1 novembre 2020 - Torino, stadio Olimpico Grande Torino - Campionato di Serie A, VI giornata - inizio ore 15.00
TORINO: Sirigu, Vojvoda (70' Singo), Lyanco, Bremer, RodrĂguez, Meite, Rincon, Linetty, Lukic, Verdi (70' Nkoulou), Belotti (76' Bonazzoli). A disposizione: Rosati, V. Milinkovic, Segre, Gojak, Ansaldi, Edera, Murru, Vianni, Buongiorno. Allenatore: Giampaolo.
LAZIO: Reina, Luiz Felipe, Hoedt, Acerbi, Patric, Milinkovic, Parolo (46' Leiva), Andreas Pereira (46' Akpa Akpro), Fares (81' Cataldi), Correa (73' Caicedo), Muriqi (56' Immobile). A disposizione: Strakosha, Alia, Armini, Franco, Novella, Ndrecka, Czyz. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Chiffi (Padova) - Assistenti Sigg. Tegoni e Pagliardini - Quarto uomo Sig. Prontera - V.A.R. Sig. Massa - A.V.A.R. Sig. Alassio.
Marcatori: 15' Andreas Pereira, 19' Bremer, 25' Belotti (rig), 49' Milinkovic, 87' Lukic, 90'+5' Immobile (rig), 90'+8' Caicedo.
Note: ammonito al 43' Pereira, all'86' Hoedt, al 90'+5' Nkoulou, al 90'+7' Rincon tutti per gioco falloso, all'88' Immobile per proteste, al 90'+9' Caicedo per comportamento non regolamentare. Angoli 7-1. Recuperi: 1' p.t., 10' s.t.
Spettatori: partita a porte chiuse per emergenza Covid 19.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Il veleno in coda. Recuperp infinito. L'arbitro va in tilt. Il Toro si butta via. La Lazio ringrazia. Granata avanti fino al 94’, poi il ribaltone con un rigore dubbio e Caicedo. Le scelte dell’arbitro hanno condizionato il match".
Continua la "rosea": Al minuto 94 il Toro vinceva 3-2, al fischio finale, emesso al 98’, ha trionfato la Lazio. Grandissima impresa dei biancocelesti, ok, ma pure crudele harakiri granata: vogliamo fare fifty-fifty? Risulta impossibile stabilire se su questo pazzo finale abbiano influito di più la bravura e il carattere indomito degli ospiti o i freni anzitutto psicologici che attanagliano (è evidente) i torinisti, diventati la squadra che nei 5 maggiori tornei europei ha perso più punti (11) da situazioni di vantaggio. Fatto sta che Lukic si era inventato, soffiando palla a Hoedt, il gol-partita al 42’ e non pareva un’impresa riuscire a difenderlo nei 5’ di recupero inizialmente concessi da Chiffi (le cui decisioni hanno fortemente condizionato il match). Invece, col Toro rintanato nella propria area, l’assalto della disperazione ha prodotto prima un rigore di Immobile che ha colpito con una cannonata un braccio di Nkoulou (penalty concesso al Var, dopo 3 minuti di analisi audio-video con l’altro arbitro, Massa) e all’ultimo secondo una zampata di Caicedo in area piccola. Sono i due attaccanti recuperati in extremis ad aver regalato a un euforico Inzaghi ("Colpaccio, eravamo in piena emergenza") tre punti probabilmente insperati. Sottraendoli a un incredulo, furibondo Giampaolo: la sua squadra dopo la rimonta subita dal Sassuolo (3-1, 3-3) stavolta non ha tenuto nemmeno il pari. E rimane sul fondo della classifica mentre la Lazio risale in alto, prima del match con la Juve.
In parità . Il 3-3 avrebbe rispecchiato meriti e limiti di giornata. La sfida ha prodotto sette reti con otto tiri in porta. A favore del Toro c’è in più un palo pieno, colpito a zero metri dalla rete da un Verdi tornato intermittente dopo la doppietta di Coppa Italia. Dall’altra parte, Akpa Akpro si è visto negare da un recupero di Vojvoda sulla linea bianca il punto del 3-2, dieci minuti dopo il 2-2 acciuffato da Sergej Milinkovic-Savic con una punizione che avrà generato grossi tormenti in Sirigu, trafitto sul palo di competenza. Tra l’altro il portiere di casa (10 reti subite nelle ultime tre partite) non ha avuto modo di riscattarsi perché sia il rigore che il gol del 4-3 erano imparabili. Quindi la Lazio ha realizzato il poker con cinque conclusioni nello specchio. Così come Reina si è dovuto esibire in una sola parata, di piede, su un destro ravvicinato di Linetty. Dall’angolo che ne è scaturito, un perfetto tuffo di Bremer ha prodotto l’1-1. Il debuttante. La Lazio si era portata in vantaggio con una pregevole azione di prima promossa da un cross di Muriqi da sinistra che ha trovato dalla parte opposta l’intelligente appoggio all’indietro di Patric trasformato in oro dalla conclusione in diagonale di Andreas Pereira, al debutto dal via. Il belga-brasiliano è stato anche protagonista negativo. Perché è lui a stendere in area capitan Belotti. Rigore inevitabile trasformato di forza: con 6 gol nelle prime 5 gare disputate, il Gallo ha eguagliato il record di Combin, Mazzola e Rossetti. Costretto a uscire per una botta, Belotti ha assistito all’incredibile epilogo.
