Domenica 18 maggio 2014 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Bologna 1-0 18 maggio 2014 - Campionato di Serie A - XXXVIII giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Berisha, Pereirinha, Biava, Dias, Radu, Biglia, Ledesma (89' Minala), Lulic, Candreva (56' Felipe Anderson), Klose (81' Tounkara), Keita. A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Ciani, Novaretti, Cavanda, Alvaro Gonzalez, Kakuta. Allenatore: Reja.
BOLOGNA: Stojanovic, Sorensen, Natali (46' Antonsson), Cherubin, Crespo, Pazienza, Cech, Morleo, Moscardelli, Acquafresca (76' Rodriguez), Laxalt (46' Ibson). A disposizione: Curci, Maini, Garics, Friberg, Cristaldo, Calabrese, Bergamini. Allenatore: Ballardini.
Arbitro: Sig. Maresca (Napoli) - Assistenti Sigg. Tolfo e Paiusco - Quarto uomo Sig. Vuoto - Assistenti di porta Sigg. Damato e Di Paolo.
Marcatori: 94' Biglia (rig).
Note: ammoniti Pazienza, Anderson e Pereirinha per gioco scorretto. Angoli 8-2. Recuperi: 0' p.t., 4' s.t. Esordio in A per Mamadou Tounkara e Rodriguez.
Spettatori: 15.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Serie A, Lazio-Bologna 1-0. Biglia firma la vittoria su rigore. I biancocelesti si impongono in una gara senza significato per la classifica. Dal dischetto in rete l'argentino".
Continua la "rosea": Lo 0-0 stonava un po', per essere una partita di fine stagione. E così al 48' del secondo tempo Felipe Anderson prende il pallone, accelera sulla destra, entra in area, Morleo affonda il tackle ma trova solo il piede del brasiliano. Rigore fischiato dall'arbitro esordiente Maresca, Biglia trasforma e la Lazio chiude il campionato con tre punti che nulla aggiungono alla sua stagione, perché sfuma pure l'ultimo obiettivo, quell'ottavo posto che avrebbe consentito alla squadra biancoceleste di non disputare i turni preliminari di Coppa Italia già ad agosto. Lazio e Bologna, fino a quel punto, se l'erano giocata senza troppo darsi da fare. Un tempo per parte, almeno stando alle occasioni. I primi 45' sono di marca Lazio, con Candreva mattatore: al 15' e al 37' Stojanovic respinge due suoi bolidi, poi al minuto 39 è il palo - dopo una deviazione di Cherubin - a negare la gioia del gol all'esterno della Nazionale. Nel mezzo altre due occasioni per la squadra di Reja: al 18' Sorensen salva su un'incursione di Pereirinha, al 23' è Stojanovic a deviare un tiro di Keita. La ripresa è invece del Bologna, anche perché la Lazio smette di giocare. La squadra di Ballardini si rende pericolosa già al 9': cross di Crespo, Berisha prima allunga la traiettoria e poi devia un tiro ravvicinato di Ibson. Al 23' Morleo mette dentro, ma Crespo gira alto. E al 32' è ancora il laterale mancino a crossare per l'occasione più grande rossoblu, divorata dal neo entrato Rodriguez. Tutto sembra propendere per lo 0-0, anche perché Lulic e Klose per due volte non trovano il tap-in in area avversaria. Ma all'ultimo respiro ecco il rigore di Biglia, che però non evita a Reja i cori di disapprovazione dei suoi tifosi.
