5 febbraio 2017 - Pescara, Stadio Adriatico Giovanni Cornacchia - Campionato di Serie A, XXIII giornata - inizio ore 15.00
PESCARA: Bizzarri, Zampano, Gyomber (69' Cerri), Stendardo, Biraghi (73' Crescenzi), Muntari (58' Mitrita), Brugman, Verre, Benali, Caprari, Kastanos. A disposizione: Fiorillo, Maloku, Delli Carri, Vitturini, Bruno, Pepe, Cubas, Del Sole. Allenatore: Oddo.
LAZIO: Marchetti, Basta, de Vrij, Hoedt, Lukaku, Parolo, Biglia (78' Murgia), Milinkovic Savic, Felipe Anderson, Immobile (86' Tounkara), Keita (65' Lulic). A disposizione: Strakosha, Vargic, Patric, Wallace, Bastos, Radu, Crecco, Luis Alberto, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: Sig. Giacomelli (Trieste) - Assistenti Sigg. Vivenzi e Mondin - Quarto uomo Sig. Tolfo - Assistenti d'area Sigg. Maresca e Ghersini.
Marcatori: 10' Parolo, 14' Parolo, 29' Benali, 41' Brugman, 49' Parolo, 57' Keita, 69' Immobile, 77' Parolo.
Note: al 36' Marchetti para un calcio di rigore tirato da Caprari. Ammonito al 76' Biglia per gioco falloso. Angoli 2-4. Recuperi: 0' p.t., 0' s.t.
Spettatori: paganti 3.726 per un incasso di Euro 47.586,00, abbonati 7.785 per una quota di Euro 95.630,00.
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio super, Parolo di più. Il Pescara è spazzato via. La banda Inzaghi parte con il turbo, si fa rimontare e poi dilaga fino al 6-2. Poker del centrocampista, lite Biglia-Keita in panchina".
Continua la "rosea": L’apoteosi di Parolo, lo sprofondo del Pescara: ovvero pagine di un copione inedito dentro la trama di un film giĂ straproiettato. I 4 gol del centrocampista e il suo sorriso quasi un po’ stranito sono i frame che restano impressi in coda a una partita a tratti imbizzarrita, con cambiamenti di scena repentini e soprattutto errori a volte inconcepibili. Soprattutto del Pescara, ovviamente, che in almeno 5 gol su 6 ha regalato il dominio della propria area alla Lazio nonostante fosse in superioritĂ numerica. E qui sta il dĂ©jĂ Â-vu senza confini nel suo calvario da sopraggiunto primato – l’ennesimo – di peggiore difesa del campionato. Nell’ordine: gli assenti con cui combattere (in extremis anche Memushaj e Bahebeck), le mollezze e le distrazioni nei movimenti e nelle marcature, i gol di testa presi, arrivati a 13 con i 3 di ieri, tanto per rinforzare il proprio record negativo e quello positivo della Lazio (12 fatti). Ma pure i rigori sbagliati, e con quello di Caprari sono 5 su 7: difficile anche solo pensare di salvarsi, con harakiri così.
Ma qualcosa di non insolito è emerso anche nella parte recitata dalla Lazio: rientrati Keita e Immobile, Parolo in versione attaccante aggiunto ha raccolto i frutti del martellamento del trio offensivo piĂą intrigante, ma certi black out, anche sui calci piazzati, continuano a riemergere. E una sospetta lite in panchina BigliaÂ-Keita ("cinque" non raccolto o rimproveri per la prestazione?) non è un buon segnale di serenitĂ . Se la formazione scelta da Inzaghi era una prova generale in vista del derby di andata di Coppa Italia, c’è un oro che non luccica: le incertezze della coppia di centrali difensivi e i cali di tensione collettivi che hanno seguito il 2Â-0 e il 4Â-2. Dopo 14’ la Lazio aveva giĂ la partita in tasca, grazie alla testina d’oro di Parolo in libertĂ tutt’altro che vigilata dalla "zona" davanti a Bizzarri.
