18 ottobre 2015 - Campionato di Serie A - VIII giornata - inizio ore 15.00
SASSUOLO: Consigli, Vrsaljko, Acerbi, Cannavaro, Peluso, Missiroli, Magnanelli, Biondini (70' Laribi), Berardi (80' Terranova), Sansone, Falcinelli (70' Defrel). A disposizione: Pomini, Pegolo, Longhi, Pellegrini, Politano, Ariaudo, Gazzola, Floro Flores, Floccari. Allenatore: Di Francesco.
LAZIO: Marchetti, Basta, Mauricio, Gentiletti, Lulic, Onazi (46' Keita), Cataldi, Candreva (76' Kishna), Milinkovic Savic, Felipe Anderson, Klose (65' Matri). A disposizione: Berisha, Guerrieri, Hoedt, Patric, Braafheid, Radu, Konko, Mauri, Morrison. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. Tasso e Schenone - Quarto uomo Sig. Barbirati - Assistenti d'area Sigg. Cervellera e Saia.
Marcatori: 7' Berardi (rig), 60' Missiroli, 67' Felipe Anderson.
Note: espulso al 93' Cataldi per somma di ammonizioni. Ammoniti: Lulic, Milinkovic Savic, Sansone, Cataldi, Mauricio. Angoli: 3-9. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 5.512 paganti per un incasso di euro 75.947, abbonati 6.300 per una quota di euro 58.101.
La Gazzetta dello Sport titola: "Il Sassuolo sull'Olimpo. La Lazio soffre i viaggi. Berardi e Missiroli lanciano gli emiliani al quarto posto. Pioli perde la terza trasferta su quattro e si fa agganciare da Di Francesco".
Continua la "rosea": Poche certezze vincono sempre su molti dubbi: scollinata la prima tappa del suo trittico-verità (avanti con Milan e Juve), il Sassuolo ora sa che il suo 4° posto è solido come il suo fortino. Al Mapei Stadium non perde da sette partite e il fatto che abbia preso gol nelle ultime sei dimostra che non si limita mai al compitino della provinciale timida e ancora incompiuta, perché ha un gioco fondato su meccanismi garantiti e consapevolezze che prescindono dagli interpreti. Proprio quello che non si può dire della Lazio di oggi, ma almeno un dubbio non la sfiora più: in trasferta si squaglia, visto che ne ha già perse tre su quattro, beccando la bellezza di 12 gol. In compenso ieri sono emersi altri dubbi, a sua parziale discolpa: l'1-0 del Sassuolo è nato da un rigore generosissimo e non c'è prova contraria di come sarebbe andata senza tanti e così importanti assenti. Pioli sabato aveva tentato l'impatto psicologico ("Io vedo quanto sono forti quelli che ho, non quelli che mi mancano"), ma anche e proprio mentalmente la Lazio è venuta a mancare: poco esperta e dunque lucida soprattutto nel cuore della squadra, dove le assenze di Biglia e Parolo hanno un peso che va ben al di là dei numeri. Tipo i 43 anni in due dello svagatissimo Onazi e del timidissimo Cataldi, che hanno pure costretto Pioli a rinunciare al 4-3-3. Mettiamoci che dietro la prolungata assenza di de Vrij scoperchia sempre di più black out e incostanze degli altri centrali e che davanti Klose (al debutto in campionato e in ritardo) e poi Matri hanno fatto rimpiangere Djordjevic: diventa più facile capire perché il forzato ottimismo del tecnico sia stato smentito dai fatti e perché forse andrà rivisto l'utilizzo di Keita.
E' vero che finora lo spagnolo ha dato il meglio entrando in corsa, ma anche ieri la Lazio ha cambiato faccia con il suo ingresso. Fino a quel momento la virata sul 4-2-3-1 era stata penalizzata da un concorso di colpe: laterali tenuti bassi dal sacrificio di Sansone e Berardi; squadra pendente quasi esclusivamente a destra finché Candreva ha sgommato e Felipe Anderson si è autoeclissato; i movimenti preferiti di Milinkovic, che dal centro ama allargarsi, vanificati dall'assenza di qualcuno in grado di buttarsi dentro (ah, Parolo...); soprattutto una quantità industriale di errori: 109-95 il saldo dei passaggi sbagliati a fine partita. In vantaggio con Berardi su rigore, il Sassuolo si è trovato la partita in mano, ma il suo trio d'attacco fra tiri poco convinti (Sansone e Berardi), incertezze e contropiede gestiti male (Falcinelli), traverse colpite (ancora Falcinelli) e egoismi in ordine sparso non è riuscito ad ammazzarla. Avrebbe potuto farlo ben prima del raddoppio di Missiroli, inseguito vanamente da Milinkovic: il cambio Onazi-Keita aveva fatto pensare ad un azzardo di Pioli, perché sembrava esserne nata una Lazio spaccata in due, perfetta per lasciare spazi alle ripartenze che il Sassuolo fa ad occhi chiusi. In realtà era una Lazio perlomeno più viva, come lo spagnolo: capace di svegliare dal torpore anche Felipe Anderson, e di mostrargli la porta per il 2-1. Ma con quasi mezzora a disposizione la Lazio non ha fatto molto di più: Pioli, con Keita più vicino a Matri, ha provato a farla sfondare anche al centro senza toglierle ampiezza con un accenno di 4-2-4, ma Di Francesco con Terranova si è coperto in larghezza: perché vergognarsi di un 5-3-2, se poteva valere il 4° posto?
