26 febbraio 2017 - Roma, Stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXVI giornata - inizio ore 15.00
LAZIO: Strakosha, Patric (59' Milinkovic Savic), de Vrij, Hoedt (59' Basta), Radu (79' Wallace), Murgia, Parolo, Lulic, Felipe Anderson, Immobile, Keita. A disposizione: Vargic, Adamonis, Bastos, Lukaku, Crecco, Mohamed, Lombardi, Luis Alberto, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.
UDINESE: Karnezis, Widmer, Danilo, Felipe, Samir, Badu, Kums (66' Adnan), Jankto, Matos (73' Perica), Zapata, Thereau (59' Fofana). A disposizione: Perisan, Scuffet, Angella, Gabriel Silva, Heurtaux, Balic, Ewandro. Allenatore: Delneri.
Arbitro: Sig. Pairetto (Nichelino) - Assistenti Sigg. Di Vuolo e Schenone - Quarto uomo Sig. Preti - Assistenti d'area Sigg. Banti e Saia.
Marcatori: 72' Immobile (rig).
Note: ammonito 45+1' Hoedt, 54' de Vrij, 78' Danilo, 90'+2' Jankto. Angoli 5 a 6. Recuperi 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 12.000 circa, incasso non comunicato.
La Gazzetta dello Sport titola: "Una mano spinge la Lazio nella corsa per l’Europa. Involontario il tocco di Adnan in area, ma quel rigore realizzato da Immobile porta la squadra di Inzaghi a soli 4 punti dal terzo posto".
Continua la "rosea": Cinquantuno conclusioni verso la porta avversaria, un solo gol (su rigore) e un solo punto in due partite contro Chievo e Milan. Appena 2 tiri in porta, un solo gol (sempre su rigore) e tre punti con l’Udinese. Dopo aver tanto creato, altrettanto sprecato e pochissimo raccolto nelle precedenti due partite interne, la Lazio cambia spartito e ritrova una vittoria che in campionato all’Olimpico mancava da 42 giorni (Lazio-Atalanta 2-1) e in assoluto da 39 (Lazio-Genoa 4-2 in Coppa Italia). Tre punti d’oro che consentono ai biancocelesti di ricominciare a vedere la zona Champions (ora distante 4 punti) e di avvicinarsi con l'umore giusto al derby di Coppa Italia di mercoledì. Ma, oltre quelli, c’è poco da salvare in quella che è la prestazione peggiore offerta quest’anno dalla Inzaghi band. Testa già alla Roma, assenze pesanti e tutte in mezzo (Biglia squalificato e Milinkovic inizialmente risparmiato), gambe appesantite dal richiamo di preparazione fatto nei giorni scorsi: le attenuanti non mancano alla squadra di casa. Ma non bastano a spiegare una prova davvero opaca.
A renderla comunque positiva provvede il solito Ciro Immobile. Quando manca un quarto d’ora, e l’ombra del terzo passo falso interno consecutivo si allunga sempre più sinistra, l’attaccante si procura il rigore che poi trasforma nel gol-partita. Decisione delicata e discutibile quella di Pairetto, convinto a dare il penalty dall’addizionale Saia. Che vede il tocco di mano (di polso, per la precisione) di Adnan sul tentativo di palleggio di Immobile e lo valuta volontario (ma lo era davvero?). L’Udinese si lamenterà molto a fine partita per questa decisione, anche perché l’azione che termina con il maldestro intervento di Adnan si svolge pure con un giocatore friulano a terra (Matos). Lamentele più che comprensibili, anche perché la squadra di Delneri, nonostante le assenze (De Paul e Hallfredsson) e pur priva di grandi motivazioni (come mezza Serie A, del resto) ci mette tigna e acume tattico, chiudendo alla Lazio tutte le strade che portano alla propria area. E quando può punge pure in contropiede (ci provano sia Zapata sia Thereau).
