21 febbraio 2016 - Campionato di Serie A - XXVI giornata - inizio ore 18.00
FROSINONE: Leali, Rosi, Ajeti, Blanchard, Pavlovic, Frara (88' Chibsah), Sammarco, Gori, Soddimo (70' Tonev), Dionisi (84' Kragl), Ciofani. A disposizione: Bardi, Zappino, M. Ciofani, Crivello, Pryyma, Carlini, Gucher, Longo, Paganini. Allenatore: Stellone.
LAZIO: Marchetti, Konko, Bisevac, Hoedt, Lulic, Cataldi, Biglia, Parolo (75' Milinkovic Savic), Candreva, Djordjevic (66' Klose), Mauri (53' Keita). A disposizione: Berisha, Mauricio, Braafheid, Basta, Morrison, Onazi, Kishna, Felipe Anderson, Matri. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Russo (Nola - NA) - Assistenti Sigg. Vuoto e Valeriani - Quarto uomo Sig. La Rocca - Assistenti di porta Sigg. Mazzoleni e Baracani.
Note: ammonito al 75' Rosi per gioco falloso, al 94' Chibsah per proteste. Angoli: 6-7. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: paganti 2.000 più 5.954 abbonati per un incasso di 46.000 Euro più una quota partita di 93.554,21 Euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Frosinone-Lazio non decolla. Rinviati entrambi i piani di volo. Partita bloccata, una sola occasione per parte, tanto agonismo e poca qualità. Per l'una e per l'altra squadra, salvezza ed Europa restano ancora lontane".
Continua la "rosea": Potevano tentare il volo, prendersi la scena e ripartire di slancio, si sono accontentate di salire un gradino. Ma il cielo sopra Frosinone e Lazio è comunque più vicino: la corsa continua. In fondo ad una cupa battaglia, i leoni ciociari guadagnano un punto sulla Samp quart'ultima, col rammarico di non poterla affrontare a pari punti domenica prossima nello scontro diretto per la salvezza, mentre i biancocelesti si portano momentaneamente a -6 dal Milan e dal 6° posto, l'ultimo treno possibile per l'Europa. Pari in tutto, anche nelle occasioni nitide, una per parte (Ciofani e Milinkovic), i giallazzurri e i ragazzi di Pioli finiscono col pareggiare un derby laziale che in fondo non avrebbe potuto avere esito diverso: padroni di casa col cuore operaio tra le strettoie del Matusa, ospiti con maggiore tasso tecnico, ma un po' leziosi e senza il necessario cinismo, oltre a gambe che non girano più come un tempo.
L'identica disposizione in campo in fase di copertura non favorisce manovre avvolgenti e improvvise verticalizzazioni: una partita per lunghi minuti bloccata e ravvivata talvolta dalle impennate di Candreva (copia sbiadita dell'esterno straripante di un anno fa) e Soddimo, il folletto di casa che col passare dei minuti affoga nel suo narcisismo. A lungo accampata fuori dall'area avversaria, specie per 20' nella ripresa, la Lazio non è capace di dare lo sprint alla manovra per incassare i 3 punti. Prima Mauri e Djordjevic, poi Keita e Klose cercano di triangolare negli spazi infinitesimali lasciati dalle due linee a 4 ciociare, ma senza mai trovare il percorso giusto della caccia al tesoro (ben 35 cross fanno riflettere, ma se si spengono in prevalenza tra le braccia di Leali?). E proprio in tipiche dinamiche come quella di ieri, alla stessa stregua di un soldato assediato dagli indiani nel suo fortino, il Frosinone gioca la carta del contropiede e, ad un certo punto, urla pure "arrivano i nostri", cioè Dionisi e Ciofani, i quali impacchettano la palla del match point (20') che poi il centravanti sprecherà tirando debolmente.
Quasi per una giusta compensazione, legittimata dallo spirito propositivo biancoceleste, anche la squadra di Pioli ha l'occasione per stappare la partita, eppure sul bel colpo di testa dell'appena entrato Milinkovic al 33' (su cross di Lulic) Leali si distende in tuffo e fa tirare un sospiro di sollievo ai tifosi di casa. Minuti finali figli del nervosismo, e pure, a dirla tutta, un episodio contestato, quello che vede Kragl cadere giù in area per un presunto fallo di Biglia nei titoli di coda, ma Russo tira dritto (a ragione, il leggero contatto è appena fuori area). Di nuovo a malpartito con le squadre che si chiudono, la Lazio va a dormire col tormento della sua doppia personalità: in grado in Europa di produrre una serie positiva di 7 gare e in patria prigioniera - a suo dire - del difensivismo altrui. Tra fulmini che covano nel cielo nero e nuvole pronte a scaricare grandine, al Matusa non succede più nulla: tanto tuonò che non piovve.
