27 gennaio 2019 – Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXI giornata - inizio ore 20.30
LAZIO: Strakosha, Bastos (90' Neto), Wallace, Radu, Parolo, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto (81' Berisha), Lulic, Correa, Immobile (82' Caicedo). A disposizione: Proto, Guerrieri, Durmisi, Jorge Silva, Cataldi, Badelj, Murgia. Allenatore: S. Inzaghi.
JUVENTUS: Szczesny, De Sciglio, Bonucci (40' Chiellini), Rugani, Alex Sandro, Emre Can, Matuidi (60' Bernardeschi), Bentancour, Douglas Costa (70' Cancelo), Dybala, Ronaldo. A disposizione: Pinsoglio, Perin, Spinazzola, Fagioli, Kean. Allenatore: Allegri.
Arbitro: Sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. Carbone e Di Liberatore - Quarto uomo Sig. Abbattista - V.A.R. Sig. Aureliano - A.V.A.R. Sig. Del Giovane.
Marcatori: 59' Emre Can (aut), 74' Cancelo, 88' Ronaldo (rig).
Note: esordio in serie A per Pedro Neto. Ammonito al 24' Emre Can, al 70' De Sciglio, al 73' Rugani, all'80' Chiellini e Milinkovic tutti per gioco falloso, al 50' Leiva e Matuidi per comportamento non regolamentare. Angoli 8-1. Recuperi: 2' p.t., 4' s.t.
Spettatori: 60.000 circa.
? La Gazzetta dello Sport titola: "Portogol. Volo a +11. Brutta Juve e autorete. Cancelo-CR7 la svegliano. Lazio k.o. in 14 minuti. Inzaghi passa con la deviazione di Emre Can. Poi il terzino pareggia e procura il rigore per Ronaldo: Napoli più lontano".
Continua la "rosea": Juve inf?inita, Juve irriducibile, Juve forse imbattibile almeno in Italia. Juve che sente per la prima volta la paura del k.o., subisce un paio di conteggi, va alle corde coprendosi goffamente il volto, resiste 3 ganci che avrebbero atterrato un bufalo — le gambe che le tremano e i giudici che a bordo ring segnano un distacco abissale di punti — e poi dall’angolo s’inventa la mossa Cancelo che fa saltare tutto. Un gol e un rigore (segnato da Ronaldo): per una notte il portoghese magico è questo terzino regista. Tutto nel quarto d’ora f?inale, negli ultimi round in cui la Lazio, che ha speso l’impossibile, e sbagliato troppo, perde lucidità e match. Il 2-1 manda al campionato un messaggio sinistro, quasi "tombale": la lotta scudetto non è chiusa, ma gli inseguitori, cominciando dal Napoli precipitato a -11, avranno avuto un leggero mancamento. E come potrebbe essere altrimenti: nel giorno peggiore dell’era Ronaldo, per una volta umana nel senso di fragile, molle, scollegata, deconcentrata, impotente, insomma inguardabile, 54’ senza un tiro, la Juve ribalta la Lazio, da 0-1, e la classifica. Si discuterà a lungo se il risultato sia giusto, e se oltre un’ora di grande calcio, della Lazio naturalmente, meriti questa punizione.
La Lazio che aveva giocato, o s’era illusa di fare, la partita dell’anno. Ma è la Juve che vince, e questo conta, anche se Simone Inzaghi era stato a lungo la sua kryptonite. Inzaghi con la sua idea – che sembrava folle – di schierare largo a sinistra Parolo, di ruolo mezzala o un centrale, offrendosi vittima sacrificale sull’asse Alex SandroRonaldo. Ma quando mai. Ci aveva visto giusto il tecnico laziale e non era stata l’unico dettaglio di una sceneggiatura quasi perfetta. Esaltata dalla serata da incubo dei bianconeri, tutti sbagliati, a uno a uno e collettivamente. La Lazio domina a centrocampo e per oltre un’ora si prende tutto. Il 3-5-2 è di una mobilità e imprevedibilità mai viste perché anche gli interpreti recitano da Oscar. Luis Alberto e Milinkovic fanno mille volte avanti e indietro, moltiplicando la potenza d’attacco e arretrando a fermare qualunque timido tentativo di ripartenza bianconera. Leiva è enorme per come sbarra la strada a Dybala e fa ripartire la manovra. Correa da sinistra imbarazza De Sciglio, là dietro Wallace silenzia Ronaldo, mentre Douglas Costa si zittisce da solo.
