Domenica 10 maggio 2015 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 1-2 10 maggio 2015 - Campionato di Serie A - XXXV giornata - inizio ore 20.45
LAZIO: Marchetti, Basta, Mauricio, Ciani, Radu, Biglia, Parolo, Candreva (77' Keita), Mauri (73' Braafheid), Felipe Anderson, Klose (63' Berisha). A disposizione: Strakosha, Gentiletti, Cavanda, Pereirinha, Ledesma, Onazi, Cataldi, Djordjevic, Perea. Allenatore: Pioli.
INTER: Handanovic, D'Ambrosio (68' Nagatomo), Ranocchia, Vidic, Juan Jesus, Guarin (46' Podolski), Medel, Kovacic, Hernanes, Palacio (91' Brozovic), Icardi. A disposizione: Carrizo, Andreolli, Dalbelo, Dimarco, Santon, Gnoukouri, Shaqiri, Bonazzoli, Puscas. Allenatore: Mancini.
Arbitro: Sig. Massa (Imperia) - Assistenti Sigg. Passeri e Fiore - Quarto uomo Sig. Musolino - Assistenti di porta Sigg. Damato e Candussio.
Marcatori: 8' Candreva, 26' Hernanes, 83' Hernanes.
Note: espulsi al 23' Mauricio e al 61' Marchetti per falli su chiare occasioni da rete. Ammoniti D'Ambrosio, Mauri e Marchetti per proteste, Hernanes, Biglia e Nagatomo per gioco falloso. Al 63' Berisha ha parato un calcio di rigore battuto da Icardi. Angoli 8-2. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
La Gazzetta dello Sport titola: "Inter, capriole per l'Europa. Candreva porta avanti la Lazio, che però subisce un 1-1 irregolare e due espulsioni. Hernanes infila due volte la sua ex squadra e il rigore sbagliato da Icardi non pesa".
Continua la "rosea": Quando se ne andò, pianse. Ogni volta che "torna", o quasi, fa piangere. Nemo propheta in patria, a meno che tu sia già profeta. Hernanes di maggio fa male alla Lazio. Alla prima da ex segnò subito. Era il 10 maggio. E nello stesso giorno di un anno dopo con una doppietta le nega la chance del sorpasso (e poi dell'aggancio) alla Roma rimettendo l'Inter in corsa per l'Europa League. Ma, Lazio, non devi aver paura di sconfitte così. Non è da questi particolari che si giudica una squadra. La Lazio è stata bella, veloce, incisiva fino a quando ha giocato alla pari. Poi è rimasta in 10 e poi addirittura in 9. Ha subito il pari con un netto fuorigioco. Già. Hernanes ok, ma anche il guardalinee Passeri è stato decisivo. Ha pure fermato un Candreva lanciato a rete quando era in posizione regolare sul'1-1. Dunque nonostante la prima inferiorità numerica ha rischiato persino di tornare in vantaggio. Poi si è arresa, dopo che Berisha (entrato per l'espulso Marchetti) ha parato pure un rigore di Icardi sull'1-1. Questa sfida è stata un bigino del calcio: prodezze, tattica, episodi che cambiano il corso degli eventi, errori arbitrali. La Lazio in fondo meritava il pari, l'Inter all'ultimo respiro è riuscita a sfruttare la superiorità. L'aquila che non voleva saperne di volare se la sentiva. Il sesto senso degli animali. Eppure Candreva, imbeccato alla grande da Felipe Anderson, aveva cancellato i brutti presagi. Dopo soli 8 minuti Lazio in vantaggio. Lazio che giocava bene ed era padrona del campo. Ha sfiorato il raddoppio almeno due volte (l'ottimo Ranocchia, altro che bestia, respinge a porta vuota di testa la zuccata di Parolo).