Bravo il tecnico friulano anche a correggere la sua squadra quando, nella mezzora finale, gli ingressi di Milinkovic e Basta fanno aumentare di giri il motore della Lazio. Delneri trasforma prima il 4-3-3 in un 4-5-1, poi finisce col 4-4-2 (dentro Perica) quando c’è da rimontare. La squadra ospite meriterebbe ampiamente il pareggio, cui peraltro va vicina pure nel finale dopo essere andata sotto. Evidentemente era destino che restasse a mani vuote. Alla Lazio, insomma, è andata più che bene. Ma nel derby servirà tutt’altro spirito.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio cinica. Un Immobile da Europa. Un rigore dell’attaccante spegne l’Udinese. Quinto posto e la Champions è a 4 punti".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Un timbro e via. Il massimo con il minimo, regola da cassa di risparmio. Il cuore e un rigore, l’ha vinta così la Lazio, rimanendo in altalena sino all’ultimo, tornando alla vittoria all’Olimpico dopo aver preso solo un punto nelle ultime due partite interne. Da bella e sprecona s’è trasformata in brutta e vincente. Non è mancato lo zelo, è mancato tutto il resto: gioco veloce, tiri pericolosi, grandi emozioni. L’attesa del derby di Coppa Italia ha annacquato il furore dei biancocelesti e spuntato le lame. E’ bastato il rigore di Immobile, 14º gol senza prezzo, per incassare tre punti pesantissimi, utili per avvicinare la Champions (è a -4), utili per scavalcare l’Inter, per acciuffare il quinto posto, per restare nella scia dell’Atalanta (quarta), per tenere il Milan a distanza. Stop di petto di Ciro, polso sinistro di Ali Adnan, subentrato da 6 minuti, è accaduto tutto in area, nel secondo tempo, sul filo dei millimetri. Il rigore è stato fischiato dall’arbitro Pairetto su suggerimento dell’arbitro d’area Saia, ha visto bene, occhi da moviola.
L’episodio ha fatto andare in bestia Del Neri, ha gridato per il penalty e perché l’Udinese era rimasta in 10: il gioco è proseguito con Matos a terra per infortunio, il cross di Lulic ha azionato Immobile. Caotica e non più furiosa. La Lazio ha ruminato un calcio avaro di occasioni in controtendenza con quanto aveva fatto in casa nel 2017. Il possesso palla è stato sterile quanto la supremazia esercitata sull’Udinese (58,2% di possesso per i laziali, 41,8% per i friulani). La Lazio ha trovato il gol con il primo tiro nello specchio della porta, al minuto 72, per giunta su rigore. In tutto, lo specchio, i laziali l’hanno centrato due volte, solo contro la Juve (ad agosto) avevano tirato di meno. Quantomeno la porta di Strakosha è rimasta inviolata (dopo 6 partite). Per l’Udinese è di nuovo crisi: 4 punti nelle ultime 8 gare. Moduli a specchio, il 4-3-3 contro il 4-3-3. E’ stata una brutta partita, noiosa. Inzaghi, senza lo squalificato Biglia, ha organizzato un mini-turnover. Scelte in funzione derby: s’è affidato al ventenne Murgia in regia, ha fatto riposare Milinkovic, ha piazzato Parolo e Lulic da mezzali, ha scelto Patric al posto di Basta. Del Neri ha tenuto in panchina Fofana, ha rimpianto di averlo lanciato solo in corsa, nel finale è stato incontenibile.
Con poco ritmo non c’è formula che funzioni. Senza Biglia la Lazio è stata meno imprevedibile e meno bella. Il baby Murgia s’è dannato, per lui 72 passaggi, più di tutti tra i suoi (87,5% di realizzazione), ha lottato sino alla fine, ha chiuso stremato, con i crampi. Ma le geometrie sono state costipate, si è iniziato ricercando ossessivamente il lancio parabolico di Hoedt per Felipe per portare la palla sul versante opposto. L’area dell’Udinese è rimasta disabitata. Immobile, lontano dal resto della squadra, non ha mai tirato nel primo tempo (0 tiri nello specchio per la Lazio). Felipe è stato l’inutile calamita di troppe parabole, è riuscito a produrre un solo lancio per Patric (tiro fuori). Keita ha giocato senza strappi, ha regalato una sola accelerazione nei primi 45 minuti. La spinta sulle fasce è stata fievole. Per Felipe e Keita, inconcludenti, il deficit di ispirazione è stato palese. L’Udinese, accucciata, arroccata dietro, si è sempre mossa in branco, ha giocato stretta stretta, s’è difesa con 10 uomini, ha cercato il contropiede sfruttando la palla lunga, le sponde generose di Zapata per Thereau e Matos. Il primo tiro è stato dei friulani. Non se ne poteva più di una partita senza emozioni, seppure poche sono arrivate nel secondo tempo.
