4 ottobre 2015 - Campionato di Serie A - VII giornata - inizio ore 18.00
LAZIO: Marchetti (37' Berisha) , Basta (63' Konko), Hoedt, Gentiletti, Lulic, Cataldi, Biglia, Parolo, Felipe Anderson, Djordjevic, Kishna (61' Keita). A disposizione: Guerrieri, Radu, Braafheid, Patric, Onazi, Milinkovic Savic, Morrison, Mauri, Candreva, Matri. Allenatore: Pioli.
FROSINONE: Leali, Rosi, Bertoncini, Blanchard, Pavlovic (86' Castillo), Soddimo (85' Verde), Chisbah, Gucher, Paganini (74' Tonev), Dionisi, D. Ciofani. A disposizione: Zappino, Gomis, Russo, Crivello, M. Ciofani, Frara, Gori, Sammarco, Carlini. Allenatore: Stellone.
Arbitro: Sig. Di Bello (Brindisi) - Assistenti Sigg. Costanza e Di Vuoto - Quarto uomo Sig. Fiorito - Assistenti d'area Sigg. Tagliavento e Abbattista.
Marcatori: 80' Keita, 93' Djordjevic.
Note: ammoniti al 53' Biglia e Dionisi per reciproche scorrettezze, al 59' Gentiletti e al 67' Felipe Anderson per gioco falloso, all'81' Keita per comportamento non regolamentare. Angoli: 9-6. Recuperi: 4' p.t., 5' s.t.
Spettatori: 25.000 circa di cui 13.800 abbonati.
La Gazzetta dello Sport titola: "La Lazio sa anche soffrire. Il Frosinone s'arrende. La squadra di Pioli non è brillante, ma a 10 minuti dalla fine Keita la sblocca. Poi segna Djordjevic: il terzo posto è realtà".
Continua la "rosea": Con il cuore, il carattere e anche un pizzico di fortuna. La Lazio centra il sesto successo su sei all'Olimpico e si isola al terzo posto in classifica. Una situazione inimmaginabile appena due settimane fa quando, dopo il tonfo di Napoli, per i biancocelesti la stagione sembrava tutta in salita. E invece da allora la banda di Pioli ha solo vinto (quattro su quattro tra campionato e coppa). Con caratteristiche diverse rispetto a quelle che la resero la rivelazione della scorsa stagione (la squadra è ora meno bella però più cinica), ma ugualmente efficaci. E soprattutto grazie a una panchina che quest'anno è decisamente più ricca, soprattutto nel reparto avanzato. Col Frosinone, come domenica scorsa a Verona, la partita la cambia ancora Keita, che Pioli butta dentro nella mezzora finale. E' lo spagnolo che, a dieci minuti dalla fine, risolve una gara che, dopo un discreto ma improduttivo primo tempo, la Lazio non solo non riusciva a sbloccare, ma addirittura faticava a pareggiare. Eh sì, perché il Frosinone, dopo aver sofferto ma tutto sommato retto bene nella prima frazione, nella ripresa prende il comando delle operazioni contro una Lazio prima stanca, poi attonita. E per mezzora in campo c'è solo la squadra di Stellone. Che sfiora il gol con Dionisi, Soddimo e Blanchard. Sui primi due è bravo Berisha ad allungarsi, a fermare l'eroe dello Stadium è invece la traversa.