Le mosse. Il Toro ha disputato il miglior match di questo avvio di stagione, tenendo testa ai fraseggi stretti dei laziali in un confronto giocato spesso in 30 metri e molto complicato sul piano delle geometrie e dello sviluppo delle manovre. Nel finale Giampaolo ha adottato di nuovo, dopo il Sassuolo, la difesa a 5 inserendo Nkoulou. E da questa decisione... contro natura ("non la ripeterò" aveva garantito) ha ottenuto il risultato di congelare la situazione. Neutralizzando senza correre rischi il possesso palla di una Lazio rilanciata in mezzo al campo dagli innesti di Lucas Leiva e Akpa Akpro e in avanti da Immobile e Caicedo: novità che hanno determinato la modifica tattica dell’allenatore granata. Quello che né Giampaolo né nessun altro avrebbe potuto prevedere è che a risultare l’elemento determinante in negativo sarebbe stato proprio il terzo centrale, Nkoulou. Che lascia a Immobile lo spazio per il tiro che determina il rigore e a Caicedo il pallone della vittoria.
? Il Corriere dello Sport titola: "Miracolazio 2. Non molla mai. Regala al 42' st il 3-2 a Lukic ma rimonta: 4-3 in pieno recupero con le firme di Immobile e Caicedo. Giampaolo, quattro ko su cinque. Un'altra grande impresa dopo il pareggio di Bruges".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Da impazzire o da romanzo, fate voi. Non cambia l’esito. Nella stagione anormale del Covid, sta tornando la Lazio eroica e inf?inita che sino al lockdown aveva fatto sognare lo scudetto ai suoi tifosi. Il rigore pesantissimo di Immobile e la zampata decisiva di Caicedo dentro un recupero lunghissimo, quasi un tempo supplementare compresa la pausa di rif?lessione del Var. Cento minuti di partita, gli ultimi cinque da cuore in gola e per piazzare il sorpaso, da 2-3 a 4-3, sui granata. La corsa di Inzaghi, gettando via la mascherina, per stringersi con i suoi giocatori in un abbraccio diventato il marchio distintivo di un gruppo d’acciaio. Uomini veri, squadra di talento. Toro matato. La resa di Giampaolo. Così non si può perdere, soprattutto se hai trovato a tre minuti dal traguardo il colpo di coda con Lukic. Palla rubata con astuzia a Hoedt e gol del 3-2 eludendo l’uscita di Reina. Un guizzo tirato fuori a sorpresa e quando il Torino, con Belotti costretto a chiedere il cambio e Verdi già sostituito (perché?) per inserire Nkoulou passando alla difesa a cinque, si era chiuso irragionevolmente in area per provare a resistere e non beccare il terzo gol. Ne ha presi, invece, altri due in pieno recupero e dal possibile successo è crollato verso la quarta sconf?itta in cinque partite dall’inizio del campionato. Ora dovrà provare a rialzarsi nel recupero di mercoledì con il Genoa. Colpiscono due aspetti dei granata: nessuno in Europa perde così tanti punti (11) da situazioni di vantaggio e Giampaolo ha rimediato solo un pareggio nonostante l’attacco abbia prodotto 10 gol, di cui 6 realizzati da Belotti. Più che aggiungere difensori, forse servirebbe un altro tipo di centrocampo.
Panchina lunga. Certo neppure è facie resistere a questa Lazio, capace ogni volta di ribaltare giudizi affrettati. Senza tre titolari del peso di Luis Alberto, Radu e Lazzari, stravolta da una settimana di tamponi, con un solo vero allenamento e la fatica di Bruges nelle gambe, Inzaghi ha vinto rimontando due volte e segnando quattro gol dopo averne regalati tre. Il primo concedendo su angolo un comodo colpo di testa a Bremer, il secondo su rigore per un leggero tamponamento di Pereira su Belotti, il terzo per un’avventata rimessa laterale di Luiz Felipe su cui Hoedt era andato con troppa leggerezza. Simone c’è riuscito perché nella ripresa ha potuto sganciare la Scarpa d’Oro e un altro attaccante micidiale come Caicedo, l’uomo della svolta. Era partito con cinque nuovi acquisti (Reina, Hoedt, Fares, Pereira e Muriqi) nel blocco dei titolari e poi è entrato anchee Akpa Akpro, a testimonianza di come il mercato di Lotito e Tare, per quanto sofferto, abbia allungato la panchina e offerto più soluzioni a Inzaghi, che altrimenti sarebbe stato travolto dall’emergenza. Pagano la continuità di lavoro e le scelte mirate. Unico vulnus del 3-5-2, in attesa di Lulic, restano le fasce con Fares costretto agli straordinari, Marusic fuori uso, Patric pronto a tornare alle origini. Dopo la resa di Marassi, f?iglia della sosta e di un atteggiamento sbagliato, la Lazio si è rialzata e ha ripreso a volare perché ha un’anima e un’identità precisa.