Inzaghi s’è ritrovato con De Vrij e Hoedt ammoniti, ha richiamato quest’ultimo e Patric, ha inserito Milinkovic e Basta. Radu ha fatto il centrale difensivo, Lulic il terzino sinistro. Del Neri ha risposto con Fofana al posto di Thereau. La Lazio è rimasta inalterata nel modulo (4-3-3), l’Udinese s’è schierata col 4-5-1 (Zapata unica punta) e ha fatto entrare anche Ali Adnan (scelta sciagurata alla luce di quanto successo). Da un’avanzata di Lulic è nato il rigore di Immobile, è stato il lampo che ha spezzato equilibrio e 0-0. Del Neri ha inserito la punta Perica al posto di Matos (infortunato), ha optato per il 4-3-1-2. Nel finale, dopo l’uscita di Radu (crampi) e l’ingresso di Wallace, l’Udinese ha costretto la Lazio a trafelati recuperi, a chiudere in affanno sugli assalti di Fofana (che forza) e Badu. Nel derby sarà un’altra Lazio, vero? Così brutta forse non s’era mai vista. Senza forse.
Il Messaggero titola: "Lazio, Adnan dà una mano. I biancocelesti superano l’Udinese con un rigore segnato da Immobile. Penalty segnalato dal giudice di porta per il tocco irregolare dell’iracheno".
Prosegue il quotidiano romano: Alle volte capita anche che sia un avversario a darti una "mano" per vincere una partita che da solo, probabilmente, non avresti mai vinto. E così, Ali Adnan interviene in modo goffo in area di rigore e tocca il pallone con un pugno. Un tocco invisibile per i più, non per il bravissimo giudice di porta. Saia vede il mani e subito lo comunica a Pairetto: "il tocco cambia il giro della palla". A velocità normale è quasi impossibile vederlo, serve la moviola dalla prospettiva dell’arbitro di porta per accorgersi che, sì, è proprio rigore. Inutili le spiegazioni dello sfortunato giocatore dell’Udinese, che ha provato a scagionarsi in tutti i modi. Le proteste vengono subito spazzate via dall’urlo della curva Nord per il gol numero 14 di Immobile. Ciro calcia una bordata di destro e corre sotto i suoi tifosi. Prove generali per il derby di mercoledì con la Roma. Ha promesso una rete ai giallorossi. Già , il derby. La testa dei biancocelesti era assolutamente assorbita dalla semifinale del primo marzo. Era platealmente visibile in campo.
Una Lazio brutta e sporca, ma per il cattiva meglio rileggere il manuale. Contro i friulani i biancocelesti hanno fatto una fatica incredibile a creare gioco, ma soprattutto a concludere in porta. Fa impressione vedere il numero 2, che indica i tiri nello specchio della porta. Togliendo il rigore, la Lazio ha tirato una sola volta nei pali difesi da Karnezis. Un’incredibile inversione di tendenza rispetto alle ultime gare, dove di occasioni ne creava a non finire. Massimo risultato, ma che sforzo. E’ mancata la solita fluidità di manovra, ma soprattutto il carattere. Gare come quella di ieri vanno chiuse molto prima per evitare inutili affanni fino all’ultimo secondo di recupero. A maggior ragione alla vigilia di un derby fondamentale come quello di dopo domani. Inzaghi dovrà continuare a lavorare molto su questo aspetto perché da inizio stagione si è rivelato il vero tallone d’Achille di una squadra che sta facendo un ottimo campionato. Cinquanta punti in classifica dopo 26 giornate sono un bottino da capogiro, addirittura lo stesso della Lazio dello scudetto 1999/00. E con quella di ieri i biancocelesti hanno centrato la quindicesima vittoria in campionato, è il terzo risultato di sempre: solo nelle stagioni dei due scudetti avevano fatto meglio (16).