Stellone azzecca tutto, tranne forse il cambio Paganini-Tonev. Il suo 4-4-2 è tosto ed efficace nella prima frazione per poi diventare pericoloso nella ripresa grazie al lavoro degli esterni Soddimo e Paganini che si accentrano per aiutare le punte Dionisi e Ciofani. La superiorità dei ciociari è evidente, tanto che il tecnico decide di mettere dentro un esterno più offensivo (Tonev) per Paganini. Col chiaro intento di andare a vincere. La mossa, col senno di poi, si rivela un mezzo suicidio, perché sbilancia troppo la squadra e rimette in gioco una Lazio in evidente debito d'ossigeno. E così nel quarto d'ora finale la formazione di casa riemerge dall'apnea e si prende la partita. Con Keita che la sblocca da quel progetto di campione che è e con Djordjevic che la chiude in pieno recupero. Tre punti d'oro per la banda di Pioli. In assoluto e per come si era messa la gara. Successo tanto più importante perché ottenuto da una Lazio che, pur vincente, non è ancora la formazione brillante di un anno fa. Deve ancora crescere la formazione biancoceleste, ma, continuando a fare risultato, sarà più facile che ci riesca. Necessario però eliminare certi passaggi a vuoto di cui la squadra è troppo spesso vittima. Col Frosinone accade per gran parte della ripresa, ma qualcosa di simile era successo pure nelle parti iniziale e finale del match col St. Etienne e nel primo tempo di Verona.
Non è un discorso fisico, anche perché rispetto alla gara con i francesi Pioli ne cambia sette. Riproponendo quel 4-3-3 che nella scorsa stagione era stato il modulo base. La regia di Biglia, ancora una volta, si rivela fondamentale, specie nel primo tempo quando la squadra gira, anche se ai suoi fianchi Parolo e soprattutto Cataldi non sono ancora al top. E anche se il valzer degli esterni (Pioli comincia con Anderson-Kishna, rinunciando inizialmente a Keita e Candreva che era al rientro dopo l'infortunio) rischia di mandare tutti in confusione. Ma tanta qualità (vedi Keita) alla lunga paga, anche nelle giornate meno felici. Per la gioia di Lotito, beccato per tutta la gara tanto dai suoi tifosi (e questa non è una novità) quanto da quelli avversari (che non hanno dimenticato la famosa telefonata in cui il patron laziale si augurava la mancata promozione in A dei ciociari).
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio, Keita-Djordjevic ma che fatica! Il Frosinone ha colpito una traversa con Blanchard. Marchetti ko: entra Berisha e compie tre interventi doc".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: All'ultimo respiro la classe di Keita, lo spirito e l'orgoglio della Lazio hanno deciso un derby fantastico, quasi una partita d'altri tempi verrebbe da dire, ma non si può perché si giocava per la prima volta nella storia e in serie A. Terza vittoria di fila (quarta considerando anche l'Europa League) - e non succedeva da aprile -, sesta stagionale in casa, un altro balzo in classifica: Pioli è di nuovo sul podio del campionato, ha spazzato via la crisi di fine estate. Dopo il crollo di Napoli, non poteva sperare di meglio. In copertina meritano di andare anche il Frosinone e i suoi quattromila tifosi, capaci di sognare per ottanta minuti il grande colpo all'Olimpico. Il bello del calcio è proprio questo, se ne infischia dei bacini d'utenza. Nessuna partita è già scritta in anticipo e non si può ribaltare il giudizio del campo, cancellando le favole sulla base dei diritti televisivi. Chissà quanto avrà tremato Lotito in Monte Mario durante un secondo tempo lunghissimo in cui sembrava che la Lazio stesse per crollare sono i colpi di Dionisi, Soddimo e Chisbah. La squadra biancoceleste era sfinita dalla stanchezza per le fatiche di Europa League e stravolta dagli infortuni. Dopo aver perso Marchetti e Basta, Lulic è stato bloccato dai crampi e Pioli si era giocato le tre sostituzioni. Era di fatto in dieci con il bosniaco a camminare in mezzo al campo, così ha adattato Parolo al ruolo di terzino sinistro.