Il Corriere dello Sport titola: "Graffio Biglia all’ultimo giro. Zero emozioni: in extremis l’argentino batte il rigore che dà i tre punti alla Lazio".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Un rigore all’ultimo secondo, realizzato da Biglia, può cambiare un risultato, non di più. La loro storia non è sbagliata, è la cronaca ad essere malinconica sul serio. Una Lazio che solo un anno fa impazziva per la Coppa Italia strappata alla Roma in un Olimpico traboccante euforia e che adesso segue mestamente il maestoso volo di Olimpia in uno stadio semivuoto che, col poco fiato che ha, insulta Lotito e poi si prende alla meglio tre punti che valgono il nono posto finale. E un Bologna che proprio qui 50 anni fa festeggiava il suo formidabile settimo scudetto strappato all’Inter da dedicare al presidente Dall’Ara appena scomparso e adesso può celebrare solo una fresca retrocessione annunciata, con 50 tifosi al seguito, circondati da 25 steward, e un’altra sconfitta. Questa la cornice e il senso di Lazio-Bologna, partita fondamentalmente inutile, se non per la Lazio, a caccia degli ultimi punti necessari per l’ottavo posto (Parma, Milan e Verona permettendo...), buono per evitare il turno agostano di coppa Italia. Missione fallita, come detto: troppe variabili, e, soprattutto, troppo tardi per far quadrare un minimo i conti. I giochi, in senso strategico, erano già fatti, per entrambe oltretutto. E di gioco, in senso tecnico, date le circostanze, se n’è visto poco. Note di merito in avvio solo per Candreva e soprattutto Keita, sceso in campo con scarpette di colore diverso, si spera solo in ossequio a Gabi, uno degli eroi dell’Atletico Madrid. Però, fino a che è rimasto a sinistra, opposto a uno spaesato Crespo, il ragazzino ha costruito le cose migliori della squadra di Reja nel primo tempo. Che in campo aveva scelto di mandare la Lazio migliore tra quelle disponibili, con centrocampo e attacco titolari.
Bellino ma poco concreto, l’ispano-senegalese, più in difficoltà a destra contro Morleo, tra i migliori in campo prima del fatale errore finale che ha provocato il rigore determinante. Nel grigiore generale la porta l’ha cercata con una certa veemenza il già ricordato Candreva (17’, tiro centrale, 37’ punizione dal limite, 39’, sinistro sporcato da Pazienza sul palo) mentre Klose si è visto più in fase di sponda che in area. Il Bologna per parte sua, ha bruciato in un paio di minuti iniziali, la tensione residua eppoi si è accorciato su due linee compresse, entro la propria trequarti, cercando di non cedere, affidandosi alla reattività di Stojanovic, senza però riuscire in una ripartenza che fosse una, confermandosi squadra col peggior attacco della serie A (zero tiri nello specchio in 45’, Acquafresca e Moscardelli invisibili). Il primo a cercare di cambiare qualcosa è Ballardini. Doppia sostituzione a inizio ripresa (Antonsson per Natali, Ibson per Laxalt) e Bologna col 3-5-2/5-3-2, più ritmo e tanta densità . Ed è proprio il brasiliano (9’), in teoria "sostituto" di Diamanti, ad avere la palla del clamoroso 0-1, senza esito. Per parte sua Reja richiama il positivo Candreva, premiato prima del match per i 12 gol stagionali, record per un centrocampista della Lazio e atteso ora dal Brasile, per Felipe Anderson. Ma l’inerzia del match non cambia, il Bologna continua a palleggiare con più spirito e Crespo spara alto (28’) un’altra buona occasione. Lo stesso fa un altro neo entrato bolognese, Rodriguez, innescato da Morleo (32’), il cui piattone dall’area piccola sfiora il palo e esce. E la Lazio? La squadra di Reja cede terreno, si affaccia in area in modo episodico con Lulic (35’ e 45’ st) e trova l’applauso per uno dei suoi tanti baby predestinati, Mamadou Tounkara, che debutta in serie A, a 18 anni. Beato, almeno lui. Ma non solo: proprio quando tutto sembra finito, uno scatto felice di Felipe Anderson, fresco e motivato, costringe uno stremato Morleo a un fallo di rigore, che Biglia trasforma con forza, ultimo gesto di una stagione da archiviare in fretta.
Il Messaggero titola: "Biglia salva la Lazio dai fischi".