Il Corriere dello Sport titola: "Sassuolo con l'aiuto, la Lazio è agganciata. Di Francesco quarto, la reazione biancoceleste arriva troppo tardi. Berardi e Missiroli battono Felipe: ora anche i neroverdi sono a 15".
Continua il quotidiano sportivo romano: Nella fantastica ressa che finalmente rende elettrizzante anche il nostro campionato, ora c'è pure il Sassuolo. Vittoria, con aggancio, sulla Lazio, da ieri insieme al 4° posto. La partita, uno scontro diretto per le Coppe europee, è stata pari come gioco e occasioni, ma il campano Guida (e più di lui il tarantino Cervellera, arbitro male appostato accanto alla porta di Consigli) l'ha piegata a favore degli emiliani dopo appena 6 minuti. Se Lulic ha davvero sfiorato Cannavaro (e anche su questo ci sono dubbi), il tocco è stato così lieve che il difensore ha fatto un passo in area in perfetto equilibrio e poi, al secondo passo, si è buttato giù. Guida non si è accorto di nulla, Cervellera si è accorto di qualcosa che non c'era e l'ha indotto al rigore. Spiegato il modo in cui è iniziata la gara, va aggiunto che la Lazio, a differenza di quanto aveva sottolineato Pioli alla vigilia (era un modo per caricare la squadra...residua) ha pagato tanto le assenze dei quattro titolari de Vrij, Parolo, Biglia e Djordjevic. Il problema era evidente ogni volta che la Lazio prendeva palla: troppo impreciso Onazi per impostareil gioco e non ancora autorevole Cataldi per mettersi lui alla guida della manovra. Ai quattro assenti si è aggiunto poi il rientro (anzi, il debutto in campionato) di Klose, così in ritardo di condizione da farsi inghiottire da Acerbi e Cannavaro.
Dall'altra parte, l'esatto contrario: Di Francesco aveva l'organico al completo, così ha pescato nel suo folto e ricco reparto offensivo cambiando l'intero tridente che lo aveva deluso a Empoli. La Lazio non ha avuto fortuna perché due minuti dopo il gol di Berardi su calcio di rigore ha centrato un incrocio dei pali con un colpo di testa di Milinkovic su cross di Candreva, che aveva cominciato subito a sfondare dalla parte di Peluso. In ogni caso, il vantaggio così rapido aveva messo la partita sul piano preferito dal Sassuolo, che aveva lo spazio per far scattare il suo tridente: se Falcinelli e Sansone fossero stati più incisivi, per Marchetti sarebbe finita male. Le squadre non erano mai troppo corte, attaccava di più la Lazio, puntando sulla forza fisica di Milinkovic, ma la difesa del Sassuolo, protetta dal trio di centrocampo, non era quasi mai in affanno. Quattro tiri in porta, quattro fuori e quattro calci d'angolo, col 60 per cento di possesso palla, erano il bottino laziale al 45', più ricco di quello del Sassuolo che però conservava il vantaggio. Mancava alla Lazio il contributo di Felipe Anderson, rotolato in una di quelle partite assurde e prive di logica, oltre che di calcio. La squadra di Pioli aveva la supremazia nel gioco, ma non mordeva. Per questo a inizio ripresa il tecnico ha dato un altro impulso in attacco con Keita al posto di Onazi. Giusto, anzi inevitabile, togliere Onazi, ma la sostituzione ha portato Milinkovic (il più pericoloso davanti) ad arretrare accanto a Cataldi. Il giovane serbo è rimasto a metà strada, non aveva più una posizione offensiva, però andava continuamente a cercarla.
