31 agosto 2014 - Campionato di Serie A - I giornata - inizio ore 18.00
MILAN: Diego Lopez, Abate, Zapata, Alex, Bonera, De Jong, Muntari (68' Essien), Poli, Honda (76' Armero), Menez (82' Niang), El Shaarawy. A disposizione: Abbiati, Agazzi, Rami, Zaccardo, Albertazzi, Cristante, Saponara, Mastour. Allenatore: F. Inzaghi.
LAZIO: Berisha, Basta, de Vrji, Radu, Cana, Parolo, Biglia, Lulic (73' Mauri), Candreva, Klose (60' Djordjevic), Keita (60' Felipe Anderson). A disposizione: Guerrieri, Strakosha, Braafheid, Gentiletti, Novaretti, Konko, Cataldi, A. Gonzalez, Ledesma. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Tagliavento (Terni) - Assistenti Sigg. Di Fiore e Bianchi - Quarto uomo Sig. Crispo - Assistenti di porta Sigg. Mazzoleni e Nasca.
Marcatori: 7' Honda, 56' Muntari, 65' Menez (rig), 67' Alex (aut).
Note: ammoniti Diego Lopez, De Jong, de Vrji, Lulic, Radu. Esordio in serie A per Stefan de Vrji e Djordjevic. Angoli 10-0 per la Lazio. Candreva ha fallito un calcio di rigore. Recuperi: 1' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 36.674 di cui 19.324 paganti e 17.350 abbonati per un incasso di Euro 1.053.825.
La Gazzetta dello Sport titola: "El Shaarawy vola. Che gioia Inzaghi. Apre Honda dopo 7 minuti, Lopez para un rigore. Torres applaude. La squadra di Pioli reagisce tardi".
Continua la "rosea": "Oi oi oi, Pippo Inzaghi segna per noi". Il debutto del mister fatto in casa Milan è un adrenalinico tuffo nel passato prima che un inno di speranza per il futuro prossimo. Il popolo della Sud copre subito di affetto il giovane tecnico e lui dopo appena 7' dal fischio d'inizio si rivede in campo, nei panni di Honda, per spingere in rete, solo soletto, il delizioso assist di El Shaarawy. Un'incursione fulminea, tre tocchi da un'area all'altra (il lancio iniziale è di Bonera) per colpire la Lazio sbilanciata, la tipica azione che ogni attaccante agile e veloce sogna per sé e la sua squadra. Di gol così Pippo ne ha segnati tanti, ora li prepara alla lavagna: la sua gara d'esordio in panchina è stata tatticamente perfetta. Senza un centravanti di ruolo (Torres ha fatto i test, Pazzini non era arruolabile), il timoniere rossonero ha comunque disposto la squadra col tridente, affidando a Menez la parte che sarà di Torres e chiedendo però ai due uomini di fascia continui rientri in maniera da compattare le tre linee. Ottenuto il vantaggio, il Milan si è raccolto a riccio, spesso con nove uomini dietro la linea della palla, concedendo a una Lazio manovriera ma sterile di invadere la propria metà campo. E con sedici o anche diciotto uomini a battagliare in trenta metri la porta di Diego Lopez non ha corso rischi per l'intero primo tempo. Mentre il Milan ha potuto lanciare più volte in ampi spazi i suoi velocisti: la Lazio quindi ha dovuto guardarsi con preoccupazione alle spalle, anche se Berisha non ha dovuto compiere interventi. Ai contropiede mancava l'ultima rifinitura.
Se Honda ha saputo chiudere al volo, col piede non prediletto, il destro, il blitz iniziale per poi dedicarsi a un tignoso lavoro di tamponamento, El Shaarawy oltre a firmare moralmente la prima segnatura (il suo spunto in progressione perfezionato da un raffinato esterno destro ha messo il giapponese in condizioni di sparo ideali) si è poi segnalato per una serie di giocate che lo hanno restituito alla dimensione di stella. Antonio Conte, presente in tribuna, ne sarà stato lieto: lo ha appena richiamato in azzurro. Bene hanno giocato anche gli altri italiani (6 su 22 al fischio iniziale) cioè il grintoso e pressante Poli, il roccioso Bonera, scivolato sulla corsia mancina per opporsi al temuto Candreva, e il rinato Abate, che ha commesso l'unico errore al 48', quando, per stanchezza, ha abboccato alla finta di Candreva falciandolo in area. Poi però Diego Lopez ha sventato il rigore e quindi l'errore di Ignazio è diventato irrilevante. Dall'altra parte, Candreva ha alternato delle buone cose a errori da matita rossa (due gol mangiati all'85' e al 90' oltre al rigore parato) mentre Parolo è incappato in una giornataccia: troppo impreciso in fase offensiva e distratto in occasione della zampata di Muntari (56') che ha impresso la seconda svolta rossonera alla partita.