Menu biancoceleste semplice: ritmo alto, cambi gioco, fasce arate, imbucate a sorpresa e soprattutto la complicitĂ della fase difensiva del Pescara. Orfano di un qualsiasi filtro, ma stavolta non della capacitĂ di reagire: riscoperta la sua identitĂ di squadra "alta" e verticale, nel giro di 13’ ha trovato 2 gol, inframezzati da un errore dal dischetto che non aveva avuto il potere di scuotere l’avversaria improvvisamente imbambolata. L’intervallo invece sì: ma neanche con il nuovo allungo – tris di Parolo e poi Keita – la Lazio è stata in grado di anestetizzare il Pescara e ha rischiato due volte nel giro di 3’ (Mitrita e poi Caprari), prima dell’ingrato compito del colpo di grazia toccato all’ex Immobile. E il 4Â-2Â-4 finale di Oddo è diventato soltanto l’autostrada per il poker di Parolo.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, record da quarto posto. Solo una volta aveva realizzato 6 gol in trasferta, Inter scavalcata".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Sei gol all’Adriatico per affondare il Pescara e tornare a inseguire l’Europa. Inzaghi ha ritrovato la vera Lazio con il tridente Felipe-Immobile-Keita e si è lanciato verso il confronto diretto con il Milan. Ieri ha scavalcato l’Inter, appena eliminato in Coppa Italia, e ha inguaiato Oddo, in piena contestazione, ancora a caccia della prima vittoria sul campo, sempre più vicino alla retrocessione. Le colpe non sono sue, merita ancora di essere difeso da Sebastiani. Troppo fragile il Pescara per la serie A, errori imbarazzanti in difesa, inconsistenti i rinforzi. Muntari doveva trasmettere esperienza e muscoli, non giocava da otto mesi, ieri sembrava un ex. E’ stata invece la domenica di Marco Parolo, suo diretto avversario e autore di quattro gol, tre di testa e uno di piede grazie all’ennesimo inserimento davanti a Bizzarri. Impresa rara e clamorosa, perché di solito tocca agli attaccanti. Il centrocampista azzurro si è trasformato nel centravanti aggiunto della Lazio. Sbucava a ogni assalto, anche più di Immobile, forse condizionato dall’Adriatico, un assist a Keita e un gol nel finale, poi è stato salutato con una standing ovation dai suoi vecchi tifosi e ha lasciato il posto a Tounkara, riabilitato da Lotito. Due gol di vantaggio non sono bastati alla Lazio per chiudere il conto, il Pescara ha avuto la forza di rimontare e trovare il pareggio prima dell’intervallo, ma nella ripresa non c’è stata partita. Era troppo il divario.
La Lazio è entrata bene in campo e il meglio del suo primo tempo lo ha concentrato nel quarto d’ora iniziale, proprio come chiedeva Inzaghi. S’è vista la differenza di statura tra le due squadre, non solo tecnica, ma fisica. Il duello tra Benali, arretrato da Oddo a interno destro, e Milinkovic era la fotografia. Un folletto e un gigante, uno rapido e tecnico ma basso, l’altro invalicabile nei contrasti. Cambi di gioco da una fascia all’altra e gli inserimenti di Parolo, questa è stato il tema tattico in partenza. Da un lampo di Keita è nato il primo gol, il pallone lo ha raccolto e crossato Felipe, abile a capire il contro-movimento di Parolo, ancora più bravo a sfilarsi dalla marcatura di Gyomber e beffare di testa Bizzarri. Era il nono e dopo cinque minuti è arrivato il raddoppio sfruttando un angolo di Biglia, ancora di testa: ferma la difesa del Pescara sullo stacco di Parolo. Sopra di due gol, la Lazio ha avuto il torto di abbassare il ritmo, ha smesso di correre, voleva gestire. Aveva più fisico, ma non la velocità del Pescara, rapido a gettarsi sui palloni persi da una linea difensiva distratta. Benali, a un sospiro dalla mezz’ora, ha riaperto la partita fiondandosi sulla respinta laterale di Marchetti. Hoedt non era riuscito ad accorciare su Kastanos, de Vrij si era fermato, nessuno è rientrato in protezione del portiere.