La giornata primaverile di Roma, con sole e 20 gradi, invoglia di suo, ma la Lazio non fa nulla per evitare gli sbadigli dei tifosi presenti, che ad un certo punto fischiano anche un po’, magari per svegliare i ragazzi di Inzaghi che giocano a ritmi soporiferi. Gli zero tiri in porta del primo tempo sono una testimonianza. Non fa di meglio l’Udinese, che spreca energie solo per qualche timido contropiede. I friulani difendono bene, ma ripartono malissimo. I biancocelesti, senza Biglia, hanno una circolazione della palla lenta e prevedibile. La Lazio prova ad attaccare con più uomini, ma si perde spesso nella voglia di strafare dei suoi attaccanti esterni, Felipe Anderson e Keita. Il brasiliano è apparso spesso indisponente. Meglio il senegalese, seppur poco efficace. Inzaghi urla dalla panchina e accompagna i suoi con ampi gesti delle mani nelle azioni d’attacco. Vorrebbe quasi entrare lui in campo a dare una mano. Qualche cambio per scuotere la squadra e scaldare i motori in vista del derby. Fortuna o no, poco dopo arriva il rigore decisivo. Tre punti fondamentali per la rincorsa all’Europa. I ragazzi di Simone riescono a rimanere aggrappati ad un treno che corre a folle velocità . L’Atalanta è sempre lì, con un punto di vantaggio. Superata, invece, l’Inter che ha perso con la Roma. Respinto anche l’assalto del Milan, che ha battuto il Sassuolo. La strada è ancora lunga, ma sono queste le salite decisive per arrivare al traguardo di quella vetta chiamata Europa.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
A meno 4 punti dalla Champions, a meno 2 giorni dal derby di Coppa. Il destino intreccia classifica e impegni in questo momento cruciale della stagione, in questa settimana che s’annuncia lunghissima. Simone Inzaghi, per mercoledì sera, per sfidare la Roma, ha promesso un’altra Lazio, meno avara di slanci e di colpi, più vicina alla versione che piaceva tanto: "Ora prepareremo bene il derby, vogliamo giocarci al meglio la gara di andata e quella di ritorno per arrivare in finale. Dovremo fare una buona partita così come lo è stata quella disputata a dicembre in campionato, persa per errori individuali. Ci abbiamo messo molto impegno per arrivare in semifinale, vogliamo continuare l’avventura in Coppa Italia". La vittoria di ieri vale quanto un tesoro per quanto pesa sulla classifica: "Ma nel derby dovremo fare meglio, contro l’Udinese ci è mancato qualche giocatore importante, avevamo abituato tutti ad un gioco diverso. Dobbiamo recuperare le energie e preparare la sfida contro la Roma nel migliore dei modi. Rispetto agli ottavi con il Genoa e ai quarti con l’Inter in semifinale ci sarà un doppio confronto, dobbiamo considerare anche questo fattore". Mercoledì, innanzitutto, non si dovranno beccare gol. La Lazio, da calendario, giocherà in casa.
Cinquanta punti conquistati in 26 turni, un record per l’era Lotito. Inzaghi può vantarlo. La Lazio ha scavalcato l’Inter, s’è tenuta nella scia dell’Atalanta e ha avvicinato il Napoli. I 50 punti, in un altro campionato, avrebbero garantito posizioni ancora più alte. E’ questo il cruccio, ma c’è tempo: "A questo punto del campionato avremmo potuto vantare qualche punto in più in classifica, ma in estate in pochi avrebbero pensato a questi 50 punti dopo 26 giornate o a qualcosa di meglio. La Champions è a 4 punti, corrono tutte. E’ un campionato strano, la media-punti per l’Europa è alta, serve continuità d’ora in poi". Il rigore c’era, Simone non ha avuto dubbi: "L’arbitro d’area Saia è stato bravo, si vede che la palla cambia direzione, il rigore c’è. L’episodio era difficile da valutare, è stato visto bene". La Lazio di ieri, con la testa al derby, non l’ha spaventato: "Sapevo che l’Udinese ci avrebbe concesso poco, conosco Del Neri. Ci sono state tante altre gare in cui non abbiamo raccolto quanto meritato. Stavolta, seminando poco, abbiamo vinto la partita. Non abbiamo creato la solita mole di gioco, ma siamo stati bravi a vincere, i tre punti sono importantissimi. Dobbiamo rimanere attaccati al treno europeo. Venivamo da ottime prestazioni, potevamo fare sicuramente meglio".
Inzaghi ha organizzato un po’ di turnover, ma giura di aver pensato solo all’Udinese: "Il derby, nella mia testa, non ha influito. Le assenze di Biglia e Milinkovic erano pesanti, il serbo è fondamentale per l’economia del nostro gioco. Murgia però ha fatto bene. Ai ragazzi ho detto che siamo stati bravi perché i loro attaccanti sanno creare problemi e noi abbiamo concesso poco. Rispetto alle altre volte eravamo più lenti, abbiamo faticato. A volte si deve vincere anche così". Immobile è stato di nuovo decisivo su rigore, per Inzaghi "ha fatto un’ottima partita, si è sacrificato tanto. L’Udinese non è una squadra semplice da affrontare". Simone ha spiegato le mosse finali: "Patric aveva qualche problemino, Radu mi ha chiesto il cambio e ho temporeggiato finché ho potuto. Entrambi i centrali erano ammoniti. Ho preferito toglierne uno (Hoedt, ndr) e spostare Stefan, chi è entrato ci ha dato una grossa mano".