E' nato per questo doppio cambio, tecnico e tattico, il 2-0 del Sassuolo: quando Vrsaljko è partito sulla destra, Keita se n'è disinteressato, fermando la sua rincorsa a metà campo; dall'altra parte Missiroli, arrivato a rimorchio, era liberissimo perché Milinkovic stava rientrando a rotta di collo dalla trequarti. Pioli ha cambiato ancora, ha messo Matri al posto dello spento (mai acceso) Klose, Keita è andato ad affiancare il nuovo centravanti e anche la Lazio, sulla scia della Nazionale di Conte, ha tentato col 4-2-4. Con uno spunto tutto suo, Keita è partito come una saetta e ha messo in porta Felipe Anderson. Il gol dell'1-2 è arrivato al 22' della ripresa, c'erano tempo e modo per acciuffare un pari che ci stava tutto, ma serviva più brillantezza. Al 3' di recupero Guida ha completato il disastro col secondo giallo per Cataldi (nemmeno esagerato: non c'era proprio) e all'ultimo istante sul sinistro di Milinkovic si è spenta l'ultima bella possibilità laziale. In quattro trasferte, questa squadra ha preso 12 gol. Per pensare alla Champions, è troppo.
Il Messaggero titola: "Lazio, a fermarti ci pensa Guida. Un rigore inesistente dopo sette minuti dà il la alla sconfitta contro il Sassuolo. I biancocelesti pagano le tante assenze e non basta la rete di Felipe Anderson".
Continua il quotidiano romano: Ma che colore ha una giornata uggiosa? La Lazio e i suoi tifosi lo hanno scoperto in un freddo e buio pomeriggio di ottobre. Uno di quelli in cui la pioggerellina e l'umidita si infilano nelle ossa e l'unica cosa che vuoi fare è tornare a casa. La Lazio perde 2-1 sul campo del Sassuolo e il sapore che lasciano partite come questa e proprio cattivo. Il colore è di quelli acidi come il giallo della giacchetta dell'arbitro, in questo caso Guida, che, mal consigliato dal suo assistente di porta Cervellera, torna sui suoi passi assegnando un rigore che definire generoso è davvero riduttivo. Lulic abbocca scioccamente alla finta di Cannavaro, forse lo sfiora ma il fantomatico contatto non giustifica la scena successiva: due passi e poi il tuffo. E' la decisione che senza dubbio indirizza la gara. Perché la Lazio si sente colpita e non ha la forza e gli uomini giusti per reagire alla mazzata presa a freddo. Rigore che permette a Berardi di segnare il suo primo gol in questo campionato, il tredicesimo dal dischetto in serie A. Il raddoppio è di Missiroli che sfrutta bene una dormita della difesa laziale. Pioli deve fare di necessita virtù e, causa infermeria piena, è costretto a schierare il duo Cataldi-Onazi in mezzo al campo. Giovani, volenterosi ma insieme non ne azzeccano una.
Il nigeriano non ha le qualità per impostare il gioco e cerca di compensare con la corsa e la sostanza ma non basta. Ci vuole decisamente di più se si vuole continuare a volare nelle zone alte della classifica. Non gioca certo meglio Danilo che i piedi li ha, ma in quel di Reggio Emilia li usa male. Si nasconde spesso tra le linee e non offre quasi mai soluzioni buone ai suoi compagni. Dovrebbe prendersi più responsabilità in quella zona del campo, ma le sue spalle sono ancora troppo piccole per reggerne il peso soprattutto in pomeriggi grigi come quello di ieri. E per completare l'opera si prende anche un rosso. Ora contro il Torino sarà emergenza vera. Il gioco è faticoso, tanti passaggi in orizzontale e poche verticalizzazioni. La palla ci mette un tempo in?nito per arrivare nell'area degli emiliani e quando ci arriva non è quasi mai pericolosa. Milinkovic ha il compito di offendere e più che trequartista agisce da mezza punta buttandosi sui palloni che ogni tanto spiovono in area. Sua la traversa colpita dalla Lazio, unico vero brivido provocato a Consigli nel primo tempo. Pioli prova allora a cambiare cercando di dare la giusta scossa. Fuori Onazi e dentro Keita. Lo spagnolo è sempre più una certezza. Entra e dà subito la scossa alla squadra. Il tecnico lo posiziona sull'out di sinistra abbassando Milinkovic e trasformando Anderson in trequartista. La mossa riesce a metà perché se Balde spinge nel giusto modo e s'inventa l'assist per il 2-1 di Anderson, gli altri continuano a fare una fatica tremenda. Felipe libero di far male si sente spaesato e vaga in mezzo al campo. Milinkovic è troppo rude a centrocampo e appena può si sgancia dai compiti difensivi e cerca di offendere. Avrebbe anche una clamorosa palla del pareggio ma la spreca nel peggiore dei modi.