Il Corriere dello Sport titola: "La Lazio non sfonda. E a Pioli resta la Coppa. Pari con il Frosinone e Ciofani nella ripresa spreca il gol vittoria".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Restano l'Europa League e la partita di ritorno con il Galatasaray, perché così rimontare il quinto o sesto posto in campionato diventerà impossibile per la Lazio, ieri scavalcata di nuovo dal Sassuolo. Quarto pareggio consecutivo in trasferta, il terzo di fila senza segnare. Lo 0-0 premia il Frosinone. Questo è un altro piccolo passo verso la salvezza, ora distante appena due lunghezze: se la giocherà domenica a Marassi nello spareggio con la Samp e nelle ultime undici giornate con la consapevolezza di potercela fare. Stellone, sposando il 4-3-3 da metà gennaio, ha aggiunto un minimo di equilibrio e compattezza alla peggior difesa della serie A. Pioli invece non è ancora riuscito a risolvere il problema del gol, non solo perché cambia ad ogni partita centravanti senza trovare il titolare. La squadra biancoceleste è diventata troppo lenta e prevedibile, attacca per linee orizzontali, verticalizza poco. Manca il trequartista e trova uno scarso contributo dagli esterni. Ieri è mancato Candreva, Mauri è rimasto fuori dalla partita, Keita ha prodotto qualche fiammata e tanto fumo, Felipe è stato confinato alla panchina per novanta minuti. Scelte poco convincenti. Stellone invece ha sbagliato niente e ha persino sognato il colpo in una ripresa piena di sofferenza e di difesa ordinata: Ciofani ha fallito l'occasione più limpida dell'intera partita: era solo davanti a Marchetti, gli ha tirato addosso.
La Lazio ha assunto subito il controllo della partita senza trovare spazi per affondare. Non cambiava ritmo, cercava un lento aggiramento, come se prima o poi dovesse arrivare il gol. Stellone aveva disposto il Frosinone a specchio, Soddimo e Dionisi si dividevano il compito di disturbare Biglia, Frara ogni tanto sgommava in avanti, ma l'idea era chiara: lancio lungo, quasi sempre con Blanchard e Pavlovic, per ribaltare il gioco puntando sulle sponde di Ciofani. Gli altri salivano a rimorchio. Hoedt e Bisevac sono quasi sempre stati attenti, fatta eccezione per l'autostrada concessa a Ciofani a metà ripresa. Biglia riusciva a sostenerli, così il Frosinone faticava a ripartire. L'unico guizzo di Soddimo in avvio, ma il suo tiro è stato fiacco. La Lazio girava palla senza dare l'impressione di poter segnare. Soliti limiti negli ultimi trenta metri, a cui ieri si aggiungeva la scarsa precisione di Candreva al cross. Al fantasista azzurro è capitata l'occasione migliore del primo tempo, nata da un disimpegno sbagliato di Gori. Bellissimo lancio di Cataldi, Candreva ha ritardato il tiro e poi non ha centrato lo specchio da posizione defilata, quando sarebbe stato meglio appoggiare per Djordjevic. Il serbo, di nuovo titolare, ha avuto quasi per caso il primo pallone buono dopo la mezz'ora, ma il suo sinistro è finito fuori misura. Poco lucido Mauri, costretto ai duelli con Rosi: almeno cercava di creare spazio per le discese di Lulic. Il bosniaco sfondava con facilità, ma poi vanificava lo sforzo sbagliando misura nei passaggi. All'intervallo 60% di possesso palla per la Lazio, 4 angoli e 5 tiri in porta senza aver prodotto reali pericoli.