Ma a metà primo round cambia tutto. La Lazio resta in 10 per la sciagurata mano di Mauricio sulla spalla di Palacio lanciato a rete. Da regolamento è chiara occasione da gol, dunque rosso. Ma la punizione di Hernanes transita dalle parti di Medel che si sposta per lasciarlo passare e la palla s'infila nell'angolino. E il cileno è senza dubbio in fuorigioco attivo perché disturba la visuale di Marchetti. Il gol del Profeta nella sua vecchia patria andava annullato. Da lì l'Inter in superiorità numerica ha preso il pallino del gioco e ha avuto due occasioni per passare in vantaggio con Palacio e Guarin ma è stato bravissimo Marchetti. Come lo è stato il dirimpettaio Handanovic quando ha alzato la punizione di Biglia. Perché la Lazio, con Braafheid per Mauri e Radu spostato al centro, è rimasta bella e viva e Felipe Anderson era un serpente a sonagli pronto a iniettare il suo veleno in qualsiasi momento. Stupenda l'azione personale che si è infranta contro Ranocchia (da qui la punizione di Biglia). L'inizio del secondo round ha confermato la freschezza fisica e di gioco della Lazio. Pur con l'uomo in meno teneva botta a un'Inter lenta nella manovra. Un'Inter che Mancini ha disegnato parecchio offensiva, col solo Medel unico frangiflutti dopo l'uscita di Guarin (per Podolski) per infortunio e che soffriva le ripartenze vispe della banda Pioli. In una di queste Klose, imbeccato da Candreva, ha fallito un gol fatto davanti a Handanovic. La seconda espulsione, al minuto 18, le ha piegato le gambe. Marchetti ha steso Icardi in area. Anche qui rigore e rosso corretti (Massa però non è piaciuto nella conduzione generale). Quando Berisha ha parato il rigore, il pubblico si è scatenato nel tifo, illudendosi di poter portare a casa il pari. L'illusione è durata fino al tramonto della sfida, anche perché l'Inter sfruttava poco la superiorità numerica: restava spesso con tre-quattro uomini dietro la linea della palla.
Troppi, se ne hai due in più. Mancini ha speso Nagatomo per D'Ambrosio, in difficoltà su Anderson. Pioli, che aveva tolto Klose per Berisha, poi ha cambiato l'ormai esausto Candreva per Keita. La cosa curiosa è che Hernanes ha firmato il gol vittoria per una palla persa a centrocampo della Lazio che poi si è trovata scoperta nell'imbucata di tacco di Palacio. A conti fatti, tanto rumore per nulla. Per la volata Champions hanno rallentato tutti, per la corsa all'Europa League hanno vinto tutti. Buon per il finale di campionato.
Il Corriere dello Sport titola: "Hernanes sgarbo alla Lazio. Doppietta dell'ex:Inter bene in 11 contro 9. I biancocelesti furiosi con l'arbitro Massa".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Hemanes sta alla Lazio come Destro alla Roma. Anzi vale doppio, visto che di gol il Profeta, prima volta da ex all'Olimpico, ne segna due, che decidono il match, dopo il vantaggio iniziale di Candreva, tenendo viva la corsa di Mancini verso l'Europa League e lasciando le cose nella Capitale così come stavano, nel lungo derby per il secondo posto. Questo a giochi regolari. Il fatto è che ieri sera ne sono successe di ogni, con l'arbitro Massa e i suoi collaboratori che hanno fatto letteralmente corto circuito. Lazio in 10 per oltre un'ora (fuori Mauricio) e in 9 nei 30 finali, con l'1-1 viziato da fuorigioco e il secondo rosso, a Marchetti, fiscalissimo, con Icardi, lanciato da Hernanes, marpione più di quanto sia stato colpevole il portiere nella sua uscita bassa in area, ma poco freddo poi dal dischetto, dato che il rigore gli è stato parato da Berisha, appena entrato. Il tutto condito da gialli e fuorigioco chiamati a capocchia. Eppure non è stato semplice per l'Inter venire a capo di una Lazio ridotta in queste condizioni, e ci è voluto il colpo inesorabile di Hernanes, a 7' dalla fine, per far felice Mancini. Non è un caso se il sensibile brasiliano stavolta non ha fatto alcuna capriola ma è rimasto con il viso nascosto a terra. A Pioli certo l'applauso finale dell'Olimpico non può bastare. E al danno si aggiunge una doppia squalifica, in vista della trasferta in casa di un altro grande ex avvelenato come Mihajlovic. Prima del derby...
Il "peso" della serata deve essere arrivato anche alle ali di Olimpia, l'aquila simbolo della Lazio che all'inizio non vuole saperne di planare in mezzo al campo prima del match, nella cerimonia pregara. Invece, compiuto il rito, quando tutto comincia, la squadra di Pioli è pronta a "picchiare" sul match. Il tecnico insiste con Biglia e Parolo davanti alla difesa, evidentemente per coprire di più il cuore della propria area, ancora priva del leader de Vrij affidandosi in avanti al frullare di Candreva e Felipe Anderson. E ai due bastano 8' per avere ragione dell'Inter, col brasiliano lesto e fortunato a sfruttare un rimpallo con D'Ambrosio a sinistra e glaciale e geometrico nell'offrire al compagno, che aveva iniziato l'azione, la palla per il piattone dell'1-0. Dunque tutto bene in casa Lazio, anche se Klose, al rientro, appare piuttosto sottoritmo. E l'Inter? La squadra di Mancini, con 6 turni senza sconfitte alle spalle, ovviamente patisce il colpo, tradita dalla difesa. L'uomo più atteso del match, in casa nerazzurra, l'ex Hernanes, è il primo a riaversi, esaltato nel ruolo di trequartista, e potrebbe lasciare subito il segno (14') se una sua giocata, che fa sbandare mezza Lazio, corsa a chiuderlo sulla lunetta, venisse tradotta in gol da Icardi, solissimo davanti a Marchetti, piuttosto che in un tiraccio alto. Ed è da questo momento in avanti che Lazio-Inter entra in un tourbillon che mette tutto in discussione, con le squadre che si allungano, prendendosi rischi e opportunità giocando più di corsa che di testa.