Ma non c'è solo Parolo ad agitare i pensieri di Pioli che ha tenuto in panchina Ledesma e ha inserito Mauri solo nel finale, giocato all'arma bianca. Un atteggiamento che ha prodotto comunque il gol della bandiera (sfortunato tocco di Alex in contrasto con Djordjevic) e altre occasioni, peraltro sprecate. Diego Lopez ha dovuto opporsi con un gran riflesso a Candreva, le altre volte Djordjevic, Parolo, de Vrij e Candreva hanno concluso fuori. La Lazio per diventare pericolosa ha aspettato di subire il terzo schiaffone, assestato per di più da un ex romanista: Menez ha trasformato nel 3-0 il rigore ingenuamente commesso da de Vrij. Al Milan è andato tutto bene, e per il suo allenatore si è trattato del classico esordio sognato alla vigilia. Naturalmente, con i nuovi, si attendono progressi sul piano della manovra: non si potrà vincere sempre lasciando l'iniziativa agli avversari. Ma l'organico, completato da Torres e da Van Ginkel, consente a Inzaghi di sperimentare altri sistemi, come il 4-2-3-1, se volesse schierare contemporaneamente Menez, Honda ed El Shaarawy alle spalle del centravanti. Pippo ieri nel finale è passato alla difesa a tre (cinque) mostrando duttilità tattica. Dote sempre preziosa.
Il Corriere dello Sport titola: "Colpo Milan, Lazio a sprazzi".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Hanno vinto l'astuzia e il gioco all'italiana di Pippo Inzaghi. San Siro in estasi per il debutto in panchina del vecchio bomber, che ha già trasferito una buona dose di rabbia al suo Milan. Ha trionfato, polleggiando in contropiede la nuova Lazio. Stesso modulo, 4-3-3, interpretazione diversa. El Shaarawy, Menez e Honda aiutavano e ripartivano, divorando il campo. Pioli s'è consegnato, rincorrendo un progetto affascinante, ma rischioso. I segnali erano già emersi nelle amichevoli estive con Sporting Lisbona e Hannover. La squadra concede troppo. Non è un caso, ma una filosofia precisa: tattica e impostazione. Linea difensiva alta, tentativo di recuperare il pallone e non di aspettare in copertura. Servono tantissima corsa e una cattiveria assoluta, quasi la perfezione, per applicare questo sistema di gioco. E ora sono in diversi fuori condizione. Il Milan si è chiuso e ha scavato la differenza con tre gol di scarto in poco più di un'ora in cui la Lazio aveva provato a fare la partita, costruendo quasi niente sotto porta. Le vere occasioni (sei o sette nitide), l'autogol di Alex provocato da Djordjevic e il rigore sbagliato da Candreva sono arrivate nell'ultima mezz'ora, a risultato compromesso, e dopo le sostituzioni che hanno cambiato l'attacco. Fuori partita Keita, richiamato lo spento Klose, Mauri e Felipe Anderson, con il centravanti serbo, hanno rianimato e cambiato la partita, sino a quel momento inspiegabile per la Lazio. Tanti rimpianti, perché i valori in campo sembravano differenti e perché nel finale si sarebbe potuto rimettere in discussione il risultato. San Siro, dove i biancocelesti non vincono in campionato da 25 anni, resta una maledizione. Questa poteva essere la volta buona, invece è andato alla cassa Super Pippo. In attesa di abbracciare Fernando Torres, ha rimesso a nuovo El Shaarawy. Maestoso Faraone, buone notizie per il ct Conte, in tribuna accanto a Tavecchio.