Pioli ha tentato di cambiare l'inerzia della partita prima con l'ingresso di Keita e poi con Klose. Le fiammate dello spagnolo si sono esaurite in fretta, il tedesco ha concluso solo una volta di testa senza centrare lo specchio. Più efficace il cambio di Parolo con Milinkovic, che almeno provava ad attaccare. Leali si è superato sul colpo di testa del serbo. Era l'ottantaduesimo, la Lazio aveva accentuato la pressione offensiva senza creare pericoli, a parte un paio di tiri murati a Keita. Il Frosinone non ha mai realmente rischiato. Fasce bloccate, funzionavano i raddoppi e Stellone ha indovinato i cambi. Kragl ha aggiunto sostanza sostituendo Dionisi, che aveva speso tantissimo. Il cambio di marcia di Tonev, subentrato a Soddimo, ha spaventato più di una volta la Lazio negli ultimi venti minuti. Il Frosinone ha chiuso la partita in attacco, collezionando angoli e facendo sognare il colpo al Matusa. Lotito era a casa. Stirpe in tribuna sorrideva: in serie A ci può stare. Eccome se ci può stare.
Il Messaggero titola: "Lazio, zero gol e figuraccia. A Frosinone rimedia solo un pari e l'Europa continua ad allontanarsi. I tifosi arrivati al Matusa contestano duramente la squadra a fine partita".
Prosegue il quotidiano romano: La differenza l'hanno fatta le motivazioni. La Lazio, evidentemente, aveva la testa a giovedì, al ritorno dei sedicesimi di Europa League contro il Galatasaray. Il Frosinone invece è entrato nell'ordine di idee che la salvezza non è una pazza idea. E così lo 0 a 0 di ieri al Matusa diventa d'oro per gli uomini di Stellone e inutile per quelli di Pioli. I biancocelesti provano a giocare in modo corale ma steccano. L'approccio, la mentalità e la voglia sono altra cosa. Candreva e compagni hanno fatto il minimo sindacale per vincere una gara che poteva ridare un minimo di senso alla stagione e invece ha finito per certificare l'anonimato del campionato biancoceleste. Agganciare il quinto posto adesso diventa una mission impossible che non è proprio nelle corde della Lazio di Pioli. Uno strato di grigio che rende tutto malinconico. I tifosi accorsi al Matusa si aspettavano tutt'altra prestazione e al triplice fischio finale lo sottolineano fischiando e invitando i giocatori a tirare fuori gli attributi. Il Matusa ribolle di passione e l'effetto si vede anche in campo. Il Frosinone è compatto e non lascia spazi alla Lazio che fa molta fatica a giocare palla a terra. Il dispositivo ideato da Stellone prevede una squadra molto abbottonata pronta però a sfruttare le ripartenze e la velocità di Ciofani e Dionisi.
Gli uomini di Pioli hanno difficoltà nell'aprire gli spazi e così si affidano spesso a lanci lunghi per scavalcare il centro campo e innescare sugli esterni Lulic e Candreva. L'87 biancoceleste è l'unico a far venire i brividi a Leali con un diagonale. Per il resto si vede molto più il Frosinone. La vittoria contro l'Empoli ha acceso la scintilla della salvezza e così la voglia e la speranza hanno la meglio sui biancocelesti che hanno forse la testa alla Coppa e non certo al campionato. Davanti Djordjevic lotta molto ma non riceve mai palle giocabili e da solo non può fare certo miracoli. Il problema di non tirare mai in porta è ormai cronico. Va risolto al più presto. Nella ripresa, complice un calo fisico degli uomini di Stellone, la Lazio alza molto il baricentro creando non pochi problemi alla difesa gialloblu. Candreva crossa a ripetizione senza però mai trovare il compagno. Djordjevic latita e solo l'ingresso di Keita prima e Klose dopo regala un po' di brio all'attacco biancoceleste che evidenza lo stesso limiti enormi. Il Frosinone aspetta e addirittura rischia il colpaccio con un bel contropiede che Ciofani si divora ingenuamente. La gara vive d'inerziae si accende solo a tratti, per il resto è la noia e la paura a vincere.
Mentre i minuti scorrono la testa dei giocatori della Lazio si vede che è già proiettata all'appuntamento di giovedì. Troppi gli errori in fase di ripartenza che fanno perdere la pazienza anche a Pioli che dalla panchina si sgola. Lo fa anche il collega Stellone, i suoi ci hanno creduto troppo tardi e per un soffio non hanno fatto il colpaccio. Resta solo l'Europa ora per la Lazio. Il ritorno dei sedicesimi, a questo punto, assume il valore di una finale. Perdere vorrebbe dire buttare via tutto già a marzo. Un errore che i biancocelesti non possono assolutissimamente permettersi.