Prosegue il quotidiano romano: Cala il sipario sulla stagione dei rimpianti e delle delusioni. La Lazio chiude al nono posto il campionato e entrerà in Coppa Italia già nel mese di agosto, perdendo 5-6 milioni di euro di diritti televisivi. L’effimera vittoria sul Bologna arriva a tempo abbondantemente scaduto e non cambia lo scenario di un’annata travagliata e senza soddisfazioni, con l’Olimpico ancora deserto causa la durissima protesta della Nord. Tutta la lazialità resta legata al ricordo della mega festa di lunedì scorso, con il bagno di folla storico. La sparuta minoranza, arrivata a salutare la squadra, contesta comunque Claudio Lotito. Mentre i sostenitori felsinei se la prendono con il presidente Guaraldi, ritenuto il maggior responsabile della serie B. Una serata malinconica, con il Bologna già retrocesso, caratterizzata dalla voglia di voltare pagina in fretta, nella speranza di un futuro migliore. La Lazio scende in campo con le nuove divise, che indosserà la prossima annata, ultima volta con la coccarda tricolore sul petto. La partita scivola via divertente, grazie soprattutto agli spunti e all’estro di Keita che imperversa sul settore di sinistra. Il giovanotto scatta, dribbla, crossa, impegna Stojanovic: quando può affondare la falcata in mare aperto è uno spettacolo. Keita viene emulato dal vivace Candreva che prova a segnare in tutti i modi: prima sfiora il gol su punizione dai 25 metri, quindi con un tiro deviato contro il palo dal piede di un difensore. I due esterni si cambiano spesso di zona e per Sorensen e Morleo sono sempre problemi seri. Il Bologna prova a ripartire, orchestra qualche buon contropiede ma non impensierisce mai Berisha. Senza alchimie tattiche, con formazioni che niente possono ancora chiedere, c’è spazio per una sfida divertente, merito soprattutto dei biancocelesti che cercano con pervicacia il successo.
In avvio di secondo tempo Ballardini cambia due elementi e la squadra acquista maggior equilibrio e incisività . E’ l’intraprendenza di Ibson a creare qualche difficoltà sulla trequarti perché il brasiliano, galleggiando tra le linee, ha molti spazi a disposizione ed lui che chiama Berisha alla parata più importante della serata. La ripresa si gioca sul filo di un equilibrio più marcato, la Lazio cala di ritmo e il pressing emiliano riesce spesso a sporcare la linea di passaggio al centrocampo laziale. Keita non ha più l’argento vivo addosso, Candreva viene sostituito da Anderson, Lulic perde di smalto, il crepuscolare Klose non si accende mai, il gioco perde d’intensità e di qualità e scema l’interesse per un incontro che si trascina senza grandi sussulti. Gli applausi più convinti e prolungati sono indirizzati a un solitario invasore di campo (10’), subito bloccato. La squadra di Ballardini, nonostante sia retrocessa, affronta l’impegno con orgoglio, onorandolo fino in fondo grazie a una ripresa disputata con grinta e applicazione al cospetto di una Lazio troppo rinunciataria e che soltanto nel finale ritrova la necessaria determinazione per provare a vincere. Oltre all’occasione di Ibson, infatti, i rossoblu sfiorano il vantaggio con Crespo e con Rodriguez, appena entrato. La Lazio non riesce mai a tirare in porta, sparisce dai radar, va a rimorchio, offrendo una prova complessivamente avara di contenuti, a tratti anche scialba. Dopo una discreta prima frazione i biancocelesti lasciano campo agli avversari per poi trovare il guizzo nel terzo e ultimo minuto di recupero quando Anderson, atterrato da Morleo, si procura il rigore decisivo. Biglia trasforma con un potente destro sotto la traversa. E’ l’epilogo di una serata che non passerà alla storia, i tifosi adesso vogliono un progetto chiaro e vincente.