Dieci minuti di solo Pescara, la Lazio era in bambola. Al 36', dopo una palla persa da Lukaku, Zampano si è infilato in area, Giacomelli ha concesso il rigore per il contatto (dubbio) con Hoedt. Fiacco e centrale il destro di Caprari, bloccato da Marchetti: quinto errore su sette rigori concessi al Pescara in questo campionato. La squadra di Oddo, però, non ha faticato a raggiungere il pareggio: sull’angolo di Caprari, pallone spizzato da Benali, Brugman era solo e di sinistro al volo ha impallinato Marchetti. Inzaghi deve aver scosso e rianimato i suoi giocatori, rientrati dopo l’intervallo con un altro spirito. Uno scatto di Felipe ha creato i presupposti per tornare subito in vantaggio, Milinkovic ha colpito il palo e il pallone è finito sulla fronte di Parolo, ancora al posto giusto al momento giusto. Dodicesimo gol di testa della Lazio, undicesimo (record negativo) subìto dal Pescara. Marchetti ha schiaffeggiato il tiro a giro di Caprari evitando il possibile 3-3. La squadra di Oddo si è sbilanciata troppo, ha lasciato spazi in cui infilarsi con facilità . Da una palla persa di Muntari e dall’assist involontario di Gyomber a Immobile è nato il 4-2 firmato da Keita, che più tardi in panchina sarebbe stato rimproverato da Biglia. La partita era chiusa. Ciro, senza festeggiare, ha girato la palla del 5-2 in rete sugli sviluppi di un angolo e Parolo è arrivato di corsa, sfruttando il cross lungo di Lulic, per battere di destro Bizzarri. Festa completa e un altro record: nella serie A a girone unico, la Lazio aveva segnato sei gol in trasferta solo una volta, nel 1957, quando vinse 6-2 a Palermo.
Il Messaggero titola: "Lazio, Parolo d'onore. Con un poker del centrocampista e i gol di Keita e Immobile i biancocelesti vincono a Pescara e ritrovano il quarto posto. Prestazione negativa in fase difensiva: gli abruzzesi segnano due volte e sbagliano un rigore con Caprari".
Prosegue il quotidiano romano: Missione compiuta. La Lazio ritrova il successo in campionato, dopo le due sconfitte contro Juventus e Chievo, e la quarta posizione in classifica. A Pescara finisce 6-2 per i ragazzi di Inzaghi, che praticamente fanno tutto loro. Vanno in vantaggio, si fanno recuperare due volte e poi dilagano nella ripresa, sottolineando la netta differenza tra le due squadre. Un successo rotondo che però si porta dietro la macchia di quel finale di primo tempo dove i biancocelesti si specchiano troppo, consentendo la rimonta agli uomini di Oddo. Solito difetto caratteriale. Da sottolineare un Parolo show autore di quattro gol. L’ultima volta che la Lazio segnò 6 gol fu nel 2013 contro il Bologna, quando Klose ne fece 5. Il derby, si sa, e non potrebbe essere altrimenti, occupa gran parte dei pensieri di Simone. La doppia semifinale di Coppa Italia è un’occasione troppo ghiotta e Inzaghi deve dosare le forze con il bilancino. La coperta è maledettamente troppo corta e soprattutto non avrà a disposizione Patric, Radu e Lulic, tutti e tre squalificati. E non è un caso che ieri il tecnico biancoceleste li abbia tenuti tutti e tre in panchina.
Lunedì c’è il Milan, non proprio la gara giusta per fare turn-over. La Lazio parte a mille in casa di un Pescara disperato. Ai biancocelesti bastano 14 minuti per andare sopra di due gol. Il protagonista è Parolo, che di testa punisce due volte Bizzarri. Bellissimo il movimento sulla prima rete. Da attaccante puro. Ma con questa Lazio non si può mai essere tranquilli. E così, come capitato già altre mille volte, i ragazzi d’Inzaghi si siedono e iniziano a specchiarsi troppo. La difesa poi non vive certo una domenica da ricordare e così prima regala a Benali il gol del 2-1, male Hoedt e de Vrij nell’occasione. Poi lo stesso Wesley stende Zampano. Fortuna però che il Pescara dagli 11 metri, quest’anno, è disastroso. Caprari passa praticamente la palla a Marchetti per il quinto rigore sbagliato su sette. Anche all’andata Memushaj ne aveva calciato fuori uno. Ma il brivido non è servito perché la Lazio ha la testa completamente in confusione e così, sugli sviluppi di un corner, arriva anche il pareggio di Brugman. Male ancora una volta la difesa biancoceleste, che difendendo a zona si perde le marcature.