E' la Lazio che potrebbe chiudere il conto (17') con Parolo, due volte al tiro, ribattuto in modo miracoloso da Ranocchia in tuffo a porta vuota. Con la partita che pende in modo deciso per la squadra di Pioli, basta un minuto a cambiare il senso delle cose (23'). Tocca a Kovacic la giocata rapinosa che mette Palacio in posizione solitaria nella lunetta laziale, messo giù da Mauricio in extremis. Rosso per il brasiliano e punizione trasformata inesorabilmente da Hernanes, con Medel però in fuorigioco attivo davanti a Marchetti. Finisce definitivamente qui quel tanto o poco di partita "normale" e il match entra in una dimensione ultra-calcistica. Soprattutto dopo che la Lazio resta in 9. Pioli, prima, dopo aver tolto Mauri per Braafheid (sull'l-l) non può far altro che arrangiare un 4-3-1, con Keita per uno sfinito Candreva. Mancini, che nonostante la prima superiorità, non aveva sortito vantaggi sul piano del gioco, cambia in avvio di ripresa, con Podolski per Guarin e un nuovo 4-2-3-1, vincente solo nel finale, quando anche la straordinaria resistenza di Biglia e Parolo si esaurisce davanti al contropiede di Hernanes.
Il Messaggero titola: "Lazio, stop di Massa. L'Inter passa all'Olimpico grazie alla doppietta dell'ex Hernanes e ai clamorosi errori dell'arbitro. Espulsi prima Mauricio e poi Marchetti, grossi dubbi su un calcio di rigore sbagliato da Icardi".
Prosegue il quotidiano romano: Tutti in piedi ad applaudire il cuore della Lazio: più forte degli avversari, degli episodi sfortunati, dall'inadeguato assistente Passeri, dell'imprensentabile Massa, di una serie di episodi che hanno lasciato senza parole e che gridano vendetta. Un applauso commovente, interminabile, intenso e caloroso, di quelli che fanno venire i brividi in uno stadio che si è stretto attorno a suoi ragazzi vinti, sfiniti, ma in grado di lottare come poche volte avevamo visto anche con la doppia inferiorità numerica. Nella serata drammatica la squadra di Pioli ha confermato di essere comunque la migliore tra quelle in lotta per il secondo posto. Ha giocato oltre un'ora in 10, addirittura mezzora in 9, tenendo validamente testa all'Inter che, per la seconda volta in 3 giornate, ha vinto in trasferta potendo sfruttare 2 uomini in più. La Lazio è quindi rimasta terza ma, se continuerà con questo spirito e questa voglia di soffrire, potrà ancora centrare i suoi obiettivi. Il minuto che cambiava la scena e il destino della calda serata era il 24' quando Mauricio toccava la spalla di Palacio che stramazzava al suolo, come fosse stato colpito da un proiettile. Massa vedeva chiara occasione da gol ed espelleva il brasiliano, che usciva in lacrime. Hernanes trasformava irregolarmente il calcio piazzato (fuori gioco di Medel) ed esultava con la classica capriola, beccandosi i prolungati insulti dell'Olimpico. Pioli, dopo l'ottimo avvio della squadra, con il vantaggio di Candreva e la doppia, clamorosa, occasione di Parolo sventata da Ranocchia, era costretto a ridisegnare l'assetto tattico: fuori Mauri, dentro Braafheid. I biancocelesti accusavano una decina di minuti di sbandamento: pesavano l'uomo in meno e il nervosismo per il mancato annullamento del gol nerazzurro.
