30 agosto 2015 - Campionato di Serie A - II giornata - inizio ore 20.45
CHIEVO VERONA: Bizzarri, Frey, Cesar, Dainelli, Gobbi, Castro, Rigoni (73' Cacciatore), Hetemaj, Birsa (81' Pepe), Paloschi, Meggiorini (87' Mpoku). A disposizione: Bressan, Seculin, Christiansen, Mattiello, Sardo, Pellissier, Inglese, Damian. Allenatore: Maran.
LAZIO: Berisha, Basta (46' Patric), de Vrij, Gentiletti, Radu, Parolo, Cataldi, Lulic (46' Morrison), Candreva (69' Felipe Anderson), Keita, Kishna. A disposizione: Guerrieri, Hoedt, Braafheid, Mauri, Milinkovic Savic, Onazi, Konko, Mauricio, Oikonomidis. Allenatore: Pioli.
Arbitro: Sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Vivenzi e Galloni - Quarto uomo Sig. Meli - Assistenti d'area Sigg. Guida e Maresca.
Marcatori: 12' Meggiorini, 30' Paloschi, 45' Birsa, 68' Paloschi.
Note: ammonito Cataldi per gioco scorretto. Esordio in serie A per Ravel Morrison e Patric. Angoli 3-6. Recuperi: 2' p.t., 2' s.t.
Spettatori: 10.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Chievo, poker meraviglia. Lazio, una vera figuraccia. Gialloblù a punteggio pieno con i 2 gol di Paloschi, super Meggiorini e la punizione gioiella di Birsa. Pioli affonda dopo il k.o. in Champions".
Continua la "rosea": La classe operaia resta in paradiso. Delle grandi soltanto l'Inter tiene il passo della provincia scatenata. E il Chievo è il simbolo di questa rivoluzione d'inizio campionato. Tanto non durerà, ma la rivincita dei poveri è uno spettacolo da gustarsi con piacere. Il Chievo è stato uno spettacolo, la Lazio un disastro. Ha preso 4 sberle, l'arbitro Di Bello gliene ha evitata una quinta annullando un gol regolare a Paloschi. Se questa è stata la reazione alla mazzata subita per l'esclusione dalla Champions, povera Lazio. Non c'è stato un solo momento in cui si poteva pensare: adesso si sveglia. No, ha preso un gol e poi un altro e poi un altro ancora reagendo come il più fervente dei cristiani: porgi l'altra guancia. Un solo sussulto, all'alba della sfida, con Bizzarri super su Keita e un Candreva che sciupa sulla respinta. E poi due tentativi quando si era già sull'1-0, incluso un palo casuale da corner. Stop. il resto è stato Chievo. C'è una riflessione generale da fare: è probabile che molte big abbiano deciso di forzare sulla preparazione per partire piano e un po' imballati per scatenarsi più avanti. Se fosse vero, niente di più sbagliato nel caso della Lazio, dato che aveva la gara decisiva dalla stagione all'inizio.
Fatto che sta che la Lazio cammina e i rivali volano. Urge un cambiamento di rotta. E ora c'è solo da celebrare questo Chievo pazzesco. La beffa è che l'ultima volta in cui ha fatto bottino pieno nelle prime 2 giornate c'era Pioli in panca. Sette reti in 180' e 4 alla Lazio non li aveva mai fatti. Lazio che non perdeva al Bentegodi dal 2002. Il bello è che Maran sta facendo sfracelli con più o meno la stessa squadra dell'anno scorso. In panchina i pezzi pregiati del mercato: Pepe e Mpoku. Che se ne faranno una ragione, visto come suona l'orchesrra. E come strimpellano i solisti. Meggiorini è un'iradiddio. Oltre ai gol e agli assist, un tacco da fenomeno per il 2-0 di Paloschi. Meggiorini ci ha messo lo zampino su 10 degli ultimi 17 gol del Chievo (4 reti e 6 assist). Paloschi è il degno compare, per la prima volta a segno nelle prime 2 giornate. E Birsa è il loro profeta: un trequartista vero. Ma è tutto il Chievo che gira a mille: con la Lazio ha vinto ogni duello. Un gioco semplice, preciso, che ha annientato una Lazio spompata e irriconoscibile. Se va avanti così, la classe operaia resterà più a lungo del solito in paradiso.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, un altro black out e il Chievo cala il poker. La squadra di Pioli stordita. In gol Meggiorini, Paloschi (bis) e Birsa.