Il secondo tempo inizia in modo sclerotico perché la Lazio torna subito in vantaggio ancora con Parolo e sempre di testa. Giornata nerissima per Gyomber che in tutte e tre le volte si perde il centrocampista laziale. Lazio più tranquilla? Nemmeno per idea, perché probabilmente non è nel dna di questa squadra. Passa appena un minuto e Caprari costringe Marchetti ad un super volo per evitare il pari. Spazio anche per il discolo Keita. Il senegalese, in dubbio fino all’ultimo, viene spedito in campo e firma il poker. Un gol che non scaccia qualche frizione. Biglia in panchina ha rimproverato proprio Keita per il suo atteggiamento. Un gol regalato a Balde da Immobile, che subito dopo non si è potuto sottrarre siglando il pokerissimo. Segna ma non esulta, meritandosi gli applausi e la standing ovation dei tifosi del Pescara. Chiude il set sempre e ancora Parolo, con i giocatori del Pescara che chiedono a Lulic di fermarsi. I biancocelesti vincono, ma soffrono forse un pizzico di troppo, certe amnesie vanno curate il prima possibile. Per il Pescara scorrono i titoli di coda su questa serie A.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Inzaghi ora gioca anche a tennis. Sei gol al suo amico Oddo. La Lazio non segnava tanto da quattro anni, sotto la gestione Petkovic ne prese sei il Bologna di Pioli all’Olimpico. Non è stata una passeggiata a Pescara, ma era fondamentale vincere dopo il ko di sabato scorso con il Chievo. "Vittoria meritata, siamo in salute, avevo visto una squadra viva e avevo conservato fiducia per le partite con Inter e Pescara. L’unico neo è stato quel quarto d’ora del primo tempo. Sul 2-0 non siamo stati capaci di gestire il risultato, abbiamo staccato la spina, forse pensavamo di aver già vinto e abbiamo rimesso in partita il Pescara. Nell’intervallo ho detto ai ragazzi di stare tranquilli e di riprendere a giocare da Lazio". Simone aveva segnato quattro gol in Champions con la Lazio di Eriksson. Ieri è stata la domenica trionfale di Parolo. "Gli ho fatto i complimenti, non solo per i quattro gol. E’ un centrocampista completo, abbina le due fasi, sono contento per lui. Non capita tutti i giorni di segnare quattro gol, s’è preso una soddisfazione che gli rimarrà dentro per tutta la vita". E’ stato bravo Inzaghi a riportarlo più avanti. Sinora Parolo si era sacrificato a giocare da mediano.
"Aveva fatto un solo gol in campionato a Marassi con la Samp, ma era stato sfortunato in altre partite. Sabato scorso Sorrentino gli aveva risposto con due parate straordinarie. Con due ali come Keita e Felipe abbiamo bisogno di interni che salgano a riempire l’area di rigore, Parolo e Milinkovic sono stati bravi negli inserimenti e possono essere sempre pericolosi". Durante l’intervallo Inzaghi ha rialzato la Lazio. "Ci siamo guardati negli occhi, sul 2-0 abbiamo smesso di giocare, il Pescara ci aveva raggiunto. Dovevamo rientrare con l’approccio giusto, con la testa giusta. Siamo stati bravi, ci siamo rimessi a giocare a calcio". Resta l’ombra legata a Keita, rimproverato da Biglia. Inzaghi ha smorzato. "Non c’è nessun caso Keita. E’ rientrato dalla Coppa d’Africa voglioso, si è allenato bene, meritava di giocare, mi ha convinto in tre allenamenti, per noi è un giocatore importantissimo. Ci deve aiutare. Lo farà . Con Biglia non è successo niente, una normale discussione di campo, Lucas è il nostro capitano, giusto che dia consigli". Della mano rifiutata all’argentino non si era accorto. "Sinceramente non ho neanche visto, ma negli spogliatoi ho visto l’aria tranquilla, ora non bisogna cercare il pelo nell’uovo. Possono capitare nel calcio discussioni relative a un episodio di gioco". In attacco non sono arrivati rinforzi. La Lazio ha reintegrato Tounkara. Inzaghi ha glissato.
"Sono passate 22 giornate e abbiamo 43 punti, dovevamo averne altri tre con il Chievo, strada facendo un paio sono stati persi. Sono contento di allenare questa rosa, ho tanti giocatori polivalenti e altre risorse in squadra, oggi era una panchina importante con Radu e Lulic, Wallace e Bastos giocherebbero titolari in qualsiasi squadra, qualche volta c’è quel processo di crescita che ti porta a perdere partite come è successo con il Chievo. A San Siro abbiamo vinto con merito, dicevano tutti fossimo favoriti, ma non è stata una passeggiata qui a Pescara". Obiettivo Europa, Inzaghi non ha parlato di Champions. "Questa Lazio deve rimanere in alto in classifica, siamo partiti con tante difficoltà in estate, ci sono altre squadre. Tornare in Europa è il nostro obiettivo". Difesa da registrare. "Da migliorare c’è sempre, anche dietro, però non dimentichiamo che sabato il gol subito è stato l’unico tiro del Chievo, a Milano c’è stata un’ottima prova difensiva, qui ci siamo allungati e il Pescara tra le linee ha giocatori svelti e tecnici. La reazione c’è stata e con questa vittoria abbiamo sistemato di nuovo la classifica". Ora sotto con i rossoneri di Montella. "San Siro ci ha dato una bella spinta. Con il Milan ora sarà molto importante, i rossoneri sono forti, ma ci faremo trovare pronti".