L'Inter ritrovava sicurezza e fiducia per amministrare la gestione del pallone con una buona circolazione, in attesa di poter dare profondità alla manovra. La Lazio, sospinta dal tifo incessante, e sempre più forte della Nord, rialzava la testa e chiudeva alla grande un primo tempo difficile. La ripresa era ancora più complicata per i ragazzi di Pioli, veramente da incubi, perché, dopo una solare occasione divorata da Klose, davanti al portiere, che fermava la palla con le gambe, il signor Massa vedeva un contatto di Marchetti su Icardi: rigore e seconda espulsione. Berisha, algido e sicuro, appena entrato, annullava il match ball con l'Olimpico letteralmente scosso da un'impenata di decibel. In nove contro undici la Lazio gettava nella corrida orgoglio e risorse, cercando l'impresa romanzesca. Ogni contrasto diventava rovente, ogni azione era vissuta con il fiato in gola, in campo come sugli spalti, con l'Inter che poteva gestire il territorio con interminabili fraseggi nella trequarti avversaria. Ognuno dei biancocelesti raddoppiava concentrazione, sforzi, voglia di sacrificarsi e di lottare su tutti i palloni. Nonostante tanto impegno profuso la beffa si materializzava nel finale di partita con un contropiede del solito Hernanes, che firmava doppietta e successo. Il brasiliano ha dimenticato in fretta le scarpette regalate a Formello e le finte lacrime del giorno dell'addio. Le sue parole, pronunciate alla fine del primo tempo, avevano il sapore di una presa in giro: è proprio vero che la gratitudine e lo stile sono di qualità per pochi eletti.
Due sono stati i biancocelesti mancati all'appello nella notte della feroce ingiustizia: Klose e Anderson. Il tedesco si è divorato la palla per riportare la Lazio in vantaggio mentre il brasiliano ha avuto un avvio importante però è sparito dai radar quando la formazione aveva bisogno delle sue accelerazioni e della sua classe per tenere in apprensione la difesa nerazzurra. Niente è stato compromesso, restano ancora 3 incontri per decidere la griglia della Champions League e i biancocelesti sono ancora in linea con le ambizioni del suo popolo.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Errori clamorosi, arbitri inadeguati e Champions falsata. Lotito è rimasto in silenzio, ha gridato Igli Tare: "Cerchiamo solo rispetto! E' difficile tenere la calma, non si può arrivare ad una partita così decisiva con una terna arbitrale del genere, una terna che non so come definire. Per una partita così importante non si può mandare un arbitro giovane come Massa. Queste ultime partite sono decisive, così vieni condizionato anche a livello mentale. Il primo gol di Hernanes era da annullare". Scippata, derubata, così si sente la Lazio e urla tutta la sua rabbia ferocemente, tutto il suo sdegno. Il diesse Tare s'è presentato prima di tutti in tv dopo ciò che gli è toccato vedere, sopportare e subire. Prima di parlare ha visto e rivisto le immagini incriminate attraverso i video del match analyst societario. Sommando indizio e indizio, ombra e ombra, la società è esplosa, l'intervento era inevitabile: "Non parlo solo del mancato annullamento del gol di Hernanes, per essere corretti ci siamo confrontati con il nostro video-analista, abbiamo analizzato anche le espulsioni e quindi il rigore di Icardi. Ho grandi dubbi sul rosso a Marchetti, eravamo già in dieci. Si vede che Icardi cade, abbiamo giocato a calcio per tanti anni, se Icardi va giù, cade per terra, per colpa di un guanto, allora penso anche io che sia rigore, dai...", Tare ha sorriso per nervosismo, è stato un fiume in piena: "Di solito non commento mai gli episodi, stavolta meritano un giudizio. A questo punto della stagione si decide il lavoro di un gruppo, di una società, è un momento importante". C'è un altro episodio, la rabbia monta: "Il terzo episodio è clamoroso, mi riferisco al fuorigioco di Candreva, era lanciato davanti al portiere, era da solo! E' perfettamente in linea! Ripeto, ho rivisto le immagini perché volevo essere corretto, sicuro di ciò di cui avrei parlato. E' difficile esprimersi dopo una sconfitta così, è un anno molto importante per la Lazio, di grandi sacrifici".
In campo s'erano scatenati Pioli e i suoi uomini, su tutti Marchetti (ammonito per le proteste feroci dopo il primo gol di Hernanes). Il tecnico, a fine primo tempo, aveva invece inseguito l'arbitro Massa gridandogli "C'è un uomo davanti alla barriera!". L'uomo era Medel, un fuorigioco più lampante di quello non esiste. L'errore-orrore ha condizionato tutta la partita contro l'Inter, condiziona la corsa Champions. Pioli aveva gli occhi di fuori, i fischi dell'Olimpico facevano da sottofondo, uno stadio intero gridava "vergogna" per un'ingiustizia clamorosa, inaccettabile (a fine partita applausi di consolazione per la squadra). La Lazio dice basta, chiede rispetto, si sente di nuovo presa di mira. Era già successo a dicembre, nell'attimo in cui stava spiccando il volo. E proprio Inter-Lazio (match di andata) era finito sotto la lente d'ingrandimento. Era il 21 dicembre, arbitrava Tagliavento. Ci fu più di un'ombra sul pareggio dei nerazzurri: D'Ambrosio, di testa, mandò il pallone sulla sua mano, poi la indirizzò a Palacio (gol del 2-2 finale). E' dura scrivere che il calcio è anche questo.