29 ottobre 2018 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, IX giornata - inizio ore 20.30
LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, Acerbi, Radu (78' Bastos), Marusic, Parolo, Badelj (34' Cataldi), Milinkovic, Lulic, Caicedo (69' Correa), Immobile. A disposizione: Proto, Guerrieri, Wallace, Caceres, Patric, Lukaku, Murgia, Berisha, Luis Alberto. Allenatore: S. Inzaghi.
INTER: Handanovic, Vrsaljko, Miranda, Skriniar, Asamoah, Brozovic, Vecino (87' Gagliardini), Politano (87' Keita), Joao Mario (57' Borja Valero), Perisic, Icardi. A disposizione: Padelli, Ranocchia, de Vrij, Dalbert, D'Ambrosio, Martinez, Gagliardini, Candreva. Allenatore: Spalletti.
Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Vuoto e Manganelli - Quarto uomo Sig. Manganiello - V.A.R. Sig. Rocchi - A.V.A.R. Sig. Alassio.
Marcatori: 28' Icardi, 41' Brozovic, 70' Icardi.
Note: ammonito al 18' Brozovic, al 26' Asamoah, al 48' Radu, al 71' Cataldi tutti per gioco falloso, al 31' Immobile, al 48' Vrsaljko entrambi per proteste. Angoli 6-6. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 35.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Inter spettacolo. E' secondo posto. Icardi e Brozovic asfaltano la Lazio. E i nerazzurri prendono il Napoli. Apre e chiude l’attaccante argentino, in mezzo la prodezza da fuori area del centrocampista croato".
Continua la "rosea": Se l'anti-Juve esiste, e non è detto, ha maglie che tendono al nerazzurro. Inter barbara all’Olimpico, sempre più il suo stadio preferito, San Siro escluso: terza vittoria consecutiva a Roma, la seconda di fila in casa della Lazio. Successo di enorme peso specifico, perché vale l’aggancio del Napoli al secondo posto. Anche la sconfitta di Barcellona, complice il 5-1 dei blaugrana al Real Madrid nel "Clasico" della Liga, diventa accettabile. La Champions toglie, la Champions dà: Inter più matura, più sicura, più consapevole. La cifra del Napoli rimane l’abilità tecnica, la leggerezza svolazzante dei suoi piccoletti. L’Inter è spessa, difficile da smuovere. Ha stazza e muscoli, e ieri sera per la prima volta in stagione ha mostrato un giropalla di personalità, con chiarezza di obiettivi. Oggi è l’aspirante anti-Juve che per struttura più si avvicina alla Juve. Questo non significa che contenderà lo scudetto ai dittatori in carica, però lo scontro diretto di dicembre sarà un’occasione, dirà abbastanza sulla reale consistenza degli spallettiani. La Lazio è stata polverizzata: a maggio, nel 2-3 della qualificazione interista alla Champions, la differenza venne marcata da un gol allo scadere; oggi la diversità tra le due squadre l’hanno stabilita tre reti, segnate con largo anticipo.
Perplessità alla lettura delle formazioni per la titolarità di Joao Mario, fin qui a zero minuti in stagione, ma Spalletti una volta di più ha dimostrato intelligenza: non ha chiesto al portoghese di snaturarsi in un ruolo che soffre, quello del trequartista, ma gli ha cucito addosso uno degli abiti preferiti, il vestito da mezzala. Cambio di sistema: temporaneo distacco dal 4-2-3-1 per l’indisponibilità di Nainggolan e virata sul 4-3-3 con Joao Mario interno sinistro. E Joao ha ripagato la fiducia dell’allenatore con una prestazione a tutto tondo, attenta nelle due fasi. Inter massiccia e dominante per larghi tratti del primo tempo, con Perisic ritornato nel pieno possesso delle sue facoltà tecnicofisiche sulla destra e con Brozovic sempre più direttore del coro. Superiorità nerazzurra nel fraseggio palla a terra, nelle intenzioni di gioco. Qualche iniziale sofferenza sulla fascia destra, dove Vrsaljko ha stentato a trovare le coordinate geografiche e ha sofferto alcune incursioni laziali, ma la situazione si è stabilizzata e poi i gol di Icardi e Brozovic hanno seminato sfiducia e approssimazione nelle linee biancocelesti. Esaltante il quarto d’ora finale di frazione, periodo in cui l’Inter ha "torellato" la Lazio con un possesso prolungato e preciso, nonostante il diluvio sull’Olimpico e la relativa pesantezza del campo.