Tratte dalla Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
I volti dei tecnici a fine gara dicono tutto. Roberto Stellone sorride per uno 0-0 che muove la classifica e di cui il suo Frosinone può essere fiero. Stefano Pioli, invece, è teso, questo 0-0 allontana la zona Europa. "Sono deluso dal risultato e in parte anche dalla prestazione - attacca l'allenatore biancoceleste -. Specie nel primo tempo la Lazio non mi è piaciuta: meglio nella ripresa, ma non siano riusciti a far emergere la nostra qualità. Abbiamo tenuto il pallino del gioco, ma non abbiamo concretizzato". E così il sesto posto si allontana: "Con i pareggi non si rimonta", ammette Pioli. Per fortuna c'è ancora l'Europa League: "Ma giovedì col Galatasaray ci sarà da soffrire", avverte il tecnico. Un concetto (saper soffrire) che il Frosinone ha nel suo dna. "Sono contentissimo della prestazione - dice, orgoglioso, Stellone -. Abbiamo fermato una signora squadra senza rischiare nulla, a parte quel colpo di testa di Milinkovic. E nel finale l'avremmo anche potuta vincere. Anzi, ci saremmo riusciti se la gara fosse durata cinque minuti in più. E ora pensiamo alla gara di domenica con la Samp: lì ci giochiamo un bel pezzo di salvezza". Prima della partita arrestato un tifoso del Frosinone per possesso di un'arma contundente.
C'è un'Europa che si allontana, forse irrimediabilmente, ma che era già lontana prima. E c'è un'altra Europa più viva che mai, cui aggrapparsi con tutte le forze per salvare la stagione. Così si spiegano le due Lazio completamente diverse viste all'opera nell'arco di 72 ore. Concentrata, brillante, efficace quella di Istanbul, capace di strappare un 1-1 pieno di rimpianti e che in ogni caso spiana la qualificazione al turno successivo. Abulica, sufficiente, a tratti indisponente quella di Frosinone, che porta a casa uno 0-0 senza infamia e senza lode. "Con questi pareggi non si va da nessuna parte, la rimonta ce la possiamo scordare", dice alla fine un Pioli sconsolato. Vero, la zona Europa (per esserne certi serve il quinto posto, che ora dista 11 punti) è sempre più lontana. Ma lo era già prima del match col Frosinone. E così, forse, si spiega la scelta (assolutamente inconscia, per carità) della squadra di puntare tutto sull'altra Europa. Quella in cui la Lazio c'è già e nella quale può fare molta strada. Lo si capisce anche dalle dichiarazioni post-partita. Più che ad analizzare i motivi del terzo 0-0 consecutivo in trasferta (dopo quelli con Udinese e Genoa), i biancocelesti pensano alla partita di giovedì col Galatasaray.
"Questo è un pari che lascia l'amaro in bocca - ammette Danilo Cataldi -. C'erano tutte le premesse per far bene e vincere. Purtroppo non ci siamo riusciti. Perché? Ci è mancato qualcosa, un po' di convinzione in più, anche un pizzico di fortuna. Poi non era facile giocare, il Frosinone si è chiuso molto bene e su questo campo, che è più piccolo, non è facile trovare spazi". Ma Cataldi si rianima appena pensa al prossimo appuntamento: "Ora ci dobbiamo concentrare sulla gara di ritorno con il Galatasaray. Bisogna assolutamente qualificarsi e andare avanti in coppa. Sarà una partita difficile, i nostri avversari vorranno ribaltare il risultato, ma noi ci faremo trovare pronti. E poi torneremo a pensare al campionato. Non è facile rimontare fino alla zona coppe, ma ci proveremo". Anche Abdoulay Konko assicura che la Lazio non mollerà, però pure lui ammette che, a questo punto, l'Europa League (giovedì tornerà Radu, assente a Frosinone) è più importante del campionato. "È un peccato non essere riusciti a vincere a Frosinone, i tre punti ci avrebbero fatto molto comodo. Peccato, però non ci arrendiamo. Cercheremo di recuperare posizioni in campionato. Intanto pensiamo al Galatasaray. Sarà una partita dura, contro una squadra temibilissima. Dovremo essere concentrati dall'inizio alla fine". Konko, a Frosinone, ha dimostrato di esserlo. Suo un salvataggio fondamentale e ai limiti dell'impossibile (in acrobazia) su Tonev lanciato a rete nel finale di gara: "Non so neanch'io come ho fatto...".