E' entrato Tonev per sfondare da quella parte. Il Frosinone danzava al limite dell'area, aveva già preso la traversa con Blanchard, continuava ad attaccare, sfoggiando personalità, coraggio e aggressività inatteso. La partita era in totale controllo. Stellone non si accontentava del pareggio, in quel momento stava pensando di regalare un sogno a uno spicchio del Matusa trasferito nei Distinti Sud. Ha perso, ma la sua squadra non sembra una matricola. Ha pareggiato con la Juve e aveva tenuto testa alla Roma prima di spaventare la Lazio. Salvezza possibile, a patto di continuare così. L'equilibrio lo ha rotto una giocata di Keita, entrato dopo un'ora per sostituire Kishna, a dieci minuti dalla fine. Guizzo da fuoriclasse per la velocità d'esecuzione, un colpo da biliardo. L'appoggio di Djordjevic, stop e tiro in diagonale, il pallone ha colpito il palo e poi è entrato. Lo spagnolo, chissà perché escluso dal blocco dei titolari, ha anche guidato il contropiede del raddoppio, firmato da Djordjevic dopo la parata di Leali su Felipe, in pieno recupero. Punizione forse troppo pesante per il Frosinone, che si è aperto e smarrito proprio negli ultimi dieci minuti. La difesa, sino a quel momento impeccabile, non ha accorciato la marcatura su Keita nell'azione del primo gol. Ancora lo spagnolo, Parolo e Konko non sono riusciti a concretizzare altre occasioni limpide. Era diventato un combattimento vero con un'azione da una parte e dall'altra. Stellone inseguiva il sogno, la Lazio scattava in contropiede. La partita si è complicata per la Lazio perché non è riuscita a sbloccarla subito nonostante avesse comandato l'intero primo tempo, tenendo palla a lungo (67,6% all'intervallo e poi 66% alla fine), ma alzando il ritmo come doveva solo in avvio.
Funzionava soprattutto la catena di sinistra con l'impeto di Lulic aggiunto alle piroette di Kishna, più fumoso che efficace. Anche Felipe e Biglia il meglio lo hanno dato all'inizio. Lulic ha sparato sopra la traversa, Leali ha respinto il bolide di Felipe, Gentiletti di testa ha messo fuori a porta vuota, il tiro di Djordjevic in scivolata è stato respinto. Quattro occasioni limpide nei primi venti minuti. Il Frosinone, sotto assedio, non si è scomposto, non ha perso le distanze, ha continuato a difendersi con ordine. Soddimo ripiegava bene per aiutare Pavlovic, a destra Paganini sosteneva Rosi, in mezzo si facevano sentire i muscoli di Chisbah e il senso tattico di Gucher, a cui si aggiungeva il lavoro sporco di Dionisi. Pioli ha perso Marchetti, colpito allo zigomo da Paganini in una mischia ed è stato costretto al primo cambio con Berisha, questa volta super (tre parate decisive) nella fase più delicata della ripresa. Quella in cui il Frosinone ha accarezzato un sogno e la Lazio ha vinto la partita.
Il Messaggero titola: "Lazio, profumo di vetta. I biancocelesti soffrono e rischiano contro il Frosinone ma alla fine vincono grazie ai gol di Keita e Djordjevic. Per la squadra di Pioli è la sesta vittoria casalinga di fila: la classifica sorride. Stellone recrimina per una traversa".
Prosegue il quotidiano romano: Questione di testa. E' servita più del dovuto stavolta per vincere la sfida con il Frosinone che, a causa di un lungo sonno della Lazio, stava diventando più complicata del previsto. Ci sono voluti 80 minuti, decisamente troppi, per mandare al tappeto l'undici di Stellone. Un guizzo di Keita. Un diagonale palo-gol del ragazzo diventato uomo. Lui, l'enfant prodige biancoceleste che da bambino bizzoso si è trasformato in calciatore vero. Gli è bastato entrare per incendiare la gara con le sue fiammate sulla corsia di destra dove Kishna aveva ciondolato per più di un'ora. Spartito recitato a soggetto: palla al ragazzino che ne ha più di tutti. La Dea bendata assiste gli audaci e accarezza il pallone mandandolo in rete. Keita è l'uomo in più di questa squadra. L'arma vincente da inserire al momento opportuno. Pioli nel laboratorio di Formello sperimenta con le preziose materie prime che ha. Stavolta dentro Kishna, preferito sia allo spagnolo sia al rientrante Candreva nell'undici iniziale. Il tecnico biancoceleste non ha ancora trovato la sua squadra ideale e continua a cambiare per cercare di far quadrare questo benedetto cerchio. La Lazio vista nel primo tempo è piaciuta. Finalmente si è visto anche il gioco. Triangolazioni e scambi rapidi che hanno mandato al manicomio il Frosinone. Biglia è un direttore d'orchestra formidabile e quando muove la bacchetta tutto gira alla perfezione. Cataldi ruba con gli occhi, Parolo corre per tutti.