Tratte dal Corriere dello Sport alcune dichiarazioni post-gara:
Il rigore di Biglia ha spento i fischi dell’Olimpico e alimentato i rimpianti della Lazio, nona in classifica, a due soli punti dal sesto posto del Parma e dall’Europa League. Sarebbe bastato vincere otto giorni fa a San Siro con l’Inter, alla penultima giornata, per ribaltare il verdetto del campionato, ma forse di più non si poteva chiedere a Reja, poco amato dal popolo biancoceleste e invitato ad andarsene anche ieri sera. Eppure i numeri sono dalla sua parte: ha conquistato 36 punti, centrando 10 vittorie in 21 giornate, alla media di 1,71 per partita. Lo sforzo non è bastato al friulano. "Ci sono mancati i risultati in casa. Sconfitta con l’Atalanta, pareggi con Torino e Verona. Guardando la classifica, sarebbero bastati due punti in più. Dovevamo vincere una di queste due partite e avremmo centrato un obiettivo, che era insperato quando sono arrivato. Ci siamo piazzati noni e questo resta come classifica. Non posso dire che il mio percorso sia stato deludente, da gennaio i punti li abbiamo fatti, ma non sono bastati. E’ mancato lo scatto, siamo stati vicini tre o quattro volte al salto, ma non ce l’abbiamo fatta. Avremmo dovuto fare meglio all’Olimpico".
Quarto. In tandem con Bollini, Reja ha raccolto quasi il doppio del bottino di Petkovic nel girone d’andata. Sarebbe quarto nella classifica parziale da gennaio. La rimonta è fallita in piena volata, quando la Lazio è esplosa dal punto di vista atletico, stremata dalla stanchezza, mutilata dagli infortuni e dalle squalifiche. Così è arrivata solo ad un passo dal traguardo. Limiti di personalità e di carta anagrafica. Serviranno rinforzi veri, interventi mirati per ricostruire la Lazio. Reja e Lotito si incontreranno nelle prossime ore, forse già tra oggi e domani, per guardarsi negli occhi e capire se e come andare avanti. Non solo con i giovani. "Questi sono ragazzi che hanno fatto vedere cose ottime, ma ci sono valutazioni da fare, bisogna riformare lo zoccolo duro, è terminato un ciclo. Ora dobbiamo cambiare completamente la base e mettere dei giovani intorno". Incontro. Già ieri sera stava parlando con Lotito. Si vedranno presto. "Speriamo di fare il più veloce possibile, tra domani e dopodomani" ha spiegato Edy, preannunciando le sue richieste. "Per prima cosa chiederò quali sono le intenzioni, qual è la disponibilità , dove si potrà lavorare. Ho le mie idee, presenterò il mio piano. Lotito proporrà le sue idee. Se combaciano le cose, si parte e si va avanti. Da qui vedremo il da farsi". Servono rinforzi di spessore. "Quando cambi molto la squadra, devi sbagliare il meno possibile. Bisogna trovare e far combaciare qualità tecnica, aspetto caratteriale, forza fisica, personalità . Ecco perché dico giocatori da Lazio. A Roma non sei in provincia. Qui ci sono tensioni e pretese, se non sei forte mentalmente, ti massacrano subito". Reja bussa per una campagna acquisti importante. "Ora abbiamo bisogno di fare una squadra forte e mettere intorno giovani di qualità . Quattro o cinque giocatori di livello. Tre difensori, forse anche quattro. E’ il reparto che ha bisogno dei maggiori rinforzi. E poi opereremo anche in altri settori". Avanti con Bollini. "Alberto lo conoscevo, avevamo già collaborato, l’ho voluto con me, lo sto spingendo perché diventi l’allenatore della prima squadra in futuro, mi ha dato una grossa mano, conosceva i giovani, è stato un ottimo mix. E’ stato facile entrare in sintonia. Con lui e il resto dello staff, mi è sembrato subito di tornare a casa".