E, soprattutto, ogni juventino che abbia l’ardire di ricevere palla e impostare viene immediatamente circondato da una catena di tre assatanati che non lo fanno respirare. Altro che zero tiri: per un tempo la Juve manco supera il centrocampo. Perde Bonucci che si fa male da solo, resiste grazie al senso della posizione di Rugani, ma in mezzo il 4-3-3 di Allegri è un pianto. Tra Bentancur, Can e Matuidi non ce n’è uno che non faccia rimpiangere gli assenti. Eppure Szczesny resiste sullo 0-0. E resisterà per un altro quarto d’ora nella ripresa, con Luis Alberto, Immobile e Parolo che tentano di sporcargli invano la maglia. Sembra un segno del destino che il gol se lo faccia la Juve stessa, su angolo della Lazio e colpo di testa all’indietro di Can, imparabile. Poco dopo, Immobile manca il destro che avrebbe messo al tappeto la Juve. E a questo punto comincia l’altra partita: nella quale Bernardeschi per Matuidi, e poi Cancelo per Costa, ridisegnano un 4-4-2 più logico e sensato. Allegri ci arriva, anche se un po’ tardi. È la Lazio che cede, perché quel ritmo forsennato non poteva per 90’. Ma è soprattutto la Juve che ha una reazione d’orgoglio, come Rocky nero e tumefatto ma sempre in piedi fino ai titoli di coda.
Cancelo entra al 25’, al 29’ firma l’1-1 su azione, guarda caso, di Bernardeschi e tiro di Dybala, e infine al 42’ è lui che viene messo a terra in area da un Lulic suicida. Rigore che stavolta Ronaldo non sbaglia. Sono questi 5 i protagonisti del ribaltone finale, della 29° partita stagionale su 29 con gol. E sono 13 i punti recuperati da situazione di svantaggio, altro segno che la resa non è contemplata nel regolamento interno bianconero. Poi si discuterà se Dybala lontano dall’area ha davvero senso, e se in Champions si può affrontare così l’Atletico senza pagarla cara, ma da questa notte la Juve riceve una spinta che non si sarebbe mai sognata. Proprio nel giorno in cui, tra le prime 10, vincono solo Samp, Fiorentina e Torino, cioè concorrenti da Europa League. La Lazio, invece, con le grandi continua a perdere. Ma, coraggio, non c’è sempre la Juve.
? Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, beffa in 15'. Bianconeri in difficoltà. Szczesny si esalta poi cede su autogol di Emre Can. Allegri allora interviene e vince: Carmelo e CR7 [rigore] fanno +11 sul Napoli. All'Olimpico ennesimo successo della Juve che soffre oltre un’ora contro l'ottima squadra di Inzaghi poi ribalta il match con i cambi".
Prosegue il quotidiano sportivo romano:
L’ultimo quarto d’ora e tre tiri nello specchio. Alla Juve basta poco, quasi niente, per vincere. Ci riesce anche quando non gioca bene, come è successo all’Olimpico, perché ha soluzioni infinite e una panchina stellare. Le altre si accomodano per stanchezza e sfinimento, sembra inevitabile. La rimonta con il gol di Cancelo (subentrato a Douglas Costa) e il raddoppio firmato su rigore da Ronaldo, a un soffio dal novantesimo. Un altro successo, la fuga verso lo scudetto: +11 sul Napoli, mai successo dopo 21 giornate. La svolta timbrata da Bernardeschi, sganciato persino troppo tardi da Allegri, decisivo nelle due azioni del sorpasso. L’allungo quando la Juve ha aumentato l’ampiezza e trovato uno sprint diverso sulle fasce laterali. L’ex viola da una parte e il portoghese dall’altra hanno ribaltato il risultato e l’inerzia della partita in pochissimi minuti. Dal possibile primo ko in campionato al trionfo. Una beffa per la Lazio, piena di personalità, mai così bella e spumeggiante in questa stagione. Ha dominato, costruito gioco e difeso alla grande per settanta minuti. Una sconfitta di questo tipo non si può inserire nella serie negativa, quasi una maledizione, con le big.
Se Immobile avesse segnato il secondo gol non ci sarebbe stato niente da fare per i bianconeri. Inzaghi, dopo aver sognato l’aggancio Champions al Milan, ora è settimo. Ma i segnali di risveglio sono stati chiari. Il ko non può cancellare una prestazione super. Troppo lenta e prevedibile la Juve. Simone le aveva preso bene le misure nonostante mancasse un esterno di ruolo a destra. Zona presidiata con enorme senso tattico da Parolo, attento a non concedere campo ad Alex Sandro, impeccabile sino all’ingresso di Bernardeschi. La Lazio ha messo subito alle corde i bianconeri, abituati (senza Pjanic) ad appoggiare la palla in costruzione a Dybala. Leiva gli mordeva le caviglie, lo soffocava, lo braccava oltre la linea di centrocampo. Mostruoso l’avvio dell’ex mediano del Liverpool, la vera chiave tattica, perché teneva alta tutta la squadra. Luis Alberto e Milinkovic costringevano Bentancur e Matuidi ad arretrare, ma la spinta forte arrivava a sinistra, dove Correa si sovrapponeva a Lulic e puntava De Sciglio, spesso in difficoltà.