La Lazio è risalita dagli spogliatoi con il cipiglio e per 10-15 minuti ha trasmesso la sensazione della possibile riapertura di gara. Sarebbe bastato un gol per tracciare una crepa nella sicumera interista, ma il golletto non è arrivato e quel che sembrava il nuovo fuoco sacro laziale è stato degradato a fiammata. A quel punto l’Inter è passata in modalità gestione e la Lazio è apparsa sempre più sbiadita e appesantita da un Milinkovic Savic indolente e svagato: se quest’estate il serbo valeva 120 milioni, oggi il suo prezzo si è dimezzato come certi fondi di risparmio ripieni di raminghi Btp italiani. Unica attenuante per Inzaghi il giorno in meno di riposo rispetto alle eurotrasferte: l’Inter ha giocato a Barcellona mercoledì, la Lazio a Marsiglia giovedì. Handanovic ci ha messo qualche pezza, poi Borja Valero – subentrato a Joao Mario – ha estratto dal repertorio una palla straordinaria, degna di sua maestà Iniesta. Un filtrante meraviglioso, nitido e preciso, per l’inserimento di Icardi, bravo ad ammaestrare il pallone, a saltare il difensore e a scaraventare in rete. Qui i giochi sono finiti. In quel che restava del match l’Inter si è un po’ spenta e ha dato modo a Spalletti di urlare alla luna nelle interviste del dopo partita. Sia Luciano da Certaldo sia Icardi da Rosario hanno rispedito ai mittenti gli inviti a farsi carico del ruolo di anti-Juve. Negazionismo legittimo, ma è il momento di prendersi delle responsabilità: se non ora, quando? Basta con la retorica della pazza Inter. Per diventare adulti non bisogna avere paura di nessuno, in prima battuta di se stessi. Quest’Inter può, se vuole, e la superiorità juventina, da tutti riconosciuta, alleggerisce gli spallettiani: nessuno li criticherebbe, se fallissero l’assalto al cielo. Prima il posto in Champions. Il resto non è un obbligo, ma un’opportunità di crescita.
? Il Corriere dello Sport titola: "Inter che tris, Lazio che ko. Icardi (doppietta) e Brozovic firmano il blitz. Sesta vittoria di fila e secondo posto con il Napoli. Inzaghi esce ancora battuto dalla sfida con una "grande"".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Niente rivincita. Troppo forte l’Inter, ancora più del 20 maggio, quando lo spareggio Champions ha scavato profonde differenze nei conti e nei valori in campo. Oggi sono evidenti, cinque mesi fa no. Questa volta non c’è proprio stata partita. Doppietta di Icardi, siluro di Brozovic, lo scarto poteva essere più ampio. Sesta vittoria consecutiva in campionato per Spalletti, in crescita esponenziale. Ha agganciato il Napoli al secondo posto e ha le stesse possibilità di Ancelotti per provare a capire se la Juve farà il vuoto o meno. La Serie A al vertice si è divisa, le prime tre sono di un altro pianeta, poi tutte le altre. La Lazio non è esistita ed è uscita malissimo dal confronto, quasi ridimensionata. Inzaghi si è fermato alla doppia impresa con la Juve di un anno fa, con le grandi perde regolarmente. Per la Champions serve altro. Non era affatto semplice mettere sotto l’Inter, ma neppure era immaginabile un divario di tre gol e senza lottare. Tutto è girato nel verso sbagliato. Mancava Leiva e s’è fatto male Badelj. Esiste un difetto di personalità in questa squadra, Luis Alberto triste e in panchina, Milinkovic non incide più, è diventato un fantasma. Se non segna Immobile (capita di sbagliare), cala la notte negli ultimi trenta metri. Zero fantasia. Simone ha scelto Caicedo pensando di trovare la muraglia alzata da de Vrij e Skriniar, invece Spalletti aveva puntato su Miranda e l’ecuadoriano ha giocato stopper su Brozovic.