Alla fine la Lazio è andata meglio nel primo tempo che nella ripresa, quando invece era necessario metterci quel qualcosa in più per riprendere la partita. Ma senza Biglia e Parolo la Lazio proprio non gira. Zero idee e pochissima personalità. Qualcosa in più dovrebbero metterla i veterani ma Klose rientrava dopo un lungo stop e ha predicato nel deserto, Candreva si ricorda di essere giocatore vero solo se la maglia è azzurra e in panchina c'è Conte. Sembra un altro. Se il centrocampo è fragile e l'attacco ha le polveri bagnate, la difesa è da mani nei capelli. Mauricio non fa mai la scelta giusta riuscendo nell'impresa di rendere pericolose anche palle innocue. Invece di spazzare prova ad impostare il gioco ma i piedi sono quello che sono e il risultato è pessimo. Nell'uno contro uno va sempre in estrema difficoltà. Valuta male alcune giocate e spesso si trova fuori posizione. Gentiletti non va meglio. La Lazio subisce così il quattordicesimo gol in campionato, decisamente troppi per essere all'ottava giornata. Bisogna correre immediatamente ai ripari. Terza sconfitta stagionale e sempre in trasferta. Le assenze non possono essere un alibi, aveva dichiarato lo stesso Pioli alla vigilia, ma la sensazione è che la coperta sia corta e appena ci si scopre un po' si finisce immediatamente per ammalarsi.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
È un problema di personalità. E di cattiveria. E l'analisi non ammette repliche se a dirlo sono i due uomini più esperti e titolati. A Reggio Emilia la Lazio interrompe la striscia di quattro vittorie consecutive e torna con i piedi per terra. Sì, il k.o. col Sassuolo è diverso in tutto e per tutto rispetto a quelli con Chievo e Napoli. E non provoca troppi scossoni ad una classifica che resta buona. Eppure lascia l'amaro in bocca per come è maturato e per l'ennesima occasione non sfruttata. Miro Klose ed Alessandro Matri non hanno dubbi. Certi k.o. li eviti, certe partite le rimetti in piedi se alla malasorte (assenze pesanti, rigore inventato che indirizza la gara) reagisci con personalità e un pizzico di cattiveria. Ciò che al Mapei Stadium è mancato ai biancocelesti. "Dobbiamo imparare a gestire meglio certe situazioni - attacca Klose -. Ci siano disuniti troppo, le distanze tra centrocampo e attacco non erano giuste. L'età media della squadra è molto bassa e questo a volte può incidere. I nostri giovani sono ottimi giocatori, in allenamento si esprimono sempre bene, ma in partita è diverso. Devono essere meno nervosi, giocare con maggiore grinta". Concetti, quelli del tedesco, che Matri (i due, come previsto, hanno dato vita ad una staffetta) riprende ed amplia: "La nostra non è stata una brutta prestazione, tutt'altro. Però serviva una maggiore personalità a livello di collettivo. Venivamo da una striscia di risultati positivi, questo era il momento di fare un allungo decisivo. Certo, la partita si è messa subito male per un rigore che non c'era, però avremmo dovuto affrontarla diversamente".
Tanto Klose quanto Matri sono tuttavia convinti che questa battuta d'arresto non pregiudichi nulla. "Pur nella sfortuna di una giornata storta - sottolinea il tedesco - siamo comunque rimasti attaccati alla vetta della classifica. Adesso dobbiamo ripartire. La partita successiva è sempre quella più importante. Avremo la fortuna di affrontarla davanti al nostro pubblico, non possiamo fallire". Matri è d'accordo: "Voltiamo pagina in fretta: possiamo ripartire più forti di prima". Ed entrambi assicurano di essere vicini alla migliore condizione. "Rientravo dopo una lunga assenza - dice Klose -. Ancora un paio di partite e starò al meglio". Gli fa eco Matri: "Sto ritrovando la forma ideale. Il fatto che adesso si giochino tante partite ravvicinate per me è un vantaggio". E giovedì c'è il Rosenborg all'Olimpico per l'Europa League. Chi invece è ancora molto lontano dal poter fare discorsi del genere è Stefan de Vrij. Il suo calvario è destinato ad allungarsi. In questo fine settimana è stato in Belgio per un consulto dal dottor Martens. Anche il luminare belga pare avergli consigliato di operarsi al ginocchio. L'intervento sembra inevitabile, anche se de Vrij non ha ancora deciso se effettuarlo. Intanto, continua l'emergenza a centrocampo. Agli infortuni di Biglia e Parolo si aggiungerà la squalifica di Cataldi (ieri espulso) nella partita di campionato col Torino.