Fiammate di Anderson che quando decide di cambiare passo non ce n'è per nessuno. Djordjevic sembra avere le polveri bagnate. E così tra mani nei capelli e occhi increduli che vedono la palla non entrare per questione di centimetri si va al riposo incredibilmente a reti bianche. La Lazio è più forte, domina in lungo ed in largo ma non ha ancora la giusta mentalità per chiudere subito questo tipo di gare. E accade così che nella ripresa gli uomini di Pioli rientrino con una leggera spocchia, con la presunzione di chi sa di essere superiore. Ma accade che queste ingenuità possono costare care. Il Frosinone prende coraggio e nello spazio di due minuti fa sognare 4 mila tifosi giallazzurri e morire di paura i laziali. La manona di Berisha e la traversa salvano due volte il risultato. Pioli vede che qualcosa non va, vorrebbe cambiare ma non può, perché è stato costretto ad effettuare ben due sostituzioni per infortunio. Prima Marchetti per una brutta gomitata sullo zigomo e poi Basta per un guaio ad una spalla. Forse questa troppo frettolosa. Il tecnico biancoceleste non riesce a correggere in corsa come avrebbe voluto. L'unica mossa consentita è stata quella di inserire Keita al posto di un opaco Kishna. E così Candreva, uomo che Pioli avrebbe voluto mandare in campo, è rimasto in panchina a guardare. La sfortuna poi ci ha messo del suo facendo infortunare Lulic.
L'esterno bosniaco ha dovuto stringere i denti restando in campo per fare numero nonostante un guaio muscolare. Ma quell'unica scelta risulta decisiva perché è proprio Keita a sbloccare il match. Il sigillo finale di Djordjevic vale solo per le statistiche. Pioli tira un sospiro di sollievo. Un successo che lancia sempre più in alto la Lazio. L'Olimpico è un fortino inespugnabile: sesta vittoria su sei gare giocate in casa. In Europa solo il Bayern Monaco di Guardiola è riuscito in questa impresa. La strada è quella giusta anche se bisognerà consumare ancora tanti tacchetti. I biancocelesti devono crescere tutti insieme e continuare a volare, il resto verrà. Il tour de force di sette gare in ventuno giorni si è concluso con il sorriso, la Lazio continua ad arrampicarsi sulle montagne più alte. Lì dove osano le aquile.
Tratte da Il Messaggero, alcune dichiarazioni post-gara:
Un finale da batticuore, uno di quelli che solo la Lazio e i laziali sono abituati a vivere. La paura e poi la gioia che esplode all'improvviso. Fulminea, come il destro di Keita che lancia la squadra di Pioli al terzo posto in classifica. Terzo successo consecutivo e imbattibilità casalinga che dura da ben sei turni tra campionato e coppa. Ma i suoi ragazzi ci hanno messo più del dovuto a battere il Frosinone, difficoltà che Pioli spiega così: "Volevamo questa vittoria sapevamo però che non era facile. Ci sono stati dei black out ma quando troviamo difese schierate e non riusciamo a segnare, perdiamo di concentrazione. Non siamo abituati a giocare ogni tre giorni, ho una squadra giovane ed ecco spiegate dunque certe pause. Sono soddisfattissimo, ma non abbiamo fatto ancora niente, c'è ancora lavorare". L'aria d'alta quota inebria la mente e solleva lo spirito che rischiava di abbattersi definitivamente dopo il brutto ko di Napoli. La squadra ha reagito alla grande come rimarca lo stesso tecnico: "Che carattere i miei ragazzi. E' cambiata la voglia di stare nella partita. Prima quando andavamo in difficoltà pensavamo di non poter rimontare e questo ci è costato spesso caro. Adesso la squadra sa che il campionato e l'Europa League sono difficili e dobbiamo starci sempre con la testa e con questo spirito. Possiamo migliorare ancora. Ma lo spirito è importante. Arriveranno anche i pareggi, ma con i 3 punti si deve provare a vincere. Se togliamo la brutta figura di Napoli i risultati positivi sono tanti".
