosissima e di un gioco dispendioso o almeno complicato da sostenere per novanta minuti. Inzaghi, per vincere, dovrebbe segnare subito tre gol, come è accaduto a Marassi con la Samp. Non sempre succede. Nel derby con la Roma era stato fermato dai pali. Poi da errori e omissioni, figlie della stanchezza, di idee annebbiate. Le distrazioni e le letture sbagliate (Vavro e Strakosha sul raddoppio) si moltiplicano quando la squadra si allunga, perde lucidità , si sbilancia in avanti. A forza di inseguire lo show, si perdono le partite. Così non va bene. Diventa autolesionismo.
Imbucata. Bella e convincente, la Lazio ha cominciato a ritmi sostenuti, alzando il pressing e ripartendo velocissima in profondità . Petrescu aveva accorciato il campo, rinunciando al solito 4-3-3 per aggiungere un difensore centrale in più: 3-4-1-2 con Deac incollato a Leiva. Atteggiamento attendista e baricentro basso nel tentativo di evitare le ripartenze. Il Cluj ha tenuto per vie centrali, anche perché Correa e Caicedo non si sono mai trovati nello scambio stretto. La Lazio andava meglio sulle corsie esterne, soprattutto a sinistra, dove è salito in cattedra Jony. Pericolosissimi i suoi cross. Si trasformano in occasioni. Sul primo Aurlaskis ha respinto il colpo di testa di Milinkovic. Sul secondo, dagli sviluppi di un angolo corto, il Cluj ha beccato gol. Bastos come un falco è piombato sul pallone e ha segnato di prepotenza.
Beffa. Per un tempo ha funzionato bene l’asse formato dall’angolano e dallo spagnolo. Sono aumentati i rimpianti ripensando a Ferrara, dove avrebbero potuto dare il cambio a Radu e Lulic, in debito d’ossigeno e travolti da Di Francesco. Più timido Lazzari sul versante opposto. Si è divorato l’occasione del raddoppio e ha inciso in proiezione offensiva meno di Jony. Segnali di Berisha, esaurito dopo un’ora, abituato a proiettarsi in avanti. Milinkovic era l’unico a sostenere Leiva in fase di interdizione. La Lazio non sa chiudere il conto e soffre su punizioni laterali e angoli. Atteggiamento passivo. A un sospiro dall’intervallo è arrivato il pareggio del Cluj. Leiva e Djokovic a contatto. Il polacco Stefanski ha concesso un rigore molto dubbio, trasformato dal numero 10 dei romeni. E’ stata la svolta per i romeni.
Sorpasso. L’entusiasmo del pari, la strategia di Petrescu e molte energie in più hanno scavato la differenza. Il Cluj si è messo a correre e ha alzato i ritmi dopo l’intervallo, la Lazio era in evidente flessione. Era più scollata, faticava molto più di prima a ribaltare l’azione e non aveva le distanze giuste per proteggere la difesa, esposta all’uno contro uno. Mancavano i due attaccanti. Correa stralunato, è sparito. Caicedo sbagliava la misura nei passaggi, non faceva più salire la squadra. Berisha si era fermato. Inzaghi lo ha sostituito con Cataldi. In quel momento bisognava ragionare, far girare la palla e rallentare il gioco, ancora troppo frenetico. Invece no. Azioni frenetiche e rischi altissimi. Vavro ha sbagliato l’uscita, Bastos risucchiato, Omrani ha colpito la traversa e sulla respinta si è aggiunto l’errore di Strakosha: colpo di testa e gol del 2-1. Simone ha cambiato e tentato la carta del 4-2-4 inserendo Lulic e Adekanye. Niente da fare. L’assalto finale non è servito per rimediare.