Troppo sbilanciata la Lazio. L'allarme è suonato in avvio con El Shaarawy fermato per una posizione di dubbio fuorigioco solo dal guardalinee: il Faraone sarebbe potuto volare davanti a Berisha, ma gli sono bastati altri due minuti per riuscirci. Al settimo rossoneri in vantaggio. El Shaarawy è scattato, ha atteso de Vrij in uscita e con un tocchetto in avanti lo ha fatto fuori in velocità. Da posizione defilata, tocco di esterno a pescare Honda, solo dalla parte opposto dell'area. Il giapponese ha preso la mira e beffato Berisha in uscita. La qualità superiore della Lazio faticava a emergere, certificata solo dal possesso palla (alla fine 56% contro 44%). Bonera, uno stopper piazzato a sinistra, altro segnale distintivo della prudenza di Inzaghi, braccava Candreva. Sterile l'azione offensiva, tradotta in un'incursione di Lulic non capitalizzata dal campione tedesco. Deve averlo trasmesso Pippo al suo Milan. Alla prima vera occasione della ripresa, è arrivato il raddoppio di Muntari, questa volta con la difesa schierata della Lazio. Abate ha saltato Radu e ha messo in mezzo una palla orizzontale su cui tutta la linea arretrata ha guardato. Bravissimo il ghanese a inserirsi. Altri otto minuti ed è arrivato il terzo gol rossonero, firmato dall'ex romanista Menez su un rigore da lui stesso provocato dopo il contatto con de Vrij. La Lazio si è scossa e si è rovesciata in attacco, costruendo un'azione da gol dopo l'altra e 10 angoli, perché con l'ingresso di Djordjevic aveva trovato profondità e appoggio nella manovra. Il serbo ha provocato l'autogol di Alex e ha continuato a sgomitare. In pieno recupero Candreva si è procurato un rigore, ma non l'ha trasformato, esaltando Diego Lopez, l'ex portiere del Real Madrid, alla prima prodezza a San Siro. Troppo tardi, troppo spreco per la Lazio. Inzaghi aveva tolto Honda e inserito Armero, passando alla difesa a cinque per congelare il vantaggio. Nel campionato italiano si vince così.
Il Messaggero titola: "Lazio, regalo a Inzaghi".
Prosegue il quotidiano romano: E' la festa di Inzaghi, esordiente allenatore in serie A, osannato alla stregua di un eroe omerico. Ed è la serata delle riflessioni per Pioli che sbaglia formazione e la cambia quando ormai è troppo tardi, dopo il raddoppio del Milan, con la sfida diventata un Everest, segnata nel punteggio e nell'inerzia. La Lazio non viene ridimensionata dal 3-1, ma dovrà far tesoro di alcune scelte sbagliate, che penalizzano gioco, personalità e ambizioni. E i nuovi dovranno fare molto di più, di una partita assolutamente insufficiente, a cominciare dal gioiello del mercato de Vrji. Una Lazio che esce dal torpore fisiologico soltanto dopo il 3-0, quando non c'è più niente da perdere. A risultato compromesso e con una formazione ridisegnata dagli innesti che le cambiano passo e volto. Così arriva il sussulto d'orgoglio che spaventa il Milan: prima con l'autorete di Alex e quindi, in pieno recupero, con il rigore che Diego Lopez para a Candreva. Milan e Lazio sono chiamate alla stagione del riscatto per non essere considerate semplici comprimarie al companatico del campionato. Hanno lavorato parecchio sul mercato per ritrovare credibilità e competitività, sperando di centrare almeno l'obiettivo europeo. Inzaghi deve rinunciare a De Sciglio, Rami e Montolivo e, nel 4-3-3, prova Menez nel ruolo di centravanti boa. Pioli porta in panchina Gentiletti, dà fiducia a Cana al fianco di de Vrji, e schiera il tridente offensivo molto interessante con Candreva e Keita sulle fasce e Klose al centro. La Lazio subisce gol su contropiede, una leggerezza imperdonabile che segna il destino della sfida. Basta è fuori posizione, sul lancio di Bonera, de Vrji viene saltato come un birillo, dal veloce e agile El Sharaawy, Radu non chiude su Honda e il giapponese fa centro al primo colpo. Un errore prima individuale, poi di squadra con la difesa in bambola, assolutamente impreparata a fronteggiare la rapida ripartenza. Cominciare a handicap contro il Milan diventa pesante e la Lazio fatica a costruire gioco, prova sulle corsie esterne, dove Keita e Candreva hanno maggiore qualità di Abate e Bonera, però il dispositivo arretrato rossonero prevede un assiduo raddoppio delle marcature con Alex che va ad aiutare Abate e con Muntari che fa la stessa cosa per limitare Candreva.