Esulta anche il patron della Lazio, Claudio Lotito. La vittoria della sua squadra contro il Frosinone rilancia le ambizioni del presidente. Il terzo posto in classifica ha spazzato vie tutte le nubi che si erano addensate sopra Formello e soprattutto i dubbi che stavano sorgendo intorno al tecnico. Il patron biancoceleste ha voluto esprimere tutta la sua soddisfazione attraverso un comunicato: "E' stata una partita complessa, giocavamo contro una squadra che, nei precedenti incontri, ha dimostrato sempre determinazione e grande agonismo. Ma i ragazzi sono stati bravi a crederci fino alla fine, riuscendo ad ottenere una vittoria che oggi ci proietta al secondo posto in classifica, grazie soprattutto alle scelte tecniche di mister Pioli, rivelatesi fondamentali. I miei complimenti alla squadra: con questo gruppo possiamo arrivare in alto anche quest'anno e faremo il possibile per regalare ai nostri tifosi nuovi traguardi".
Dalla Gazzetta dello Sport:
Stefano Pioli sorride ai tre punti dopo aver inseguito nuove certezze per la Lazio. "La squadra sta trovando la consapevolezza delle proprie risorse. Se riusciamo a restare in partita sino alla fine, possiamo sempre scovare la giocata giusta per vincere". Contro il Frosinone non è stato facile. "Sapevamo che questa partita si poteva complicare. Nel primo tempo, abbiamo creato tanto, ma non al ritmo dovuto. Nel senso che dovevamo far correre di più la palla. Abbiamo iniziato male la ripresa, col Frosinone vicino al gol, ma poi è emersa anche la nostra voglia di vincere a tutti i costi una gara combattuta". Keita, partito dalla panchina, ha avviato la vittoria. "Sta facendo bene, il turnover quest'anno sarà fondamentale con le coppe. Abbiamo molte opzioni. È importante aver chiuso questo ciclo di partite con sole vittorie (4 di fila, ndr) tra campionato ed Europa League". Un successo sofferto anche per il bollettino infortunati. Due sostituzioni per motivi fisici e Lulic zoppicante nell'ultima mezz?ora. "Marchetti ha un taglio allo zigomo, Djordjevic un'ematoma anche lui allo zigomo, Lulic ha avuto solo crampi, mentre a Basta credo si sia lussata una spalla". Tanta amarezza, ma anche molto orgoglio sul volto di Stellone. "C'è il rammarico per il risultato, non per la prestazione" spiega il tecnico del Frosinone. "Sono convinto che se giocheremo sempre così avremo tutte le possibilità per rimanere in A". L'analisi della gara aumenta le recriminazioni. "Nel primo tempo, forse dovevano fare qualcosa in più sulle ripartenze. Nella ripresa, abbiamo sfiorato il gol più volte anche con una traversa. La rete è stata un'ottima giocata di Keita anche se forse qualcuno doveva accorciare le distanze". Stellone ha provato a vincere la gara. "Ho visto che c'era questa possibilità e ho inserito Tonev che con la sua velocità poteva creare problemi alla Lazio. Poi però ha segnato Keita. Una mossa che comunque rifarei anche dopo la sconfitta".