Palo e sorpasso. Si è visto anche nel primo tempo nonostante la coppia inedita d’attacco stentasse a trovarsi. Correa fuori giri, Muriqi solo d’appoggio. Bellissima l’azione del primo gol favorita da un lancio di Milinkovic e dal cross del kosovaro prima dell’assist di Patric per il destro al volo di Pereira. Ancora a sinistra con Acerbi, sull’l-l, era stata costruita l’occasione fallita da Patric. La buona sorte ha evitato che Chiff?i (peggiore in campo in assoluto) non concedesse il rigore a Verdi, toccato da Luiz Felipe, e che ancora l’ex Napoli a porta vuota, con Reina battuto, spedisse sul palo. La ripresa si è trasformata presto in un assedio della Lazio. Inzaghi, con l’ingresso di Leiva e Akpa Akpro, ha restituito sostanza al centrocampo. Il gioiello di Milinkovic su punizione ha ristabilito l’equilibrio in attesa che dalla roulette dell’overtime uscisse l’asso di Caicedo, rapidissimo a girarsi e bruciare sul tempo Nkoulou.
? Il Messaggero titola: .
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Prosegue il quotidiano romano: Vittoria da delirio inzaghiano-dionisiaco. Le corse sfrenate di Simone, mister da Curva, le sue esultanze travolgenti, raccontano la storia di questa Lazio dei miracoli, traboccante di tutti i sentimenti e di tutte le emozioni che gonfiano l’anima e compongono le sue leggende. L'impulso ai gol batticuore arriva da Simone, la squadra incarna la lazialità continuamente trasmessa, l’inno "non mollare mai" trasformato in schema: "Non potevo non andare ad abbracciare i ragazzi - ha detto il tecnico indossando la mascherina - dovevo esultare con loro. Ci tenevamo, abbiamo vinto tra mille difficoltà , oltre a quelle per il Covid dobbiamo evitare infortuni. Questo gruppo ha valori grandi grandi. Non molliamo mai, come Caicedo. Qualsiasi squadra si arrenderebbe, noi no". E’ stato vibrante il discorso di Inzaghi (vittoria numero 90 in A, 301 punti conquistati), è a capo di una squadra vera, la sua unicità è nell’unità . Simone s’è lanciato tra i giocatori ammassati attorno a Caicedo. Ha ringraziato i suoi eroi esausti, alcuni fiaccati dal virus o con poche forze, rimasti senz’armi si sono aiutati l’un l’altro: "Queste vittorie raccontano la forza del gruppo. E’ un successo estremamente importante, fa onore ai ragazzi. Avevamo preso il 3-2 in modo strano, siamo stati bravi a crederci fino alla fine. Nel primo tempo eravamo in controllo, ma anche poco eff?icaci. Nel secondo siamo andati meglio".
La regia. Simone ha colpito nel segno sganciando Ciro e Caicedo: "Con i 5 cambi non ci sono soltanto 11 titolari e senza le sostituzioni non avrei recuperato la partita. Sono contento di Pereira e Muriqi, inizialmente ho provato a mettere qualcuno dei nuovi. Pereira è uscito per esigenze tattiche e per il giallo. Sono contento anche dei subentrati. Leiva e Akpa hanno dato ritmo. Caicedo, Immobile e Cataldi sono stati importantissimi". Inzaghi ha ringraziato il Panterone, decisivo al 98’ come a Cagliari un anno fa: "In questi anni mi ha dimostrato di essere un giocatore importantissimo. Alla seconda di campionato con l’Atalanta era stato uno dei migliori, aveva segnato, poi non ha giocato, è tornato a Bruges. E’ molto disponibile, sta al servizio della squadra. Volevo farlo entrare prima, avevo dei cambi forzati. E’ stato un gol di ottima fattura". Il trauma virus e il travaglio della vigilia vissuta aspettando l’esito dei tamponi. L’immensità della Lazio inzaghiana è tutta qui, fronteggia le avversità , anche quelle più complesse: "Non è stato semplice andare a Bruges e siamo venuti a Torino dopo due giorni e mezzo, è così per tutti i miei colleghi. Vorremmo lavorare in un altro modo, ci dobbiamo adeguare". Gli errori e l'emergenza. Inzaghi ha elogiato la squadra e l’ha bacchettata: "La partita ce la siamo complicata noi. Il primo gol è nato da un angolo, il secondo da un rigore evitabile, il terzo da una nostra rimessa. Dobbiamo crescere e mantenere la concentrazione più alta". Mercoledì si gioca in Russia contro lo Zenit: "Avrei bisogno di più rotazioni perché giochiamo ogni due giorni, la situazione è di grande difficoltà . Ho chiesto un sacrif?icio a Patric e Fares, avevano problemini. Ci aspettano un lungo viaggio e una partita importantissima. Siamo contenti di giocare ogni 2-3 giorni, questa Champions l’abbiamo ottenuta con tutte le nostre forze". E’ la Lazio. Il miracolo nasce ogniqualvolta serve.