Ricami perfetti del croato e la rotazione del centrocampo (senza trequartista) ha portato solo benefici all’Inter. Effetto sorpresa, successo griffato da Icardi, devastante Vecino, proprio come il 20 maggio. Spalletti ha scelto Joao Mario come sostituto di Nainggolan e ritoccato il modulo con Brozovic vertice basso del centrocampo: 4-3-3, non 4-2-3-1, cambiavano le "uscite". Il portoghese e Vecino erano altissimi, si disinteressavano di Parolo e Milinkovic, gli giocavano alle spalle. Nei primi dieci minuti, quando Handanovic rimetteva la palla, l’Inter saltava sistematicamente il primo pressing della Lazio e arrivava sulla trequarti con due o tre tocchi. Era troppo pericoloso. Inzaghi se n’è accorto e ha risposto arretrando Caicedo su Brozovic. E’ stato l’unico momento in cui la Lazio si è risistemata e ha cominciato a giocare, riuscendo a verticalizzare. Per un quarto d’ora la partita è sembrata poter reggere sul filo dell’equilibrio. A parte Candreva e Keita, Spalletti aveva lasciato in panchina anche de Vrij, l’altro ex laziale attesissimo all’Olimpico. La mossa, forse psicologica, ha pagato. Ma l’Inter può rinunciare all’olandese, la Lazio il 20 maggio non avrebbe potuto e neppure oggi può fare a meno di Acerbi. Un’occasione limpida è capitata a Immobile, tamponato da Miranda. Altre due o tre azioni pericolose prima che lo scirocco gonfiasse le vele dell’Inter.
La difesa della Lazio si è fatta sorprendere sul primo gol. Acerbi è uscito al limite per contrastare Icardi, nessuno ha tirato via quella palla, l’ha ripresa Politano e ha aperto su Perisic. Marusic dormiva. Luiz Felipe era a metà strada, ha mollato Icardi per andare su Vecino, l’uruguaiano è riuscito ad arpionare la palla e Maurito, tutto solo, l’ha messa in rete. Subito dopo s’è fatto male Badelj, il cui recupero era stato forzato. Una botta tremenda per la Lazio. Si stavano materializzando i soliti fantasmi e l’incapacità di reggere il confronto con le grandi. La squadra biancoceleste è sparita, crollando dal punto di vista mentale. L’Inter era padrona del campo. Altre due occasioni per Vecino prima che Brozovic con un sinistro dal limite trovasse il raddoppio. Male Strakosha. Partita finita o quasi, la Lazio ha provato almeno a reagire dopo l’intervallo producendo poco, pochissimo. Una punizione di Cataldi, la girata di Milinkovic. L’Inter era in completo controllo, si difendeva bene e negli spazi, quando si è aperto il campo, ha trovato il terzo gol, ancora con Icardi, alla sesta marcatura nelle ultime quattro presenze in campionato. Un ciclone all’inseguimento di Ronaldo.
? Il Messaggero titola: "E' la solita Lazio debole con i forti. I biancocelesti ancora una volta non reggono l’urto di una grande squadra. L’Inter vince all’Olimpico e sale al secondo posto in classifica con il Napoli".
Prosegue il quotidiano romano: La storia non cambia: la Lazio resta piccola con le grandi. Terza sconfitta stagionale con le prime tre della classifica. L’Inter passa all’Olimpico per 3-0 agganciando il Napoli al secondo posto a quota 22 e scavando un solco di quattro punti con i biancocelesti. La squadra di Inzaghi dura venti minuti poi dopo il vantaggio di Icardi si dissolve. Gara che diventa in discesa per Spalletti che può giocarsela come meglio sa fare: contropiede rapidissimi. Puntualmente tornano a palesarsi i vecchi errori difensivi e di personalità che non permettono mai alla Lazio di fare quel salto in più. I nerazzurri hanno un budget maggiore e sono stati costruiti per altri obiettivi ma è pur vero che non capita di fare un miracolo. E’ successo lo scorso anno, il 17 ottobre, a Torino con la Juve poi solo sconfitte. L’onta del 20 maggio non viene cancellata. E pensare che de Vrij, il fantasma di quel giorno, resta in panchina per tutta la gara. L’assenza di Leiva in mezzo al campo si fa sentire tantissimo. Badelj gioca in maniera differente e nella manovra perde sempre un tempo di gioco.