Proprio per chiudere sull’argentino, Bonucci si è fatto male quasi subito alla caviglia. Si è arreso poco prima dell’intervallo, lasciando il posto a Chiellini. Allegri aveva confermato Rugani, decisivo quando ha salvato sulla linea il pallonetto di Immobile. Era l’ultima di quattro o cinque occasioni limpide costruite nel primo tempo, tutto della Lazio. Una supremazia riassunta dalle cifre: 9 tiri, di cui 5 nello specchio, 4 angoli, 9 cross, diverse azioni a cui è mancato solo l’ultimo tocco per andare a rete. Ci avevano provato da fuori Luis Alberto e Correa, Szczesny si era superato in tuffo sul sinistro di Parolo. E la Juve? Neppure un tiro sino all’intervallo (il primo sarebbe arrivato dopo 53 minuti), tolto l’intervento di Strakosha sul cross di Douglas Costa. Solo dopo mezz’ora, i bianconeri hanno alzato il ritmo. Sono abituati a giocare e palleggiare con troppa tranquillità. All’Olimpico si è visto ancora di più quanto pesa Mandzukic. Ronaldo era defilato a sinistra e l’assenza di un vero centravanti ha favorito Inzaghi nella notte in cui non aveva Acerbi e Luiz Felipe.
Bastos non sa cosa siano i movimenti di reparto, ma se gli consegni un attaccante può anche sbranarlo. Marcatura a uomo. Così ha fatto nei primi 45' con CR7. Wallace era il libero di un reparto a tre con Radu, mai messo sotto pressione. Allegri, senza cambiare modulo, ha spostato Douglas Costa a sinistra per attaccare Parolo con Alex Sandro e Ronaldo ha preso una posizione più centrale per sfilarsi da Bastos. Niente da fare. La Lazio aveva più fame, più rabbia, più gambe. Quasi al sessantesimo è arrivato il meritatissimo vantaggio. Angolo potente e tagliato di Luis Alberto, Parolo ha mancato l’impatto, autogol di Emre Can. Quattro minuti dopo Immobile ha fallito la palla del 2-0. Allegri, grazie ai cambi, ha svoltato. Bernardeschi per Matuidi e Cancelo (versione esterno offensivo) per Douglas Costa. L’ex viola ha sfondato a sinistra saltando Parolo e Bastos, Strakosha ha respinto il tiro di Dybala e Cancelo ha appoggiato in rete. Azione quasi in fotocopia per il rigore, provocato dalla trattenuta di Lulic su Cancelo. CR7 dal dischetto non ha perdonato la Lazio.
? Il Messaggero titola: .
Prosegue il quotidiano romano:
? Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Simone Inzaghi l’aveva preparata bene, altroché. Per un’ora di gioco la Lazio sembrava la prima in classifica, con la Juventus (mai così piccola) costretta a rispondere colpo su colpo. Il sacrificio richiesto alla squadra era stato recepito alla perfezione, con Parolo nell’inedito ruolo di esterno destro emblema di questo concetto. L’allenatore aveva mandato in campo una squadra di guerrieri affamati. Tutti erano pronti alla partita della vita, con Lucas Leiva condottiero ed esempio in mezzo al campo. Era proprio questa la Lazio che voleva Inzaghi, un gruppo capace di passare meritatamente in vantaggio contro i marziani bianconeri: "Abbiamo fatto tutto quello che ci eravamo preparati. I ragazzi sono stati bravi, al di là dei moduli e della tattica si sono sacrificati. I primi a rincorrere erano i nostri attaccanti. Siamo sempre stati compatti: in determinati momenti della gara aggressivi, in altri per forza di cose più abbassati, ma senza lasciare che Strakosha fosse costretto a compiere una parata". E teoricamente c’erano pure le condizioni di chiudere il discorso subito dopo la rete dell’1-0. Immobile, Luis Alberto e Milinkovic nel giro di cinque minuti hanno avuto un’occasione ciascuno per riuscirci, nessuno dei tre però ha centrato il bersaglio. Cancelo e Cristiano Ronaldo invece sì, in 2 dei 3 tiri in porta dei bianconeri.