Ha abbracciato il pallone, è tutto suo: "Questo è un cimelio. Con pallone, maglietta, pantaloncini e calzettoni farò un quadretto. Qualsiasi cosa facevo e dicevo in questa partita, succedeva". E’ un capolavoro, non è solo un quadro. E’ stata una magia alla Houdini. E’ un record personale e spaziale, entra nella storia delle imprese italiane e laziali. Marco Parolo, abbracciato al pallone, ci è rimasto sino a sera. Quattro gol li segnano i centravanti veri, di più i fenomeni: "E’ la prima volta che segno 4 gol, forse neanche in allenamento li ho fatti! Con 3 gol ci si porta a casa il pallone, con 4 si portano via il pallone, la maglietta, i pantaloncini e i calzettoni. Segnare 4 volte è tanta roba, è una soddisfazione personale. La dedica è per mia moglie e per mio figlio, potrei dedicargli un gol a testa (risata, ndi). Avevo realizzato una tripletta con l’Under 20 di serie C. Ringrazio tutti quelli che mi stanno vicino, mi danno una grande mano, ringrazio i compagni". Quattro gol, incredibile. Parolo ha votato il più bello: "Per le caratteristiche che ho mi è piaciuto il primo, direi anche l’ultimo per l’inserimento. Metterò tutto il materiale da parte, in un angolo di casa, ricorderò questi 4 gol per molto tempo". Saranno stati segnati al Pescara i quattro gol, con tutto il rispetto non è il Real Madrid, ma sono pur sempre quattro. E Parolo fa bene a festeggiarli: "Questa era la classica partita dove avevamo tutto da perdere, a maggior ragione con i risultati registrati sugli altri campi. Abbiamo vinto 2 volte, dopo il primo quarto d’ora e dopo il loro pareggio. Se non siamo concentrati facciamo fatica contro chiunque, appena abbiamo riattaccato la spina abbiamo fatto nostro il match".
Parolo trascinatore, Parolo goleador, centravanti mascherato. Ha aperto e chiuso la partita: "Ci è capitato altre volte, in partite importanti, di fare un ottimo primo tempo, di abbassarci e di perdere nella seconda fase. Siamo stati bravi a reagire". Parolo, finora, s’era distinto per le doppiette segnate in carriera. Il Milan, prossimo avversario della Lazio, le ha subite sulla sua pelle: "Contro il Milan ci aspetta una prova importante per mettere altri punti tra noi e loro, sono diretti avversari per l’Europa. E’ una sfida fondamentale". Parolo ha promesso spettacolo e altri gol, ha chiesto ai tifosi laziali di rimpire l’Olimpico: "Lunedì sera sarebbe bello avere uno stadio pieno ed elettrizzante contro il Milan, proprio come in passato quando giocammo con la maglia dell’aquila e vincemmo. Il derby? Pensiamo prima al campionato. L’obiettivo è l’Europa League, ma se qualcuno davanti rallenterà noi dovremo farci trovare pronti, d’ora in poi dovremo fare più punti possibili". Parolo non avrebbe mai pensato di vivere una giornata così storica: "Vincere e fare gol è una soddisfazione, segnarne quattro in serie A è ancora più bello. Di queste quattro reti mi dispiace non averne segnata uno al Chievo una settimana fa, ma va bene così. Se non manteniamo la concentrazione alta fatichiamo con chiunque. Alla fine del primo tempo ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che era un’occasione troppo grande, la stavamo sprecando".
Parolo non ha segreti, segna perché ci crede: "Ultimamente sotto porta vado spesso. Quando non c’erano Biglia e Milinkovic stavo più in copertura, adesso posso andare più in avanti. Il 4-3-3 penso premi le mie caratteristiche". Nel giorno della gloria, essendo uno dei leader, ha affrontato anche il caso Keita, unica nota stonata. Biglia ha tirato le orecchie al senegalese, Parolo gli ha dato un consiglio: "Keita fa la differenza, ma deve lavorare stando sempre molto concentrato. Bisogna spronarlo per farlo crescere, deve capire che sono i dettagli a fare la differenza, che l’umiltà è tutto. Se continuerà a lavorare diventerà un crack".