Non sta bene e così dopo mezz’ora si deve arrendere per un guaio al flessore destro. I biancocelesti pressano altissimi per non far ragionare l’Inter costretta a lanciare lungo. Milinkovic si sacrifica molto in fase di copertura. Recupera e fa ripartire l’azione. La tattica è efficace: i biancocelesti nei primi venti minuti hanno almeno quattro palle gol. Incredibile quella divorata da Immobile lanciato da solo a rete, non è da lui perdere così l’attimo nel primo controllo. I nerazzurri sono pericolosi con le ripartenze a razzo di Brozovic. Il croato gioca davanti alla difesa ma s’inserisce in continuazione e i centrocampisti laziali fanno fatica a contenere. L’Inter ha più cattiveria e così al primo pallone perso dalla Lazio fa gol. Il solito Icardi, addirittura doppietta: sei gol in campionato. Il settimo personale ai biancocelesti. Stravinto il duello a distanza con Immobile. Malissimo tutta la difesa laziale. La rete e il diluvio che si abbatte sull’Olimpico frenano l’euforia di Ciro e compagni che abbassano i ritmi e diventano meno pericolosi.
Una manna per l’Inter che può fare la sua gara. Strakosha ne salva due ma non può nulla sulla botta da fuori area di Brozovic. Esultanza provocatoria sotto i tifosi laziali. Nella ripresa i biancocelesti ci provano ma il copione non cambia: Lazio inconcludente e Icardi letale. Troppi gli errori difensivi. E pensare che nelle ultime tre partite tra coppa e campionato aveva subito un solo gol La Lazio esce sconfitta ma non ridimensionata. Bisogna partire da un punto di partenza differente: contro le big serve il miracolo. I biancocelesti vincono con le medio piccole. Per fare quel salto di qualità, parola abusata, servono altri budget economici che non appartengono al club di Lotito. Una lotta che non è ad armi pari. Inzaghi mantiene il quarto posto in classifica con un vantaggio di tre punti dalle inseguitrici. Esultano ancora una volta i nerazzurri all’Olimpico. La squadra di Spalletti aggancia il Napoli e si ritaglia un ruolo da anti-Juventus. O almeno ci prova.
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Inzaghi confessa sempre più. La colpa è del gap se la Lazio non batte le big e fa flop: "E’ anche una questione di giocatori, con determinate squadre fatichiamo", ammette Simone. Alla vigilia aveva posizionato la Lazio dietro "cinque corazzate". Ieri ha ammesso la resa, è capitato poche volte: "La vittoria dell’Inter è stata netta, non dobbiamo cercare scuse e alibi, dovevamo fare meglio. Se non lo facciamo, queste partite si perdono. Dobbiamo analizzare bene quello che è successo. Certe squadre sono attrezzate per vincere i campionati, servono anche gli episodi a favore". Dall’estate 2017, in 17 partite con le big, 11 sconfitte. Gli altri saranno più attrezzati e più forti, ma la Lazio si sta rivelando debole oltremodo nelle sfide clou. Alla mancanza dei giocatori s’aggiungono altri deficit, li ha fissati sempre Inzaghi: "Cosa manca in queste partite? Quella convinzione che abbiamo in altre gare, quando non troviamo Handanovic che fa miracoli e Miranda che entra in spaccata su Immobile, quando non troviamo squadre che possono permettersi Keita, Candreva, Martinez e de Vrij in panchina. Anche l’anno scorso avevamo gli stessi problemi, dobbiamo migliorare".
Le ammissioni sul gap rischiano di diventare un boomerang e un alibi per i giocatori, rischiano di farli avvicinare ai grandi appuntamenti senza convinzione. E’ stata un’altra Lazio rispetto al 20 maggio, anche questo ha ammesso il tecnico: "Il 20 maggio - ha aggiunto Simone - ce l’eravamo giocata, avevamo fatto molto meglio tranne che nel finale. L’assenza di Leiva non è un alibi, c’era Badelj in campo. Era scritto che avremmo perso, ci lecchiamo le ferite, siamo quarti e in buona posizione in Europa. E’ comunque giusto riflettere, guardiamo avanti, vogliamo riscattarci con la Spal". Inzaghi ha sintetizzato gli errori commessi: "Abbiamo creato i presupposti, ma non possiamo permetterci, in certe partite, di prendere gol come accaduto in occasione della prima rete di Icardi. Abbiamo perso un rimpallo, un contrasto, siamo scivolati in due. C’è stata poca reazione, abbiamo solo creato qualcosa". Inzaghi si è esibito nel solito refrain: "Non ricordo parate di Strakosha, ricordo le parate di Handanovic".