In mezzo la squadra di Pioli ha muscoli ma poca qualità: Lulic corre tanto ma spesso a vuoto, Parolo sbaglia anche facili palloni e si vede più in interdizione, mentre Biglia si muove troppo basso per lanciare Klose, abbandonato al proprio destino. E' una squadra farraginosa che non punge, che prova sempre ad avanzare i terzini ma che deve preoccuparsi di non subire altri contropiede. Infatti ogni qualvolta El Sharaawy entra in possesso di palla sono problemi per la retroguardia. Bloccato il gioco sulle fasce degli avversari il Milan appare più solido in mezzo al campo e il primo tiro ospite arriva alla mezzora con Candreva. Troppi lanci lunghi, pochi fraseggi e qualche errore di troppo nell'ultimo tocco consentono al Milan di difendere senza affanni il vantaggio iniziale. Il tridente d'attacco, che dovrebbe rappresentare il punto di forza della squadra, stenta a entrare nel vivo della gara anche perché la formazione appare statica e non dà profondità alla manovra. La partita decolla nella ripresa quando le squadre di allungano e gettano nella contesa ogni risorsa. Pioli viene tradito soprattutto dalla difesa, ferma anche in occasione del secondo gol, con Radu che non copre la fascia dall'arrembante Abate e con i centrali che non chiudono su Muntari, libero di battere a pochi passi dalla porta e non marcato nemmeno da Parolo. Il Milan dà la sensazione di stare meglio sul piano fisico, il tecnico biancoceleste effettua tardivamente cambi che andavano fatti in avvio di secondo tempo. Anderson, Djordjevic e soprattutto Mauri cambiano marcia alla Lazio, con la squadra che diventa più aggressiva, pronta ad attaccare gli spazi, conquista angoli a ripetizione, crea qualche pericolo in più. Mauri guida la tardiva riscossa, sia come centrocampista che come attaccante aggiunto, perché dà qualità a un centrocampo senza fosforo dove Biglia si limita al compitino e dove Parolo non si accende mai. I rossoneri difendono il successo, limitandosi al contropiede e, alla fine, abbracciano Inzaghi. Il tabù di San Siro resiste agli anni.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
"Cattiveria e determinazione, oltre a una condizione che deve crescere", è questo ciò che è mancato alla Lazio, secondo Parolo. Il centrocampista, insomma, non nasconde le pecche della squadra biancoceleste, messa sotto dal Milan al debutto in campionato, ma tiene a precisare che "non tutto è da buttare". Sconfitta netta solo nel punteggio, quindi, ma non nella realtà dei fatti. "Il risultato è bugiardo – insiste l'ex-Parma -. Il Milan è stato molto concreto nel sapere sfruttare le occasioni che ha creato, ma non sono state più di quattro. Il paradosso è che siamo sempre stati noi a fare la partita. A fronte del nostro continuo possesso palla, però, non abbiamo avuto lo spunto giusto". La gara, peraltro, è cominciata subito in salita. "Hanno segnato al primo tiro – racconta ancora Parolo -. Poi hanno potuto giocare come preferivano, rimanendo sempre in 10 dietro la linea della palla. E si sa che il Milan fa male quando può giocare in campo aperto. La verità è che siamo stati ingenui". Dopo l'intervallo, però, qualcosa è cambiato. "Sì, ed è proprio dalla nostra ripresa che dobbiamo ripartire. E' vero che all'inizio ci hanno sorpreso nuovamente, trovando altre due reti in contropiede, ma noi abbiamo avuto il merito di non mollare. E questo ci va va riconosciuto. Dopo il 3-1, abbiamo sfiorato più volte anche il secondo gol. Avessimo segnato a una decina di minuti dalla fine, la partita avrebbe potuto cambiare volto e adesso si farebbero ben altri discorsi".
Non è andata così, però. E ora la Lazio ha la necessità di capire se il percorso intrapreso sia quello giusto. "E' andata male, ma non è tutto da buttare, non sarebbe giusto – sostiene il centrocampista -. La squadra ha mostrato uno spirito importante e comunque non è da tutti venire a San Siro, contro il Milan, e tenere sempre in pugno il gioco. Il rammarico è non essere stati sufficientemente concreti. Abbiamo faticato a trovare la profondità, non riuscivamo a saltare l'uomo. C'è mancata la brillantezza, in particolare negli ultimi 20 metri. Ma è anche un problema di condizione. Era soltanto la prima giornata di campionato, alla fine è normale non essere in forma. Cresceremo da questo punto di vista e in campo si vedrà certamente una squadra migliore". Tra primo e secondo tempo è cambiato anche qualcosa nelle posizioni in campo e la Lazio è sembrata stare meglio in campo. "Siamo solo all'inizio, c'è ancora tanto da lavorare. Occorre seguire le direttive dell'allenatore, senza dimenticare di lottare su tutti i palloni. A volte, prendere una sberla all'inizio può essere utile. E sono sicuro che adesso avremo ancora più carica". Ovvio che alla ripresa del campionato, contro il Cesena all'Olimpico, certi errori dovranno essere evitati. "Mi fa piacere affrontare la mia ex-squadra – prosegue Parolo -. Ma ancora di più di giocare davanti ai nostri tifosi. Vogliamo vincere e la rabbia con cui oggi (ieri, ndr) siamo usciti dal campo, dovrà darci ancora più motivazioni per affrontare nel migliore dei modi il prossimo impegno".