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Ora Lotito e Tare non dicano più che era difficile migliorare questo gruppo, semmai provino a spiegare con Pioli dov'è finita la Lazio, perché un conto è uscire dai preliminari di Champions con i tedeschi del Bayer Leverkusen e un altro prenderne quattro dal Chievo. Applausi a Maran, merita complimenti, è in testa alla classifica con il Sassuolo. Una favola come ai tempi di Del Neri. Giocano e volano sul campo. Si può perdere al Bentegodi, ma non in questo modo. La Lazio s'è fatta umiliare e prendere a pallonate, ha rischiato di incassare almeno altri due o tre gol (uno annullato per un fuorigioco inesistente), è crollata senza reagire dopo aver preso il primo. Poca, pochissima manovra. Niente peso in attacco per la mancanza di un centravanti e perché il povero Keita non può sempre risolvere. Zero scatti: inquietante la condizione atletica e ieri si è capito perché Gentiletti (disastroso) e Cataldi (inconsistente da regista) non erano stati schierati nella formazione titolare in Germania. Dall'inizio dell'estate non è più la stessa Lazio che aveva chiuso l'ultimo campionato al terzo posto. Servono spiegazioni extra-mercato. La Lazio è esistita dieci minuti scarsi, appena il tempo di creare due occasioni. Bizzarri, il solito ex, si è esaltato su Candreva e Keita. Lo spavento non ha frenato il Chievo. Maran aveva preparato benissimo la partita, correggendo il modulo: 4-3-1-2 con Birsa su Cataldi, Castro e Hetemay su Parolo e Lulic.
La Lazio è andata subito in apprensione, non riusciva ad avviare l'azione. Il Chievo variava il tema di gioco, alternando l'aggressione "alta" ai lanci lunghi. Ribaltare con rapidità il gioco per creare difficoltà a de Vrij e Gentiletti, lentissimi. Con tre passaggi andavano in porta, ecco la differenza. Meggiorini e Paloschi sembravano due marziani. Troppo ferma e compassata la Lazio, senza idee e quasi sempre in ritardo sul pallone, come era successo mercoledì a Leverkusen. Fragilissima, perché quando ha preso il primo gol è sparita invece di reagire. Dopo dodici minuti il Chievo era già in vantaggio. La Lazio stava provando a impostare l'azione, Gobbi ha tamponato Candreva, sul rimbalzo la palla è finita sui piedi di Paloschi, velocissimo a innescare Meggiorini nella terra di nessuno. L'attaccante ha avuto il tempo di stoppare, ha preso la mira e ha scaricato di sinistro dal limite. Il suo tiro, toccato da Gentiletti, ha fatto fuori Berisha. Inesistente la reazione. Hetemaj e Paloschi hanno mancato il raddoppio, che invece è arrivato al trentesimo dagli sviluppi di un angolo. Altra uscita scomposta della Lazio dopo il colpo di testa di Lulic. Gobbi l'ha rimessa dentro, Meggiorini è scattato sul filo del fuorigioco e di tacco, dalla linea di fondo, ha inventato di controbalzo un assist. Colpo di testa di Paloschi a porta vuota. Radu, Gentiletti e Parolo lo guardavano: tre statue.
A un soffio dall'intervallo, dopo un fallo di Radu (contestato) su Meggiorini, il terzo gol. Punizione a giro di Birsa. Berisha, chissà perché, ha provato a bloccare invece di respingere ed è finito in porta come il pallone. Pioli avrebbe dovuto lasciarne undici negli spogliatoi. Dopo l'intervallo ha tolto Lulic per inserire Morrison e ha sostituito Basta con Patric. Due debuttanti in serie A. Lo spagnolo si è presentato perdendo palla e Paloschi si è divorato il poker. L'inglese si è sistemato come trequartista nel 4-2-3-1. Poi è uscito Candreva per Felipe. Niente da fare. La Lazio era stordita e non si è rianimata. Di Bello ha annullato un gol regolare a Paloschi (tenuto in gioco da Cataldi) ma un minuto dopo l'ex attaccante del Milan in contropiede ha trovato il quarto gol, nato da un lancio di Bizzarri. Questa volta è bastato un passaggio...
Il Messaggero titola: "Poker del Chievo. Lazio umiliata. I biancocelesti fanno una figuraccia e incassano 4 gol dalla squadra di Maran. Gambe scariche e poche idee: la batosta Champions ha lasciato strascichi pesanti".
Prosegue il quotidiano romano: Da Leverkusen a Verona cambiano i chilometri di distanza da Roma, cambiano i valori in campo degli avversari ma non il risultato per la Lazio. I biancocelesti tornano dal Bentegodi con altri quattro schiaffi in faccia. Con quelli di ieri sera sale così a dieci in cinque partite ufficiali partendo dalla Supercoppa italiana il bottino delle reti al passivo. "Ho visto gli sguardi e gli atteggiamenti giusti" aveva dichiarato Pioli alla vigilia, forse per un attimo il mister biancoceleste aveva immaginato di essere ancora allenatore del Chievo. Imbarazzante la Lazio per gioco e atteggiamento. Dato statistico i biancocelesti non chiudevano un primo tempo sotto per 3-0 dal 4 novembre 2012 a Catania, allora in panchina c'era Petkovic. Anche quel giorno finì 4-0 per gli avversari. Ci si aspettava una pronta reazione dopo la debacle nei playoff di Champions e invece nella calda notte veronese in campo si è visto un altro triste spettacolo. Un campanello d'allarme che dovrebbe preoccupare molto la società che adesso ha 24 ore per correre ai ripari investendo sul mercato.