Ma non ha voluto sentir parlare di alibi, un giusto segnale: "Chi c’era, chi non c’era, questo non conta. L’infortunio di Badelj, dopo mezzora, non ha aiutato. Ma bisogna ammettere che in questo momento l’Inter è superiore. Dobbiamo lavorare e migliorare in determinate partite. A Milano, in passato, abbiamo sempre giocato con grande personalità, abbiamo anche vinto a S.Siro in Coppa Italia. L’Inter ci è stata superiore solo negli ultimi 20 minuti del 20 maggio e stavolta dopo il primo gol. Lo ripeto, abbiamo creato delle situazioni, ma non possiamo concedere quel gol, abbiamo tentato di riaprire la partita". Ecco perché Caicedo e non Correa: "Correa sta bene ma contro Skriniar e Miranda volevo partire con due attaccanti che stessero sui loro centrali. Quando Correa è entrato in campo abbiamo preso il 3-0, ma i suoi venticinque minuti sono stati importanti, è un giocatore che ci può dare tanto e che lo farà fino alla fine. Milinkovic? Sta tornando, ha fatto una buona partita, si è sacrificato. Non penso che la gara di giovedì a Marsiglia abbia influito, eravamo ad armi pari e l’Inter ci è stata superiore". Inzaghi ha risparmiato Berisha e ora dovrà fronteggiare l’emergenza registi: "Ha avuto un ottimo impatto a Parma, avrei voluto farlo giocare di più a Marsiglia, ma ha avuto un problemino e con Leiva e Badelj out ho preferito preservarlo per domenica".
L’anima critica della Lazio. E novanta minuti del genere non meritavano un risultato diverso. Marco Parolo ammette le colpe della squadra: serve qualcosa di più per invertire il trend preoccupante con le grandi. Il ko con l’Inter è la conseguenza della poca cattiveria messa in campo: "Non abbiamo perso perché sono troppo forti, ma ci hanno creduto di più. Nel primo tempo potevamo essere pari, e invece siamo andati all’intervallo sullo 0-2. Non abbiamo avuto la loro voglia di non prendere gol. Ora però dobbiamo ripartire già da domenica e ricominciare a fare punti". La Lazio non ha imparato dai suoi errori. Parolo ha ammesso i limiti biancocelesti e dettato i compiti per il girone di ritorno. "Dobbiamo migliorare, magari con una vittoria contro una big ci scrolliamo di dosso questa striscia negativa di risultati. Parliamo di squadre che hanno speso tanto sul mercato e per questo hanno giocatori importanti. Loro sono grandi, noi non ancora. Lo possiamo diventare. Ci manca la mentalità vincente. Anche il 20 maggio successe lo stesso, loro ebbero la forza per rimontare e vincere 3-2. Ma ripeto, adesso rimbocchiamoci le maniche, vinciamo più gare possibili per poi provare a fare meglio quando li riaffronteremo".
Parolo non cerca alibi. Alla Lazio è mancato lo spirito battagliero, non la forza nelle gambe: "L’Inter è più abituata a giocare partite a livello internazionale, con il tempo saremo in grado anche noi di farlo. Non c'entrano niente le energie spese a Marsiglia. Hanno meritato. È vero, è fondamentale battere le piccole per smuovere la classifica, però anche con le grandi dobbiamo iniziare a vincere". Il rammarico è legato soprattutto ai primi quarantacinque minuti. "La partita era equilibrata, il primo gol ci ha tagliato un po’ le gambe, poi hanno trovato il raddoppio. Il calcio è così, questa sconfitta rappresenta già il passato. Se cominciamo a pensare troppo a come abbiamo perso, allora diventiamo matti. Al momento non ci siamo dimostrati pronti, l’obiettivo è esserlo in futuro. L’anno scorso siamo arrivati quinti, ora siamo quarti. Per ora siamo la Lazio della precedente stagione, dobbiamo crescere e limare i nostri punti deboli per fare un salto in avanti. Contro Napoli, Juventus e Roma le situazioni sono state simili. Adesso cerchiamo di analizzarle per migliorare". Testa alla Spal. "Queste partite sono delicate, vivono di piccole situazioni. Dobbiamo crescere in fretta se vogliamo entrare nella top 4 della Serie A. Siamo ancora lì, serve una vittoria". Da trovare senza gli infortunati Leiva e Badelj: "Entrambi sono importanti, peccato che Milan si sia fatto subito male. Però sono contento per Cataldi, che ha fatto bene quando è entrato. Lui, Murgia e Berisha dovranno darci una grossa mano".