Del resto, il capitombolo di San Siro, seppur inatteso per come le squadre si erano presentate all'appuntamento, non cambia le ambizioni della squadra biancoceleste. "L'obiettivo resta l'Europa – ribadisce il centrocampista -. Questo gruppo ha dei valori e può certamente lottare per questo traguardo. I giudizi, comunque, ora sono prematuri. Riparliamone tra un paio di mesi e allora capiremo meglio le nostre potenzialità". Intanto, per Parolo la sosta significa tornare in Nazionale dopo l'amaro Mondiale in Brasile. Con Conte in panchina, però, e senza più Prandelli. "Sarà una nuova esperienza. Il nuovo ct vuole grande attaccamento alla maglia. So di dover sempre lavorare, tutto si guadagna giorno dopo giorno".
Da Il Messaggero:
La Lazio deve ripartire da quanto di buono ha fatto nel secondo tempo. Stefano Pioli boccia la squadra dei primi 45', andata sotto già al 7': "Sì, c'è mancata un po' di lucidità, ma nel secondo tempo abbiamo fatto meglio creando cinque o sei palle gol", l'analisi del tecnico biancoceleste. Queste sono sconfitte che possono far crescere un gruppo: "Sono lezioni importanti, ci sono situazioni che vanno sviluppate meglio. La prestazione tutto sommato è positiva, ma ci sono situazioni da migliorare. La partita l'abbiamo fatta noi, il Milan è stato più bravo nelle situazioni topiche. Abbiamo comandato il gioco, la manovra è stata corale. Ci vuole più determinazione ed attenzione. Abbiamo preso due gol nei momenti decisivi della partita, ma abbiamo giocato a testa alta fino alla fine. Col rigore di Candreva potevamo riaprire la gara soprattutto se i tempi di recupero fossero stati più lunghi, cinque mi sono sembrati pochi". I rossoneri hanno saputo chiudere tutti gli spazi: "Il Milan ha gli stessi nostri obiettivi, questa sera ha giocato con pazienza e ha sfruttato le ripartenze. La nostra prestazione c'è stata, quando crei così tante occasioni non puoi segnare un solo gol. I cambi ci hanno dato brio, ma rifarei le stesse scelte iniziali. de Vrji? Ha grandi potenzialità, è molto giovane, ma ancora un po' acerbo per il nostro campionato. Ma io ragiono in maniera differente. È tutta la squadra che ha avuto problemi, quindi è normale sia così". Non è il momento delle amarezze per il mercato.
Pioli ha le idee chiare sulla rosa a disposizione: "La società si è mossa molto bene, allestendo un organico competitivo per accedere all'Europa, mi auguro che domani (oggi, ndc) si possa cedere qualche giocatore per non penalizzarlo durante la stagione. Se ho rimpianti per le scelte effettuate? Ho cercato di schierare la miglior formazione possibile, i cambi ci hanno dato brio ma rifarei le stesse scelte". Se da una parte c'è una squadra, la Lazio appunto, che deve ripartire da quanto ha fatto vedere nel secondo tempo, dall'altra c'è il Milan che ha iniziato bene questo campionato, dopo la pessima stagione scorsa: "Mi sono emozionato. Devo ammettere di più di quando ero giocatore. Fare l'allenatore è una cosa che ti prosciuga ma dà gioie positive. È qualcosa di molto gratificante per me. Dopo il secondo gol ho perso un po' la testa ma esultare è una delle cose più belle del calcio", racconta Inzaghi. Poi si passa ad analizzare il match dei rossoneri: "Abbiamo bisogno in fase di possesso di avere più controllo del gioco, ma c'era grande voglia, facevo fatica a farmi sentire dalla panchina, avevamo bisogno di lavorare insieme. Abbiamo vinto contro una grande squadra. La gestione della partita va migliorata, per 60' siamo stati fantastici poi abbiamo sofferto. Mi piace ricordare quello che ha detto Abbiati, ha fatto discorso motivazionale alla squadra, sono felice di averlo con me".