Sono arrivati insieme, vanno via insieme. Hanno fatto coppia fissa per quattro anni, lasciano la Lazio a braccetto. Biava e Dias hanno dato l’addio con parole velate, senza annunciare i saluti. Sono stati due pilastri, sbarcarono a Roma nel 2010, era fine gennaio. C’era Ballardini in panchina, subentrò Reja. E fu con Edy che nacque la premiata ditta. I loro destini si sono incrociati sino all’ultima presenza, sino all’ultimo giorno da laziali. Biava. Gli occhi dicono tutto, più delle parole: "Ho comunicato alla società la mia decisione, l’ho presa da tempo, sarà nota in settimana. Mia moglie e mia figlia vivono a Bergamo, questo di certo condiziona le mie scelte, le conoscerete presto. La voglia di tornare a casa c’è, sono sereno". Gli occhi di Beppe Biava sono sempre stati lucenti e sinceri, ieri sera esprimevano le sue volontà . Beppe Biava lascia la Lazio, l’addio sarà ufficiale in settimana. E’ in scadenza, gli è stato offerto il rinnovo di un anno e un posto (futuro) da tecnico delle giovanili o da dirigente. Biava ha detto no, ha ringraziato Lotito e Tare, spera di chiudere la carriera nell’Atalanta: "Finora ho ricevuto solo l’offerta della Lazio. L’Atalanta? Mi piacerebbe giocare a Bergamo da bergamasco, sarebbe bello chiudere la carriera lì, ma non c’è nulla per adesso". Biava giocherà ancora, è uno splendido 37enne: "Ho ancora voglia di giocare, valuto di anno in anno. In questi giorni vedrò il da farsi, si saprà cosa farò. Se lascerò la Lazio mi dispiacerà , ho vissuto quattro anni bellissimi, alla grande, mi sono trovato bene, ma il calcio è questo...". Biava, ragazzo esemplare e difensore d’oro, ha dato tutto per la maglia: "Quando sono tornato ho dimostrato impegno, ho dato il mio contributo. Ho passato quattro anni bellissimi a Roma, ho tanti bei ricordi, uno è la storica finale di Coppa Italia. Se andrò via porterò sempre nel cuore la Lazio, lascerei compagni fantastici, mi sono trovato bene con il presidente, con i tifosi. La società mi ha dimostrato fiducia proponendo un altro anno di contratto, Lotito crede in me non solo come giocatore ma anche come persona, lo ringrazio". Biava ha salutato anche Dias, un vecchio amico: "Potrebbe essere stata la nostra ultima partita, sono felice di aver giocato con Dias, è il difensore biancoceleste più forte. Mi auguro rimanga, ha ancora molto da dare".
Dias. Biava e Dias, i loro nomi sono stati associati per quattro anni. Nell’ultima stagione, per un motivo o per un altro, hanno giocato poco. Ieri erano in coppia, forse non a caso. Dias ha parlato prima di Lazio-Bologna, anche le sue parole suonano come un addio: "E’ stato un campionato negativo soprattutto per il modo in cui lo abbiamo iniziato. Non voglio fare polemica però se Reja fosse arrivato prima avremmo chiuso vivendo una situazione molto più tranquilla. Spero che i ragazzi che rimarranno possano vivere un campionato migliore...". Dias ha sperato nel rinnovo, ha inviato messaggi chiari a Lotito, non ha ricevuto risposta, tornerà in Brasile. Biglia. In Brasile ci sarà anche Biglia con la sua Argentina, andrà al Mondiale, tornerà a Roma a luglio. La stagione l’ha chiusa lui con un rigore rabbioso: "Il rigore? L’ho calciato con rabbia, volevamo l’Europa, è mancato poco per conquistarla, abbiamo commessi errori decisivi, non doveva accadere. Nella prima parte della stagione è andato tutto male, il prossimo anno dovremmo imparare da certi errori". Biglia è cresciuto, promette una stagione da protagonista, la prossima: "Ho vissuto sei mesi difficili, con Reja è cambiato un po’ tutto, ho sentito fiducia, abbiamo lavorato fortemente, ho capito il calcio italiano. Mi dispiace per il cammino della Lazio, ma sono contento per come sono cresciuto. Adesso la testa va ai Mondiali, poi alla prossima stagione, cercheremo di fare il possibile affinché sia migliore di quella che si è appena conclusa".