A tradire il tecnico è stata nuovamente la difesa che dopo il disastro in Germania ne ha combinato un altro in campionato. Il vantaggio del Chievo nasce da una sfortunata deviazione di Gentiletti su un tiro di Meggiorini, Berisha è lento a tuffarsi e il Chievo festeggia. Meggiorini veste i panni di Ibrahimovic e così di tacco mette in mezzo un pallone impossibile e per Paloschi, lasciato ancora libero da Gentiletti, è un gioco da ragazzi fare il 2-0. La Lazio sta a guardare, non reagisce. Pioli in panchina cade nel mutismo. Niente urli e indicazioni ai suoi che continuano a prendere contropiedi da mani nei capelli. Basta poco e il tre a zero è cosa fatta. Radu stende ingenuamente Meggiorini, del limite Birsa trova l'incrocio, Berisha non riesce a far meglio che sfiorare il pallone. Stona l'atteggiamento tattico degli uomini di Pioli che vagano per il campo senza una sola idea di gioco. I cross di Candreva e Kishna sono spioventi nel vuoto visto che Keita non ha le caratteristiche giuste per fare la boa, non a caso quando ha palla cerca sempre l'esterno per saltare l'uomo. E' lui il più pericoloso nel primo tempo con un tiro che Bizzarri respinge abilmente. Nella ripresa lo spartito non cambia nonostante Pioli metta in campo Morrison e Anderson, due giocolieri che dovrebbero far paura, invece entrano in campo con le gambe che tremano. A fare la gara è sempre il Chievo e così prima l'arbitro annulla ingiustamente un gol a Paloschi per un fuorigioco inesistente, poi l'attaccante veronese si rifa trafiggendo Berisha in uscita.
Quello che salta subito agli occhi è che la Lazio, oltre ad avere poche idee, va pianissimo. Le gambe non girano come dovrebbero per una squadra che ha fatto una preparazione atletica mirata a sprintare subito visto che c'era un preliminare da giocare. Invece a correre a mille è il Chievo. Sul prato del Bentegodi i ragazzi di Maran vanno al doppio della velocità. Il nervosismo poi fa il resto. Invece che mordere il pallone i biancocelesti perdono più tempo ad indispettirsi che a risollevare le sorti di una gara da incubo. La strigliata fatta in settimana dal tecnico non ha sortito gli effetti sperati, ci si aspettava decisamente di più dalla Lazio soprattutto perché di fronte c'era il Chievo e non certo il Barcellona, senza nulla togliere ai gialloblu che hanno interpretato alla perfezione la gara e che si godono il loro magic moment da primi in classifica. La Lazio esce ancora una volta a testa bassa. E' il momento di cambiare immediatamente la rotta per non naufragare, oltre a chiedere scusa ai tifosi per il penoso spettacolo offerto.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
E' una crisi totale. Di gioco, di condizione, di fiducia. La Lazio è sparita. Una resa incondizionata e non può bastare il contraccolpo negativo della Champions per giustificare un crollo di queste dimensioni. "Una sconfitta così non ci sta per i nostri atteggiamenti. Il contraccolpo psicologico dopo la trasferta in Germania lo abbiamo avvertito, ma siamo la Lazio, dovevamo giocare in un altro modo. La sosta ci deve permettere di ritrovare fiducia, la voglia di giocare che ci appartiene e che non si è vista". Per Pioli è la peggiore sconfitta da quando guida la Lazio, la prima volta in assoluto in cui la sua squadra non scende in campo. Non ha senso parlare di rinforzi, il malessere è profondo. "Non possiamo giocare così, va oltre i discorsi di mercato. La squadra schierata era competitiva. Sono stati commessi troppi errori. La mentalità non va bene. Non siamo questi. Facciamo un esame di coscienza. Io per primo, visto che sono l'allenatore, li motivo e li scelgo. Sono arrivate risposte negative". A fine partita si è confrontato con il presidente nello spogliatoio. Era furioso Lotito, alla rabbia per l'eliminazione Champions s'è aggiunta il cappotto del Bentegodi. "Lotito? Sì, l'ho visto. Era arrabbiato come lo sono io. E' stata una pessima figura, non possiamo permettercelo". La Lazio non corre. E' sfiduciata e il crollo con il Bayer l'ha fatta sprofondare in crisi. "Penso il contraccolpo si sia avvertito più mentalmente, se paghi la fatica fisicamente vai giù nel secondo tempo, a noi il calo è venuto dopo il primo gol preso. Così non va".