Il risultato si è ribaltato così, asciugando l’acquolina in bocca biancoceleste e lasciando solo un retrogusto amarissimo: "Non avremmo meritato - continua Inzaghi - di perdere questa partita, forse nemmeno di pareggiarla. Non ricordo di aver visto una Juventus così in difficoltà in tutta questa stagione, coppe comprese. Purtroppo però il calcio è crudele. E se non chiudi la partita contro un avversario così, alla lunga lo paghi. Non essere riusciti a segnare il 2-0 è il rammarico più grande della nostra prestazione". E non è un caso che il gol del pareggio sia arrivato addirittura su un contropiede: "Già, volevamo il raddoppio. Avevamo capito di poter far male, ma quando ci sono capitate le occasioni non le abbiamo sfruttate, come con il tiro di Luis Alberto e quello di Immobile, che ha calciato con Szczesny già per terra. Peccato, ma questo non cancella la prestazione. Al termine dell’incontro ho abbracciato uno a uno i miei ragazzi, ho detto loro che giocando così ci toglieremo tante soddisfazioni da qui al termine della stagione". Qualche rammarico resta anche per alcune imprecisioni in fase difensiva che hanno portato alle due reti dei bianconeri: "Quando subisci gol c’è sempre qualche errore individuale. Sul primo c’è stata una grande azione di Bernardeschi, con il pallone respinto da Strakosha e il tiro seguente di Cancelo che è passato in mezzo alle gambe di Radu. Sul secondo Lulic non si è reso conto che Cancelo fosse tre metri in fuorigioco e ha commesso fallo. Sono cose che capitano, ma non parlatemi di "gambetta corta" contro le grandi. Se fosse così non avremmo approcciato alla gara così bene. Abbiamo giocato con personalità, sfruttando la tecnica dei nostri giocatori di spessore. Sono davvero tante le indicazioni positive che ci portiamo dietro da questa partita". Sugli spalti, comunque, i tifosi hanno chiesto esplicitamente acquisti: "Con la società c'è grandissima sinergia. Oggi avevamo dei problemi sulla destra, perché oltre a Marusic squalificato non avevamo nemmeno Patric, infortunato, e Basta, non in lista. Si è adattato Parolo ed è andato benissimo".
Un film già visto. La trama cambiata all’improvviso dopo il raddoppio fallito da Immobile. Sliding doors: quella della Juventus non è stata bucata la seconda volta, quella della Lazio si è aperta di colpo nell’ultimo quarto d’ora. Un déjà-vu per Marco Parolo: "È la storia di tante altre loro partite in questo campionato. Ciro ha sbagliato un’occasione, può capitare, prima era successo ad altri. Abbiamo fatto 75 minuti ottimi, solo che con la Juve non bastano. Dovevamo alzare l’attenzione nel finale, al contrario la grande prestazione forse ci ha fatto adagiare". Sembrava una partita magica, perfetta. Invece la maledizione contro le big è proseguita. Parolo, l’anima e la bocca della Lazio dopo i ko, cerca rimedio nella scaramanzia: "Avevamo zero punti dopo le prime due partite, eppure abbiamo chiuso il girone d’andata al quarto posto. Ora è successo lo stesso e sono arrivate due sconfitte. Speriamo di essere in Champions anche a fine campionato". Parolo mezzala, Parolo regista, Parolo sulla destra. Ieri sera ha aggiunto un ruolo alla lista dei compiti ricoperti. Ha rimediato con l’esperienza: "A 34 anni hai studiato e giocato talmente tanto che puoi ricoprire più posizioni, bisogna sapersi adattare. È stato bello, è importante avere ancora stimoli a quest’età".
La soddisfazione della prestazione però è minore rispetto alla delusione per il risultato sfumato. "Girano le scatole, il rammarico è grosso. Siamo stati bravi a mantenere un ritmo alto per gran parte della partita. Abbiamo fatto tanto pressing, siamo stati aggressivi. Loro hanno fatto cambi importanti, sono entrati calciatori freschi. La Juve ha elementi che possono cambiare il volto di un match in corso. Abbiamo cercato di fare la stessa gara anche quando le gambe non erano leggere come all’inizio. A volte invece devi saper gestire le situazioni. Adesso pensiamo alla sfida con l’Inter, dobbiamo ripartire. Con la stessa voglia messa in campo contro la Juve". Lulic ha atterrato Cancelo, penalty decisivo. A Parolo è rivenuta in mente la trattenuta ai suoi danni con il Milan: "Ancora non ho capito perché in quell’occasione non c’era la telecamera... Mi aveva tirato giù con entrambe le mani. Se questo di Senad è fallo, allora magari ce ne capiterà uno anche a noi che ci farà andare in Champions". Il risultato positivo è sfumato. Non si è portato via tutti i segnali incoraggianti. "Guardiamo il bicchiere mezzo pieno e cancelliamo le piccole indecisioni che ci sono costate i due gol. Per l’Europa ci sono tante squadre, meglio così, magari ci si ruba i punti a vicenda. Speriamo di essere noi i più furbi. Con tante avversarie la competizione sarà alta fino alla fine: l’anno scorso c’era un grosso divario con le prime, serve lottare sempre. In ogni partita si possono perdere punti. Noi ora dobbiamo rincorrere. Ma è meglio fare il cacciatore che la lepre...". La Lazio non deve farsi scappare la Champions un'altra volta.